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'IL MIO AMICO' di Milvia Di Michele-Daniela Bonifazi-Lalla Tosi-Francesco De Gaetano



Questa fiaba ha partecipato al concorso "Una fiaba per Basiano" con tema  
'LA DIVERSITA'


IL MIO AMICO
Io ho un amico.
Lo vado a trovare ogni venerdì, dopo il lavoro. Se è bel tempo, ce ne andiamo a spasso nel giardino dietro l’ospedale, e parliamo un po’. Certe volte nemmeno parliamo, ma ci sorridiamo soltanto.
Il mio amico è un po’ diverso dagli altri amici. Lui vede cose che altri non riescono a scorgere.
Alcune volte coglie fiori dal pavimento e me li regala, altre parla con il mio cagnetto, che porto sempre con me, perché me ne hanno dato il permesso.
Ma ci parla davvero, anzi abbaia, modulando la sua voce secondo il discorso che fa. E Bobby risponde a tono.
Una volta, invece si è accoccolato impaurito tra le mie braccia, con un’espressione piena di terrore, gridando:
-Lì... lì... mi vuole ammazzare! Guarda lì, dietro la tenda, ha un coltellaccio in mano!-
Io non riuscivo a vedere niente, ma sentivo la sua paura, allora l’ho stretto tra le mie braccia, e ho cantato la canzoncina che gli piace tanto, però sottovoce e lentamente:
-Questa di Marinella è la storia vera…
Quando la canto, lui si tranquillizza sempre. Non si accorge che è una canzone triste, ne sente solo la dolcezza.
Dolcezza! Il mio amico ha bisogno di questo, della medicina più efficace di qualunque altro farmaco.
Io ho un amico e il mio amico ha me.
E' bello condividere con lui emozioni e sentimenti.
Le mie braccia sono sempre pronte ad accoglierlo e rassicurarlo, quando quello che è “normale” per altri, per lui è motivo di paura. E lui si fida di me, si lascia abbracciare e coccolare. Mi ascolta.
Caro amico, che porti dentro di te i segni della tua diversità! Non so che cosa esattamente tu riceva e abbia ricevuto da me in questo lungo periodo in cui siamo diventati amici .
Voglio invece spiegare ciò che ho ricevuto e ricevo io.
Ero appagata, ma spesso annoiata: vita normale, buon lavoro, partitine con gli amici, il mio cane, la mia casa, i miei affetti.
Ma talvolta un poco di malinconia… là in fondo al cuore, dove nessuno poteva vederla.
Malinconia del mio "io" di piccola bambina.
Ecco quello che il mio amico del venerdì mi dona, con lui ritrovo il mio piccolo "io" di bambina.
Lui si fida di me, e io di lui.
Mi vuol bene e anch'io gliene voglio, non lo giudico e non mi giudica, non vede forse le mie qualità, ma neppure i miei difetti.
E’ un amico e basta.
Il venerdì, a ogni incontro, sento il mio cuore battere dalla gioia, i miei nervi distesi, riacquisto la purezza di quando ero piccola, e ritrovo la serenità.
Venerdì scorso siamo rimasti in camera. Faceva freddo, scendeva pure qualche fiocco di neve.
Sergio, il mio amico, ha detto - Guarda quella porta a forma di arcobaleno, entriamo? -
Ed io ho visto la porta, c’era davvero!
Allora, senza rifletterci un attimo e senza meravigliarmi, l’ho preso per mano e il mio amico mi ha donato la possibilità di entrare in un mondo meraviglioso.
E’ stato come se l’arco dell’ingresso fungesse da trasformatore: il paesaggio era diverso, ma anche noi lo eravamo.
Sergio è subito apparso sicuro di sé: gli occhi luminosi, e sul volto un sorriso sincero e invitante. Ha afferrato la mia mano e ci siamo inoltrati lungo un sentiero bianchissimo, che si estendeva in mezzo a prati fioriti e grandi alberi frondosi, sovraccarichi di frutti dai mille colori.
Un profumo inebriante di fiori, di frutti, di primavera mi riempiva i polmoni, ma la cosa più sorprendente era il senso di serenità che riempiva la mia anima in questo paesaggio da fiaba.
Siamo arrivati a uno spiazzo attorniato da peschi enormi e ci siamo seduti su una panchina posta proprio sotto un albero fiorito.
-Vedi, amica mia - mi ha detto Sergio guardandomi negli occhi e tenendomi le mani: -Questo è il mondo dove vivo davvero e qui mi rifugio ogni volta che posso.-
E ha continuato con una voce chiara e profonda che non avrei mai immaginato di poter sentire da lui:
-Sono costretto a vivere in ospedale e, se non fosse per te che mi sei amica e che mi hai capito, nessuno si ricorderebbe di me.
-Qui, ritrovo me stesso, posso vivere le mie emozioni che, di là, sono oscurate dalle convenzioni e dall’ignoranza degli altri diversi. Non esistono i diversi, amica mia! Siamo tutti uguali, ognuno di noi ha un posto-rifugio come questo.
C’è chi lo vive ovunque e chi, come me, meno fortunato, deve cercarlo dentro l’anima ogni volta che vuole rinfrancarsi dal mondo degli altri.-
Ora, ero io a essere fragile, avevo voglia di piangere, queste parole, e l’espressione di infinita dolcezza con cui Sergio mi guardava, mi facevano tremare il cuore.
Finalmente ho capito!
Ho compreso appieno il mio amico bambino e anche il mio desiderio di tornare all’età della spensieratezza, quando nulla poteva intaccare quell’allegria che mi era naturale. Nulla, se non la paura che ogni piccolo ha quando si trova di fronte all’ignoto o subisce ingiustizie.
Ecco perché mi rende felice andare a trovare il mio amico, dargli fiducia e quell’affetto di cui pare assetato, e lui, senza saperlo, mi ricambia intensamente e con più forza.
Attendo il venerdì con impazienza, e comprendo l’insegnamento che la volpe
impartisce al Piccolo Principe sul valore dell’amicizia.
Solo che noi due ci siamo “addomesticati” a vicenda, siamo entrambi sia principe, sia volpe.
Venerdì scorso, so bene che siamo tornati nella stanza dell’ospedale, ma non so dirvi dopo quanto tempo.
Bobby non era venuto con noi, lui non ne aveva bisogno.
Era rimasto ad attenderci, buono buono, accucciato nella camera di Sergio, ai piedi del suo letto.
Non so dirvi nemmeno come abbiamo fatto a riattraversare la porta arcobaleno, mi sono resa conto di averlo fatto guardando il volto del mio amico. La trasformazione esteriore era di nuovo accaduta. Aveva il suo solito sguardo impaurito, che racconta e mostra una fragilità mai sconfitta.
Ma per il mio cagnetto non era cambiato niente, per Bobby non c’era niente da “cambiare”.
Si è svegliato e ha scodinzolato come sempre, con amore, per la gioia di vederlo.





AUTORI: Milvia Di Michele-Daniela Bonifazi-Lalla Tosi-Francesco De Gaetano

Le immagini sono tratte dal web

'LA VERA STORIA DI SIRENETTA' di Rossella Calvi-Maria Laura Celli-Francesco De Gaetano-Milvia Di Michele-Stefania Galleschi-Serenella Menichetti



Questa fiaba ha partecipato al concorso "Una fiaba per Basiano" con tema  
LA DIVERSITA'

La vera storia di Sirenetta

Sirenetta era tanto triste!
Vivere sulla terra e avere una coda, invece delle gambe, le creava non poche difficoltà.
Lei non ricordava che, invece, in mare, nel suo mondo, era stata Reginetta.
Non lo sapeva perché un giorno, improvvisamente, tutte le magie che erano accadute nel mondo delle favole finirono, e lei si ritrovò, di nuovo, con la coda mentre ballava con il suo Principe un magnifico valzer viennese.
Il suo cavaliere la stava facendo volteggiare e, sul più bello, invece che girare leggera come una farfalla, cadde malamente battendo la testa.
Quando si svegliò non ricordava nulla, aveva memoria soltanto del suo amore per il Principe.
Tutti la soccorsero, consolandola e raccontandole di come aveva rinunciato al suo mondo marino per avere in cambio due gambe che le permettessero di camminare sulla Terra, vicino al suo innamorato.
Ma lei non ci credette mai, pensava che fosse una ' bugia bianca', una di quelle storie che si inventano a fin di bene.
Dunque era sempre molto triste per la sua 'Diversità'.
Nel castello dove Sirenetta viveva, una volta felicemente con il suo Principe, le giornate trascorrevano tristi e grigie.
Ormai le feste non si tenevano più, i servitori e gli abitanti del castello camminavano in punta di piedi per non disturbare la coppia di innamorati, che trascorreva tutto il tempo chiusa nelle stanze reali, non uscendo nemmeno per mangiare.
Sirenetta deperiva giorno dopo giorno e il Principe non riusciva a darsi pace: avrebbe dato tutto il  regno, pur di rivedere il sorriso della sua amata.
Si consultò con i più grandi dottori del reame e arrivò persino a chiedere il parere dei maghi più famosi.
Ma, ahimè, tutti scuotevano sconsolatamente la testa, ammettendo la sconfitta del proprio sapere, di fronte a questa disgrazia.
Intanto i giorni trascorrevano tutti uguali!
Ogni tanto si udiva un sospirare e una flebile voce dire:
-Sirenetta, apri i tuoi bellissimi occhi, scaccia i tuoi tristi pensieri! Il nostro amore è grande e riuscirà a superare tutte le difficoltà. I tempi bui,ne sono convinto,svaniranno presto e la felicità riempirà i nostri cuori,entrerà dolcemente in ogni angolo del castello e ci avvinghierà in un grande abbraccio!
Sirenetta sembrava non ascoltare l'amato Principe. Il suo sguardo era assente, il suo petto si alzava e abbassava con affanno. Quel movimento impressionava non poco il Principe, la cui preoccupazione aumentava ogni giorno di più. Si udivano i suoi passi andare su e giù per le stanze giorno e notte; stringeva i pugni così fortemente, che le nocche delle sue dita diventavano rosso fuoco!
A un certo punto, fermò il suo nervoso passeggiare, guardò Sirenetta, le rivolse un luminoso sorriso, le si accostò e, prendendole la mano disse:
 - Dolce figlia del Mare, ascolta! Anche se non la ricordi, ripeti con me:

Padre delle onde e dei cieli
Padre della terra e degli steli
Padre che sei madre e fratello
Padre di tutto ciò che è bello
Padre che a ognuno hai dato un posto
Padre che dall’uva hai fatto il mosto
Padre che ai pesci hai messo la coda
Padre che non conosci alcuna moda
Padre che d’amore tutti ci ammanti
Padre che doni pace a tutti gli amanti:
Lasciaci vivere la nostra vita insieme
Dicci ,dove trovare, della speranza, il seme! -

- Come posso, mio amato sposo, trovare la speranza.- rispose la bella Sirenetta sospirando - non posso neppure uscire dal castello con la mia pur graziosa sedia con le ruote senza che tu mi debba aiutare. Tutto me lo impedisce, i mille scalini che ci circondano, i bei viali del nostro regno pieni di sassi e buche, i tanti ruscelletti che scorrono gioiosi intorno, insomma non potrò mai avere una vita indipendente ed autosufficiente e, anche se le tue braccia sono sempre pronte ad accogliermi ed aiutarmi, posso essere molto grata alla vita per averti incontrato, ma non riesco ad essere felice.
Ogni essere vivente ha il diritto di avere un'esistenza libera, non è giusto dover incontrare ogni giorno delle difficoltà dovute a una diversità, che esiste solo perché si ritiene che tutti  debbano essere uguali fisicamente. Nessuno pensa a chi, pur avendo sentimenti, dolori, desideri uguali a chiunque, ha solo bisogno di più attenzione nel non creare o nel rimuovere le tante e tante barriere che ci circondano.-
E come per incanto questo doloroso lungo sospiro inondò come un lieve venticello tutto il regno, commuovendo gli abitanti che capirono che stavano per perdere la loro amata principessa. Il saggio del Regno raccolse intorno a sé nella Casablù tutti gli abitanti, per trovare insieme una soluzione.
Parlarono per giorni e giorni fino a tarda notte. Ed ecco che, finalmente, tutte quelle magie che si erano dissolte senza un perché, sembrarono ritornare. Arrivarono, infatti, da paesi lontani valenti architetti che fornirono utili consigli per far ritornare Sirenetta, serena, fra i suoi sudditi.
D'improvviso la bella sirena fu inondata nel suo letto da un raggio di sole e sentì il canto di un fringuello, andò sul terrazzo e vide uomini, donne e tutte le magnifiche Creature dei Boschi che stavano aggiustando strade, creando scivoli sulle scale, ponticelli sui fiumiciattoli, ascensori nelle case più vecchie. Il regno era pervaso da un grande fermento accompagnato da un canto di gioia.
Sirenetta non si sentì più sola e triste, sentì nel suo cuore amicizia e amore, sorrise, prese per mano il suo Principe, lo baciò e salutò con gratitudine tutti gli abitanti del Regno.
Adesso, finalmente, nei suoi occhi c'era la gioia.
L'indomani decise che avrebbe fatto una passeggiata nel parco senza l'aiuto di nessuno.
Desiderava tanto poter essere autonoma e, adesso che le barriere erano state abbattute, uscì dalla sua stanza e via all'aria pura. Mentre faceva scivolare la sua carrozzella nei viali, si riempì gli occhi dei bellissimi colori che la natura le offriva, attraverso i fiori
e le piante. Respirò a pieni polmoni quell'aria salutare. Gioì del canto degli uccellini sopra gli alberi. Si fece baciare il volto dal tepore dei raggi di sole.
Mentre si gustava la splendida giornata, si sentì chiamare: “ Sirenetta Sirenetta.” Si guardò intorno ma non vide nessuno. La voce continuava a invocare il suo nome: “ Sirenetta sono qua!”
Sirenetta si voltò e vide una splendida ragazza venirle incontro. Era molto bella, aveva un viso di porcellana con due magnifici occhi verdi, incorniciato da morbidi capelli ramati.
- Chi sei ?– chiese Sirenetta.
La ragazza rispose: - Sono la principessa Dora, non hai mai sentito parlare di me? Vivo ai confini del vostro regno. Ho udito raccontare molto di te e della tua tristezza e ho pensato che forse un'amica avrebbe potuto aiutarti a ritrovare la serenità. Per questo sono venuta.-
- Grazie dolce creatura – rispose Sirenetta – sono felice che tu sia qui, ma come vedrai, grazie ai miei sudditi, ho ritrovato la gioia di vivere.-
Ben presto però Sirenetta capì che Dora non era venuta per lei bensì per il Principe. Le apparve evidente, dopo pochi giorni, che la pseudo amica riteneva di poter conquistare il suo amato grazie alla bellezza e alla sua agilità e destrezza. Cercava tutte le occasioni per portare il principe lontano da lei, un giorno era una corsa a cavallo, l'altro un ballo, l'altro ancora un percorso accidentato per arrivare in cima alla collina. Si era imbattuta più di una volta in atteggiamenti sprezzanti di Dora verso il personale del Castello ed anche in gesti e frasi piene di cattiveria per la sua impossibilità a camminare. Sirenetta soffriva, vedeva il suo amatissimo Principe frastornato, confuso e anche incantato da tanta bellezza, lo sentiva allontanarsi, ma non volle intervenire, era sicura del suo amore e sperava che lui capisse. Sarebbe stata la prova decisiva, ciò che stava accadendo avrebbe rafforzato il loro amore o l'avrebbe distrutto per sempre!
Sirenetta voleva essere fiduciosa anche se, mentre cercava di rincuorare se stessa, i suoi occhi si posero su 'quelle lunghe gambe' che gambe non erano. Accarezzò la lunga pinna lucida e vellutata e sospirò, sospirò tante e tante volte.
Ma con gioia, un giorno, vide il Principe, suo sposo, venirle incontro mentre se ne stava in silenzio, seduta sulla sua carrozzella, a guardare dalla finestra il tramonto meraviglioso di quell'autunno, e capì che lui, finalmente, aveva compreso che sono gli stessi sentimenti che uniscono e non l'aspetto fisico.
Con un sorriso enigmatico, il suo amato le disse: -Amore mio dolce, ascolta benevolmente la mia richiesta. -
E raccontò che aveva fatto un sogno strano, che riteneva fortemente fosse un messaggio, una risposta alla preghiera recitata insieme.
Nel sogno, Nettuno stesso, il dio del mare, l’accoglieva tra le sue acque, insieme a Sirenetta, che finalmente era davvero felice.
-Portami con te, nel tuo mare.- la pregò.
Sirenetta sgranò i begli occhioni azzurri - Ma se davvero io sono una sirena, io potrò vivere liberamente nel mare, ma tu come farai a stare con me? Affogherai, anima mia! -
E, mentre sul suo bel volto scendevano mille lacrime, pure sorrideva: il principe avrebbe rinunciato al suo mondo per lei, allora l'amava! Oh L'amava pur con la sua 'Diversità'!-
-Dove c'è amore non ci sono barriere che tengano- rispose il Principe.- se queste sono un ostacolo per te, nel mondo degli uomini, allora sarò io a scegliere di vivere nel mondo acquatico. Nettuno mi darà la forza di respirare sott'acqua per poter vivere sempre con te.
Ma la bella Principessina, figlia dell’acqua, aveva già deciso anche per il suo sposo.
Ora che aveva avuto la prova del suo amore, non voleva rischiare di perderlo.
In fondo, lei poteva vivere nel mondo terrestre, anche con il suo handicap.
Chiese al  Principe di abbassarsi e ascoltare il suo suggerimento, detto molto sottovoce.
La reazione del giovane fu di stupore e meraviglia. Subito dopo proruppe in una risatona allegra, che si dilatò nelle stanze del palazzo, tanto contagiosa che anche la sua sposa rise di cuore, finalmente felice.
I giorni successivi videro nel giardino reale, un gran fermento di operai e materiali di ogni genere. Dopo una settimana s’inaugurò una favolosa piscina trasparente, con acqua riscaldata e innumerevoli comfort deliziosi.
Il Principe, in persona, sparse sull’acqua petali profumatissimi di rose, poi prese in braccio colei che per niente al mondo avrebbe mai lasciato, e si tuffò.
I sudditi applaudirono gioiosi.
Da quel giorno, i dolci innamorati, poterono stare insieme nuotando ogni tanto,  dimenticando così le loro differenze fisiche.
E accettarono con pazienza, di condividere anche i momenti più difficili.



Autori: Rossella Calvi-Maria Laura Celli-Francesco De Gaetano-Milvia Di Michele-Stefania Galleschi-Serenella Menichetti

Le immagini sono tratte dal Web