La cameretta di Azzurra |
Azzurra nacque una notte di novembre, in una
graziosa stanzetta di una piccola casa.
La neve aveva già spruzzato di bianco il giardino, che assomigliava ad un fazzoletto immacolato.
Il padre e la madre guardavano la loro prima figlia con grande emozione.
Azzurra non assomigliava affatto a quei neonati paffutelli e splendidi che appaiono in televisione. Quello scricciolo di bimba aveva un visetto minuto, incorniciato da capelli di un insolito colore blu notte e due occhi intensi, blu anch’essi, che stregavano chiunque incontrasse il loro sguardo.
La neve aveva già spruzzato di bianco il giardino, che assomigliava ad un fazzoletto immacolato.
La candida neve! |
Il padre e la madre guardavano la loro prima figlia con grande emozione.
Azzurra non assomigliava affatto a quei neonati paffutelli e splendidi che appaiono in televisione. Quello scricciolo di bimba aveva un visetto minuto, incorniciato da capelli di un insolito colore blu notte e due occhi intensi, blu anch’essi, che stregavano chiunque incontrasse il loro sguardo.
Azzurra |
Mamma corvo faceva lunghi voli concentrici sopra il tetto della casa alla ricerca di cibo. Assieme al compagno aveva costruito il nido in marzo con piccoli rami intrecciati tra loro, legati con fango ed erba.
Dopo
l’accoppiamento aveva deposto sei uova e le aveva covate per venti giorni senza
mai allontanarsi. Il maschio procacciava il cibo affinchè la femmina si
nutrisse. Finalmente la nascita aveva allietato la coppia. I piccoli erano
tutti vivi e in buona salute; il padre si era occupato della loro nutrizione
nel corso del primo mese di vita, com’è consuetudine, ma successivamente anche
mamma corvo aveva fatto la sua parte. Semi e insetti erano stati la prima fonte
di nutrimento per quei vivaci piccoli
pennuti, sempre col becco spalancato in attesa di una ghiottoneria.
I genitori
accudirono la prole per alcuni mesi, fino a quando i figli non raggiunsero
l’autosufficienza e si unirono a colonie di giovani, dove avrebbero trovato un
partner e costituito una nuova famiglia. Pochi sanno che i corvi sono uccelli
monogami, il che significa che una volta individuata una compagna, la loro
unione è per tutta la vita.
Sempre affamati! |
Per sempre! |
Lorenzo era affascinato da quella coppia, che aveva
nidificato sull’albero più alto del loro giardino, e passava ore ed ore ad
osservarli col binocolo, tanto che Michaela, sua moglie, se ne lamentava a
volte, dicendo che quei pennuti gracchianti erano più importanti di lei.
Durante i mesi della gravidanza in verità, dovendo stare a riposo per ordine
del medico, anche lei si era appassionata nell’osservare con quanto
affiatamento la coppia di corvi interagiva, seguendo anche la costruzione del
nido, la cova e lo schiudersi delle uova. In settembre dovette dire arrivederci
ai suoi amici. A letto senza proteste fino al termine della gestazione per
sopraggiunte complicazioni, e la finestra era troppo lontana.
A riposo Michaela! |
Ma la sua bambina
era più importante e per niente e nessuno avrebbe corso rischi. Lorenzo divenne
“il suo corvo”,
Il suo "corvo"! |
occupandosi di lei con amore fino alla nascita di Azzurra. Non
importava che la piccola fosse così fragile, sarebbe cresciuta e chissà quante
ne avrebbe combinate! I suoi genitori erano ammaliati da quegli occhi blu.
Occhi e capelli blu, un binomio che avrebbe avuto successo. Chissà che
splendida ragazza sarebbe divenuta Azzurra, pensava babbo Lorenzo che già la
vedeva giocare allegramente nel loro piccolo giardino.
I giorni passavano e la bambina, anche se la madre aveva le mammelle gonfie di
latte, purtroppo, ne succhiava pochissimo. Era troppo piccola e debole per
riuscire a nutrirsi. Dopo aver assunto una minuscola quantità di
latte, Azzurra cadeva in un sonno profondo.
Succhia Azzurra! |
Il pediatra consigliò ai genitori
di sospendere l'allattamento al seno e di passare a quello artificiale. Con il
biberon forse la bambina avrebbe avuto la possibilità di alimentarsi senza
provare stanchezza.
Ma questo non avvenne. Appena Michaela inseriva la tettarella tra le labbra di
Azzurra, lei si addormentava comunque, come se nel biberon, al posto del latte,
ci fosse un potente soporifero.
...un potente soporifero! |
La crescita della bimba era vanificata dalla mancanza di nutrimento. Il suo
viso diventava sempre più piccolo ed i suoi occhi sempre più grandi. Giorno
dopo giorno Azzurra si indeboliva sempre più ed i suoi genitori erano disperati. Intanto la
neve cadeva, fiocco dopo fiocco. Il prato del giardino sembrava ricoperto di
zucchero filato, sorprendentemente bianco e silenzioso.
Lieve candore e silenzio |
Tutto accadde un mercoledì: la mamma aveva provato di nuovo ad allattare
la bimba, senza riuscirci. Teneva in braccio la piccola, che dormiva avvolta in
uno scialle di lana rosa, mentre l'angoscia la dilaniava. Michaela non sapeva
più cosa fare, ma era consapevole di
dover cercare aiuto. Pensò che sarebbe stato opportuno portare la
piccolina in ospedale, dove il pediatra avrebbe potuto visitarla e
riuscire a capire la causa dell’inappetenza di Azzurra.
Appena Lorenzo fosse tornato gliene avrebbe parlato, certa che insieme
avrebbero optato per quella decisione. Non c'era altro da fare. Michaela
depose la piccola nella culla si diresse verso la finestra.
La neve avvolgeva tutto in un grande e candido abbraccio. Nel silenzio ovattato
si udì il gracchiare di mamma corvo, che planando sul davanzale della
finestra, affondò le zampette nello strato di neve che lo ricopriva. Un
attimo dopo, sul bianco quadrato del giardino, sembrò calare la notte.
Michaela non riusciva a rendersi conto di cosa accadesse, le sue
percezioni passarono velocemente dal bianco luminoso della neve, a un’atmosfera
cupa e nera come l’inchiostro.
Questo la frastornò e la fece rabbrividire. Di colpo tutto era mutato. Il cielo
era passato dal bianco lattiginoso ad un nero fosco e minaccioso. E la
neve continuava a scendere lieve e silenziosa.
Con lo sguardo Michaela scrutò più avanti a cercare la piccola strada che
conduceva al paese, con la speranza di intravedere l'auto di Lorenzo. Ma la
strada era vuota, tutta bianca e vuota. E ancora, incessantemente, la neve
cadeva.
...incessantemente la neve cadeva! |
Che strano! Il nero era solamente sul pezzo di cielo che sovrastava la
sua casa, ed in basso sulla superficie del piccolo giardino. Azzurra si svegliò e cominciò a piangere. Il
suo pianto risuonava nella stanza, insolitamente forte e disperato. Mai prima
d’allora la piccola aveva pianto così. Michaela la prese in braccio sperando di
calmarla, senza riuscirvi. Tentò di cullarla passeggiando per la stanza, fino a
raggiungere la finestra. Fu allora che Azzurra cessò di singhiozzare.
Dal prato, oscurato da quello strano fenomeno che si era verificato poco prima,
si alzò in volo una moltitudine di corvi neri.
...si alzò in volo una moltitudine di corvi |
Il giardino tornò candido, ed il
cielo si schiarì. I corvi cominciarono a volare intorno alla casa. Ali nere
sbattevano producendo il tipico suono. La piccola era attratta dal loro
movimento, ancor più quando uno dopo l’altro i neri uccelli iniziarono a
posarsi sul davanzale della finestra, dietro i cui vetri erano Michaela e
Azzurra. La bambina emetteva dei meravigliosi gorgheggi di contentezza, mentre
sua madre era perplessa e spaventata da quell’insolito atteggiamento dei
pennuti. Improvvisamente un grosso corvo nero apparve nel biancore del cielo,
gracchiando sonoramente, quasi ad intimare un ordine.
L'arrivo del grande corvo |
Subito i corvi volarono
via dal davanzale ed il grosso volatile, giungendo a gran velocità, con il
becco riuscì ad infrangere il vetro della finestra, i cui frammenti caddero a
terra con fragore. D’istinto Michaela indietreggiò, ma per un attimo ogni cosa
sfuggì al suo controllo. Quando tornò in sé vide il corvo in volo, talmente in
alto che della sua immagine non rimase che un minuscolo punto nero, che in
breve scomparve.
Solo allora Michaela si accorse di avere le braccia vuote. La sua bambina era
scomparsa!
Le braccia vuote...lo sguardo smarrito! |
La donna barcollò all’indietro, fino a raggiungere il letto. Sedette appena in
tempo, evitando una caduta: le gambe non l’avrebbero sorretta oltre. Lo sguardo
perso nel vuoto, disorientata e confusa, Michaela rimase quasi in stato di
trance, non riuscendo a reagire. Sembrava non rendersi conto dell’accaduto in
principio. La sua mente era come in un’altra dimensione, così pure il suo
corpo. Quando Lorenzo rientrò, la chiamò dall’ingresso come faceva di solito
per avvisarla che era tornato e lei gli rispondeva, aspettando che salisse in
camera. Ma dal piano superiore nessuna risposta, né alcun suono o rumore. –
Tesoro? – disse ancora Lorenzo salendo le scale. Nulla! L’inquietudine lo
indusse a fare i gradini di corsa e a irrompere nella stanza da letto. Vedendo
la moglie immobile, abbandonata su se stessa, le spalle curve e lo sguardo
fisso nel nulla, le si avvicinò e sedette accanto a lei, cingendole le spalle
con un braccio e prendendole la mano. Era gelata e tremava. In effetti la
camera era molto fredda e istintivamente Lorenzo si girò verso la finestra per
controllare che fosse ben chiusa. Azzurra aveva bisogno di un ambiente caldo.
Azzurra! Solo allora si rese conto che la culla era vuota e che della piccola
non v’era traccia. – Michaela! Michaela parlami! Che cosa…oh mio Dio! Chi ha
rotto il vetro? Dov’è nostra figlia? – e la scosse energicamente, fuori di sé.
Lei si alzò di scatto, finalmente consapevole di quanto era poc’anzi accaduto.
Un urlo di dolore le squarciò il petto e il suo cuore rischiò di scoppiare.
Lacrime copiose le bagnarono le guance, mentre tentava disperatamente di
parlare, di spiegare, ma non sapeva bene cosa.
...lacrime copiose sulle guance di Michaela |
Tutto era successo così in
fretta che lei non aveva avuto il tempo di comprendere, né di fare nulla. – Non
è possibile! – continuava a ripetere – Non è possibile! Questa non è realtà…io
sto sognando. Il corvo…il corvo ha preso Azzurra…l’ha presa. La disperazione non
abbandonava la donna, che tuttavia riuscì gradualmente a prendere coscienza di
quanto era accaduto solo pochi minuti prima: Azzurra era stata rapita e chi
l’aveva rapita era un corvo. Incredibile e straordinario evento, mai accaduto
per quanto se ne sapesse. I due coniugi tentarono di razionalizzare il fatto,
cercando di comprendere il perchè di quell’insolito comportamento dell’uccello
e dove avesse portato la loro figlia. Lorenzo, ancora sotto choc, faticava a focalizzare
ciò che la moglie stava ripetendo in modo concitato e isterico, gridando di
telefonare alle forze dell’ordine per denunciare l’accaduto. Stava pensando a
cosa avrebbe mai potuto dire a chi sarebbe venuto e se, dopo la descrizione dei
fatti, li avrebbero creduti. Gli venne in mente di aver letto sul giornale
pochi giorni prima che una coppia, per eludere un’accusa di infanticidio e
insabbiare la momentanea follia di una madre vittima della depressione post
partum, aveva incolpato di rapimento un
gruppo di extracomunitari, ma la polizia, riscontrando anomalie e discrepanze
nella testimonianza dei coniugi, aveva dato corso ad ulteriori indagini e
scoperto la terribile verità. In questo caso i rapitori non erano esseri umani,
ma un animali, un corvo. Lorenzo non aveva assistito al rapimento ma credeva
alla moglie. Inoltre, da quello che poteva vedere, le cose sembravano essere
accadute proprio come gli erano state raccontate. Ma chi mai avrebbe dato
credito ad una simile storia? Cercò di spiegarlo a Michaela, che sembrò comprendere,
e tuttavia continuava a ripetere che dovevano fare qualcosa, qualunque cosa.
Ad un certo punto Lorenzo ebbe un flashback e ricordò che qualche giorno prima,
durante la messa domenicale, Padre Luigi, il parroco della chiesa del loro
quartiere, aveva citato uno strano e inusuale passo, tratto dal Libro dei Re, che
descriveva una scena in cui il Signore aveva incaricato i corvi di portare il
cibo al Profeta Elia ed Elia era il nome che avevano scelto se fosse nato un
maschietto. Solo una coincidenza? Tutto assumeva caratteristiche molto strane.
Lorenzo decise di recarsi in parrocchia. Voleva capirne di più e tentare di
dare un senso all’accaduto.
Michaela non distoglieva lo sguardo dal punto del cielo in cui il grande corvo
e la sua bambina erano spariti. Sperava di rivedere il nero volatile riapparire
in volo da un momento all'altro, per riportarle la sua bambina.
Il dolore di Michaela |
Lorenzo
insisteva affinchè lei lo accompagnasse. Voleva a tutti i costi parlare al più
presto con Don Luigi. Aveva la strana convinzione che lui sarebbe stato in
grado di aiutarli a risolvere quel doloroso mistero, sentiva fortemente che
c'era un collegamento fra i corvi che erano stati comandati dal Signore di
portare il cibo ad Elia, suo profeta, e la scomparsa della sua piccola Azzurra.
Michaela però non voleva saperne di lasciare la casa. La speranza che il corvo
potesse riportare la bambina non le permetteva di lasciare la casa. Lui non insistette oltre e andò da solo. Il
sacerdote era nella canonica e stava elaborando la sua omelia per la messa
domenicale, quando udì suonare il campanello. Aprendo la porta rimase sorpreso
trovandosi di fronte Lorenzo, che conosceva fin da ragazzo, visibilmente
sconvolto e in preda ad una crisi di panico. Non disse nulla, temendo di
peggiorare la situazione, lo fece entrare e lo invitò con un cenno a sedersi
accanto al fuoco che ardeva nel caminetto.
...e il fuoco ardeva |
Dopo alcuni minuti di silenzio,
durante i quali si udiva solo il crepitio della legna, Lorenzo finalmente
parlò:- Don Luigi, il Signore ha voluto punirmi, ma non so perché. Sono un uomo
onesto e prego…oh se prego. Lei sa quanto Michaela ed io abbiamo pregato dalla
nascita di Azzurra, la nostra piccola così fragile. Non abbiamo mai perso la
speranza e la fede, nonostante il peggioramento delle sue condizioni, e ora il
nostro angelo è volato via, rapito da un corvo.
Il prete rimase impietrito alle parole di Lorenzo, si alzò lentamente e si
diresse verso il piccolo crocifisso appeso alla parete. Fece il segno della
croce e congiunse le mani, mentre a voce bassa recitava una preghiera. Poi,
voltandosi verso Lorenzo, mostrò un volto disteso, lasciando trapelare la sua
pace interiore e la fede che pervadeva il suo animo. – Raccontami tutto, e non
tralasciare alcun particolare. E il ragazzo riportò i fatti così come glieli
aveva descritti la moglie, poi aggiunse:- Sono qui perché ho ricordato il passo
che lei ha letto domenica scorsa, quello che parlava del profeta Elia, un uomo
di cui Dio si serviva per parlare al popolo, e al quale ordinò di nascondersi
presso il torrente Cherit mandando i corvi a nutrirlo. Ora un corvo ha preso
mia figlia. Ho paura padre! Ho paura perché non capisco. - Elia era un profeta,
suo malgrado. Quando il re della Samaria Acab, istigato dalla moglie Gezabele,
decise di imporre al suo popolo l’adorazione dell’idolo Baal, Dio mandò Elia
affinchè convincesse Acab e la regina a desistere, ma essi non lo fecero e
furono puniti per questo con tre anni di carestia. Perseguitato da Acab Elia
rimase nascosto presso il torrente Cherit, nelle grotte che si trovavano sul
pendio, e secondo la leggenda i corvi gli portavano il cibo.
Il profeta Elia nutrito dai corvi |
Fu sempre in
periodo di carestia che Elia si recò a Sarepta di Sidone e incontrò una vedova,
alla quale chiese acqua e pane, promettendo alla donna che avrebbe avuto
provviste fino al termine della carestia. Il signore poi, per mezzo di Elia,
operò più di un miracolo. Ma non voglio essere prolisso, quel che mi preme
dirti sono queste parole di Dio: “Ecco, io invierò il profeta Elia perché
converta il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri.”-
questo è il messaggio importante Lorenzo.
...il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri! |
Ora torna a casa e conforta tua
moglie, pregate e non perdete la fede. Dio ha inviato il corvo per salvare la
tua bambina, non per farle del male. Aspetta, Lorenzo. Aspetta e sta’ vicino a
tua moglie. Allevia la sua pena.
Vicini con speranza |
L’attesa non fu facile per una donna come
Michaela. Per lei il minimo problema diventava una questione vitale. Ma quello
che stavano vivendo in quei momenti era davvero tale. L’aria che si respirava
nella grande casa dove Azzurra era stata rapita dal corvo sembrava
irrespirabile. Ogni ambiente le ricordava la sua bambina, e il tormento
cresceva.
...il tormento cresceva |
Doveva credere alle parole di Don Luigi? Il corvo aveva preso Azzurra
per salvarla? Ma quale miracolosa cura le avrebbe restituito la piccola? Quale
intervento che la moderna medicina non potesse fare? Lorenzo aveva fiducia, ma
non riusciva a trasferirla alla moglie. In fondo lei non era stata presente
durante il colloquio con Padre Luigi, ed
era davvero complicato credere ciecamente, in un' epoca dove credere aveva perso senso e significato. Lorenzo
però ebbe un’idea. Non era certo che fosse buona, ma desiderava fare un
tentativo. Da ragazzino suo padre, Don Tonino per tutti, era un amante
della campagna e degli animali, ed aveva insegnato ai suoi fratelli ed a lui
non solo il rispetto verso la natura, ma anche verso gli animali. Nei campi che
la sua famiglia possedeva c’erano molti corvi e suo padre, spesso in protezione
dei semi che acquistava per la semina, semi di cui i corvi andavano ghiotti, si
procurava grandi quantità di chiocciole, che i corvi preferivano di gran lunga
alle sementi.
Ghiottoneria per i corvi |
Allora si mosse senza perder tempo, scese velocemente le scale,
senza dare troppe spiegazioni alla moglie, se non che aveva avuto un’idea e che
sarebbe tornato al più presto. Si
diresse al vicino negozio di ortofrutta che, indipendentemente dalla stagione,
aveva sempre in vendita quelle particolarissime lumachine. La sua intenzione
era di metterle sul davanzale della finestra sul quale i corvi si erano posati
prima del sopraggiungere del volatile più grosso, quello responsabile della
scomparsa di Azzurra, almeno secondo il racconto di Michaela.
...la sua intenzione era di mettere le lumachine sul davanzale |
Se il destino di
sua figlia era affidato ai neri pennuti, valeva la pena fare un tentativo.
Forse offrire le chiocciole ai corvi avrebbe lanciato un messaggio di pace, di
ringraziamento per qualsiasi buona cosa essi avrebbero potuto fare per la loro
bambina. Ritornò immediatamente a casa. Fra le mani un pugno di lumachine che,
incredibile a dirsi, parevano capire quale sarebbe stato il loro sacrificio e
lo accettavano di buon grado, anche a costo della propria vita. Ansimante per
la corsa Lorenzo tornò a casa, raggiunse la moglie che non si era allontanata
un istante dalla finestra, e le mostrò quel mucchio di lumachine dagli strani
colori.
Lumachine dagli strani colori |
La donna non riusciva a capire. E come avrebbe potuto? Non conosceva la
storia delle chiocciole, né le speranze del marito. Lo osservò mentre apriva la
finestra e metteva le piccole lumache, una dopo l’altra, con delicatezza, sul
davanzale. Poi, incurante del freddo, cinse con le braccia le spalle della
moglie e attesero.
Attendere...insieme! |
Qualcosa sarebbe successo, doveva succedere. Passò del tempo
che sembrò un'eternità. Lorenzo e Michaela, per la stanchezza, si erano
addormentati sulla poltrona, ma furono svegliati all’improvviso da un ticchettio
sui vetri. Sul davanzale le chiocciole erano sparite, ma c'era il grande corvo
che aveva preso Azzurra. Michaela, in preda ad una forte emozione, gli parlò:-
Restituiscimi la mia bambina,ti prego. Sono la sua mamma e l'ho attesa per
tanto tempo. Lei è tutta la mia vita. So che puoi comprendermi. Anche tu hai dei
figli e puoi capire il mio dolore. Il corvo chinò il capo, gracchiò e volò via.
Fu un attimo e come per magia tutto nuovamente si oscurò attorno e sopra la
casa. I due coniugi si abbracciarono, nascondendo i loro volti fra le braccia
l'uno dell'altra. Nella stanza si udiva soltanto il battito dei loro cuori. Un
fruscìo, un battito d’ali e poi…la luce! Improvvisamente la stanza si illuminò di
nuovo, e Azzurra era nella sua culla, le guance rosee e paffute, e sgambettava
sorridendo.
Come descrivere la gioia? |
Come descrivere la gioia? Impossibile! La si può solo percepire dai
volti di chi la prova. Lorenzo e Michaela erano espressione della gioia in quel
momento speciale.
Le lumachine non c’erano più.
Addio lumachine! |
Il loro sacrificio non era stato vano, esse erano
state solo un mezzo di comunicazione, semplice ma efficace, tra due genitori
disperati e una femmina di corvo che, chissà per quale misterioso disegno,
aveva assunto l’incarico di prendersi cura di quel cucciolo d’uomo così
indifeso e fragile, le cui speranze di vita stavano scemando velocemente. Del
resto tutti sanno che i corvi sono uccelli molto curiosi e intelligenti. Così
come Lorenzo e Michaela avevano osservato a lungo quella famigliola che aveva
nidificato sul grande albero di fronte alla finestra della loro camera, gli
uccelli avevano fatto altrettanto.
Attenti osservatori |
Una mamma è sempre una mamma, di qualsiasi
specie essa sia, e mamma corvo non era rimasta insensibile alla sofferenza di
Michaela, né alla visione di quella creatura che diventava sempre più debole.
Guardava i suoi piccoli che diventavano sempre più forti, grazie al cibo che
lei e il suo compagno procuravano loro ogni giorno, e piangeva assieme a quella
giovane donna che non riusciva a nutrire la sua bambina, chiedendosi cosa
avrebbe potuto fare. Il suo grido di dolore si unì a quello della giovane madre.
...il suo grido di dolore si unì a quello della giovane madre |
Fu un richiamo al quale altri corvi risposero senza indugio. Il senso della
famiglia è così forte nei neri uccelli gracchianti, spesso malvisti e scacciati
come ospiti indesiderati, che essi vollero dimostrarlo. Ecco perché erano
volati numerosi, oscurando la casa. E tutti, proprio tutti, avevano col loro
verso espresso ciò che ritenevano giusto per Azzurra. E mamma corvo aveva agito
senza indugio. Non si aspettava che la coppia capisse le sue intenzioni, ma
fece ugualmente ciò che andava fatto. Non vi svelerò il segreto di quella
femmina alata, né il luogo dove portò la bambina. Quel che è giusto sapere è il
lieto fine di questa storia. Tendete l’orecchio e il vento amico vi porterà il
suono della felicità. Respirate a pieni polmoni e sentirete il profumo
dell’amore.
...il suono della felicità...il profumo dell'amore! |
...la luce del lampione illuminava il giardino innevato... |
Spesso il sacrificio di un essere vivente, apparentemente insignificante, racchiude in sè una gioia infinita. Spesso la lettura di questo sacrificio non è compresa come dovrebbe, perchè non ci soffermiamo il tempo giusto a meditare e cercarla nel profondo del nostro animo, per capire la bellezza che la natura ci regala attraverso la sua perfezione. Storie fantastiche come questa, altre storie più reali e comuni, ci permettono di avvicinarci a quello che non dobbiamo spiegarci per forza, ma che dobbiamo solo far diventare nostro patrimonio interiore. Come? Ma solo credendoci e vivendole con il cuore, la speranza e la fede.
Tutte le immagini sono state reperite sul Web
Grande Daniela dobbiamo a te la correzione e l'impaginatura oltre che la scrittura insieme a noi di questi racconti. Ti vogliamo bene!
RispondiEliminaTi vogliamo bene dovunque tu sei! R.I.P.
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