Copyright

COPYRIGHT Fantasia In Rete 2010-2012 Tutti gli scritti sono riservati e soggetti ad autorizzazione da parte degli Amministratori e degli Autori.
DISCLAIMER " Alcune immagini, fotografie e creazioni grafiche sono state trovate sul Web e non è stato possibile verificare se siano di pubblico dominio o meno. Se non fossero pubbliche, inviare una Email a 'galleschi.stefania@gmail.com' e la grafica in questione verrà rimossa."


" LA FOGLIA CHE NON VOLEVA MORIRE "di Daniela Bonifazi – Stefania Galleschi – Milvia Di Michele – Maria Laura Celli


Si teneva tenacemente attaccata al ramo. Con tutte le sue forze cercava di resistere agli assalti del vento e agli scuotimenti della pianta che, in balia degli eventi atmosferici, agitava come scheletriche braccia i suoi rami nudi. Era l’ultima foglia. Tutte le altre si erano arrese e, rassegnate alla loro sorte, avevano abbandonato ogni tentativo di resistenza e si erano lasciate cadere più o meno lontano dalla madre pianta, spogliata senza pietà delle sue figlie, che per l’estremo saluto avevano indossato i loro vestiti più colorati, trasformando in una festa il doloroso commiato.
– Devi andare anche tu, mia cara. Madre Natura è molto comprensiva, ma quando non si rispettano le sue regole diventa inflessibile, lo sai questo. – disse dolcemente la pianta alla sua ultima foglia. - Come puoi chiedermi di abbandonarti, madre? Guarda in terra…le vedi? Le mie povere sorelle sono prive di vita. A cosa è servito venire al mondo, offrire riparo agli uccelli e ombra ristoratrice, abbellire il paesaggio con la tua chioma folta che tutte noi abbiamo creato per te? Qual è il senso di questa fine ingloriosa? Se il nostro destino è segnato, se non abbiamo scampo, a nulla è servito essere parte della natura. - Dolce figlia mia, l'hai appena spiegato tu quanto sia stata meravigliosa, sui miei rami, la tua presenza e quella delle tue sorelle! Avete abbellito la nostra amata terra, avete dato ristoro a uomini e animali, avete suonato il vostro concerto nei giorni di vento, avete fatto brillare al sole tante goccioline di pioggia, accolte nel vostro grembo, dopo un temporale. Ora la vostra vita si deve concludere, sulla terra è così per ogni creatura, è un destino a cui non si può dire di no. Lasciati andare, figlia mia, troverai conforto nell'essere ancora partecipe del grande ciclo della vita, ora il tuo compito e quello delle tue sorelle sarà di concimare la terra per rinascere in primavera più belle e rigogliose che mai. Così la madre pianta cercò di consolare quella sua ultima figlia abbarbicata alle sue braccia. E un alito di vento improvviso arrivò dal cielo, volteggiò intorno ai rami della grande pianta e la fogliolina capì che davvero era giunta l'ora! Rassegnata si lasciò avvolgere e si staccò teneramente dal ramo.

Ma il vento ebbe pietà del dolore di quella bellissima ultima foglia e non la fece cadere a terra, ma decise di portarla con sé. - Ohi ohi! Mi gira la testa! Dove mi conduci amico vento? Le mie sorelle sono sotto la madre pianta. Non è là che devo cadere anch’io? – domandò la piccola foglia, perplessa e un po’ spaventata. - Ho udito le tue parole e conosco il tuo desiderio, mia dolce…fogliolina. Sai, trascorreremo del tempo insieme tu ed io, perciò credo che tu debba avere un nome. Non voglio chiamarti solo e semplicemente…foglia! - Un nome? Come i bambini che venivano a giocare sul prato accanto alla mia mamma pianta? - Un nome, certo, sceglilo tu. - Uhm…che ne dici di Aurora? Udivo una mamma chiamare così sua figlia e mi è subito piaciuto. Tu sai cosa significhi? - Naturalmente! L’aurora è l’inizio del mattino, quando il sole si annuncia col primo albore, una luce bellissima che saluta la notte e dà il benvenuto ad un nuovo giorno. Devi sapere – continuò il vento dimenticando di parlare ad una foglia che non aveva conosciuto altro se non ciò che vedeva dal ramo al quale era attaccata – che nella mitologia Aurora era la figlia di Iperione… - Mitologia? Iperione? Ma cosa stai dicendo? Io non capisco! - Oh perbacco, scusa piccolina. Io trasporto in genere, ma questa volta mi sono lasciato trasportare. - Trasportare? Da cosa? – domandò la foglia, curiosa. - Dalla mia sapienza. Io viaggio molto e so ascoltare, e ascoltando imparo. Non immagini neanche quanto grande sia la mia conoscenza. Ora tocca a te. Sarò il tuo maestro e la tua scuola sarà il Mondo che ti mostrerò nel nostro viaggio. Tieniti forte. Si parte! E così, vorticando e aumentando la sua velocità, il vento partì con la sua “passeggera” alla volta di un mondo a lei sconosciuto ma che certamente le sarebbe piaciuto, un mondo per lei irreale ma fatto di realtà, di vissuti, di emozioni che fanno battere forte il cuore, che lasciano il segno. Il volo della fogliolina era fantastico. Il suo volteggiare emetteva particolari suoni somiglianti a dolci note musicali. Si sentiva leggera e felice Aurora e, anche se era molto incuriosita da questo viaggio inaspettato, la paura che forse sarebbe durato troppo poco ogni tanto le faceva perdere il sorriso. Pensava al dopo. Che ne sarebbe stato di lei dopo l’esperienza che il vento le stava facendo vivere? Il vento, che tutto sa, percepì il timore di Aurora e la rassicurò: - Non preoccuparti! Siamo solo all’inizio dell’itinerario che ho in mente. Faremo tante tappe e conoscerai nuovi luoghi, persone, animali. Ascolterai suoni diversi e musiche meravigliose, vedrai paesaggi e fenomeni che mai potresti immaginare. Non essere triste e goditi la vacanza. La foglia si sentì appagata e l’eccitazione la colorò di un rosso ancora più acceso. Si lasciò trasportare con fiducia e si assopì, stanca per il troppo volare. Quando si svegliò era adagiata sul robusto ramo di una quercia, circondata da altre foglie verdi e lucide e da strani frutti con una specie di piccolo cappello, che mai aveva visto prima di allora.


La piccola Aurora si spaventò, ma la pianta le disse: - Stai serena. Il vento ti ha condotta qui, anche lui ha bisogno di calmarsi un po’, e mi ha chiesto di badare a te fino a domattina. I raggi del sole che si accingeva a tramontare donarono ad Aurora altri colori. Che bella che stava diventando! Riflessi dorati e purpurei si mischiavano a un verde scuro e intenso, che ancora resisteva attorno alle sue venature. Quasi come una ragnatela partivano dal suo cuore per dipanarsi, assottigliandosi, fino ad ogni sua punta. Ad un tratto la foglia ebbe un sussulto e sospirò, gemendo. - Che hai?- le chiese la quercia, attenta a svolgere bene il compito di " balia" della foglia, affidatole dal vento. - Guarda! Mi sto accartocciando, ho paura che mi romperò in mille pezzi! La quercia sapeva cosa stesse accadendo, ma lo tenne per sé. Lei sapeva tutto della vita e della morte, della disidratazione e decomposizione. Tanti anni aveva vissuto, e tanto aveva visto. Ma la pena prese il sopravvento. La fogliolina era spuntata in Primavera, non aveva compiuto un anno! La pianta secolare si disse che non era giusto vivere solo per breve tempo. Il vento doveva avere un piano, altrimenti perché chiederle di aver cura della sua protetta! - Certo! Forse vuole concederle una proroga, godere di questa estate di San Martino così dolce e consolatoria, farla divertire regalandole un’avventura! Ma non c’era tempo da perdere. Fu così che la cosparse con la “lacrima” di un’oliva nera e matura,
schiacciata inavvertitamente dallo scoiattolino Batuffolo che, a dir la verità, era molto distratto e non guardava mai dove metteva le zampe. 



Quella non era la sua prima vittima, purtroppo. Come suo ultimo desiderio, l’oliva aveva chiesto che fosse conservata una goccia di sè, perchè un giorno qualcuno potesse trarne giovamento. - Prendila!- le disse la quercia con la sua voce calda di mamma, vedrai come ti sentirai meglio! L’olio della piccola oliva operò un vero e proprio miracolo, una sorta di lifting senza bisturi. La piccola foglia tornò ad essere compatta e levigata, senza più screpolatura alcuna.
- Oh! Mi sento come nata una seconda volta. Grazie quercia e grazie a te, generosa oliva! - E me? Nessuno ringrazia me che ho portato qui l’oliva? – esclamò con un pizzico di rammarico Batuffolo. - Beh, di certo non ti aspetterai che io ti sia riconoscente per avermi calpestata – rispose l’oliva – ma prima o poi la mia fine sarebbe stata questa. Meglio aver donato nuova vita ad Aurora che finire maciullata al frantoio. Lo scoiattolo non replicò. In effetti non sapeva cosa dire e preferì tacere. A quel punto si sentì una folata giungere da est e il vento tornò a movimentare un po’ la vita del bosco. - Caspita! Hai fatto una cura di bellezza mia piccola amica? – disse con enfasi rivolgendosi alla fogliolina. - Pare di sì! – si gongolò Aurora. - Bene! Sei in forma perfetta per proseguire il nostro viaggio dunque. - Oh, che bello! Dove mi porti oggi? - Sarà una sorpresa! – e il vento non aggiunse altro, ma soffiando energicamente sollevò la foglia che fece appena in tempo a gridare: - Addio quercia! Addio Batuffolo! Addio mia cara oliva! E via, verso una nuova avventura! Non aveva la minima idea di cosa sarebbe accaduto, ma fiduciosa ed eccitata si affidò completamente al suo amico vento. Il viaggio non fu molto lungo; presto giunsero in una cittadina, con case e villette molto graziose, un parco pieno di alberi e con una grande fontana dalla quale zampillava di continuo acqua chiacchierina. Che novità per Aurora, che mai aveva visto nulla di simile! D’improvviso si ritrovò adagiata sul davanzale di una finestra dischiusa. Voci argentine ne uscivano a tratti. Il vento soffiò piano per farla avvicinare ancora un poco, tanto da permetterle di vedere l’interno. La foglia non sapeva contare, ma vide tanti visetti simpatici che sorridevano e una signora dall’aspetto gentile. - Chi sono? – chiese incuriosita.

- Sono alunni, mia cara, e questo edificio che vedi si chiama scuola. Quella signora è una maestra ed ha il compito di insegnare ai bambini tante cose. - Davvero? - Certo! Osserva e ascolta, potrai imparare anche tu qualcosa di nuovo. E la fogliolina fece silenzio, guardò i bimbi tracciare dei segni colorati su fogli bianchi. D’un tratto quei segni presero forme che lei conosceva bene: foglie! Erano foglie come lei! Stava per dire qualcosa ma la voce della maestra frenò la sua intenzione. - Bene, ragazzi! Vedo che avete ben rappresentato l’autunno. Abbiamo parlato delle piante che lasciano andare le loro foglie per proteggersi dal freddo invernale. Esse non potrebbero sopravvivere al gelo e neanche la pianta. Il destino delle foglie è segnato, e si ripete ogni anno al sopraggiungere della stagione autunnale. Con l’aiuto del vento e come tante farfalle colorate esse abbandonano la madre pianta e cadono a terra, ma la loro non è morte, solo trasformazione. In primavera la pianta si rivestirà di nuove foglie e così via. Certo è triste vedere gli alberi spogli della loro bella chioma e molti poeti hanno voluto esprimere con bellissimi versi questo fenomeno. Ora vi leggerò una poesia…ascoltatela e poi ne discuteremo. “L'altra sera, portò via tante foglie secche il vento. Quanta pena avranno gli alberi, questa notte senza stelle!” Allora Aurora capì. Madre Natura non era cattiva, ma saggia. 
Madre Natura
Tuttavia una grande tristezza la colse mentre ascoltava la lettura della maestra, e nostalgia per le sue sorelle e mamma pianta, che immaginò sola e pervasa da un profondo turbamento.
- Ehi piccola! Non fare così, ti prego - sussurrò il vento - se ti ho condotta qui è solo perché tu comprendessi che in natura nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma, come disse uno studioso molto importante. Le tue sorelline saranno per sempre parte di questo mondo, in qualsiasi forma. - Dovrei essere con loro – disse mestamente Aurora – e non desiderare qualcosa di diverso. Non voglio avere privilegi, non è giusto! - Il tuo non è un privilegio, solo un cambio di programma. A volte succede, sai? Forse il destino ha in serbo per te proprio qualcosa di diverso, chissà! Ora bando alla tristezza, si riparte! - Dove mi porti amico vento? - C’è un posto che hai desiderio di conoscere? - Sai, quando ero assieme alle mie sorelle, come ti ho già detto, spesso sotto la folta chioma di mamma pianta venivano a giocare molti bambini. Che allegria! Sentivo i loro racconti e le loro risate. Parlavano di un posto chiamato “mare”, di castelli di sabbia, tuffi e corse sulla spiaggia. Dal loro entusiasmo ho capito che questo mare deve essere qualcosa di speciale. Mi piacerebbe tanto vederlo! - Detto e fatto, piccola mia. Ti condurrò al mare! – e il vento sollevò Aurora ancora una volta, per poi farla volteggiare nell’aria. Aumentò la sua velocità, tanto che la fogliolina non riusciva più a distinguere i particolari dei luoghi che attraversavano. Tutto era sfocato e indistinto, ma non si lamentò: era ansiosa di giungere a destinazione. Ad un tratto il vento diminuì la sua potenza e si placò, posando Aurora sulla sommità di un pino marittimo. - Guarda davanti a te. Quello è il mare! – disse, aspettando la reazione della foglia. Alla vista dell’enorme distesa di acqua azzurra come il cielo, la piccola Aurora ammutolì, colpita da tanta magnificenza. - Il mare! – sussurrò. Sopraffatta dall’emozione, la foglia commentò: - Com’è grande! Ora capisco perché i bambini ne parlavano così tanto. Deve essere bellissimo volarci sopra come fanno quegli uccelli!

- Sono gabbiani – le spiegò il vento – e se osservi con attenzione li vedrai tuffarsi in acqua per prendere qualche pesce che li possa sfamare. - Eccone là uno! E un altro! Oh come mi piacerebbe andare ancora più vicino. - Bene, ti ci porterò, ma dovrai fare molta attenzione a non cadere o sarà la fine per te. E il vento, come promesso, regalò ad Aurora un’esperienza esaltante. La piccola foglia si ritrovò a vorticare sul mare, su e giù, facendo a gara con i gabbiani per raggiungere quasi le nubi e poi ridiscendere in picchiata quasi a lambire l’acqua. - Salve Tramontana! – gorgogliò il mare – Era da un po’ che non ti facevi viva. - Salve a te, mare! – rispose il vento. - Tramontana? – esclamò Aurora – Che significa? - Oh, devi sapere che io ho molti nomi, a seconda della direzione da cui provengo e dalla forza con la quale soffio. Ora sono Tramontana e vengo dal Nord. Il mare è calmo quando arrivo io, come in questo momento, vedi? - Brrrr! Che freddo! – si lamentò la foglia. - È colpa mia! – disse il vento - Il luogo da cui giungo è gelido. Ma non preoccuparti, ti porterò al caldo. Il sole sta per tramontare e tu devi riposare. Ti saluto mare! -Ciaooooo! – gridò Aurora mentre veniva rapita dal suo mezzo di trasporto…aereo! Giunsero ben presto, data la velocità di Vento Tramontana, in un luogo che Aurora non riusciva a distinguere dato che le tenebre si erano impadronite dello spazio.
'Vento' Van Gogh
- A domani, amica mia! – disse il vento. - Non resti con me? – chiese la foglia. - Non posso. Devo trasportare delle nuvole lontano da qui, in un bosco che ha tanto bisogno di pioggia. Gli alberi stanno soffrendo la sete e tu sai quanto l’acqua sia importante per una pianta, vero? - Oh, certo…aaahhhh! La piccola Aurora sbadigliò e, con voce assonnata aggiunse: -Stai attento e…torna da me. Se il vento fosse in grado di sorridere, sicuramente lo avrebbe fatto in quel momento, piacevolmente sorpreso dal legame affettivo che si era instaurato con la fogliolina. Scappò via per assolvere al suo compito, mutandosi in Scirocco e caricandosi di umidità per portare la pioggia nel bosco, che attendeva fiducioso un po’ di sollievo. Quando Aurora si destò, il mattino seguente, si scoprì adagiata su una panchina di legno, che si trovava in un giardinetto ben curato, con ciclamini variopinti e altre piante a lei sconosciute. Un movimento improvviso la distolse dall’osservazione dell’ambiente circostante, spaventandola. “Chi o cos’era quel batuffolo di pelo che si avvicinava? Aurora pensò che se poteva comunicare con la sua mamma pianta e col suo amico vento, forse poteva farlo anche con quello strano essere. - Non farmi del male, ti prego! – sussurrò. - Cosa? Male…io? Ma che sciocchezza! Chi sei e dove sei, tu che parli e ti nascondi! - Qui, proprio davanti a te, sono una foglia! - Oh! Già già, sei proprio una foglia! Che ci fai qui? - È una lunga storia! – rispose Aurora. - Non mi piacciono le lunghe storie, quindi mi presento e ti saluto, bella mia. Io sono un coniglio, vivo in questo luogo e sono simpatico a tutti. Mangio l’erba e, devo dirtelo, sei fortunata ad essere quasi secca, altrimenti avresti corso un serio pericolo con me. Addio!

E il coniglio si allontanò sparendo dietro un cespuglio e lasciando senza parole la povera Aurora che avrebbe tanto desiderato fare quattro chiacchiere. Ma per fortuna ecco di nuovo quella folata ormai familiare che annunciava il vento, di ritorno dal suo viaggio. La foglia gli raccontò quanto accaduto poco prima ed il suo amico le spiegò che alcune creature preferiscono stare per i fatti propri e non amano socializzare. - Dobbiamo andare, sei pronta? – le chiese poi. - Ma tu non ti fermi mai? – replicò Aurora. - Mai! – rispose il vento. - Sarai molto stanco allora. Quanto lunga è la tua vita? – chiese ancora la foglia, curiosa. - Io esisto da sempre e sempre esisterò, mia cara. È così triste veder morire le creature del Mondo, ma è anche bello vederle nascere o rinascere a nuova vita, come accadrà alle tue sorelle. Madre Natura ha le sue leggi e le sue regole, che non sempre vengono rispettate purtroppo, e ciò causa sofferenza e a volte anche la scomparsa dalla faccia della Terra di animali e piante di cui gli uomini non hanno cura. Ma ora basta con questi discorsi. Voglio che tu sia felice, mia piccola amica e desidero mostrarti molti altri luoghi ancora. “ Pffssssss!!!!!!!” – soffiò il vento senza più indugiare e Aurora fu risucchiata verso l’alto, verso nuove avventure. Il vento non si risparmiò e la condusse in posti meravigliosi. Fu quasi un viaggio del Mondo e alla fogliolina sembrava di sognare. Un giorno però, durante una pausa, Aurora si sentì dire queste parole: - L’inverno è ormai alle porte ed il mio lavoro aumenterà. Non potrò più occuparmi di te, piccola. Per questo ho pensato di trovarti una casa e un posto sicuro dove potrai stare. - Oh no! Non voglio lasciarti. Siamo amici! Non è così? Tu mi hai detto che l’amicizia è il sentimento più bello che ci sia, che unisce e ci fa sentire importanti per qualcuno. - Noi saremo amici per sempre Aurora, e ti prometto che ci rivedremo. Non so dove né quando, ma noi ci ritroveremo. Abbi fiducia in me e pensami, come io penserò a te. Ora cerca di ritrovare la tua allegria, perché il posto dove ti condurrò tra poco ne è colmo. Ti divertirai come mai prima d’ora.
E il vento mantenne la sua promessa, conducendo la sua cara, piccola amica…al circo! 
Che emozione per Aurora vedere elefanti, orsi, leoni e pantere ammaestrate! E i pagliacci poi, così colorati e divertenti! Ma ciò che la fece rimanere a bocca aperta, si fa per dire, furono i trapezisti: volteggi in aria e acrobazie che somigliavano molto a quelle che lei stessa faceva ogni giorno, sospinta dal vento.
-Vuoi provare? – le chiese l’amico. - Davvero posso? - Mmm…direi di sì! E senza aggiungere altro il vento la soffiò in alto, ma questa volta fece sperimentare ad Aurora l’ebbrezza del volo acrobatico. Che spettacolo vederla piroettare assieme ai trapezisti, unirsi a loro nei volteggi con grande maestria. Il pubblico, esaltato e rapito dall’esibizione, attendeva con ansia la conclusione di ogni esercizio e poi si lasciava andare gridando:- Bravi! Bravi! Gli applausi, anche se chiaramente non rivolti a lei, minuscola e praticamente invisibile alle persone che dall’alto apparivano piccole piccole, eccitavano la foglia e lei si sentiva partecipe del successo degli acrobati. Aurora la star del circo! Ma ogni bella fiaba ha una fine. Mentre i trapezisti scendevano con abilità scivolando lungo una corda, a raggiungere terra, un lieve soffio sollevò Aurora dal trampolino su cui era appoggiata. Il vento le sussurrò: - Addio, mia piccola e dolce compagna di viaggio. Il tuo si conclude qui. Ti voglio bene, e ogni volta che vedrò sorgere l’alba mi ricorderò di te Aurora. E la fece cadere in grembo ad una ragazza che assisteva allo spettacolo circense. La giovane non se ne accorse subito. Era rapita dallo sguardo del suo ragazzo e dalla carezza sui lunghi capelli biondi che la fece rabbrividire di piacere. Ah…l’amore! Che meraviglioso sentimento! Teneri gesti e parole dolci sussurrate, sentirsi soli anche fra tanta gente, sognare ad occhi aperti un futuro da fiaba. Gli applausi al termine dell’esibizione dei trapezisti distolse i ragazzi dal momento magico che stavano vivendo. Fu allora che la giovane si accorse di Aurora. - E tu come sei finita qui? – disse – Devi aver volato parecchio o forse cercavi lavoro nel circo. Eh eh! Ti è andata male poverina! Certo che sei proprio bella con questi colori così accesi e caldi! Non meriti di marcire in un posto qualsiasi. Ti prenderò con me e ti conserverò tra le pagine del mio diario. - Ma cosa fai? Parli con le foglie adesso? – la prese in giro il ragazzo. - Certo! Ma guardala! Mi parla dell’autunno, dei suoi profumi e del suo fascino. Se mi vuoi, caro, devi prendermi così come sono: un’inguaribile romantica! – e sorrise con dolcezza. - È ciò che amo di te, oltre alle straordinarie altre tue qualità. E adottiamo questa fogliolina allora! Fu così che Aurora si trasferì tra le pagine di un diario e condivise i segreti e i pensieri della sua nuova mamma, come le faceva piacere considerare la ragazza. Oh, ma Aurora sapeva essere discreta e non li rivelò mai a nessuno. Perciò non chiedete, cari lettori; dalla nostra piccola amica non saprete nulla. Questo sì che è un lieto fine, non credete?

Autori: Daniela Bonifazi – Stefania Galleschi – Milvia Di Michele – Maria Laura Celli

Tutte le immagini sono tratte dal Web