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"COSI' E' LA VITA... NEL MAR VERDE" di Rossella Calvi – Maria Laura Celli – Lalla Tosi – Daniela Bonifazi


Fantasia in Rete ringrazia gli alunni di Daniela Bonifazi della Scuola Primaria Statale "Corrado e Mario Nardi" di Tarquinia, classi 1^ B/C,  che con i loro disegni hanno
reso ancor più bella la nostra fiaba. 

Mar Verde
Un tempo, tanto tanto tempo fa, nelle fredde e cristalline acque del Mar Verde, vivevano in branco i pesci Martini, dal colore indefinito.
I pesci Martini
La loro caratteristica era il buon umore, infatti i loro musetti erano sempre sorridenti, ma così tanto da destabilizzare i grandi pesci predatori.
Insomma, di fronte a quel magnifico sorriso i pesci predatori rimanevano bloccati, paralizzati, e non riuscivano più a cibarsi. Cominciarono a dimagrire, a impigrirsi, ad avere delle crisi depressive perchè avevano perduto il loro ruolo. I loro lunghi e aguzzi denti iniziarono a spezzarsi, il loro peso diminuì notevolmente e si lasciavano andare facendosi cullare dalle onde del Mar Verde. Più che pesci predatori sembravano"baccalà”. Si desquamarono, diventando bruttissimi. Essi non sopportavano questa loro triste condizione e così decisero di protestare con i pesci Martini, indovinate un po’, emettendo un suono fastidioso ed insopportabile che arrivava anche agli umani, i quali compresero che quel suono così irritante aveva origine dal mare. Incuriositi, alcuni di essi cominciarono a pensare di immergersi nelle acque per fare dei giri di ricognizione e scoprire cosa stesse accadendo.
Anche tutto il popolo del Mare cominciò a preoccuparsi. I più saggi si posero delle domande e nell'ambito delle loro riunioni segrete, dietro le Rocce Fatate, si chiesero come mai il buonumore e il sorriso potessero avere effetti così devastanti sui predatori.
Piccoli pesci felici

Il Re del Mare convocò tutti i capi delle varie specie marine per sapere se si fossero verificati casi analoghi nella loro storia, ma tutti negarono, affermando che si trattava di un episodio isolato e molto, molto preoccupante, poichè stava generando un incredibile squilibrio ambientale. Se non si fosse trovato un rimedio al più presto, i piccoli pesci, che nel frattempo erano cresciuti di numero, non essendo più prede, avrebbero potuto prendere il potere. Piccoli piccoli, ma ben organizzati e… numerosi! Soprattutto erano completamente indifferenti e immuni agli effetti del sorriso e del buonumore dei pesci Martini.
Stava per succedere l'irreparabile, oramai la situazione era sfuggita completamente al controllo del Re del Mare.



La balenottera Lollibella

 La Balenottera Lollibella pensò che forse i pesci predatori avrebbero potuto riprendersi dalla terribile apatia solo in un vecchio e antichissimo modo...se si fossero innamorati! Ma di chi?
Pensa e ripensa le venne un’ idea: andare a cercare le Sirene che abitavano oltre la barriera dei coralli. Nuotando con vigore vi si diresse e senza grandi ostacoli vi giunse.




Le Sirene vivevano allegre e spensierate in un luogo bellissimo, con fondali ricchi di coralli e piante acquatiche meravigliose,si dilettavano lanciandosi i Pesci-palla, salivano sul dorso degli Ippocampi,
Pesce Palla
dondolandosi suonavano battendo sugli scogli i pesci-martello e si facevano luce con le lamprede.
Anche la balenottera Lollibella, affascinata, sarebbe voluta restare in quell'allegro mare, ma pensò all'ecosistema in pericolo, ricordò lo scopo per  
cui era arrivata fin lì e...parlò.
Le Sirene la ascoltarono attentamente, e una di loro rispose: “Tu ci commuovi, il mare è un patrimonio comune, da preservare e difendere. Concedici il tempo di organizzarci e ti seguiremo”!
“Ero certa che avreste compreso, ma fate presto, vi prego! Riflettete e cercate una soluzione valida e sicura”! - ribadì Lollibella con tono deciso.
Le Sirene 
Le Sirene si guardarono. Erano un po’ perplesse. Stavano così bene nel loro ambiente. I pesci predatori poi, a dir la verità, non erano simpatici a nessuno. La sirena più giovane disse: " Uffa! Quei terribili pesci dalla dentatura terrificante non mi sono mai piaciuti."
“Non è per loro! - intervenne Mariluna - No, non per loro, ma per una causa ben più nobile. Dobbiamo fare ciò che è necessario per salvare ogni forma di vita nel nostro mare, che ci piaccia o no”
"Certamente! - rispose Lollibella, e al più presto! Allora veloci! Che ognuna di voi estragga dal proprio scrigno di madreperla, ogni arma di seduzione in suo possesso e, via all'operazione”!

La Sirena Gioiastella
Mariluna, la più motivata delle sirene, si affrettò ad aprire il suo scrigno e ne estrasse un’ampolla che conteneva un’essenza ammaliante, una sorta di filtro d’amore che, sprigionato vicino al pesce predatore scelto, avrebbe in un solo istante invertito il ruolo…esso sarebbe divenuto la preda, almeno fino al momento in cui sarebbe tornato in sé, riacquistando credibilità e…potere.
Gioiastella, la sirena più giovane che aveva manifestato il suo dissenso, ormai convinta della necessità del loro intervento, prese dal suo scrigno un piccolo diadema di stelline che, posto in capo ad ornamento dei suoi meravigliosi e lunghi capelli biondi, diffondeva miriadi di luci multicolori che abbagliavano qualunque abitante del mare, soggiogato dalle grazie della stupenda creatura metà donna e metà pesce.
Marisol, una bellissima sirena dagli occhi verdi e dai capelli neri e fluenti, aveva in serbo da anni un siero donatole dalla Fata del Mare, sua madrina, di cui una sola goccia posta sulle labbra avrebbe soggiogato il predatore che fosse stato baciato da lei.
La Sirena Melodia

La sirena Melodia possedeva doti vocali straordinarie, che poteva risvegliare bevendo da un’ampolla che conservava nello scrigno, contenente un nettare dolcissimo. Il suo canto era un invito all’amore al quale nessun grande pesce, per quanto reticente potesse essere, riusciva a resistere.
Insomma, ogni sirena possedeva i mezzi per far sì che i poveri pesci predatori, vittime degli effetti del buonumore dei Pesci Martini potessero, innamorandosi, uscire da quella situazione anomala e che avrebbe compromesso, a lungo andare, l’equilibrio della vita nel mare. Certo, non vi era nulla di sicuro. Il piano era frutto della convinzione della balenottera Lollibella, che tuttavia non costituiva certezza. Intanto i predatori, sempre più depressi, continuavano ad emettere quei suoni insopportabili, al solo scopo di scuotere le coscienze dei pesci Martini.
“Ancora quegli strani suoni”! – disse il Capitano Turri scrutando il mare dal molo.
“Signore, dobbiamo far intervenire i sub per scoprire la natura di questi strani fenomeni acustici” – aggiunse il guardiamarina Ferretti.
“Credo sia giunto il momento di agire, certo. Convochi immediatamente una riunione nella sala conferenze. Decideremo il da farsi” – concluse il Capitano.
“Sissignore”! – disse Ferretti.
L’indagine sarebbe stata avviata al più presto, ma il Capitano non avrebbe potuto dare il via alle operazioni di ricognizione sottomarina prima di due giorni almeno.

La balenottera Lollibella guida le Sirene

Nel frattempo, la balenottera Lollibella in testa, un “esercito” di sirene nuotava nell’immenso Mar Verde in cerca di pesci predatori depressi da ricondurre sulla giusta via grazie alla potenza dell’amore.
Non fu difficile per le splendide creature trovare le loro prede, tanto era forte ed estremamente fastidioso il suono emesso dai pesci in depressione, che non desistevano dalla forma di protesta, sperando di riuscire a far sparire il sorriso dal musetto dei pesci Martini. Quale fu la loro sorpresa vedendo apparire il folto gruppo delle fanciulle del mare! In un baleno ciascun pesce fu avvicinato da una sirena. Le potenti arti magiche si rivelarono efficaci, eccome! Ogni predatore, soggiogato dalle grazie della sua compagna occasionale, faceva gli occhi da pesce lesso e tante bollicine a forma di cuore gli uscivano dalle branchie.

Predatori affamati

Era fatta! La trasformazione fu praticamente istantanea: ogni predatore ritrovò tutta la sua grinta e la sua…fame! Salutate le amiche sirene, che li avevano liberati dall’influenza del sorriso dei pesci Martini, guizzarono in cerca di cibo e ce n’era davvero tanto! Banchi numerosi di piccoli pesci soddisfecero il loro appetito. Brutus, il pesce più grande di tutti gli altri, propose di verificare se effettivamente ora essi fossero immuni al potere che i pesci Martini avevano esercitato fino ad allora su ciascuno di loro. Si diressero verso le fredde e cristalline acque, nelle quali avrebbero trovato la fonte di tutti i loro guai.
Il viaggio fu breve, dal momento che i predatori, dopo il lauto pasto, avevano riacquistato le forze e tutta la loro notevole energia e possenza. In pochi minuti raggiunsero l’habitat dei pesci Martini, ma non ne videro alcuno. Il posto sembrava abbandonato. I feroci pesci si guardarono, disorientati e meravigliati. Mai e poi mai i sorridenti Martini, da anni, avevano abbandonato la loro dimora abituale.

Polpo Spione
All’improvviso si ritrovarono circondati da miriadi di bocche sorridenti e occhietti ammiccanti:
gli astuti pesci Martini, avvisati dell’arrivo dei predatori dal Polpo Spione, si erano organizzati chiamando
a raccolta tutti gli esemplari della loro specie; volevano dare il colpo di grazia ai temibili predatori una volta per tutte. Ma quale fu la loro sorpresa, piacevolmente condivisa anche dai grossi pesci, nel constatare che il loro sorriso non esercitava più alcun potere destabilizzante.


Squalo
Fu così che squali, orche e tutti gli altri esseri temuti in tutti i mari, digrignarono i denti e spalancarono le loro enormi bocche.
 In un baleno i pesci Martini, terrorizzati, si dileguarono nascondendosi nelle piccole fessure delle rocce sottomarine, per non diventare vittime della vendetta dei predatori. Di certo sarebbe passato molto tempo prima che potessero ritrovare il coraggio di uscire dai loro nascondigli, o forse no, dato che i grossi pesci, ormai tranquillizzati dal ritorno alla normalità, se ne andarono poco dopo, ciascuno per la sua “strada”.
Brutus, tuttavia, non dimenticò di ringraziare Lollibella per la straordinaria intuizione, né le sirene. Ebbene sì, si recò immediatamente oltre la barriera corallina a presentare i suoi omaggi alle meravigliose fanciulle per metà pesci, dai lunghi capelli e dai bellissimi occhi. Ma quando fu al loro cospetto iniziò a balbettare come un pesce adolescente alle prese con le emozioni del primo amore. Toccò ancora alla balenottera rimediare: “Bene, bravo…basta così, Brutus. Vieni ora, torniamo a casa…vieniii!!! – gridò Lollibella – Non costringermi a riferire al Re del Mare, o il Gran Capo ti farà sbollire i tuoi ardori nelle celle delle Grotte oscure, a due sardine al dì. Non credo la dieta ti si addica, vero”?
“Per la pinna di mio nonno Peleo, no di sicuro”! – disse il pesce, seguendo senza più reticenze la sua amica, pur voltandosi indietro più e più volte, sospirando.

Subacqueo in ricognizione
Mentre nuotavano, i due intravidero degli strani esseri senza pinne, né coda che andavano in lungo e in largo, sprigionando tante bollicine. Ovviamente non potevano sapere che si trattava di subacquei della capitaneria di porto in ricognizione, incaricati di indagare sugli strani suoni che erano stati avvertiti nei giorni precedenti. Dal momento che non sembravano costituire una minaccia, Brutus e Lollibella si allontanarono indisturbati.
“Nulla da segnalare, capitano! – riferirono i sub, tornati in superficie dopo una accurata ispezione dei fondali marini – Là sotto è tutto normale, e non si sente più alcun suono”
“Bene, ragazzi! – rispose soddisfatto l’ufficiale – Rientrare alla base”
Questa non è una fiaba, o forse sì? In fin dei conti abbiamo i protagonisti e gli antagonisti, l’eroina della situazione e anche le aiutanti magiche. Dunque non ci resta che concludere con la classica affermazione:”E vissero tutti felici e contenti…beh, magari i piccoli pesci costretti a scappare all’infinito per non essere mangiati, dopo aver coltivato sogni di gloria e potere, non troppo. Così è la vita…nel Mar Verde!

Addio sogni di gloria (pesce grosso mangia pesce piccolo)

Rossella Calvi – Maria Laura Celli – Lalla Tosi – Daniela Bonifazi



FILASTROCCHE SUGLI ANIMALI

NOI E GLI ANIMALI.

L'uomo contemporaneo non guarda più a se stesso come il centro indiscusso del creato, padrone di ogni cosa, ma riconosce la propria stessa natura di animale, pur con prerogative particolari e speciali.

Purtroppo molto lunga è ancora la strada che dobbiamo percorrere per arrivare a una vera e propria "liberazione" animale. Ancor oggi le bestie sono oggetto di loschi commerci organizzati da gente senza scrupoli, vengono vivisezionate indiscriminatamente nei laboratori per scopi di ricerca scientifica, vengono abbandonate da padroni irresponsabili, tenute in condizioni precarie e avvilenti in molti zoo, sfruttate dall'industria alimentare e manifatturiera, per realizzare il massimo profitto senza tener conto delle esigenze di spazio, aria, luce, cibo e movimento degli animali utilizzati.
Crudeltà inaudite vengono quotidianamente perpetrate verso gli animali, soprusi che ormai ripugnano alla parte sempre più consistente e matura dell'opinione pubblica. Scempi che devono finire al più presto, come reclamano molti cittadini scontenti di come le amministrazioni politiche governano i problemi che riguardano gli animali. Basta vedere come molti comuni gestiscono il fenomeno disgustoso quanto pericoloso del randagismo: l'attenzione è scarsa, i fondi insufficienti, le speculazioni per arricchimenti personali all'ordine del giorno.

Il fatto che il dolore degli animali, celato al chiuso, muto e senza potere, sia rimosso dalla nostra coscienza, non ci autorizza a perpetrare ulteriori crudeltà e maltrattamenti verso di loro.

Questa premessa ha l'intento di accostarci alla lettura di queste filastrocche con la consapevolezza che anche questi nostri amici possiedono un'anima.



Filastrocca degli animali 

C'è il leone nella foresta,
che ha sul collo una gran testa ,
c'è il gatto nella casa
affettuoso, tutto fusa,
c'è il cane nostro amico,
quasi quasi non lo dico,
poi c'è l'orso nel gran bosco
sembra Winnie, lo conosco!
e anche il gallo nel pollaio,
canta sempre, è molto gaio,
il topino sta in campagna
qualche volta pur si bagna....
e chi vuole ancor ne metta,
di finire non c'è fretta!
Elisa Tomassi


                                           


                                                       Il mio cane

                                                                      Com'è bello alzarsi dal letto
                                                                      e  vedere il suo bel musetto
Gino il mio cane
che con la codina al vento
mi guarda furbetto e contento.
Con le mani accenno una carezza
e lui si sdraia con destrezza   
chiedendo coccole soltanto
per amarmi non so quanto!  
Con lui la casa è piena di vita
di giochi, di corse, di grida
ogni giorno mi strappa un sorriso
se lo colgo che guarda il mio viso,
ha talmente un'aria adorante
e uno sguardo dolce e sognante
che devo per forza esclamare:
- Amico mio, ti posso solo amare!-
                                                                                       Stefania Galleschi                                            



Filastrocca della mosca

Mosca nera o mosca bianca
di volare mai si stanca
noiosa assai ed invadente
porta occhiali a spessa lente.
Affamata ogni oltre dire
cerca cibo a non finire
su ogni genere di immondizia
che per lei è vera delizia.
Molto difficile è liberarsene
che una ragione bisogna farsene.
E c'è pure la Tse Tse
se ti punge sciagura a te:
stanchezza ti prenderà improvvisamente
dormire ti farà così all'istante.
Daniela Trinci




Filastrocca del topino

Filastrocca del topino
che mangia sera e mattino.
Mangia tanto, beve poco
perchè tutto gli sembra un gioco.
Con i denti azzanna bene
tutto ciò che gli conviene,
e per sfuggire al micio-gatto
da topino diventa ratto.
Maria Laura Celli




La raganella Mafalda

Cra ...cra- gracida impaurita una raganella,
pensa: -l’ho scampata per la mia buona stella !-
La stella di cui gracida è quella che, ogni sera,
Illumina il pantano come candela di cera,
candela che dà luce ma che non riscalda:
-Piacere: chi sei?.. Io mi chiamo Mafalda!-
La raganella Mafalda sa parlare:
ha imparato a farlo dal suo compare,
un pappagallino che viene dalle ombre,
da marzo a giugno e fino a dicembre,
a bere l’acqua del suo speciale pantano
perché ci trova un sapore molto strano                                                                                
gli ricorda tanto la sua terra africana
che gli è rimasta nel cuore, ma è lontana…
(l’hanno rapito certi tipi loschi e foschi
per farlo vivere nei nostri boschi,
ma il pappagallino disperato è morto

poi, nel mio bosco , un bel dì è risorto!).
Ora chiacchiera e chiacchiera e mai smette:
capite perché Mafalda sa parolette
un po’ buffe, ma che parlano di un mondo
in cui il pappagallino tornerebbe giocondo?
........................................
La raganella che molto vede e sa,
anche se nessuno mai ci crederà…
(sempre pensando comodamente
quel che crede e dice tutta la gente,
e cioè che la volpe è furba, l’ape laboriosa,
la cicala canta sempre senza posa
e non pensa all’inverno che arriverà,
ma la formica ci sta sempre a pensa',
e poi che il re è il leone e non si discute
e tutte le paperelle devono star mute,
il gufo è un gran saggio,perché la notte
porta consiglio, ma che belle frotte!
Io vi assicuro che la mia raganella
è davvero sapiente e non è una storiella)
… dunque dicevo che molto vede e sa,
ma a dirla tutta non può parlà!
Non ha la licenza, non può nulla svelare,
del mistero del bosco non può narrare,
può tutt’al più , fare allegorie
e indicare a chi ascolta tutte le vie
che porteranno alla conoscenza
che come il frutto vien dalla semenza.
Pensa e ripensa, allor sapete che fa?
Alza la testa e poi fa: cra.. cra ..!
Milvia Di Michele



Il micio


il micio riposa,
con la coda tutta rosa.
Ha la forma di una pallina,
sopra il cuscino sembra una stellina,
i baffi per sentire
che nell'aria c'e'profumo di fatine.
le fatine colorate
portano al micio perle prelibate,
le dolci fusa per sentire
che la vita è tutta un divenire...
Lisa Bellini



Il gallo del pollaio

Nel pollaio del mio vicino
canta il gallo ogni mattino;
canta canta fino a sera
d'estate, autunno, inverno e primavera
Manda in alto le sue note
proprio come tanti strilli
e con questo fa tremar
tutti quanti i suoi bargigli.
Con la coda bella lunga
e il piumaggio colorito
lui s'avanza dentro all'aia
camminando bello impettito.

Le galline e i pulcini
quando passa fanno inchini
le pollastre impertinenti
gli si parano davanti
camminando a passi lenti
con i fianchi dondolanti.
Lui arricciola gli occhietti
guarda in qua e un po' più in là
fino a quando tra le tante
una poi ne sceglierà.
Inizierà così una danza
di gorgheggi ed esibizioni
fino a che la preferita
capitolerà senza esitazioni.
Se ne andranno fianco a fianco
canticchiando in sintonia
e tra un po' un ovetto bianco
spunterà dentro alla stia.
Daniela Trinci



Ode al gatto

Sguardo verde bottiglia
da mago incantatore.
Tu sei una meraviglia
e un grande saltatore
Dal Nilo proveniente
superbo e misterioso
Mostri un'aria sapiente
e un far molto curioso.
idolo dei faraoni
e dei cristiani vittima
corri sui cornicioni
e la tua vista è ottima
Mi piaci assai gatto
elegante ed enigmatico
e, il tuo felino scatto
il tuo esser flemmatico.
Hai un fascino notevole
che mi ammalia davvero
Chissà su l'uom mutevole
quale sia il tuo pensiero.
Serenella Menichetti



Istinto

Fischiava stamani la merla
vicino alla folta magnolia
quei fischi, parevan
singhiozzi.
Chiamava
il piccolo merlo, sparito.
Quel povero sibilo
rompeva il silenzio
dell'alba.
Frantumi di dolore
spruzzavano rugiada
sul prato.
Nessuna risposta
del figlio.
Ormai da tre giorni
la madre
chiamava il piccolo
uccello
Il grido spandeva
nel cielo un suono
di nubi grigiastre
Languiva la luce
E, tutto taceva.
Nessuna risposta
nell'aria.
Un vuoto di suoni
angosciante,
scendeva nell'anima.
Un piccolo cucciolo
nero, sdraiato
sull'erba giocava,
con un tenero
corpo esanime
come fosse
una palla
Serenella Menichetti











                                                                          

"LE FATINE DEL BOSCO ARGENTATO" di Rossella Calvi–Maria Laura Celli–Ilaria Goffo–Rossella Ceccarelli–Stefania Galleschi–Daniela Bonifazi–Serenella Menichetti

Vestiti delle Fatine appesi agli Alberi Argentati

Nella valle dei Venti c'era un magnifico bosco dagli Alberi Argentati Parlanti. Qui viveva serenamente un gruppo di fatine senza ali. Dovete sapere che queste fatine erano molto, molto speciali. La loro magia derivava dall'indossare degli abitini colorati molto belli, sempre illuminati; grazie ad essa le fatine scrivevano fiabe dolcissime che poi venivano inviate a tutti i bambini del mondo. Il corriere alato era Gustavo, uno strano animale con le ali, buono e generoso. La sera, prima di coricarsi, le magiche creature appendevano ai rami degli Alberi Argentati le loro vesti, e il bosco rimaneva così illuminato anche durante la notte.

Fatine nel Laghetto Fiorito
Ogni giorno le fatine, dopo il risveglio dal sonno ristoratore, facevano una ricca colazione con ribes, fragoline, mirtilli e more.Tutte insieme poi, allegramente, si immergevano nel Laghetto Fiorito e con le loro voci delicate dedicavano un canto di ringraziamento alla valle dei Venti. Un mattino accadde qualcosa di insolito e inaspettato: recandosi presso gli Alberi Argentati per prendere le loro vesti prima di cominciare il loro lavoro di Scrittrici di Fiabe…ohibò!... guardando in alto non videro più i loro graziosi vestitini.
Le fatine si guardarono sorprese e anche spaventate dalle conseguenze che tale spiacevole evento avrebbe causato. Come avrebbero potuto ora scrivere le fiabe per tutti i bambini del mondo? Quale essere perfido e malvagio aveva messo in atto il crudele piano che avrebbe privato i piccoli umani delle loro fantastiche narrazioni?
Gli Alberi Argentati Parlanti, a quel punto presero la parola,
Albero parlante
 e spiegarono alle fatine che durante la notte appena trascorsa, essi erano caduti stranamente in un sonno profondissimo, mentre è loro abitudine dormire di giorno e rimanere svegli la notte.
Quella era la conferma lampante che qualcosa o qualcuno aveva interferito con l’ordine naturale che manteneva da secoli l’equilibrio nel
Civetta Pollina
Bosco Argentato. Sconcertate, le magiche creaturine interrogarono l'amica Luna, le sorelle Stelline, gli animaletti del bosco, la curiosa civetta Pollina. Ma nessuno, proprio nessuno riuscì a dare loro una risposta. Nessuno aveva visto né udito nulla.
Pensarono allora di recarsi nel Bosco dei Maghi Magoni, dove avrebbero trovato anche il gran Mago Cipà, che tutto sa, per chiedergli se fosse a conoscenza dell’accaduto.
Mago Cipà
 Il mago, ovviamente, conosceva l’incantesimo che era stato fatto sugli Alberi Argentati Parlanti, ma non poteva svelarlo. Egli aveva l’enorme potere di conoscere la totalità delle cose, ma per svelarle bisognava che tutti i Maghi Magoni si riunissero nel Bosco Delle Magie. Il suo potere di conoscenza era vanificato se i Maghi Magoni non si riunivano tutti al suo cospetto, al chiaro di luna, sotto la Quercia delle Fiabe.
Nel silenzio del plenilunio al Mago Cipà sarebbe stato svelato con chiarezza l’incantesimo operato ai danni degli Alberi Argentati, e sarebbe stata l’amica Luna a farlo.
Bimba in attesa delle fiabe
I Maghi Magoni erano molto preoccupati. Sapevano bene anch’essi che la scomparsa degli abitini della fatine avrebbe impedito alle Scrittrici di Fiabe di creare le bellissime storie che tanti bambini aspettavano, e soprattutto voleva dire la perdita dei sogni e della fantasia.
Nel mondo degli umani in effetti, bimbi e genitori erano perplessi e delusi per non aver ricevuto la fiaba che molti di loro trovavano ogni sera, appena sorgeva la luna, 

sul davanzale della finestra della loro dimora, capanna o igloo che fosse; molti e non tutti, perché la fiaba veniva ricevuta solamente da coloro che credevano fermamente nella Fantasia, e questi la sera protendevano le loro manine fuori dal davanzale per ricevere il meraviglioso dono. Felici afferravano quel foglio di carta arrotolato che racchiudeva tutto un mondo fantastico dove essi potevano entrare e sorridere e sognare! Ma una sera tante piccole mani, marroni, gialle, bianche, a seconda della razza e del colore della pelle, restarono vuote e molti occhi si riempirono di lacrime.
Ciò rattristò moltissimo anche le fatine, che erano sull’orlo della disperazione.
Decisero quindi che quella stessa sera si sarebbero riunite tutte al chiar di luna sotto la magnifica Quercia delle Fiabe, assieme ai maghi, nel Bosco Delle Magie.

Bosco delle Magie
-“Dobbiamo riuscire ad annullare il malefico incantesimo, perché in gioco c'è la sopravvivenza della bontà, della spontaneità e della gioia sulla Terra. Gli uomini, solo se da bambini godono della lettura delle fiabe, possono conservare quell'aspetto di fanciullo che nella vita adulta è fondamentale per amare i propri simili, la natura e gli animali”! - tuonò il Granmagone, capo di tutti i maghi della sua specie. E rivolgendosi ai Maghetti alati, piccoli stregoni che crescendo, dopo aver perso le ali, sarebbero diventati Maghi Magoni, disse: 
-“Andate veloci a raggiungere tutti i Maghi, anche quelli che abitano nelle profondità marine, in anfratti, caverne… anche le più profonde, nelle foreste più impenetrabili... tutti devono sapere e giungere in tempo!
Maghetti Alati
La situazione era a dir poco drammatica, ma non tutto era perduto. I Maghetti alati non avevano perso tempo ed erano volati senza indugiare in cerca di ogni Mago presente nel grande bosco dei Maghi Magoni e anche oltre i suoi confini, fino al Mare della Magia, alle caverne Cantastorie e persino alla Foresta Dolcisogni. “Venite, presto! C’è bisogno di voi! Siamo portavoce del Granmagone…è lui che vi convoca e vi attende al sorgere della Luna sotto la Quercia delle Fiabe. Non mancate”!
Assolto il loro compito, i Maghetti alati tornarono dal grande capo per riferire il successo della missione loro assegnata.
Tutti erano stati avvisati, ed era stato fatto uno sforzo sovrumano per non lasciare nessuno fuori dal raduno sotto la grande Quercia. Quella sera, alla luce di una luna vivida e tumultuosa, turbata dal dispiacere delle fatine, cominciarono ad arrivare i maghi ! Ognuno di essi, presentandosi al cospetto del Granmagone, presentò con un inchino i suoi omaggi e sedette ai piedi dell'albero. Ben presto il Bosco Delle Magie fu invaso da una moltitudine di personaggi dall’aspetto e dai colori più strani, 
da vibrazioni del cielo, da pulviscoli di stelle e da scie luminose!
Ecco… non mancava più nessuno! Era giunto il momento che tutti attendevano, ma solo il Mago Cipà poteva dare il via alla magia che avrebbe tolto il maleficio.
Il silenzio assorbì l'intera notte e i pensieri di tutti i presenti.

Spettra e le sorelle
Intanto in una nera radura, davanti all'antro più buio del mondo, la strega Spettra era intenta in un lugubre girotondo intorno ad un falò assieme alle sue sorelle, e insieme recitavano una tremenda maledizione:
“Brucia brucia
Fantasia,
colori e musica
andate via!
Solo cenere 
sarai
solo NERO
rimarrai”!

Una risata agghiacciante risuonò nell'aria, al termine del rituale. Il crepitio del fuoco che avrebbe distrutto la Fantasia era in realtà una musica dolcissima, per quel gruppo di creature malefiche.
Il canto continuò ed anche le spettrali risate. Un fumo scuro si alzò, confondendosi con il buio notturno.
Spettra guardò la Luna dicendo con la sua sgradevole voce - " Anche il tuo splendore morirà"!

Spettra  e la luna
Non aveva ancora finito la frase, quando il fumo impallidì. Il suo colore scuro assunse un tono brillante ed evanescente, dai riflessi perlacei, lo stesso colore della luna, che osservava la scena dall'alto.
La fiamma sparì, ed il fumo si trasformò in una luce opalescente che si ingrandiva sempre di più, inghiottendo la notte.Le terribili creature caddero a terra con il corpo scosso da brividi e singhiozzi. E quella luce continuò il suo cammino in una scia luminosa mentre nell'aria si alzava un profumo di fiori. Al posto della grigia cenere, apparve una moltitudine di colori. 

Scia di colori
A breve una pila di piccoli indumenti dalle tenui e tenere tinte della natura e dalla luminescenza della luna si materializzò aumentando a vista d'occhio. Diventò altissima, inclinata da una parte dal vento notturno; assomigliava ad una grande torre di Pisa dai mille colori. La civetta Pollina che si trovava da quelle parti e il corvo Nerone si scambiarono uno sguardo colmo di stupore.
Le piccole vesti si staccarono delicatamente, una alla volta, immergendosi nella scia luminosa, amalgamandosi con lei. La civetta, il corvo e tanti altri piccoli animali, che erano in quel luogo assistettero ad uno spettacolo incredibile: un cielo nero completamente illuminato da una scia di colori al neon.
- "Assomiglia ad un arcobaleno"! - gracchiò il corvo!
- " Ma che dici? È molto più bello"! - rispose con il suo stridio la civetta.
- "Cosa sarà mai allora? È veramente inquietante"! - continuò il corvo.

IL Corvo

Il barbagianni, importato dalla città Eterna e come tutti i Romani un po’ “dissacratore” intervenne:- " Ragà… è solo Magia, stupida magia colorata…gnente de che”!
Intanto la scia multicolore continuò il suo percorso fino a giungere là dove era invocata.
Il Male non può vincere sempre, non se a contrastarlo si uniscono le forze del bene, la magia buona, il potere della conoscenza e l’intervento decisivo della splendida Luna. Durante il rito delle streghe, sotto la quercia delle fiabe, al cospetto di Granmagone e di tutti gli altri maghi lì convenuti, il saggio e potente Cipà, che tutto sa, aveva pronunciato solennemente il contro incantesimo sussurratogli dall’amica Luna:

Torna torna fantasia, 
Libro delle fiabe salve
nero e cenere andate via!                                 
Sogni e luce a noi venite
l’incantesimo svanite
Alle fate sia ridato
il potere ormai perduto.
Or le mani tutti unite,
grandi maghi,
e con me dite:
“Maleficio va’, sparisci,
magia buona cresci cresci,
che ogni fiaba salva sia
ora e sempre e così sia!

Fatine con gli abiti magici
Quale potere ha la Fantasia! Quale immensa forza i desideri dei bambini avevano sprigionato, aiutando il mago Cipà, ad adempiere al suo compito. La non più così temibile Spettra e le altre streghe, vittime della loro malvagità, erano svanite nel nulla. Dove siano e sotto quali sembianze è nella conoscenza del solo Cipà, che tutto sa. L’importante è che non potranno mai più nuocere ad alcuno. Al chiarore lunare apparvero le fatine, abbigliate con i loro magici, colorati e luminosi abiti.
“Tieniti pronto, Gustavo! Tra poco dovrai fare molte consegne. Troppo a lungo i bimbi hanno atteso le nostre fiabe”! – esclamò Fata Luce.
E la Fantasia tornò ad alimentare i sogni dei bambini col suo magico potere!


Rossella Calvi – Maria Laura Celli – Ilaria Goffo – Rossella Ceccarelli – Stefania Galleschi – Daniela Bonifazi – Serenella Menichetti

LA VALIGIA... pensieri e riflessioni in rima


La valigia dei sogni



Stefania Galleschi
La mia valigia di bambina


La mia valigia dei desideri è piccolina
ci sono i semplici sogni di bambina
raggomitolati lì in un angolino
come fossero nel cuoricino. 
Molti non si sono realizzati
spesso da grande non li ho cercati
e stanno ancora lì demoralizzati.
Quello più grande ed importante
con una coda da stella filante
senz'altro si è realizzato
si è schiuso, fiore colorato,
è l'amore per la mia famiglia
che ho donato come figlia.
Ma sono stata amata ancor di più
da chi ora mi guarda da lassù
che vedo ogni sera in una stella
il mio caro babbo e la mia mamma bella.
Loro mi dicono dal cielo con amore
a chi hai vicino dona ora il cuore,
così la tua valigia dei desideri
sarà sempre colma di sogni veri
Lalla Tosi 
                                                                                                      In valigia

  Sto deponendo in una valigia
la mia vita un pò rosa ed un pò grigia
i ricordi più brutti li ho posti sul fondo
sparsi un pò tutti intorno
a quelli poco sereni
i cui tutti siam pieni.
Nella parte di sopra
con bella opra
messo quelli rosa
che sono altra cosa
i baci ,le carezze
son lì dentro a bizzeffe,
e sopra ne ho messo uno grande
pieno di domande:
Dove sei finita
tu, inizio della mia vita?



Daniela Bonifazi
La valigia mai chiusa

In una grande valigia ho stipato
ricordi d'un viaggio mai terminato,
e sogni lontani d'un tempo che fu,
qualcuno avveratosi, altri non più.
Ci ho messo i sorrisi di tutti gli amici
ed anche momenti così belli e felici
che ancor mi consolano in giorni neri
e caccian le lacrime e cattivi pensieri.
Non mancan parole, emozioni, paure, 
e lettere, e foto e delusioni assai dure.
Nella grande valigia c'è ancora spazio
ed ogni giorno amor aggiungo e strazio,
dolcezza pura ed estrema amarezza,
e le sorprese della lontana giovinezza.
Resta lì, aperta e ben pronta a tentare
d'aggiungere ciò che la vita può dare
ancora e ancora a me, che mai dispero
d'aver finalmente un più roseo futuro








Vanni silvia

IL BAGAGLIO VALIGIA

La valigia devo fare
da qualche parte devo andare,
voglio vagare con la mente
in un ricordo divertente.
Ora cerco i miei pensieri
tutti quanti fino a ieri
e li ripongo accuratamente
in un angolo delle mente.
Questo è un viaggio virtuale
ed anche se sembra un'po' banale,
tutti quanti lo facciamo
ogni volta che ricordiamo.
Ed i nostri pensieri un po' sgualciti 
in un bagaglio son finiti,
nel bagaglio culturale
che pian piano s'è venuto a creare.                                                          

Chiudo gli occhi e senza inganno
ora apro il mio bagaglio,
sembra quasi una magia
e con la mente volo via,
torno in luoghi già visitati
ripercorro sentieri gia camminati,
e con grande piacere
vedo anche gente
che in questo momento è inesistente.
Mi sento felice perchè la mia mente
è veramente molto potente,
E la memoria e la nostalgia
invadono tutta l'anima mia.
Qusto è il viaggio più interessante
e senz'altro il più entusiasmante,
per questo motivo vi voglio ricordare
ciò che siete tenuti a fare:
Vivete sempre intensamente
riponendo accuratamente
il necessario nelle mente
per poter un dì affrontare 
il vostro viaggio virtuale.
Senza dover dire un dì ignoto
il mio bagaglio è ancora vuoto!



 Umberto Flauto
UNA PICCOLA VALIGIA GRIGIA

Una valigia piccola... vuota
da riempire con la prima nota


Si, proprio il Do, quella del pentagramma
la prima di tutte, una vera mamma.
La mia è una valigia di speranza
di grandi idee di gioia e poi di danza;
allora arriva il RE, una nota forte
che in un grande ballo inizia a far la corte
per invitare a entrare nella valigia mia
tutte quante, persino una mia zia.
Loquace arriva il MI..con grande gioia
scaccia dalla valigia un pò di noia
cercando di coinvolgere l'amica FA
che riempie la valigia di qua e di là.
Ma il freddo che imperversa cerca il SOL
che accorre in aiuto e segna un gol
ma la grande palla non entra nella mia valigia
ed inizia un bell'incontro al "pigia pigia".
Allora si decide di dar tono al mondo
e diamo il LA per riempirla a fondo
col grande dubbio che ci dica SI
in tempoi brevi, diciamo Giovedì.
Questa è la storia della mia valigia
che aveva la paura di esser grigia
ma 7 note amiche di lunga data
l'hanno convinta di esser colorata.







Milvia Di Michele
POVERA VALIGIA!

Una valigia aspetta:
Qualcuno la prenderà
E la porterà lontano
a vedere meraviglie!
Povera valigia di cartone!
Presto andrai in soffitta
e per te io ho il magone.
Sentirmi una valigia:
oggi mi rende mogia



 Serenella Menichetti
UNA GRANDE VALIGIA

Ho una valigia con molti scomparti


dove ripongo della vita le parti.
Assomiglia ad una cassapanca
zeppa di eventi ed anche un po' stanca
di ospitarne ancora in quantità.
Ogni scomparto ha il suo colore:
rosso acceso è quello dell'amore
verde smeraldo quello dei desideri
che son rimasti proprio come ieri.
Quello del dolore è trasparente
per ricordare a tutta la gente
quanta sofferenza sia presente
e spesso incontrarla sia frequente.
Lo scomparto dell'arcobaleno
è quello che amo non certo meno
lì ripongo i miei sogni colorati:
ci son tante culle per i neonati
hanno dei fiocchi fatti di sole
e per dono scarpe con le suole
per percorrere ancora strade e vie
che illumineranno di mille fantasie.

"GOCCIA A GOCCIA SI FORMA IL MARE" racconto di Maurizia Zucchetti–Rossella Ceccarelli–Daniela Bonifazi–Stefania Galleschi


Scese le scale, girando per la rampa quasi sollevandosi da terra, attraversò di corsa la cucina prendendo al volo due fette di pane dal tavolo e si diresse alla porta che dava nell’orto sul retro della casa. La mamma lo vide dirigersi verso lei a piedi nudi, la maglietta mezzo infilata nei pantaloncini da bagno e l’asciugamano in spalla, il suo preferito, quello bianco, sul quale in un pomeriggio di pioggia, anni addietro quando era più piccolo, con il nonno avevano dipinto pesci colorati e stelle marine. Oramai stinto dalla salsedine e dal sole avrebbe dovuto essere sostituito, ma Gigi cercava subito quello quando arrivavano alla casa delle vacanze; l’asciugamano era per lui un oggetto speciale, lo considerava una sorta di amico, che aveva continuato ad essere suo compagno durante le avventure marine anche dopo che il nonno se ne era andato, in un grigio inverno senza più nuove stagioni. No, di certo non l’avrebbe sostituito, per nulla al mondo.“Buongiorno tesoro, dormito bene?” “Ciao Mamma, dormito bene!”La mamma gli levò con una carezza una briciola dalla guancia, lui girandosi le sfiorò le dita con un bacetto e corse via con un “ci vediamo più tardiiiiiii” aleggiante nell’aria. La spiaggia e il mare, il suo amato mare, passione e gioia ereditate dal caro nonno lo attendevano anche quella mattina di inizio estate. Appena giunto alla spiaggia lo sguardo di Gigi girò intorno come a raccogliere istanti e ricordi da rimettere insieme, si sedette sulla sabbia ...e finalmente ritrovò con soddisfazione quel contatto dolce, tiepido di granelli, e respirò quell'aria come un beneficio per il corpo! Poi volò di corsa sulla riva, e cominciò a camminare tra un fluire di acqua che gli lambiva le gambe o solo gli sfiorava i piedi! Gigi amava quell'isola e ancor di più quell'angolo di cielo e mare che il nonno gli aveva fatto scoprire. Alla visione d'insieme si sovrapposero i ricordi. 

Eccolo lì, immerso fino alle ginocchia nel mare, il nonno accanto che gli mostrava il banco di pesciolini che guizzavano velocissimi attorno ad essi, la medusa bellissima da ammirare a distanza per evitare il suo contatto dall'effetto urticante, i gabbiani che volteggiavano in aria e a sorpresa si lanciavano a sfiorare l'acqua per acciuffare il cibo. Gigi aveva gli occhi chiusi, ma vedeva chiaramente il passato, percepiva l'odore forte delle alghe che una mareggiata aveva accumulato su un tratto di spiaggia, i suoni e il calore del sole sulla sua pelle. Decise di tornare al presente, riaprì gli occhi sospirando e si immerse nell'acqua fresca, ammirando quel paesaggio familiare, che amava più d'ogni altra cosa al mondo. Tra gli scogli il lieve sussurro creato dal frangersi di brevi onde era un richiamo ad avvicinarsi e scoprire di nuovo, come in passato, i piccoli granchi così particolari e unici, che scappavano di qua e di là, nascondendosi nelle fessure delle rocce. Il vento iniziò a sfiorare il mare, solo un soffio leggero, che lo increspava appena. Il tempo non  esisteva più quando il ragazzo era in quell’elemento a lui così congeniale. Ogni suono era una colonna sonora che fendeva il suo spazio e lo riempiva di emozioni intermittenti. Ogni visione una scoperta che fermava il respiro, e un vibrante entusiasmo si impossessava di lui che, libero come onda,  sazio d’illusioni, sognava ad occhi aperti. Il nonno però ritornava in continuazione nei suoi pensieri, tutto su quell'isola glielo ricordava: la casa che ora era considerata “delle vacanze” era stata l'abitazione del nonno pescatore, che lui ricordava rientrare molto tardi dalle battute di pesca, stanchissimo per essere partito all'alba, ma sempre felice per aver condiviso la giornata col suo mare.
Pian piano però, con l'avanzare dell'età, il nonno si intristiva sempre più nel leggere le battaglie che quella magnifica distesa d'acqua era costretta a combattere contro l'inquinamento. Anche lì, in quell'isola che tutto sommato era ancora un angolo di paradiso, il nonno sapeva riconoscere i piccoli segni della devastazione e non riusciva a perdonare all'uomo la miopia e la sete di denaro che stavano distruggendo la nostra povera terra. Gigi aveva deciso così di fare il biologo marino, voleva che quel mondo, a cui il nonno lo aveva avvicinato con tanto amore, facesse parte anche della sua vita lavorativa. E intanto aveva incominciato a raccogliere testimonianze e storie di persone anziane che raccontavano di luoghi d'acqua incontaminati. Aveva così incontrato Cecilia, ormai più che sessantenne, che ricordava quando, bambina, le suore dell'asilo accompagnavano lei e gli altri bimbi e ragazzi di un paese della valle dell'Arno a fare il bagno e a giocare sulle meravigliose spiaggette di quel fiume che allora era davvero d'argento, come narra una famosa canzone. Le aveva raccontavo dei tanti pesciolini che sguazzavano in quelle acque trasparenti, della vegetazione rigogliosa che circondava il fiume, delle barche che lo attraversavano e poi sul finire degli anni cinquanta l'inizio della fine con la sfrenata e miope industrializzazione.
Anni erano passati dall’ultima vacanza sull’isola. Il nutrito programma previsto dal corso di laurea in Biologia Marina lo impegnava molto. Il suo obiettivo era naturalmente acquisire una solida formazione sui molteplici aspetti legati alla biologia appunto, e all’ecologia degli organismi marini. Gigi coltivava un progetto ambizioso: salvare ogni mare, lago, fiume dalla piaga dell’inquinamento e ricreare quelle condizioni ottimali che ricordava esistere quando era appena un bambino e l’acqua era limpida, pulita, casa accogliente per ogni specie animale e vegetale. Un sogno? Pura utopia? Al giovane piaceva pensare che una buona padronanza del metodo scientifico di indagine e delle sue applicazioni, avrebbe potuto restituire all’ambiente marino e acquatico in genere  quella purezza che si era perduta per l’incuria e la superficialità dell’uomo. Quanti progetti nella sua mente! 

I suoi compagni di corso gli avevano affibbiato il nomignolo di “Poseidone”, ma a lui non dispiaceva e ribatteva: “Guai a chi oserà sfidare la mia ira! Il tridente, che conservo segretamente in un luogo accessibile solo a me, mi permette di creare tempeste e uragani. Un giorno mi vedrete emergere dal mare su un carro circondato da pesci e delfini, trainato da mostri marini terrificanti. I responsabili delle malattie del mare pagheranno”! “Caspita…dovremmo informare la Marina! – commentò ridendo il suo migliore amico, Lorenzo – Avvertici prima, almeno”! Scherzi a parte, Gigi si sarebbe accontentato anche solo si apportare miglioramenti progressivi ed efficaci. Era giovane e il tempo era suo amico. Il suo entusiasmo poteva fare la differenza.Gigi aveva imparato dal nonno che “tante piccole gocce unite formano il mare”; così gli diceva sempre nei momenti di sconforto per incoraggiarlo a non rinunciare a nessuna battaglia, come quella triste volta che si erano trovati di fronte ad una tragedia inimmaginabile. Gigi aveva cinque anni allora, ancora un anno e sarebbe andato a scuola. La nonna era volata in cielo a primavera, quando la brezza marina diventa dolce e profumata di fiori di mare, e Gigi e il nonno avevano trascorso tutta l’estate legatissimi; raccoglievano conchiglie, uscivano con la barca, nuotavano tra gli scogli e il nonno gli raccontava del mare e del rapporto che si doveva avere con lui, di rispetto e conservazione. Mamma e babbo avevano pensato che sarebbe stato bello per lui e il nonno stare insieme ancora, anche finite le vacanze estive, quindi fu deciso: Gigi, felice, si sarebbe trattenuto con il nonno anche per l’autunno.
Fu una mattina di inizio ottobre che, scesi alla spiaggia per la loro passeggiata, si ritrovarono di fronte ad un panorama devastato: l’arenile era stravolto dall’arrivo di petrolio grezzo che una nave, da loro denominata “pirata”, aveva riversato a mare nell’operazione illegale di pulizia dei serbatoi. Di fronte a quella melmosa marea nera, dove i pesci boccheggiavano e gli uccelli marini rimanevano intrappolati, se in un primo momento si erano sentiti desolati ed impotenti, presto tutti gli abitanti del paese, in prima fila  il nonno ed i vecchi pescatori, che nella loro lunga vita marinara ne avevano passate tante, si erano attivati per portare aiuto a quei poveri animali, tanto che quando arrivarono i tecnici in soccorso, molti uccelli erano già stati prelevati e sistemati per poter essere ripuliti ed accuditi. Anche Gigi ed i suoi amichetti avevano aiutato, così come le mamme, le nonne ed i villeggianti ancora sull’isola. Era un lavoro condiviso, ognuno con le sue possibilità ed i suoi limiti dava una mano. Proprio in quell’occasione Gigi comprese il profondo significato del motto del nonno “Goccia a goccia si forma il mare…”.
Ora, fattosi quasi uomo, più che mai era certo di questo e reso forte dal suo entusiasmo era fiducioso di riuscire a contagiare chi gli stava vicino, innescando  una reazione a catena che avrebbe dato i suoi buoni frutti. Ne aveva parlato a lungo con l’amico Lorenzo, che lo canzonava ma era d’accordo con lui del bisogno di lottare per proteggere e rendere migliore la nostra bella Terra, e con Cristina, un’amica speciale conosciuta all’università, che pure condivideva i suoi ideali. Insieme avevano organizzato per quell’estate un progetto a tutela del mare, con l’intento di coinvolgere non solo i meno sensibili tra gli abitanti stessi dell’isola, ma anche i turisti presenti in quell’epoca. Lorenzo e Cristina lo avrebbero raggiunto con il traghetto del pomeriggio. Gigi, asciugamano del nonno umido in spalla, tornò verso casa da dove il profumo della cucina di mamma lo invitava a rientrare. Quando si ritrovava con la madre aveva sempre voglia di esporle i suoi pensieri e sapeva di trovare anche una valida alleata e, in alcuni casi, dispensatrice di buono consigli! E così Lorenzo cominciò a spiegare ciò che aveva in mente: lungo ogni spiaggia  avrebbe organizzato delle zone gioco per i bambini e genitori insieme, piccoli percorsi a piedi per ritrovare spazi di quella meravigliosa natura...! 
Alla fine di ogni percorso i partecipanti avrebbero avuto in premio un grande tassello di puzzle, che sarebbe servito a ricostruire un enorme disegno di un mare incontaminato e ricco di pesciolini, coralli, altri esseri marini d’ogni specie. Se fosse mancato un pezzo l'isola avrebbe rischiato di non essere amata e tutelata da tutti: questo era il primo progetto di amore per il loro mare.
La madre era sbalordita e approvò l'idea del figlio con una bella risata di consenso, un “Bravo!” entusiasta e infine con un bel piatto di spaghetti ai frutti di mare, naturalmente! Dopo il gustoso pranzo Gigi si affrettò a preparare le stanze per i suoi amici, cercando di rendere particolarmente accogliente quella destinata a Cristina. Quando fu soddisfatto della sua opera, dopo aver stampato un bacio veloce e affettuoso sulla gota della madre, uscì di casa in tutta fretta, impaziente di arrivare al pontile prima dell'attracco del traghetto. La giornata era splendida e un sole caldo e luminoso faceva da cornice al magnifico panorama che si offriva ai suoi occhi: il "suo" mare, calmo e affascinante come non mai.
Solitamente l'imbarcazione, che oltre agli isolani che tornavano a casa dopo il lavoro in città vicine trasportava provviste e rifornimenti di vario genere per l’unico emporio esistente sul posto, giungeva puntuale alle 16,30. Gigi guardava spesso il suo orologio, eccitato all’idea di scorgere quanto prima in lontananza il traghetto, ma il tempo passava e il ritardo si faceva sempre più consistente. Il ragazzo decise quindi di chiamare Lorenzo col cellulare, per avere notizie e tranquillizzarsi, ma non ottenendo risposta la sua inquietudine aumentò. Altre persone, in attesa dei propri cari, gli si avvicinarono. “Non capisco! – disse il vecchio Anselmo – Cosa sarà successo”? “Calma! – cercò di tranquillizzarlo Gigi – Ora chiamo la Guardia Costiera e di certo avremo notizie”! L'addetto alle comunicazioni radio disse al ragazzo di non aver ricevuto alcuna richiesta di soccorso da parte del traghetto "Jupiter", questo era il nome dell'imbarcazione, ma che avrebbe immediatamente indagato circa il ritardo sulla tabella di marcia segnalatogli. Tranquillizzato, Gigi riferì ad Anselmo e agli altri in attesa la notizia: "Dobbiamo aspettare con pazienza e fiducia...il mare è tranquillo e Poseidone garantisce un viaggio senza problemi".
"Eh...sempre a scherzare tu! - commentò la signora Agnese - Spero solo tu abbia ragione. C'è il mio nipotino là sopra, e non vedo l'ora di riabbracciarlo"!
Intanto il tempo implacabile non arrestava la sua corsa e il tramonto era imminente; l'astro fulgente era diventato rosso fuoco e tingeva cielo e mare con colori che avrebbero ammaliato Monet. Inutile dire che il panico si era diffuso e Gigi riprese il cellulare per chiamare di nuovo la Guardia Costiera, quando finalmente la sagoma familiare di Jupiter apparve in lontananza.

Grida di esultanza si levarono all'unisono sul pontile e poi, nel silenzio, tutti attesero l'attracco dell'imbarcazione.
Il traghetto era in perfette condizioni e ciò contrastava col notevole ritardo che aveva accumulato, ma il comandante si affrettò a spiegare che avevano dovuto fermarsi per soccorrere i componenti di un peschereccio in avaria, che rischiava di affondare. Non era stato possibile comunicare via radio con la Capitaneria di Porto per un guasto tecnico e avevano dovuto fare tutto da soli. La malandata barca dei pescatori era stata trainata e ciò aveva rallentato l'andatura di Jupiter."Oh, non importa capitano...l'essenziale è che siate sani e salvi"! - disse Anselmo rincuorato.Con calma i passeggeri iniziarono a scendere. Ed eccoli là...finalmente! Lorenzo, carico di bagagli e Cristina, con lo zainetto sulle spalle ed un borsone rosso erano sulla passerella. Quando appoggiarono i piedi sulla terraferma gettarono ogni cosa e si "gettarono" sul povero Gigi, che a malapena riuscì a rimanere in piedi."Che gioia vedervi, ragazzi! Qui abbiamo temuto il peggio"! - esclamò il ragazzo appena riuscì di nuovo a respirare.Lorenzo, che mai perdeva il suo buonumore disse baldanzoso:" Ma che vai blaterando, uomo di poca fede! All'occorrenza sarei arrivato a nuoto portando sulle mie spalle la dolce Cristina, come il buon tonno amico di Pinocchio fece con Geppetto"!Cristina invece sorrise e lo abbracciò di nuovo: "Siamo qui"! - disse con un sospiro di sollievo."Ok, ragazzi...mia madre di certo ha preparato una cenetta coi fiocchi. Andiamo...i progetti a domani"!
Mamma Caterina infatti aveva apparecchiato con cura particolare la tavola e, al richiamo di Gigi, si affacciò sulla soglia della porta di casa sfoderando un sorriso colmo di sollievo e gioia per il buon esito della traversata in traghetto. Dopo i saluti e gli abbracci di rito, i ragazzi entrarono. -"Oh, signora...come mi è mancata la sua cucina"! - esclamò Lorenzo.
"Beh...allora cosa aspettate? Via, a lavarvi le mani, che si mangia"! - disse ridendo Caterina.
La cena fu consumata in un clima di grande serenità. Che bello era per i tre amici ritrovarsi, e per attuare un progetto così accattivante! Ma la stanchezza del viaggio e la lunga attesa per l'imprevisto occorso loro ebbero la meglio su qualsiasi idea. Il corpo e la mente avevano bisogno di riposo. L'indomani sarebbe stato impegnativo, l'inizio di qualcosa di grande e importante per i ragazzi e per l'isola.
Gigi fu il primo ad uscire dalla sua stanza, ma anche Lorenzo e Cristina erano pronti. Si ritrovarono sul pianerottolo, attrezzati di tutto punto. Si guardarono e, con un cenno d'intesa si precipitarono giù per le scale."Grazie mamma"! - disse Gigi afferrando uno zainetto termico con le provviste per l'intera giornata."Grazie signora"! - aggiunsero gli altri due, salutando con un cenno della mano quella donna straordinaria.L'avventura aveva inizio!"Ok! Da dove si comincia"? - chiese Lorenzo."Sì, è vero, dobbiamo preparare un piano d'azione, - aggiunse Cristina - non possiamo agire alla cieca"!"E cosa credete abbia fatto nei giorni precedenti il vostro arrivo, ragazzi di poca fede! Dunque...ecco il mio programma: il lavoro che ci attende è molto impegnativo ed ogni risorsa umana o meccanica ci sarà utile. Guardate qui"! E Gigi srotolò un grosso foglio, lo appoggiò su uno dei tavoli di legno situati nella pineta che costeggiava gran parte dell'isola e mostrò il suo progetto. Ogni parte di spiaggia era ben definita e disegni mostravano chiaramente l'idea di ristrutturazione globale ideata dal ragazzo. Sull'isola esisteva un solo stabilimento balneare, gestito dalla famiglia Corsini. Il signor Sergio si occupava del bar e sua moglie Sara, ottima cuoca, preparava una pizza fantastica che andava letteralmente a ruba all'ora di pranzo, e altri piatti freschi e gustosi. Il figlio più grande, Remo, aveva il compito della pulizia della spiaggia, della sistemazione degli ombrelloni e dei lettini da mare e, dopo aver assolto a tali obblighi, ci curava della tutela dei bagnanti, avendo conseguito il brevetto di bagnino di salvataggio. Marco, il minore, fresco di laurea in educazione fisica, organizzava corsi di acquagym per i frequentatori dello stabilimento, prevalentemente turisti, dato che gli isolani preferivano la spiaggia libera ovviamente."Vedete? L'unica parte di spiaggia che non ha bisogno di interventi è questa. I Corsini se ne occupano egregiamente. E' tutto il resto che va riorganizzato, compresa questa pineta"! - disse Gigi mostrando con il braccio teso le condizioni precarie in cui versava quel posto che un tempo era stato magnifico e meta fissa di chi cercava frescura e pace nel verde.
"Hai ragione! Le piante non vengono potate da troppo tempo, il sottobosco va pulito e non solo di aghi di pino...guardate quanta sporcizia: plastica, cartacce, resti di picnic da parte di gente poco rispettosa della natura a quanto pare"! - disse Cristina con una smorfia di disappunto.
"Questi cosa sono"? - chiese Lorenzo indicando dei piccoli disegni.
"Aree gioco per i bambini più piccoli, - spiegò Gigi - e qui ho previsto un campetto di beach volley per i più grandi. Ecco, qui vorrei predisporre una sorta di percorso ad ostacoli: un labirinto, scivoli, "salta salta", "dentro il tubo" e così via, tutti giochi gonfiabili, così nessuno si farebbe male, ed il vincitore avrebbe un premio. Quest'anno come sapete abbiamo deciso di dare un tassello di puzzle per poter poi ricostruire un grande disegno nella piazza del paese, in occasione del Ferragosto. Il resto della spiaggia poi va ripulito e corredato di bidoni per l'immondizia, così l'ambiente resterebbe sempre pulito. Allora? Che ne pensate"?Ottimo"! - esclamarono i due amici annuendo."Ci servirà aiuto da tutti gli isolani, naturalmente, ma il vecchio Anselmo mi ha già garantito il suo supporto. Oggi pomeriggio ci sarà una riunione proprio in pineta e ci divideremo i compiti. A ciascuno verrà affidato il compito di coordinare un gruppo. Io direi che intanto che aspettiamo potremmo iniziare a ripulire questo posto, così oggi pomeriggio potremo parlare senza tapparci il naso per la puzza di tutto questo marciume, no"?"Sarebbe splendido, - disse Cristina, ma ci vorrebbe anche qualche spruzzata di Chanel N° 5"!"Ah ah! Esoso, non ti pare"! - commentò Lorenzo mentre Gigi le sorrise divertito. Fatta salva la pausa per il pranzo, i ragazzi si misero di buona lena all'opera e ben presto i primi risultati furono più che evidenti. Quando giunsero gli abitanti dell'isola nel primo pomeriggio, si complimentarono e il loro entusiasmo crebbe. Tutti avevano il desiderio di riportare l'isola all'antico splendore e ancor più. Aveva ragione il nonno di Gigi: "Goccia a goccia si forma il mare"! E lì c'erano tante gocce, che formarono un mare di persone animate da un fervore contagioso. Che concerto di azioni, di collaborazione, di eccitazione allo stato puro! Ci vollero alcune settimane, poichè il mare non può formarsi in un giorno, ma alla fine i risultati furono sorprendenti. Era il 14 agosto e mancava un solo tassello per completare il grandioso puzzle che faceva bella mostra nella piazza del paese. Ed ecco arrivare con calma la signora Agnese, accompagnata dal suo adorato nipotino, che recava in mano il prezioso pezzo mancante. 
Il piccolo, scalzo, attraversò il disegno fino a raggiungere il centro, proprio dove doveva essere incastrato il tassello...e lo inserì. Un lungo applauso accompagnò la conclusione del disegno e l'inizio di una nuova vita sull'isola. Ebbene sì, da quel giorno in poi il mare sarebbe stato monitorato e ogni inizio d'inquinamento subito contrastato con opere di risanamento. I pescatori avrebbero potuto continuare il loro lavoro, il turismo avrebbe incrementato l'economia e gli isolani sarebbero vissuti in un paradiso in terra. Certo molto angeli operosi avrebbero dovuto garantire la manutenzione di quello stato di grazia che aveva trasformato un'enorme pattumiera in un luogo ameno e accogliente. Ma di questo non dobbiamo preoccuparci: ci avrebbero pensato Gigi e Cristina a far rispettare l'ordine. Eh...sì! Non era più un mistero per nessuno che tra i due ragazzi fosse sbocciato l'amore. Avrebbero vissuto sull'isola, sulla loro isola magica. Era come la conclusione di una bella fiaba.
L'indomani, il 15 agosto, come previsto la piazza del paese si popolò per festeggiare. Il mare, quello splendido mare che circondava l'isola faceva da cornice a quell'evento straordinario. Tutti erano consapevoli della vita che esso sprigionava e, al tramonto, gli isolani si radunarono al pontile, a rendere omaggio a quell'enorme distesa d'acqua, che rifletteva il rosso dei raggi del sole che si inabissava. "Non temete, - sembrava dire - ve lo restituirò domani". In fondo, come avrebbe sussurrato commossa Rossella O'Hara..."Domani è un altro giorno"!

Maurizia Zucchetti – Rossella Ceccarelli – Daniela Bonifazi – Stefania Galleschi