Scese le scale, girando per la rampa quasi sollevandosi da terra, attraversò di corsa la cucina prendendo al volo due fette di pane dal tavolo e si diresse alla porta che dava nell’orto sul retro della casa. La mamma lo vide dirigersi verso lei a piedi nudi, la maglietta mezzo infilata nei pantaloncini da bagno e l’asciugamano in spalla, il suo preferito, quello bianco, sul quale in un pomeriggio di pioggia, anni addietro quando era più piccolo, con il nonno avevano dipinto pesci colorati e stelle marine. Oramai stinto dalla salsedine e dal sole avrebbe dovuto essere sostituito, ma Gigi cercava subito quello quando arrivavano alla casa delle vacanze; l’asciugamano era per lui un oggetto speciale, lo considerava una sorta di amico, che aveva continuato ad essere suo compagno durante le avventure marine anche dopo che il nonno se ne era andato, in un grigio inverno senza più nuove stagioni. No, di certo non l’avrebbe sostituito, per nulla al mondo.“Buongiorno tesoro, dormito bene?” “Ciao Mamma, dormito bene!”La mamma gli levò con una carezza una briciola dalla guancia, lui girandosi le sfiorò le dita con un bacetto e corse via con un “ci vediamo più tardiiiiiii” aleggiante nell’aria. La spiaggia e il mare, il suo amato mare, passione e gioia ereditate dal caro nonno lo attendevano anche quella mattina di inizio estate. Appena giunto alla spiaggia lo sguardo di Gigi girò intorno come a raccogliere istanti e ricordi da rimettere insieme, si sedette sulla sabbia ...e finalmente ritrovò con soddisfazione quel contatto dolce, tiepido di granelli, e respirò quell'aria come un beneficio per il corpo! Poi volò di corsa sulla riva, e cominciò a camminare tra un fluire di acqua che gli lambiva le gambe o solo gli sfiorava i piedi! Gigi amava quell'isola e ancor di più quell'angolo di cielo e mare che il nonno gli aveva fatto scoprire. Alla visione d'insieme si sovrapposero i ricordi.
Eccolo lì, immerso fino alle ginocchia nel mare, il nonno accanto che gli mostrava il banco di pesciolini che guizzavano velocissimi attorno ad essi, la medusa bellissima da ammirare a distanza per evitare il suo contatto dall'effetto urticante, i gabbiani che volteggiavano in aria e a sorpresa si lanciavano a sfiorare l'acqua per acciuffare il cibo. Gigi aveva gli occhi chiusi, ma vedeva chiaramente il passato, percepiva l'odore forte delle alghe che una mareggiata aveva accumulato su un tratto di spiaggia, i suoni e il calore del sole sulla sua pelle. Decise di tornare al presente, riaprì gli occhi sospirando e si immerse nell'acqua fresca, ammirando quel paesaggio familiare, che amava più d'ogni altra cosa al mondo. Tra gli scogli il lieve sussurro creato dal frangersi di brevi onde era un richiamo ad avvicinarsi e scoprire di nuovo, come in passato, i piccoli granchi così particolari e unici, che scappavano di qua e di là, nascondendosi nelle fessure delle rocce. Il vento iniziò a sfiorare il mare, solo un soffio leggero, che lo increspava appena. Il tempo non esisteva più quando il ragazzo era in quell’elemento a lui così congeniale. Ogni suono era una colonna sonora che fendeva il suo spazio e lo riempiva di emozioni intermittenti. Ogni visione una scoperta che fermava il respiro, e un vibrante entusiasmo si impossessava di lui che, libero come onda, sazio d’illusioni, sognava ad occhi aperti. Il nonno però ritornava in continuazione nei suoi pensieri, tutto su quell'isola glielo ricordava: la casa che ora era considerata “delle vacanze” era stata l'abitazione del nonno pescatore, che lui ricordava rientrare molto tardi dalle battute di pesca, stanchissimo per essere partito all'alba, ma sempre felice per aver condiviso la giornata col suo mare.
Pian piano però, con l'avanzare dell'età, il nonno si intristiva sempre più nel leggere le battaglie che quella magnifica distesa d'acqua era costretta a combattere contro l'inquinamento. Anche lì, in quell'isola che tutto sommato era ancora un angolo di paradiso, il nonno sapeva riconoscere i piccoli segni della devastazione e non riusciva a perdonare all'uomo la miopia e la sete di denaro che stavano distruggendo la nostra povera terra. Gigi aveva deciso così di fare il biologo marino, voleva che quel mondo, a cui il nonno lo aveva avvicinato con tanto amore, facesse parte anche della sua vita lavorativa. E intanto aveva incominciato a raccogliere testimonianze e storie di persone anziane che raccontavano di luoghi d'acqua incontaminati. Aveva così incontrato Cecilia, ormai più che sessantenne, che ricordava quando, bambina, le suore dell'asilo accompagnavano lei e gli altri bimbi e ragazzi di un paese della valle dell'Arno a fare il bagno e a giocare sulle meravigliose spiaggette di quel fiume che allora era davvero d'argento, come narra una famosa canzone. Le aveva raccontavo dei tanti pesciolini che sguazzavano in quelle acque trasparenti, della vegetazione rigogliosa che circondava il fiume, delle barche che lo attraversavano e poi sul finire degli anni cinquanta l'inizio della fine con la sfrenata e miope industrializzazione.
Anni erano passati dall’ultima vacanza sull’isola. Il nutrito programma previsto dal corso di laurea in Biologia Marina lo impegnava molto. Il suo obiettivo era naturalmente acquisire una solida formazione sui molteplici aspetti legati alla biologia appunto, e all’ecologia degli organismi marini. Gigi coltivava un progetto ambizioso: salvare ogni mare, lago, fiume dalla piaga dell’inquinamento e ricreare quelle condizioni ottimali che ricordava esistere quando era appena un bambino e l’acqua era limpida, pulita, casa accogliente per ogni specie animale e vegetale. Un sogno? Pura utopia? Al giovane piaceva pensare che una buona padronanza del metodo scientifico di indagine e delle sue applicazioni, avrebbe potuto restituire all’ambiente marino e acquatico in genere quella purezza che si era perduta per l’incuria e la superficialità dell’uomo. Quanti progetti nella sua mente!
I suoi compagni di corso gli avevano affibbiato il nomignolo di “Poseidone”, ma a lui non dispiaceva e ribatteva: “Guai a chi oserà sfidare la mia ira! Il tridente, che conservo segretamente in un luogo accessibile solo a me, mi permette di creare tempeste e uragani. Un giorno mi vedrete emergere dal mare su un carro circondato da pesci e delfini, trainato da mostri marini terrificanti. I responsabili delle malattie del mare pagheranno”! “Caspita…dovremmo informare la Marina! – commentò ridendo il suo migliore amico, Lorenzo – Avvertici prima, almeno”! Scherzi a parte, Gigi si sarebbe accontentato anche solo si apportare miglioramenti progressivi ed efficaci. Era giovane e il tempo era suo amico. Il suo entusiasmo poteva fare la differenza.Gigi aveva imparato dal nonno che “tante piccole gocce unite formano il mare”; così gli diceva sempre nei momenti di sconforto per incoraggiarlo a non rinunciare a nessuna battaglia, come quella triste volta che si erano trovati di fronte ad una tragedia inimmaginabile. Gigi aveva cinque anni allora, ancora un anno e sarebbe andato a scuola. La nonna era volata in cielo a primavera, quando la brezza marina diventa dolce e profumata di fiori di mare, e Gigi e il nonno avevano trascorso tutta l’estate legatissimi; raccoglievano conchiglie, uscivano con la barca, nuotavano tra gli scogli e il nonno gli raccontava del mare e del rapporto che si doveva avere con lui, di rispetto e conservazione. Mamma e babbo avevano pensato che sarebbe stato bello per lui e il nonno stare insieme ancora, anche finite le vacanze estive, quindi fu deciso: Gigi, felice, si sarebbe trattenuto con il nonno anche per l’autunno.
Fu una mattina di inizio ottobre che, scesi alla spiaggia per la loro passeggiata, si ritrovarono di fronte ad un panorama devastato: l’arenile era stravolto dall’arrivo di petrolio grezzo che una nave, da loro denominata “pirata”, aveva riversato a mare nell’operazione illegale di pulizia dei serbatoi. Di fronte a quella melmosa marea nera, dove i pesci boccheggiavano e gli uccelli marini rimanevano intrappolati, se in un primo momento si erano sentiti desolati ed impotenti, presto tutti gli abitanti del paese, in prima fila il nonno ed i vecchi pescatori, che nella loro lunga vita marinara ne avevano passate tante, si erano attivati per portare aiuto a quei poveri animali, tanto che quando arrivarono i tecnici in soccorso, molti uccelli erano già stati prelevati e sistemati per poter essere ripuliti ed accuditi. Anche Gigi ed i suoi amichetti avevano aiutato, così come le mamme, le nonne ed i villeggianti ancora sull’isola. Era un lavoro condiviso, ognuno con le sue possibilità ed i suoi limiti dava una mano. Proprio in quell’occasione Gigi comprese il profondo significato del motto del nonno “Goccia a goccia si forma il mare…”.
Ora, fattosi quasi uomo, più che mai era certo di questo e reso forte dal suo entusiasmo era fiducioso di riuscire a contagiare chi gli stava vicino, innescando una reazione a catena che avrebbe dato i suoi buoni frutti. Ne aveva parlato a lungo con l’amico Lorenzo, che lo canzonava ma era d’accordo con lui del bisogno di lottare per proteggere e rendere migliore la nostra bella Terra, e con Cristina, un’amica speciale conosciuta all’università, che pure condivideva i suoi ideali. Insieme avevano organizzato per quell’estate un progetto a tutela del mare, con l’intento di coinvolgere non solo i meno sensibili tra gli abitanti stessi dell’isola, ma anche i turisti presenti in quell’epoca. Lorenzo e Cristina lo avrebbero raggiunto con il traghetto del pomeriggio. Gigi, asciugamano del nonno umido in spalla, tornò verso casa da dove il profumo della cucina di mamma lo invitava a rientrare. Quando si ritrovava con la madre aveva sempre voglia di esporle i suoi pensieri e sapeva di trovare anche una valida alleata e, in alcuni casi, dispensatrice di buono consigli! E così Lorenzo cominciò a spiegare ciò che aveva in mente: lungo ogni spiaggia avrebbe organizzato delle zone gioco per i bambini e genitori insieme, piccoli percorsi a piedi per ritrovare spazi di quella meravigliosa natura...!
Alla fine di ogni percorso i partecipanti avrebbero avuto in premio un grande tassello di puzzle, che sarebbe servito a ricostruire un enorme disegno di un mare incontaminato e ricco di pesciolini, coralli, altri esseri marini d’ogni specie. Se fosse mancato un pezzo l'isola avrebbe rischiato di non essere amata e tutelata da tutti: questo era il primo progetto di amore per il loro mare.
La madre era sbalordita e approvò l'idea del figlio con una bella risata di consenso, un “Bravo!” entusiasta e infine con un bel piatto di spaghetti ai frutti di mare, naturalmente! Dopo il gustoso pranzo Gigi si affrettò a preparare le stanze per i suoi amici, cercando di rendere particolarmente accogliente quella destinata a Cristina. Quando fu soddisfatto della sua opera, dopo aver stampato un bacio veloce e affettuoso sulla gota della madre, uscì di casa in tutta fretta, impaziente di arrivare al pontile prima dell'attracco del traghetto. La giornata era splendida e un sole caldo e luminoso faceva da cornice al magnifico panorama che si offriva ai suoi occhi: il "suo" mare, calmo e affascinante come non mai.
Solitamente l'imbarcazione, che oltre agli isolani che tornavano a casa dopo il lavoro in città vicine trasportava provviste e rifornimenti di vario genere per l’unico emporio esistente sul posto, giungeva puntuale alle 16,30. Gigi guardava spesso il suo orologio, eccitato all’idea di scorgere quanto prima in lontananza il traghetto, ma il tempo passava e il ritardo si faceva sempre più consistente. Il ragazzo decise quindi di chiamare Lorenzo col cellulare, per avere notizie e tranquillizzarsi, ma non ottenendo risposta la sua inquietudine aumentò. Altre persone, in attesa dei propri cari, gli si avvicinarono. “Non capisco! – disse il vecchio Anselmo – Cosa sarà successo”? “Calma! – cercò di tranquillizzarlo Gigi – Ora chiamo la Guardia Costiera e di certo avremo notizie”! L'addetto alle comunicazioni radio disse al ragazzo di non aver ricevuto alcuna richiesta di soccorso da parte del traghetto "Jupiter", questo era il nome dell'imbarcazione, ma che avrebbe immediatamente indagato circa il ritardo sulla tabella di marcia segnalatogli. Tranquillizzato, Gigi riferì ad Anselmo e agli altri in attesa la notizia: "Dobbiamo aspettare con pazienza e fiducia...il mare è tranquillo e Poseidone garantisce un viaggio senza problemi".
"Eh...sempre a scherzare tu! - commentò la signora Agnese - Spero solo tu abbia ragione. C'è il mio nipotino là sopra, e non vedo l'ora di riabbracciarlo"!
Intanto il tempo implacabile non arrestava la sua corsa e il tramonto era imminente; l'astro fulgente era diventato rosso fuoco e tingeva cielo e mare con colori che avrebbero ammaliato Monet. Inutile dire che il panico si era diffuso e Gigi riprese il cellulare per chiamare di nuovo la Guardia Costiera, quando finalmente la sagoma familiare di Jupiter apparve in lontananza.
Grida di esultanza si levarono all'unisono sul pontile e poi, nel silenzio, tutti attesero l'attracco dell'imbarcazione.
Il traghetto era in perfette condizioni e ciò contrastava col notevole ritardo che aveva accumulato, ma il comandante si affrettò a spiegare che avevano dovuto fermarsi per soccorrere i componenti di un peschereccio in avaria, che rischiava di affondare. Non era stato possibile comunicare via radio con la Capitaneria di Porto per un guasto tecnico e avevano dovuto fare tutto da soli. La malandata barca dei pescatori era stata trainata e ciò aveva rallentato l'andatura di Jupiter."Oh, non importa capitano...l'essenziale è che siate sani e salvi"! - disse Anselmo rincuorato.Con calma i passeggeri iniziarono a scendere. Ed eccoli là...finalmente! Lorenzo, carico di bagagli e Cristina, con lo zainetto sulle spalle ed un borsone rosso erano sulla passerella. Quando appoggiarono i piedi sulla terraferma gettarono ogni cosa e si "gettarono" sul povero Gigi, che a malapena riuscì a rimanere in piedi."Che gioia vedervi, ragazzi! Qui abbiamo temuto il peggio"! - esclamò il ragazzo appena riuscì di nuovo a respirare.Lorenzo, che mai perdeva il suo buonumore disse baldanzoso:" Ma che vai blaterando, uomo di poca fede! All'occorrenza sarei arrivato a nuoto portando sulle mie spalle la dolce Cristina, come il buon tonno amico di Pinocchio fece con Geppetto"!Cristina invece sorrise e lo abbracciò di nuovo: "Siamo qui"! - disse con un sospiro di sollievo."Ok, ragazzi...mia madre di certo ha preparato una cenetta coi fiocchi. Andiamo...i progetti a domani"!
Mamma Caterina infatti aveva apparecchiato con cura particolare la tavola e, al richiamo di Gigi, si affacciò sulla soglia della porta di casa sfoderando un sorriso colmo di sollievo e gioia per il buon esito della traversata in traghetto. Dopo i saluti e gli abbracci di rito, i ragazzi entrarono. -"Oh, signora...come mi è mancata la sua cucina"! - esclamò Lorenzo.
"Beh...allora cosa aspettate? Via, a lavarvi le mani, che si mangia"! - disse ridendo Caterina.
La cena fu consumata in un clima di grande serenità. Che bello era per i tre amici ritrovarsi, e per attuare un progetto così accattivante! Ma la stanchezza del viaggio e la lunga attesa per l'imprevisto occorso loro ebbero la meglio su qualsiasi idea. Il corpo e la mente avevano bisogno di riposo. L'indomani sarebbe stato impegnativo, l'inizio di qualcosa di grande e importante per i ragazzi e per l'isola.
Gigi fu il primo ad uscire dalla sua stanza, ma anche Lorenzo e Cristina erano pronti. Si ritrovarono sul pianerottolo, attrezzati di tutto punto. Si guardarono e, con un cenno d'intesa si precipitarono giù per le scale."Grazie mamma"! - disse Gigi afferrando uno zainetto termico con le provviste per l'intera giornata."Grazie signora"! - aggiunsero gli altri due, salutando con un cenno della mano quella donna straordinaria.L'avventura aveva inizio!"Ok! Da dove si comincia"? - chiese Lorenzo."Sì, è vero, dobbiamo preparare un piano d'azione, - aggiunse Cristina - non possiamo agire alla cieca"!"E cosa credete abbia fatto nei giorni precedenti il vostro arrivo, ragazzi di poca fede! Dunque...ecco il mio programma: il lavoro che ci attende è molto impegnativo ed ogni risorsa umana o meccanica ci sarà utile. Guardate qui"! E Gigi srotolò un grosso foglio, lo appoggiò su uno dei tavoli di legno situati nella pineta che costeggiava gran parte dell'isola e mostrò il suo progetto. Ogni parte di spiaggia era ben definita e disegni mostravano chiaramente l'idea di ristrutturazione globale ideata dal ragazzo. Sull'isola esisteva un solo stabilimento balneare, gestito dalla famiglia Corsini. Il signor Sergio si occupava del bar e sua moglie Sara, ottima cuoca, preparava una pizza fantastica che andava letteralmente a ruba all'ora di pranzo, e altri piatti freschi e gustosi. Il figlio più grande, Remo, aveva il compito della pulizia della spiaggia, della sistemazione degli ombrelloni e dei lettini da mare e, dopo aver assolto a tali obblighi, ci curava della tutela dei bagnanti, avendo conseguito il brevetto di bagnino di salvataggio. Marco, il minore, fresco di laurea in educazione fisica, organizzava corsi di acquagym per i frequentatori dello stabilimento, prevalentemente turisti, dato che gli isolani preferivano la spiaggia libera ovviamente."Vedete? L'unica parte di spiaggia che non ha bisogno di interventi è questa. I Corsini se ne occupano egregiamente. E' tutto il resto che va riorganizzato, compresa questa pineta"! - disse Gigi mostrando con il braccio teso le condizioni precarie in cui versava quel posto che un tempo era stato magnifico e meta fissa di chi cercava frescura e pace nel verde.
"Hai ragione! Le piante non vengono potate da troppo tempo, il sottobosco va pulito e non solo di aghi di pino...guardate quanta sporcizia: plastica, cartacce, resti di picnic da parte di gente poco rispettosa della natura a quanto pare"! - disse Cristina con una smorfia di disappunto.
"Questi cosa sono"? - chiese Lorenzo indicando dei piccoli disegni.
"Aree gioco per i bambini più piccoli, - spiegò Gigi - e qui ho previsto un campetto di beach volley per i più grandi. Ecco, qui vorrei predisporre una sorta di percorso ad ostacoli: un labirinto, scivoli, "salta salta", "dentro il tubo" e così via, tutti giochi gonfiabili, così nessuno si farebbe male, ed il vincitore avrebbe un premio. Quest'anno come sapete abbiamo deciso di dare un tassello di puzzle per poter poi ricostruire un grande disegno nella piazza del paese, in occasione del Ferragosto. Il resto della spiaggia poi va ripulito e corredato di bidoni per l'immondizia, così l'ambiente resterebbe sempre pulito. Allora? Che ne pensate"?Ottimo"! - esclamarono i due amici annuendo."Ci servirà aiuto da tutti gli isolani, naturalmente, ma il vecchio Anselmo mi ha già garantito il suo supporto. Oggi pomeriggio ci sarà una riunione proprio in pineta e ci divideremo i compiti. A ciascuno verrà affidato il compito di coordinare un gruppo. Io direi che intanto che aspettiamo potremmo iniziare a ripulire questo posto, così oggi pomeriggio potremo parlare senza tapparci il naso per la puzza di tutto questo marciume, no"?"Sarebbe splendido, - disse Cristina, ma ci vorrebbe anche qualche spruzzata di Chanel N° 5"!"Ah ah! Esoso, non ti pare"! - commentò Lorenzo mentre Gigi le sorrise divertito. Fatta salva la pausa per il pranzo, i ragazzi si misero di buona lena all'opera e ben presto i primi risultati furono più che evidenti. Quando giunsero gli abitanti dell'isola nel primo pomeriggio, si complimentarono e il loro entusiasmo crebbe. Tutti avevano il desiderio di riportare l'isola all'antico splendore e ancor più. Aveva ragione il nonno di Gigi: "Goccia a goccia si forma il mare"! E lì c'erano tante gocce, che formarono un mare di persone animate da un fervore contagioso. Che concerto di azioni, di collaborazione, di eccitazione allo stato puro! Ci vollero alcune settimane, poichè il mare non può formarsi in un giorno, ma alla fine i risultati furono sorprendenti. Era il 14 agosto e mancava un solo tassello per completare il grandioso puzzle che faceva bella mostra nella piazza del paese. Ed ecco arrivare con calma la signora Agnese, accompagnata dal suo adorato nipotino, che recava in mano il prezioso pezzo mancante.
Il piccolo, scalzo, attraversò il disegno fino a raggiungere il centro, proprio dove doveva essere incastrato il tassello...e lo inserì. Un lungo applauso accompagnò la conclusione del disegno e l'inizio di una nuova vita sull'isola. Ebbene sì, da quel giorno in poi il mare sarebbe stato monitorato e ogni inizio d'inquinamento subito contrastato con opere di risanamento. I pescatori avrebbero potuto continuare il loro lavoro, il turismo avrebbe incrementato l'economia e gli isolani sarebbero vissuti in un paradiso in terra. Certo molto angeli operosi avrebbero dovuto garantire la manutenzione di quello stato di grazia che aveva trasformato un'enorme pattumiera in un luogo ameno e accogliente. Ma di questo non dobbiamo preoccuparci: ci avrebbero pensato Gigi e Cristina a far rispettare l'ordine. Eh...sì! Non era più un mistero per nessuno che tra i due ragazzi fosse sbocciato l'amore. Avrebbero vissuto sull'isola, sulla loro isola magica. Era come la conclusione di una bella fiaba.
L'indomani, il 15 agosto, come previsto la piazza del paese si popolò per festeggiare. Il mare, quello splendido mare che circondava l'isola faceva da cornice a quell'evento straordinario. Tutti erano consapevoli della vita che esso sprigionava e, al tramonto, gli isolani si radunarono al pontile, a rendere omaggio a quell'enorme distesa d'acqua, che rifletteva il rosso dei raggi del sole che si inabissava. "Non temete, - sembrava dire - ve lo restituirò domani". In fondo, come avrebbe sussurrato commossa Rossella O'Hara..."Domani è un altro giorno"!
Maurizia Zucchetti – Rossella Ceccarelli – Daniela Bonifazi – Stefania Galleschi
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