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E VISSERO TUTTI di Cecilia Bonazzi-Milvia Di Michele- Maria Laura Celli -da una proposta di Rossella Calvi


E VISSERO TUTTI 

Il principe azzurro si chinò su Biancaneve, la baciò e lei, come d’incanto aprì gli occhi dal ungo sonno a cui era destinata .
“Oh !”, sospirò Biancaneve.
Il Principe Azzurro sorrise dolcemente e vissero tutti felici e contenti.
“Eh, no!”, tuonò improvvisamente una voce.
“Come sarebbe a dire, eh no ?” chiese il Principe sorpreso.
I sette nani si strinsero l’un l’altro sconvolti dai repentini eventi.
“Oh, anzi: HO FATTO UN SOGNO!” urlò Biancaneve.
“Sì, cara, hai dormito per lunghi giorni e col mio bacio ti ho risvegliata” la rassicurò il Principe.
“No, guardate ragazzi, non è così che deve finire la storia” riprese Biancaneve “Non è per niente così ! Io sono stanca, sono stufa che tutte le volte arrivi qualcuno a svegliarmi !”.
I sette nani si guardarono attoniti e Dotto disse: “Ma noi pensavamo che tu fossi morta, per via di quella mela avvelenata”.
“Ma quale mela avvelenata ! Ero solo in profonda riflessione, in meditazione per trovare la mia strada, per capire chi sono veramente e cosa voglia dalla vita !”
“Ma mia cara, ci sono io, ora, qua, solo per te. Ho cavalcato giorni sul mio magnifico destriero bianco, seguendo tutte le indicazioni della fiaba, non tralasciando nulla, nulla al caso…”
“Mi dispiace tanto Principe Azzurro, ma non penserai che ti chiami per sempre Principe Azzurro, vero? Avrai bene un nome !” disse Biancaneve.
“Veramente, questo nome mi è stato dato” si scusò timidamente il principe.
“E allora, ho fatto un sogno e intendo realizzarlo ! Buona giornata a tutti !”. E con queste parole Biancaneve si dileguò nel fitto della foresta.
Il Principe Azzurro e i sette nani, Brontolo, Dotto, Pisolo, Eolo, Mammolo,Gongolo e Cucciolo, rimasero senza parole; si guardarono in silenzio e altrettanto silenziosamente andarono ognuno per la propria strada.
La notizia non impiegò molto a diffondersi nei villaggi vicini né, tanto meno a raggiungere i regni confinanti. Ma si sa, passando di bocca in bocca una notizia assume forme, colori e tonalità diverse. Gli esiti, però furono immediati.
Cenerentola non andò al ballo.
Non cominciamo a farle complimenti e a dire che -lei sì, lei è una ragazza seria!-
Non andò perché non era stata invitata, e lei è una che non s’imbosca alle feste.
Rimase a casa, davanti al focolare, con il suo vestitino cencioso.
Già: se fosse andata al ballo che vestito avrebbe messo?
Ma il problema non ci fu ,perché non andò.
-Come passerò questa notte di festa?- si disse
Cercò in giro e trovò un grande foglio bianco. Questo aveva: un foglio bianco, cenere e carbone e..se stessa.
Allargò ben bene il foglio bianco per terra, davanti al caminetto acceso,prese una ciotolina che riempì di cenere e carbone raffreddato, si sdraiò a pancia in giù sopra una vecchia coperta di lana ruvida abruzzese,tutta colorata e..iniziò.
-A fare che?-…Ma a dare vita alla festa, alla sua festa!
Disegnò una bella scalinata e, sulla scalinata, lei che scendeva con un leggero vestito elegantissimo tutto di voile ( un po’ grigio…ma cenere aveva!), poi disegnò un salone magnifico con lampadari enormi e colmo di gente elegante , una marea di gente che non ballava più, ma si era aperta come il mar Rosso per farle largo.
E fu l’invitata d’onore di una festa da favola. E non scappò mica a mezzanotte- perché mai?-
Rimase lì, dentro il suo disegno in festa, se non per sempre, per molto, moltissimo tempo.
E l’altra festa? Quella alla quale non era andata?
Quella, sa come è andata chi ci andò.
Già, ma chi andò al ballo al posto di Cenerentola?
“E chi ci mando ora al ballo, al posto di Cenerentola ?” si chiese ansiosa la fatina.
“Cappuccetto Rosso è ancora troppo giovano e ha in mente solo il lupo, Jasmin, sì, Jasmin potrebbe essere un’idea, ma è già una principessa, non avrebbe senso, non potrei fare nessuna magia..”.
Proprio in quel momento passava per strada una giovinetta vestita di stracci che cercava di vendere fiammiferi.
“Hey, tu !” gridò la fatina “Vieni un po’ qua!”
“Dice a me signora?...Guardi che non ho fatto niente”
“Sì, sì, lo so; senti un po’ moretta, ti piacerebbe andare al ballo di corte ben vestita e sposare il giovane principe?” Spiegò la fatina.
“Ma, veramente, io” Cercò di scusarsi la piccola fiammiferaia; ma non fece in tempo a concludere la frase che la fatina l’aveva già vestita di un elegantissimo vestito, trasformato i topini in bianchi cavalli, la zucca in carrozza e caricata la ragazza sulla carrozza stessa la spedì al castello; ma nella fretta commise un errore. Già, perché quando si fanno le cose di fretta è facile sbagliare e allora è meglio andare contro corrente, fermarsi e respirare. Ma ormai era fatta.
Così la piccola fiammiferaia si presentò al ballo con uno stivale n.40 alto fino al ginocchio e, quando nella fretta di rientrare a casa prima della mezzanotte, inevitabilmente lo perse (perché le fiabe richiedono sempre una loro trama avvincente), il principe provandolo a più di cento fanciulle nei giorni seguenti, non riuscì più a ritrovare la dolce dama che lo aveva smarrito. Dal canto suo, la giovinetta, raccolti i suoi pochi stracci e con un ultimo incantesimo della fatina che trasformò nuovamente la zucca in carrozza e i topini in bianchi cavalli, si diresse di gran carriera nel regno vicino, dove trovò lavoro nel bosco, al servizio di sette simpatici omini che cantavano e lavoravano tutto il giorno. A lei era sempre piaciuto fare le pulizie di casa.



Anche la Bella addormentata cambiò il corso degli eventi della sua storia e sbottando disse: “Non voglio il solito principe azzurro bello, coraggioso e perfetto ! Il mio principe deve essere gentile, sì, ma anche un po’ ruvido, coi capelli lunghi, deve suonare la chitarra, cantare e recitare !”.
E così fu.
I principi azzurri, scossi dagli eventi si radunarono in assemblea per deliberare .
Non mancarono i curiosi, re, regine, principesse, gente del popolo e cantastorie, altrimenti come avrebbe potuto arrivare a noi ciò che successe in seguito.
Ognuno proponeva qualcosa: una gara, una esibizione , un dono, ecc ecc.
Un pastorello con il gregge che passava di lì, sentendoli accapigliare pensò di proporsi ma in modo assai semplice:
mise in una tazza di coccio il latte delle sue caprette, sfoderò lo zufolo e suonando si avvicinò ad una principessa.
Il buon profumo del latte appena munto era una delizia e faceva immaginare un sapore! La principessa gradì molto il dono, bevve con gusto e schioccò un bel bacio sulla guancia del pastorello, diventato rosso fuoco (come l’altra, anche se non baciata)
I Principini Azzurri esclamarono in coro: OH!!!!!
-Tutto qua? – aggiunse il Principe di Biancaneve.
-Tutto qua?- ripeterono in coro tutti gli altri principi delle favole tradizionali.
La principessa rise di cuore:
-TUTTO QUA , TUTTO QUA!
Un bel bicchiere di latte appena munto, che bontà!
Sapete? Io adoro la semplicità!
Ma quale fu la sorpresa di tutte le regine, principessine, o aspiranti tali, quando si accorsero che i Principi Azzurri ridevano tutti a crepapelle e, ridendo ridendo, buttavano via cappelli con la piuma, vestiti scomodi e demodè, spade, corone e ciondoli d’oro.
Pareva che i Principi non aspettassero altro che di essere liberati da quell’ambaradan che accompagnava la loro entrata in scena.
Uno solo di loro disse: posso tenere con me il mio cavallo bianco?
-Perchè,a cosa ti serve? chiese la principessa.
-Oh sapessi,bella principessa!!!Il mio grande desiderio è di mettere in groppa tutte le principesse e portarle a fare un giro nel bosco;chissà, potremmo incontrare la principessa che ha dormito con un pisello sotto il materasso e il gruppo sarebbe completo. Cosa ne pensi?


Così si radunarono principi e principesse, nani e servi, pastorelli e cantastorie e partirono alla ricerca della principessa mancante.
Più si inoltravano nel bosco e più l’aria diventava fresca e carica di umidità, il sole filtrava a mala pena fra i fitti rami pieni di foglie degli alberi e ogni angolo, ogni suono, ogni ombra stuzzicava l’immaginazione degli avventurieri. Quando il sole tramontò e la notte si fece buia come non mai, accesero un fuoco e attorno ad esso si sedettero a raccontare storie e a passarsi il paiolo del cibo; già, mangiavano tutti nello stesso paiolo: principi e principesse, nani, servi e pastorelli, si passavano il mestolo e per tutti c’era un sorso di buona minestra perché nel momento del bisogno scompaiono i ranghi e le caste e appare magicamente la convivialità e il mutuo soccorso.
Improvvisamente un’ombra apparve tra i cespugli e il gruppo si zittì.
Un lupo, vecchio ma con ancora la sua dignità, si avvicinò. Lo accompagnava una vecchia col naso bitorzoluto e il bastone sul quale si appoggiava e una ragazzina col cappuccio rosso in testa.
-E voi chi siete ?- Chiese Brontolo.
- Sono Cappuccetto Rosso – rispose la ragazzina – E questa è la mia nonnina; lui, invece è Lupo. Abbiamo saputo che state cercando una principessa e noi possiamo aiutarvi –
- E come piccola ?- Chiese dolcemente Cenerentola.
-Intanto non mi devi chiamare piccola perché sono già in età adolescenziale e certi appellativi non li sopporto ! Secondo, noi siamo della zona, Lupo ha un buon fiuto e nonnina conosce tutti ! –
Il gruppo rimase sorpreso ma accettò l’aiuto dei nuovi arrivati; vennero preparati tre nuovi giacigli (uno anche per Lupo, s’intende!) e fu offerto loro del cibo.
L’indomani il gruppo riprese il viaggio con Lupo in testa.
Un giorno di cammino, una notte di riposo; un’altra mattinata di cammino e arrivarono ad una radura dove sorgeva una dignitosa casetta di legno circondata da un curatissimo giardino; all’entrata una donna anziana stava pulendo e un anziano uomo, con una cesta di panni appena lavati si avviava a stendere dopo aver dato un bacio alla donna.
-Ecco la principessa che state cercando – disse nonnina.
Uno dei principi incredulo si avvicinò alla donna e chiese: - Tu sei la principessa che dormì con un pisello sotto il materasso accorgendosene ?-
-Sì; beh, veramente non riuscii a dormire a causa di quel legume e me ne andai dal castello- rispose
-Oh !- esclamarono in gruppo i presenti.
-Ma, ma tu..non sei come noi: per te il tempo è passato e sei invecchiata !- Osservò Cappuccetto Rosso.
-Ma così morirete !- Esclamò Cucciolo, uno dei sette nani.
-E con questo ? Però potremo dire di essere veri -.
-Superai la prova – continuò l’anziana donna - Ma volevo e voglio essere amata per quel che sono e non per le prove che supero ! Perché mettere alla prova una persona, perché umiliarla ? Per mostrare la propria forza e nascondere le proprie insicurezze? No, vi dico, l’amore non è il vestito che indosso o la scarpetta che perdo o il cavallo bianco che sfoggio in parata..-
 -Questa è una risposta che ognuno di voi dovrà trovare dentro di sé e non sarà unica per tutti, ma sarà unica per ognuno di voi, di noi-.
Principi e pastorelli, nani, principesse e lupi, adolescenti, serve, anziani e cantastorie si guardarono in silenzio. Il sole era alto nel cielo e riscaldava l’aria di mezzogiorno. In un angolo ombreggiato del giardino si apparecchiò per tutti e ognuno portò qualcosa, ognuno fece qualcosa, ognuno portò una parte di sé stesso: chi cucinava, chi raccoglieva erbe da cucinare; chi suonava lo zufolo; chi disponeva le vettovaglie, chi spentolava il cibo umile, ma mai come in quell’occasione buono e saporito. Ognuno condivideva ciò che aveva. Ognuno condivideva ciò che era.

-Sì, è vero, sono invecchiata, ma questo perché ho vissuto; ho accettato, abbiamo accettato, io e il mio compagno, di vivere nella realtà e non più in una fiaba -.
Tutti i presenti pendevano dalle labbra della donna come se aspettassero una risposta decisiva per la loro vita, una verità, la Verità. -E allora cos'è l’amore ?- chiese la piccola Fiammiferaia.
Passò così l’intero pomeriggio e la notte; poi l’indomani ognuno riprese la strada per la propria dimora un po’ più ricco e un po’ più vero di quando era partito. 
E così le fiabe divennero "una fiaba"le storie divennero realtà e i personaggi,arricchiti di tante verità condivisero la "verità della vita"

Autori: Cecilia Bonazzi-Milvia Di Michele- Maria Laura Celli -da una proposta di Rossella Calvi

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