Copyright

COPYRIGHT Fantasia In Rete 2010-2012 Tutti gli scritti sono riservati e soggetti ad autorizzazione da parte degli Amministratori e degli Autori.
DISCLAIMER " Alcune immagini, fotografie e creazioni grafiche sono state trovate sul Web e non è stato possibile verificare se siano di pubblico dominio o meno. Se non fossero pubbliche, inviare una Email a 'galleschi.stefania@gmail.com' e la grafica in questione verrà rimossa."


'IL MIO AMICO' di Milvia Di Michele-Daniela Bonifazi-Lalla Tosi-Francesco De Gaetano



Questa fiaba ha partecipato al concorso "Una fiaba per Basiano" con tema  
'LA DIVERSITA'


IL MIO AMICO
Io ho un amico.
Lo vado a trovare ogni venerdì, dopo il lavoro. Se è bel tempo, ce ne andiamo a spasso nel giardino dietro l’ospedale, e parliamo un po’. Certe volte nemmeno parliamo, ma ci sorridiamo soltanto.
Il mio amico è un po’ diverso dagli altri amici. Lui vede cose che altri non riescono a scorgere.
Alcune volte coglie fiori dal pavimento e me li regala, altre parla con il mio cagnetto, che porto sempre con me, perché me ne hanno dato il permesso.
Ma ci parla davvero, anzi abbaia, modulando la sua voce secondo il discorso che fa. E Bobby risponde a tono.
Una volta, invece si è accoccolato impaurito tra le mie braccia, con un’espressione piena di terrore, gridando:
-Lì... lì... mi vuole ammazzare! Guarda lì, dietro la tenda, ha un coltellaccio in mano!-
Io non riuscivo a vedere niente, ma sentivo la sua paura, allora l’ho stretto tra le mie braccia, e ho cantato la canzoncina che gli piace tanto, però sottovoce e lentamente:
-Questa di Marinella è la storia vera…
Quando la canto, lui si tranquillizza sempre. Non si accorge che è una canzone triste, ne sente solo la dolcezza.
Dolcezza! Il mio amico ha bisogno di questo, della medicina più efficace di qualunque altro farmaco.
Io ho un amico e il mio amico ha me.
E' bello condividere con lui emozioni e sentimenti.
Le mie braccia sono sempre pronte ad accoglierlo e rassicurarlo, quando quello che è “normale” per altri, per lui è motivo di paura. E lui si fida di me, si lascia abbracciare e coccolare. Mi ascolta.
Caro amico, che porti dentro di te i segni della tua diversità! Non so che cosa esattamente tu riceva e abbia ricevuto da me in questo lungo periodo in cui siamo diventati amici .
Voglio invece spiegare ciò che ho ricevuto e ricevo io.
Ero appagata, ma spesso annoiata: vita normale, buon lavoro, partitine con gli amici, il mio cane, la mia casa, i miei affetti.
Ma talvolta un poco di malinconia… là in fondo al cuore, dove nessuno poteva vederla.
Malinconia del mio "io" di piccola bambina.
Ecco quello che il mio amico del venerdì mi dona, con lui ritrovo il mio piccolo "io" di bambina.
Lui si fida di me, e io di lui.
Mi vuol bene e anch'io gliene voglio, non lo giudico e non mi giudica, non vede forse le mie qualità, ma neppure i miei difetti.
E’ un amico e basta.
Il venerdì, a ogni incontro, sento il mio cuore battere dalla gioia, i miei nervi distesi, riacquisto la purezza di quando ero piccola, e ritrovo la serenità.
Venerdì scorso siamo rimasti in camera. Faceva freddo, scendeva pure qualche fiocco di neve.
Sergio, il mio amico, ha detto - Guarda quella porta a forma di arcobaleno, entriamo? -
Ed io ho visto la porta, c’era davvero!
Allora, senza rifletterci un attimo e senza meravigliarmi, l’ho preso per mano e il mio amico mi ha donato la possibilità di entrare in un mondo meraviglioso.
E’ stato come se l’arco dell’ingresso fungesse da trasformatore: il paesaggio era diverso, ma anche noi lo eravamo.
Sergio è subito apparso sicuro di sé: gli occhi luminosi, e sul volto un sorriso sincero e invitante. Ha afferrato la mia mano e ci siamo inoltrati lungo un sentiero bianchissimo, che si estendeva in mezzo a prati fioriti e grandi alberi frondosi, sovraccarichi di frutti dai mille colori.
Un profumo inebriante di fiori, di frutti, di primavera mi riempiva i polmoni, ma la cosa più sorprendente era il senso di serenità che riempiva la mia anima in questo paesaggio da fiaba.
Siamo arrivati a uno spiazzo attorniato da peschi enormi e ci siamo seduti su una panchina posta proprio sotto un albero fiorito.
-Vedi, amica mia - mi ha detto Sergio guardandomi negli occhi e tenendomi le mani: -Questo è il mondo dove vivo davvero e qui mi rifugio ogni volta che posso.-
E ha continuato con una voce chiara e profonda che non avrei mai immaginato di poter sentire da lui:
-Sono costretto a vivere in ospedale e, se non fosse per te che mi sei amica e che mi hai capito, nessuno si ricorderebbe di me.
-Qui, ritrovo me stesso, posso vivere le mie emozioni che, di là, sono oscurate dalle convenzioni e dall’ignoranza degli altri diversi. Non esistono i diversi, amica mia! Siamo tutti uguali, ognuno di noi ha un posto-rifugio come questo.
C’è chi lo vive ovunque e chi, come me, meno fortunato, deve cercarlo dentro l’anima ogni volta che vuole rinfrancarsi dal mondo degli altri.-
Ora, ero io a essere fragile, avevo voglia di piangere, queste parole, e l’espressione di infinita dolcezza con cui Sergio mi guardava, mi facevano tremare il cuore.
Finalmente ho capito!
Ho compreso appieno il mio amico bambino e anche il mio desiderio di tornare all’età della spensieratezza, quando nulla poteva intaccare quell’allegria che mi era naturale. Nulla, se non la paura che ogni piccolo ha quando si trova di fronte all’ignoto o subisce ingiustizie.
Ecco perché mi rende felice andare a trovare il mio amico, dargli fiducia e quell’affetto di cui pare assetato, e lui, senza saperlo, mi ricambia intensamente e con più forza.
Attendo il venerdì con impazienza, e comprendo l’insegnamento che la volpe
impartisce al Piccolo Principe sul valore dell’amicizia.
Solo che noi due ci siamo “addomesticati” a vicenda, siamo entrambi sia principe, sia volpe.
Venerdì scorso, so bene che siamo tornati nella stanza dell’ospedale, ma non so dirvi dopo quanto tempo.
Bobby non era venuto con noi, lui non ne aveva bisogno.
Era rimasto ad attenderci, buono buono, accucciato nella camera di Sergio, ai piedi del suo letto.
Non so dirvi nemmeno come abbiamo fatto a riattraversare la porta arcobaleno, mi sono resa conto di averlo fatto guardando il volto del mio amico. La trasformazione esteriore era di nuovo accaduta. Aveva il suo solito sguardo impaurito, che racconta e mostra una fragilità mai sconfitta.
Ma per il mio cagnetto non era cambiato niente, per Bobby non c’era niente da “cambiare”.
Si è svegliato e ha scodinzolato come sempre, con amore, per la gioia di vederlo.





AUTORI: Milvia Di Michele-Daniela Bonifazi-Lalla Tosi-Francesco De Gaetano

Le immagini sono tratte dal web

Nessun commento:

Posta un commento