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"I MISTERIOSI IMBALLAGGI" di Rossella Calvi-Rossella Ceccarelli- Maria Laura Celli-Milvia Di Michele-Stefania Galleschi



"I MISTERIOSI IMBALLAGGI"

Le Fate sono esseri straordinari che noi umani riteniamo sempre allegre e felici.
Ma non tutti i mondi delle Fate sono sereni e colmi di gioia, esiste un mondo popolato da fatine poverissime e infelici che hanno poco da mangiare, non sanno come scaldarsi e nutrire le nuove nate.
"Tristezza" una fatina dimenticata
E' il mondo delle Fate Dimenticate, di quelle che devono cercare espedienti per sopravvivere, perché quelle più fortunate si sono dimenticate di loro. Insomma le Fatine Dimenticate devono arrangiarsi per vivere.
Voglio raccontarvi la storia di alcune di loro che, per procurarsi il cibo e il necessario per una vita dignitosa, decisero di andare a lavorare nel Mondo Senza Scrupoli, dove un Mago cattivo, ma ricco, le sfruttava fino all'inverosimile.
Le nostre fatine erano costrette a lavorare in condizioni disumane...
Già, condizioni disumane, anche se non erano 'esseri umani' dentro avevano ugualmente un cuore che batteva, avevano sentimenti di amore, forse più di ogni altro essere umano al mondo. Ma la cosa più importante era che forte nei loro animi regnava la 'DIGNITA'.
Dignità che mai avrebbero permesso a chicchessia di mettere sotto i piedi!
Nel Mondo Senza Scrupoli alle fate non era concesso di usare la loro magia, non potevano nemmeno ridere o cantare. Meno ancora fantasticare.
La misteriosa macchina
Dovevano semplicemente sostituire gli ingranaggi di una grande e misteriosa macchina, senza nemmeno conoscerne la funzione.
Ogni tanto avevano il permesso di allontanarsi dal posto di lavoro, ad esempio per bere, ma dovevano farlo molto velocemente, entro pochissimo tempo,
pena il licenziamento.
Non era certo un 'bel lavorare'. Le fatine erano in un continuo stato ansioso.
Quei pochi secondi di pausa non erano sufficienti per ritemprare le forze, era un correre continuo, affannoso!
- Dobbiamo farcela - sussurravano l'una all'altra, di nascosto, per darsi coraggio – non possiamo arrenderci, abbiamo bisogno di lavorare per noi e per le nostre piccole.- Si sentivano costrette a subire, non riuscivano a individuare una strada da percorrere per rendere meno pesante la loro triste e drammatica situazione. Povere fate!
Non era solo questo il problema, anzi forse questo era il meno grave.
Le loro splendide e argentee ali erano ormai bloccate da un vile incantesimo del perfido mago. Spesso le fate erano costrette a servirsi di scale altissime e cigolanti per raggiungere le parti alte del macchinario misterioso, in modo da poter sostituire gli ingranaggi o per oliarli. Ciò era molto pericoloso per la loro incolumità. Il rumore poi era spaventoso perché trovandosi nei sotterranei bui del castello del mago, tutto rimbombava. L'ambiente era umido e malsano, sul pavimento scorreva un filo d'acqua fetida e topi e scarafaggi correvano qua e là. Le fate erano anche impaurite dalla presenza di Cerby, una fata traditrice che spiava i loro comportamenti e riportava i loro discorsi al Mago. 
Il perfido Mago


Quindi il Mago sapeva tutto di loro... non solo perché era un Mago!
Pian piano le fatine lavoratrici cominciarono ad ammalarsi. Qualcuna iniziò ad avere una tosse continua, che le squassava il petto, accompagnata da febbri molto alte, altre ebbero rovinato l'udito, due precipitarono da quelle scale altissime e si fratturarono gambe e ali; insomma molte non potettero più lavorare. Quelle che continuavano erano sempre più stanche, tristi e sentivano che pian piano la vita le stava abbandonando.
Il loro dolore, lentamente ma inesorabilmente, arrivò al mondo delle Fate Felici, quelle che possedevano la ricchezza, la serenità e, grazie a queste, anche la salute e che fino a quel momento avevano finto di non accorgersi della desolazione che regnava nel mondo delle Fate Dimenticate.
Fatina felice "Giunchiglia"
Un bel giorno le Fate Felici, finalmente, decisero di andare in aiuto delle fatine sfortunate. Di nascosto dal Mago, giunsero nel mondo delle Fate Dimenticate dove cercarono un luogo, un'abitazione che non doveva dare nell'occhio, ma che potesse permettere loro di muoversi e prendere contatti con le loro simili più sfortunate. Per qualche giorno aspettarono che un piccolo pulviscolo della loro magia si introducesse nella fabbrica per capire quali condizioni di lavoro dovessero subire le fatine! E così cominciarono a tramare la ribellione: una alla volta s'introdussero in fabbrica e si sostituirono a quelle povere e malandate lavoratrici.
Iniziarono, così, di nascosto dal Mago, troppo preso dal valutare i suoi guadagni, a mettere delle strisce antiscivolo alle scale, rafforzarono i parapetti e i corrimano, riuscirono a diminuire lo spaventoso rumore della macchina con semplici ma efficaci accorgimenti. Li studiavano durante le ore di libertà dal lavoro, che erano aumentate grazie al fatto che le Fate Felici si alternavano con le Fate più sfortunate.
Pian piano riuscirono anche a bonificare il pavimento interrompendo con una diga, all'esterno del Castello, un ruscelletto che entrando nei sotterranei provocava quel rigagnolo sul pavimento, in cui sguazzavano i ratti.Con semplici innovazioni e interventi furono in grado di rendere più sicuro e salutare il luogo di lavoro, tutte lavoravano più tranquille, più volentieri e prolificarono l'operosità e, pur non sapendo comunque cosa producevano, ottenevano risultati sempre più lusinghieri! Il mago malefico era soddisfatto, si sentiva orgoglioso dei suoi metodi coercitivi che riteneva fossero quelli che determinavano tanto successo nel lavoro e si diceva, auto celebrandosi:
- Sono davvero un genio! Grazie alla mai intelligenza e alla durezza che impongo nel lavoro, riesco ad ottenere risultati straordinari che mi faranno diventare il mago più ricco del regno!
Si sentiva grande, forte, potente.
Fatina mentre riposa

Non sapeva che i risultati eccellenti erano dovuti all'aumentata sicurezza e salubrità del posto di lavoro, al fatto che le Fatine si alternavano e potevano riposarsi un numero di ore maggiore: tutto questo le rendeva più forti, attente ed efficienti.
Eppure il mago cominciò ad essere invidioso di quella nuova energia vitale delle lavoranti. - Possibile - si diceva – che tutto questo sia dovuto solo alle mie pur grandiose capacità? Magari quella macchina è davvero un portento, forse ha il potere di dare un vigore inspiegabile, di generare unione, anche felicità o forse qualcos'altro che le fate mi nascondono!-
Intanto per le fatine tutto filava molto meglio, erano un bel gruppo di donne... seppur fate! Si sentivano sostenute e, col maggior tempo che avevano per riposare era tornato il buonumore; la sera si ritrovavano tutte insieme a cena ridendo, spesso, per ciò che avevano da raccontarsi e soprattutto studiavano
nuove tattiche per recuperare un minimo di benessere per tutte e di salvaguardia della propria vita, soprattutto sul lavoro.
Ma il mago covava invidia e, con enorme sorpresa di tutte, esordì che la macchina per qualche giorno doveva essere spenta e che quindi non avrebbero dovuto recarsi al lavoro.
In realtà voleva scoprire perché tutte fossero più serene, riteneva che il motivo fosse da ricercare nella macchina .
Non si era nemmeno accorto delle modifiche all'ambiente, troppo preso a pensare ai guadagni e a studiare l'atteggiamento delle lavoranti.
Il Mago catapultato in mondi lontani
E fu così che la prepotenza, la cattiveria, l'ingordigia, giocarono un brutto scherzo al mago. Inverosimilmente preso dall'inseguire una nuova bramosia di potere, eccitato dalla ricerca di ciò che non c'era... fu ingoiato dalla macchina e, come un ingranaggio, catapultato in mondi lontani e sconosciuti.
La sua scomparsa fu una liberazione. Lui stesso era rimasto vittima della sua ingordigia, l'allarme che avrebbe dovuto suonare per segnalare i guasti nell'impianto e che lo avrebbe potuto salvare, non era mai mai istallato, così il Mago era rimasto intrappolato e risucchiato dalla sua stessa incuria!
Si scoprì poi che il mago era un distruttore di "messa a norma" di sicurezza, che imballava e inviava nel mondo degli umani. Da quel giorno non furono più effettuati gli imballi e, grazie alle fatine, gli umani scoprirono che utilizzare le norme di sicurezza migliorava tutte le attività, consentendo ai lavoratori di operare con più tranquillità e fiducia.


Rossella Calvi-Rossella Ceccarelli- Maria Laura Celli-Milvia Di Michele-Stefania Galleschi

Tutte le immagini presenti nella fiaba sono state tratte dal web.

" I SOGNI DEI BAMBINI" di Daniela Bonifazi – Cecilia Bonazzi – Rossella Ceccarelli – Milvia Di Michele


I sogni dei bambini

Quella sera Benjamin non riusciva a prendere sonno. La mamma poco prima gli aveva rimboccato le coperte e si accingeva a leggere al bimbo una bella storia, consuetudine ormai consolidata, tanto che il piccolo si sdraiava sempre su un lato del lettino per lasciare abbastanza spazio alla mamma affinchè lei potesse comodamente sedersi accanto a lui. Ma quella sera Benjamin si esibì con uno sbadiglio sonoro, allargando le braccine che si serrarono attorno al collo di sua madre. Un bacione sulla guancia e poi un convinto:"Notte mammina"! - e il bimbo si coprì fino al mento e, dopo essersi girato su un fianco, chiuse gli occhi.
Louella lo aveva guardato, stupita di quel cambio di programma del tutto inusuale, ma poi si convinse che il pestifero figlioletto fosse esausto, dopo la gita scolastica, ed era uscita dalla cameretta in punta di piedi.
Quando il bambino udì la porta chiudersi, riaprì gli occhioni blu che ancora vedevano scorrere le immagini del meraviglioso film vissuto in quella giornata particolare, iniziata il mattino presto col raduno della sua classe al parcheggio della scuola; un pullman era pronto a partire con alunni e maestre per la tanto attesa gita all'Oasi di Baugiano, in una fattoria didattica molto rinomata in cui i bambini avrebbero potuto calarsi nei panni degli uomini primitivi e scoprire come essi lavoravano la terra per ricavarne dei frutti. Benjamin ripensò al viaggio di andata. Insieme ai compagni più affiatati aveva chiacchierato, scambiato figurine, raccontato barzellette che avevano suscitato l'ilarità generale. La classe era ormai abituata alle sue performances da comico dotato e lo apprezzava, ritenendolo il più simpatico tra tutti i compagni assieme a Lorenzo, che gli faceva spesso da “spalla” e con successo! Il ragazzino tuttavia non si era montato la testa e non faceva mai "il prezioso", anzi era disponibile e gentile. Una breve sosta intermedia per fare colazione ed andare in bagno e poi di nuovo in viaggio fino a destinazione. Un coro di esultanza si era levato alla vista della fattoria, che prometteva bellissime esperienze. I bambini erano scesi ordinatamente, sotto l'occhio vigile delle maestre, e si erano riuniti all'ombra di un grande albero aspettando che la loro avventura iniziasse.
Avevano visto la maestra Carmen parlare con una signora dall'aspetto gradevole, che si era poi avvicinata al gruppo e si era presentata: "Sarò la vostra guida in questa bellissima avventura. Avete voglia di venire con me"?
"Sìììììììì!!! - era stata la risposta entusiasta dei bambini.
"Allora seguitemi"! - aveva aggiunto la donna incamminandosi verso un sentiero stretto e costeggiato da alberi e cespugli. La "comitiva" trotterellava allegramente dietro di lei, impaziente di scoprire la sua destinazione. Gli alunni non avevano dovuto camminare a lungo. Ben presto erano giunti in un posto particolare: grandi capannoni aperti in legno e copertura di stuoie, fascine e cannicciato fitto e sotto di essi varie zone delimitate da bassi paletti e una cordicella a formare quadrati o rettangoli. Sul terreno si vedevano degli attrezzi rudimentali, molto semplici.
La signora Carmen aveva chiesto ai ragazzi di disporsi in semicerchio, così da poterla ascoltare meglio e nello spesso tempo riuscire ad avere una buona visuale.
"Bene, ci siamo! - aveva iniziato - Immagino che voi tutti sappiate come vivevano gli uomini primitivi".
"Certo...ce lo ha raccontato la maestra Natalia"! - aveva risposto proprio Benjamin.
"Perfetto! Allora oggi tutti voi vi calerete nei panni dei primi uomini, là ci sono degli attrezzi, vedete? Ora vi dividerete per piccoli gruppi, con l'aiuto delle vostre insegnanti, e imparerete a lavorare come piccoli primitivi, quando non esistevano i trattori e altri macchinari agricoli, ma solo le nude mani e...questi semplici attrezzi. Pronti? Via dunque"!
E i bambini, entusiasti, si erano gettati a capofitto in quella straordinaria avventura. Cosa potevano desiderare di meglio se non imbrattarsi le mani con la terra e seminare e innaffiare, fare i baffi con il fango a qualche sventurato compagno che ne rideva o si arrabbiava.
"Oh, che bello"! - sospirò Benjamin ripercorrendo con la mente ogni tappa di quella gita fantastica, mentre le palpebre a poco a poco cominciarono ad appesantirsi. Il bambino tentava con tutte le sue forze di combattere la stanchezza, ma il sonno giunse e con esso...i sogni!

Ed ecco Benjamin vestito di pelli, con una sorta di attrezzo in legno molto simile ad una zappa, che sotto un sole cocente smuove il duro terreno. Accanto a lui la sua amica e compagna Sara, anch'essa abbigliata come una primitiva che getta semi di frumento nei solchi. Il resto del villaggio, poche anime, al lavoro come loro, dissodano il terreno e seminano. Un po’ più distante il fedele cane, Doan, che annusa l’aria. D’improvviso si alza, drizza le orecchie, la coda dritta… scruta verso la foresta: forse sente qualcosa. Abbaia. Di sicuro avverte un pericolo, una minaccia che si avvicina. Benjamin e Sara distolgono la loro attenzione dal lavoro e guardano in direzione del cane, poi nella stessa direzione dello sguardo della bestiola, che continua ad abbaiare sempre più furiosamente. Ora anche Benjamin e Sara sentono qualcosa e i battiti del loro cuore aumentano, fin quasi a dare la sensazione che possa scoppiare, quand’ecco nella foresta il terreno trema, le chiome degli alberi si agitano, un rombo assordante annuncia qualcosa di tremendo.
“Scappiamo”! - urlano in molti.
Il panico, poi la confusione: compagni di classe vestiti di pelli di daino che fuggono ovunque, e nel fuggi fuggi generale volti noti e meno noti che il primitivo Benjamin vede passarsi davanti, come in un film; ma questo non è un film! E allora… da cosa fuggono tutti? Benjamin intuisce che non può affrontare ciò che teme stia arrivando e, afferrando Sara inizia la fuga, quasi trascinando la sua amica. Non riesce ad eludere la curiosità e si ferma, si volta e… vede!
Un enorme brontosauro esce dalla foresta con resti di vegetali tra le fauci. E’ enorme con quel collo lungo lungo che può arrivare ovunque, quelle enormi zampe e la coda, ancora più lunga e robusta al punto da riuscire con pochi colpi a spazzar via l’intero villaggio, anche se fatto di poche capanne.
A quel punto il sonno di Benjamin si fa più leggero e qualcosa succede nella sua mente, il bimbo comincia a riflettere e ricordare: i brontosauri dovrebbero essere estinti, ce lo ha spiegato nei giorni scorsi la maestra, e se anche così non fosse, comunque sono vegetariani, non come il t-rex che è carnivoro. Nel dormiveglia Benjamin continua a sognare e, guardandosi attorno, nota con stupore che il paesaggio è completamente cambiato: ora si trova nel deserto vestito da beduino e cavalca un cammello; anche in questo sogno i suoi compagni sono con lui, e perfino le maestre, vestite con lunghe tuniche bianche e sulla testa un kefiyyah, tipico copricapo dei beduini. La carovana procede lentamente sotto un sole cocente e la tranquillità del viaggio fa cadere di nuovo Benjamin in un sonno profondo. Arrivano in una rigogliosa oasi e lì trovano cibo e acqua e ombra. Possono finalmente riposarsi, ma…ecco che l’ambiente cambia nuovamente: tutta la classe si sta esibendo in un circo. Che meraviglia! Sara fa la trapezista e compie dei volteggi straordinari, Marco e Lina indossano maschere di cartapesta completamente bianche e, con varie acrobazie e piroette, intrattengono il numeroso pubblico che applaude.

Naturalmente non può mancare il clown con la sua eccentrica comicità, e chi meglio di Lorenzo per questo ruolo che gli calza a pennello! La musica è allegra e gli spettatori attendono con impazienza il grande Benjamin, coraggioso domatore di tigri del Bengala. Un rullo di tamburi ed ecco…la grande gabbia viene scoperta e mostra i temibili felini. Ma che accade? Le sbarre cedono e le tigri stanno per avventarsi su chiunque, bramose di prede…Benjamin, con frusta e grida cerca di controllarle, ma una di esse lo guarda coi suoi occhi di ghiaccio e sta per attaccarlo. “È la fine”! -pensa il ragazzo!
“Svegliati tesoro! Calmati…non è nulla, solo un brutto sogno”! – lo rassicurò la mamma.
Benjamin con gli occhietti semichiusi percepiva di essere al sicuro, nella sua cameretta, però era perplesso, qualcosa gli sfuggiva.
Intanto le prime luci del mattino filtravano dalla finestra e i passerotti cinguettavano salutando il nuovo giorno.
Benjamin guardò la sveglia e si disse: "Che bello! Ho ancora un'ora tutta per me prima di andare a scuola!".
Spalancò la finestra, aprì piano piano la porta della cameretta e andò in cucina a sgranocchiare i fragranti biscotti che la mamma aveva preparato il giorno prima, poi ritornò in camera e andò a cercare nella sua biblioteca un libro bellissimo che aveva ricevuto in dono a Natale.
Era una sorta di enciclopedia, riccamente illustrata e molto colorata, letta e riletta per mesi, ma non per intero, c’erano molte cose ancora da scoprire.
Lì ritrovò il brontosauro del suo sogno, lo stesso che aveva visto anche al Museo di Scienze Naturali, lesse notizie sui cammelli e sui beduini, vide la foto di una lussureggiante oasi, si documentò sulla tigre del Bengala, ammirandola in tutta la sua bellezza.
Mentre il bambino si stiracchiava e sbadigliava, vista la notte movimentata che aveva passato e la sveglia all’alba, entrò la sua sorellina."Ciao Benjamin, perchè sei già sveglio?"- chiese la piccola Milly.
Benjamin rispose semplicemente: "Ho fatto un sogno, anzi più d’uno…che però non ho capito bene".
E la sorellina: "Perchè, Benjamin, i sogni vanno capiti”?
Fu allora che la mamma entrò di nuovo in cameretta dicendo:”Allora tesoro…passato tutto”?
Beh, un po’ sì e un po’ no, mammina! – rispose il figlio.
“ Io vorrei sapere cosa sono i sogni e perchè Benjamin non ha capito il sogno che ha fatto."- aggiunse la sorellina.
“Bene! Vi spiegherò ciò che mia madre, vostra nonna Clotilde, mi ha detto quando io, bambina come siete voi oggi, le ho rivolto le stesse identiche domande, questa sera però, dopo i compiti. Dovrete avere un po’ di pazienza e aspettare, ma ne varrà la pena ve lo assicuro, poiché stasera dopo tanto tempo riaprirò “ Il Grande Libro dei Sogni”, e insieme lo leggeremo”.
“Esiste un grande libro dei sogni? Wow! Non ce ne avevi mai parlato prima, mamma”!
“Aspettavo il momento giusto, ed ecco…è arrivato! Suvvia, presto che la scuola vi attende”! – tagliò corto Louella, appioppando un’affettuosa sculacciata di esortazione ad entrambi i suoi figlioli.
La giornata sembrò ai ragazzi troppo lunga, impazienti com'erano che arrivasse l'ora di saperne di più sul libro e sui sogni.
Quando finalmente giunse la sera, dopo i compiti e la cena, come promesso la mamma chiamò i due fratellini e li fece sedere accanto a lei, in salotto. In mano aveva un bel librone coloratissimo e sulla sua copertina si poteva leggere una scritta a caratteri dorati: "IL FANTASTICO LIBRO DEI SOGNI".

“Che bello! Dai mamma, aprilo...aprilo”! - esclamò Benjamin.
La mamma aprì ...e sfogliò pagine di un bianco immacolato.
“Ma… come! - esclamarono Benjamin e Milly all'unisono.
“Che scherzo è mai questo”? - aggiunse il bambino.
“Sì mamma...Perchè ci hai preso in giro”? – disse delusa la sorellina.
Ma la mamma aveva un'espressione molto seria, tipica di chi non ha intenzione di prendere in giro nessuno...anzi!
“Benjamin, su, inizia tu! Com'era il tuo sogno? Racconta”!
Benjamin stava per parlare...quando vide la pagina bianca colorarsi ed apparire tutto un mondo preistorico. “Ma questo è ciò che ho sognato…non ci posso credere…c’è tutto, proprio tutto”! E il bimbo girò un’altra pagina, anch’essa era bianca all’inizio, ma poi si riempì di cammelli e beduini e apparve un’oasi di tutto rispetto. Preso da frenesia Benjamin voltò altre pagine e in ciascuna ritrovò tutto ciò che aveva sognato.
“Oh! Ma è il mio sogno che sto vedendo…guarda! C’è anche il circo, i miei compagni…proprio tutto”! - gridò eccitatissimo rivolgendosi alla mamma e a Milly, che batteva le manine contenta.
La mamma sorrise: “Certamente! E' o non è " IL FANTASTICO LIBRO DEI SOGNI?
“Però non capisco mamma, com’è possibile che lo stesso sogno cambi? Io ero nella Preistoria, in un ambiente dove gli uomini primitivi lavoravano, proprio come i miei compagni ed io alla fattoria didattica. La gita è stata così bella! Per questo ho sognato quel mondo e io ero il protagonista…poi tutto è cambiato. Perché? Cosa c’entrano i beduini, il circo”?
“Non devi mai porti troppe domande riguardo ai sogni, Benjamin. Devi accettarli così come vengono. È un mistero la loro evoluzione, il fatto che un bellissimo sogno possa trasformarsi e scindersi in tante diverse ambientazioni. Quel che posso dirvi con assoluta certezza è che i sogni ci fanno vivere in una diversa dimensione. Basta un pizzico di fantasia e di immaginazione ed essi prendono corpo. Conservate sempre questo libro bambini, diventerà sempre più ricco di illustrazioni e le sue pagine non finiranno mai, come spero i vostri sogni. Conservatelo per i vostri figli e i vostri nipotini. Spero che possiate vivere sempre sogni meravigliosi. A volte qualche incubo si intrufola, ma durerà pochissimo, poiché io veglierò su di voi e come ho fatto questa mattina con te, mio caro Benjamin; vi sveglierò e vi ricondurrò nel mondo reale, dove il mio amore vi rassicurerà”! E ciò detto Louella circondò i suoi figli in un abbraccio tenerissimo. Benjamin e Milly si guardarono e sorrisero.

Daniela Bonifazi – Cecilia Bonazzi – Rossella Ceccarelli – Milvia Di Michele


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