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La casa dei corvi



La cameretta di Azzurra

Azzurra nacque una notte di novembre, in una graziosa stanzetta di una piccola casa.
La neve aveva già spruzzato di bianco il giardino, che assomigliava ad un fazzoletto immacolato.
La candida neve!

Il padre e la madre guardavano la loro prima figlia con grande emozione.
Azzurra non assomigliava affatto a quei neonati paffutelli e splendidi che appaiono in televisione. Quello scricciolo di bimba aveva un visetto minuto, incorniciato da capelli di un insolito colore blu notte e due occhi intensi, blu anch’essi, che stregavano chiunque incontrasse il loro sguardo.

Azzurra

Mamma corvo faceva lunghi voli concentrici  sopra il tetto della casa alla ricerca di cibo. Assieme al compagno aveva costruito il nido in marzo con piccoli rami intrecciati tra loro, legati con fango ed erba.
 
Il nido dei corvi
Dopo l’accoppiamento aveva deposto sei uova e le aveva covate per venti giorni senza mai allontanarsi. Il maschio procacciava il cibo affinchè la femmina si nutrisse. Finalmente la nascita aveva allietato la coppia. I piccoli erano tutti vivi e in buona salute; il padre si era occupato della loro nutrizione nel corso del primo mese di vita, com’è consuetudine, ma successivamente anche mamma corvo aveva fatto la sua parte. Semi e insetti erano stati la prima fonte di nutrimento  per quei vivaci piccoli pennuti, sempre col becco spalancato in attesa di una ghiottoneria.
Sempre affamati!
I genitori accudirono la prole per alcuni mesi, fino a quando i figli non raggiunsero l’autosufficienza e si unirono a colonie di giovani, dove avrebbero trovato un partner e costituito una nuova famiglia. Pochi sanno che i corvi sono uccelli monogami, il che significa che una volta individuata una compagna, la loro unione è per tutta la vita.
Per sempre!
Lorenzo era affascinato da quella coppia, che aveva nidificato sull’albero più alto del loro giardino, e passava ore ed ore ad osservarli col binocolo, tanto che Michaela, sua moglie, se ne lamentava a volte, dicendo che quei pennuti gracchianti erano più importanti di lei. Durante i mesi della gravidanza in verità, dovendo stare a riposo per ordine del medico, anche lei si era appassionata nell’osservare con quanto affiatamento la coppia di corvi interagiva, seguendo anche la costruzione del nido, la cova e lo schiudersi delle uova. In settembre dovette dire arrivederci ai suoi amici. A letto senza proteste fino al termine della gestazione per sopraggiunte complicazioni, e la finestra era troppo lontana.
A riposo Michaela!
Ma la sua bambina era più importante e per niente e nessuno avrebbe corso rischi. Lorenzo divenne “il suo corvo”,
Il suo "corvo"!
occupandosi di lei con amore fino alla nascita di Azzurra. Non importava che la piccola fosse così fragile, sarebbe cresciuta e chissà quante ne avrebbe combinate! I suoi genitori erano ammaliati da quegli occhi blu.
Occhi e capelli blu, un binomio che avrebbe avuto successo. Chissà che splendida ragazza sarebbe divenuta Azzurra, pensava babbo Lorenzo che già la vedeva giocare allegramente nel loro piccolo giardino.
I giorni passavano e la bambina, anche se la madre aveva le mammelle gonfie di latte, purtroppo, ne succhiava pochissimo. Era troppo piccola e debole per riuscire a nutrirsi. Dopo aver assunto una minuscola quantità di latte, Azzurra cadeva in un sonno profondo.
Succhia Azzurra!
Il pediatra consigliò ai genitori di sospendere l'allattamento al seno e di passare a quello artificiale. Con il biberon forse la bambina avrebbe avuto la possibilità di alimentarsi senza provare stanchezza.
Ma questo non avvenne. Appena Michaela inseriva la tettarella tra le labbra di Azzurra, lei si addormentava comunque, come se nel biberon, al posto del latte, ci fosse un potente soporifero.
...un potente soporifero!
La crescita della bimba era vanificata dalla mancanza di nutrimento. Il suo viso diventava sempre più piccolo ed i suoi occhi sempre più grandi. Giorno dopo giorno Azzurra si indeboliva sempre più  ed i suoi genitori erano disperati. Intanto la neve cadeva, fiocco dopo fiocco. Il prato del giardino sembrava ricoperto di zucchero filato, sorprendentemente bianco e silenzioso.
Lieve candore e silenzio
Tutto accadde un mercoledì: la mamma aveva provato di nuovo ad allattare la bimba, senza riuscirci. Teneva in braccio la piccola, che dormiva avvolta in uno scialle di lana rosa, mentre l'angoscia la dilaniava. Michaela non sapeva più cosa fare,  ma era consapevole di dover cercare aiuto. Pensò che sarebbe stato opportuno portare la piccolina in ospedale, dove il pediatra avrebbe potuto visitarla e riuscire a capire la causa dell’inappetenza di Azzurra.
Appena Lorenzo fosse tornato gliene avrebbe parlato, certa che insieme avrebbero optato per quella decisione. Non c'era altro da fare. Michaela depose la piccola nella culla si diresse verso la finestra.
La neve avvolgeva tutto in un grande e candido abbraccio. Nel silenzio ovattato si udì il gracchiare di mamma corvo, che planando sul davanzale della finestra, affondò le zampette nello strato di neve che lo ricopriva. Un attimo dopo, sul bianco quadrato del giardino, sembrò calare la notte.
Michaela non riusciva a rendersi conto di cosa accadesse, le sue percezioni passarono velocemente dal bianco luminoso della neve, a un’atmosfera cupa e nera come l’inchiostro.
Questo la frastornò e la fece rabbrividire. Di colpo tutto era mutato. Il cielo era passato dal bianco lattiginoso ad un nero fosco e minaccioso. E la neve continuava a scendere lieve e silenziosa.
Con lo sguardo Michaela scrutò più avanti a cercare la piccola strada che conduceva al paese, con la speranza di intravedere l'auto di Lorenzo. Ma la strada era vuota, tutta bianca e vuota. E ancora, incessantemente, la neve cadeva.
...incessantemente la neve cadeva!
Che strano! Il nero era solamente sul pezzo di cielo che sovrastava la sua casa, ed in basso sulla superficie del piccolo giardino.  Azzurra si svegliò e cominciò a piangere. Il suo pianto risuonava nella stanza, insolitamente forte e disperato. Mai prima d’allora la piccola aveva pianto così. Michaela la prese in braccio sperando di calmarla, senza riuscirvi. Tentò di cullarla passeggiando per la stanza, fino a raggiungere la  finestra. Fu allora che Azzurra cessò di singhiozzare.
Dal prato, oscurato da quello strano fenomeno che si era verificato poco prima, si alzò in volo una moltitudine di corvi neri.
...si alzò in volo una moltitudine di corvi
Il giardino tornò candido, ed il cielo si schiarì. I corvi cominciarono a volare intorno alla casa. Ali nere sbattevano producendo il tipico suono. La piccola era attratta dal loro movimento, ancor più quando uno dopo l’altro i neri uccelli iniziarono a posarsi sul davanzale della finestra, dietro i cui vetri erano Michaela e Azzurra. La bambina emetteva dei meravigliosi gorgheggi di contentezza, mentre sua madre era perplessa e spaventata da quell’insolito atteggiamento dei pennuti. Improvvisamente un grosso corvo nero apparve nel biancore del cielo, gracchiando sonoramente, quasi ad intimare un ordine.
L'arrivo del grande corvo
Subito i corvi volarono via dal davanzale ed il grosso volatile, giungendo a gran velocità, con il becco riuscì ad infrangere il vetro della finestra, i cui frammenti caddero a terra con fragore. D’istinto Michaela indietreggiò, ma per un attimo ogni cosa sfuggì al suo controllo. Quando tornò in sé vide il corvo in volo, talmente in alto che della sua immagine non rimase che un minuscolo punto nero, che in breve scomparve.
Solo allora Michaela si accorse di avere le braccia vuote. La sua bambina era scomparsa!
Le braccia vuote...lo sguardo smarrito!
La donna barcollò all’indietro, fino a raggiungere il letto. Sedette appena in tempo, evitando una caduta: le gambe non l’avrebbero sorretta oltre. Lo sguardo perso nel vuoto, disorientata e confusa, Michaela rimase quasi in stato di trance, non riuscendo a reagire. Sembrava non rendersi conto dell’accaduto in principio. La sua mente era come in un’altra dimensione, così pure il suo corpo. Quando Lorenzo rientrò, la chiamò dall’ingresso come faceva di solito per avvisarla che era tornato e lei gli rispondeva, aspettando che salisse in camera. Ma dal piano superiore nessuna risposta, né alcun suono o rumore. – Tesoro? – disse ancora Lorenzo salendo le scale. Nulla! L’inquietudine lo indusse a fare i gradini di corsa e a irrompere nella stanza da letto. Vedendo la moglie immobile, abbandonata su se stessa, le spalle curve e lo sguardo fisso nel nulla, le si avvicinò e sedette accanto a lei, cingendole le spalle con un braccio e prendendole la mano. Era gelata e tremava. In effetti la camera era molto fredda e istintivamente Lorenzo si girò verso la finestra per controllare che fosse ben chiusa. Azzurra aveva bisogno di un ambiente caldo. Azzurra! Solo allora si rese conto che la culla era vuota e che della piccola non v’era traccia. – Michaela! Michaela parlami! Che cosa…oh mio Dio! Chi ha rotto il vetro? Dov’è nostra figlia? – e la scosse energicamente, fuori di sé. Lei si alzò di scatto, finalmente consapevole di quanto era poc’anzi accaduto. Un urlo di dolore le squarciò il petto e il suo cuore rischiò di scoppiare. Lacrime copiose le bagnarono le guance, mentre tentava disperatamente di parlare, di spiegare, ma non sapeva bene cosa.
...lacrime copiose sulle guance di Michaela
Tutto era successo così in fretta che lei non aveva avuto il tempo di comprendere, né di fare nulla. – Non è possibile! – continuava a ripetere – Non è possibile! Questa non è realtà…io sto sognando. Il corvo…il corvo ha preso Azzurra…l’ha presa. La disperazione non abbandonava la donna, che tuttavia riuscì gradualmente a prendere coscienza di quanto era accaduto solo pochi minuti prima: Azzurra era stata rapita e chi l’aveva rapita era un corvo. Incredibile e straordinario evento, mai accaduto per quanto se ne sapesse. I due coniugi tentarono di razionalizzare il fatto, cercando di comprendere il perchè di quell’insolito comportamento dell’uccello e dove avesse portato la loro figlia. Lorenzo, ancora sotto choc, faticava a focalizzare ciò che la moglie stava ripetendo in modo concitato e isterico, gridando di telefonare alle forze dell’ordine per denunciare l’accaduto. Stava pensando a cosa avrebbe mai potuto dire a chi sarebbe venuto e se, dopo la descrizione dei fatti, li avrebbero creduti. Gli venne in mente di aver letto sul giornale pochi giorni prima che una coppia, per eludere un’accusa di infanticidio e insabbiare la momentanea follia di una madre vittima della depressione post partum, aveva incolpato di  rapimento un gruppo di extracomunitari, ma la polizia, riscontrando anomalie e discrepanze nella testimonianza dei coniugi, aveva dato corso ad ulteriori indagini e scoperto la terribile verità. In questo caso i rapitori non erano esseri umani, ma un animali, un corvo. Lorenzo non aveva assistito al rapimento ma credeva alla moglie. Inoltre, da quello che poteva vedere, le cose sembravano essere accadute proprio come gli erano state raccontate. Ma chi mai avrebbe dato credito ad una simile storia? Cercò di spiegarlo a Michaela, che sembrò comprendere, e tuttavia continuava a ripetere che dovevano fare qualcosa, qualunque cosa.
Ad un certo punto Lorenzo ebbe un flashback e ricordò che qualche giorno prima, durante la messa domenicale, Padre Luigi, il parroco della chiesa del loro quartiere, aveva citato uno strano e inusuale passo, tratto dal Libro dei Re, che descriveva una scena in cui il Signore aveva incaricato i corvi di portare il cibo al Profeta Elia ed Elia era il nome che avevano scelto se fosse nato un maschietto. Solo una coincidenza? Tutto assumeva caratteristiche molto strane. Lorenzo decise di recarsi in parrocchia. Voleva capirne di più e tentare di dare un senso all’accaduto.
Michaela non distoglieva lo sguardo dal punto del cielo in cui il grande corvo e la sua bambina erano spariti. Sperava di rivedere il nero volatile riapparire in volo da un momento all'altro, per riportarle la sua bambina.
Il dolore di Michaela
Lorenzo insisteva affinchè lei lo accompagnasse. Voleva a tutti i costi parlare al più presto con Don Luigi. Aveva la strana convinzione che lui sarebbe stato in grado di aiutarli a risolvere quel doloroso mistero, sentiva fortemente che c'era un collegamento fra i corvi che erano stati comandati dal Signore di portare il cibo ad Elia, suo profeta, e la scomparsa della sua piccola Azzurra. Michaela però non voleva saperne di lasciare la casa. La speranza che il corvo potesse riportare la bambina non le permetteva di lasciare la casa.  Lui non insistette oltre e andò da solo. Il sacerdote era nella canonica e stava elaborando la sua omelia per la messa domenicale, quando udì suonare il campanello. Aprendo la porta rimase sorpreso trovandosi di fronte Lorenzo, che conosceva fin da ragazzo, visibilmente sconvolto e in preda ad una crisi di panico. Non disse nulla, temendo di peggiorare la situazione, lo fece entrare e lo invitò con un cenno a sedersi accanto al fuoco che ardeva nel caminetto.
...e il fuoco ardeva
Dopo alcuni minuti di silenzio, durante i quali si udiva solo il crepitio della legna, Lorenzo finalmente parlò:- Don Luigi, il Signore ha voluto punirmi, ma non so perché. Sono un uomo onesto e prego…oh se prego. Lei sa quanto Michaela ed io abbiamo pregato dalla nascita di Azzurra, la nostra piccola così fragile. Non abbiamo mai perso la speranza e la fede, nonostante il peggioramento delle sue condizioni, e ora il nostro angelo è volato via, rapito da un corvo.
Il prete rimase impietrito alle parole di Lorenzo, si alzò lentamente e si diresse verso il piccolo crocifisso appeso alla parete. Fece il segno della croce e congiunse le mani, mentre a voce bassa recitava una preghiera. Poi, voltandosi verso Lorenzo, mostrò un volto disteso, lasciando trapelare la sua pace interiore e la fede che pervadeva il suo animo. – Raccontami tutto, e non tralasciare alcun particolare. E il ragazzo riportò i fatti così come glieli aveva descritti la moglie, poi aggiunse:- Sono qui perché ho ricordato il passo che lei ha letto domenica scorsa, quello che parlava del profeta Elia, un uomo di cui Dio si serviva per parlare al popolo, e al quale ordinò di nascondersi presso il torrente Cherit mandando i corvi a nutrirlo. Ora un corvo ha preso mia figlia. Ho paura padre! Ho paura perché non capisco. - Elia era un profeta, suo malgrado. Quando il re della Samaria Acab, istigato dalla moglie Gezabele, decise di imporre al suo popolo l’adorazione dell’idolo Baal, Dio mandò Elia affinchè convincesse Acab e la regina a desistere, ma essi non lo fecero e furono puniti per questo con tre anni di carestia. Perseguitato da Acab Elia rimase nascosto presso il torrente Cherit, nelle grotte che si trovavano sul pendio, e secondo la leggenda i corvi gli portavano il cibo.
Il profeta Elia nutrito dai corvi
Fu sempre in periodo di carestia che Elia si recò a Sarepta di Sidone e incontrò una vedova, alla quale chiese acqua e pane, promettendo alla donna che avrebbe avuto provviste fino al termine della carestia. Il signore poi, per mezzo di Elia, operò più di un miracolo. Ma non voglio essere prolisso, quel che mi preme dirti sono queste parole di Dio: “Ecco, io invierò il profeta Elia perché converta il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri.”- questo è il messaggio importante Lorenzo.
...il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri!
Ora torna a casa e conforta tua moglie, pregate e non perdete la fede. Dio ha inviato il corvo per salvare la tua bambina, non per farle del male. Aspetta, Lorenzo. Aspetta e sta’ vicino a tua moglie. Allevia la sua pena. 
Vicini con speranza
L’attesa non fu facile per una donna come Michaela. Per lei il minimo problema diventava una questione vitale. Ma quello che stavano vivendo in quei momenti era davvero tale. L’aria che si respirava nella grande casa dove Azzurra era stata rapita dal corvo sembrava irrespirabile. Ogni ambiente le ricordava la sua bambina, e il tormento cresceva.
...il tormento cresceva
Doveva credere alle parole di Don Luigi? Il corvo aveva preso Azzurra per salvarla? Ma quale miracolosa cura le avrebbe restituito la piccola? Quale intervento che la moderna medicina non potesse fare? Lorenzo aveva fiducia, ma non riusciva a trasferirla alla moglie. In fondo lei non era stata presente durante il colloquio con Padre Luigi,  ed era davvero complicato credere ciecamente, in un' epoca dove  credere aveva perso senso e significato. Lorenzo però ebbe un’idea. Non era certo che fosse buona, ma desiderava fare un tentativo. Da ragazzino suo padre,  Don Tonino per tutti, era un amante della campagna e degli animali, ed aveva insegnato ai suoi fratelli ed a lui non solo il rispetto verso la natura, ma anche verso gli animali. Nei campi che la sua famiglia possedeva c’erano molti corvi e suo padre, spesso in protezione dei semi che acquistava per la semina, semi di cui i corvi andavano ghiotti, si procurava grandi quantità di chiocciole, che i corvi preferivano di gran lunga alle sementi.
Ghiottoneria per i corvi
Allora si mosse senza perder tempo, scese velocemente le scale, senza dare troppe spiegazioni alla moglie, se non che aveva avuto un’idea e che sarebbe tornato al più presto.  Si diresse al vicino negozio di ortofrutta che, indipendentemente dalla stagione, aveva sempre in vendita quelle particolarissime lumachine. La sua intenzione era di metterle sul davanzale della finestra sul quale i corvi si erano posati prima del sopraggiungere del volatile più grosso, quello responsabile della scomparsa di Azzurra, almeno secondo il racconto di Michaela.
...la sua intenzione era di mettere le lumachine sul davanzale
Se il destino di sua figlia era affidato ai neri pennuti, valeva la pena fare un tentativo. Forse offrire le chiocciole ai corvi avrebbe lanciato un messaggio di pace, di ringraziamento per qualsiasi buona cosa essi avrebbero potuto fare per la loro bambina. Ritornò immediatamente a casa. Fra le mani un pugno di lumachine che, incredibile a dirsi, parevano capire quale sarebbe stato il loro sacrificio e lo accettavano di buon grado, anche a costo della propria vita. Ansimante per la corsa Lorenzo tornò a casa, raggiunse la moglie che non si era allontanata un istante dalla finestra, e le mostrò quel mucchio di lumachine dagli strani colori.
Lumachine dagli strani colori
La donna non riusciva a capire. E come avrebbe potuto? Non conosceva la storia delle chiocciole, né le speranze del marito. Lo osservò mentre apriva la finestra e metteva le piccole lumache, una dopo l’altra, con delicatezza, sul davanzale. Poi, incurante del freddo, cinse con le braccia le spalle della moglie e attesero.
Attendere...insieme!
Qualcosa sarebbe successo, doveva succedere. Passò del tempo che sembrò un'eternità. Lorenzo e Michaela, per la stanchezza, si erano addormentati sulla poltrona, ma furono svegliati all’improvviso da un ticchettio sui vetri. Sul davanzale le chiocciole erano sparite, ma c'era il grande corvo che aveva preso Azzurra. Michaela, in preda ad una forte emozione, gli parlò:- Restituiscimi la mia bambina,ti prego. Sono la sua mamma e l'ho attesa per tanto tempo. Lei è tutta la mia vita. So che puoi comprendermi. Anche tu hai dei figli e puoi capire il mio dolore. Il corvo chinò il capo, gracchiò e volò via. Fu un attimo e come per magia tutto nuovamente si oscurò attorno e sopra la casa. I due coniugi si abbracciarono, nascondendo i loro volti fra le braccia l'uno dell'altra. Nella stanza si udiva soltanto il battito dei loro cuori. Un fruscìo, un battito d’ali e poi…la luce!  Improvvisamente la stanza si illuminò di nuovo, e Azzurra era nella sua culla, le guance rosee e paffute, e sgambettava sorridendo.
Come descrivere la gioia?
Come descrivere la gioia? Impossibile! La si può solo percepire dai volti di chi la prova. Lorenzo e Michaela erano espressione della gioia in quel momento speciale.
Le lumachine non c’erano più.
Addio lumachine!
Il loro sacrificio non era stato vano, esse erano state solo un mezzo di comunicazione, semplice ma efficace, tra due genitori disperati e una femmina di corvo che, chissà per quale misterioso disegno, aveva assunto l’incarico di prendersi cura di quel cucciolo d’uomo così indifeso e fragile, le cui speranze di vita stavano scemando velocemente. Del resto tutti sanno che i corvi sono uccelli molto curiosi e intelligenti. Così come Lorenzo e Michaela avevano osservato a lungo quella famigliola che aveva nidificato sul grande albero di fronte alla finestra della loro camera, gli uccelli avevano fatto altrettanto.
Attenti osservatori
Una mamma è sempre una mamma, di qualsiasi specie essa sia, e mamma corvo non era rimasta insensibile alla sofferenza di Michaela, né alla visione di quella creatura che diventava sempre più debole. Guardava i suoi piccoli che diventavano sempre più forti, grazie al cibo che lei e il suo compagno procuravano loro ogni giorno, e piangeva assieme a quella giovane donna che non riusciva a nutrire la sua bambina, chiedendosi cosa avrebbe potuto fare. Il suo grido di dolore si unì a quello della giovane madre.
...il suo grido di dolore si unì a quello della giovane madre
Fu un richiamo al quale altri corvi risposero senza indugio. Il senso della famiglia è così forte nei neri uccelli gracchianti, spesso malvisti e scacciati come ospiti indesiderati, che essi vollero dimostrarlo. Ecco perché erano volati numerosi, oscurando la casa. E tutti, proprio tutti, avevano col loro verso espresso ciò che ritenevano giusto per Azzurra. E mamma corvo aveva agito senza indugio. Non si aspettava che la coppia capisse le sue intenzioni, ma fece ugualmente ciò che andava fatto. Non vi svelerò il segreto di quella femmina alata, né il luogo dove portò la bambina. Quel che è giusto sapere è il lieto fine di questa storia. Tendete l’orecchio e il vento amico vi porterà il suono della felicità. Respirate a pieni polmoni e sentirete il profumo dell’amore.

...il suono della felicità...il profumo dell'amore!
Il Natale si avvicinava, ma Michaela e Lorenzo avevano già ricevuto il più bel regalo che potessero desiderare. Affacciati alla finestra, con la piccola Azzurra tra le braccia della mamma, vedevano il nido grosso e rotondo sui robusti rami del pino. La luce del lampione illuminava il giardino innevato.

...la luce del lampione illuminava il giardino innevato...
Se passate di lì, accanto al robusto cancello di ferro battuto, potrete leggere su una targa in pietra: “La casa dei corvi”.
Spesso il sacrificio di un essere vivente, apparentemente insignificante, racchiude in sè una gioia infinita. Spesso la lettura di questo sacrificio non è compresa come dovrebbe, perchè non ci soffermiamo il tempo giusto a meditare e cercarla nel profondo del nostro animo, per capire la bellezza che la natura ci regala attraverso la sua perfezione. Storie fantastiche come questa, altre storie più reali e comuni, ci permettono di avvicinarci a quello che non dobbiamo spiegarci per forza, ma che dobbiamo solo far diventare nostro patrimonio interiore. Come? Ma solo credendoci e vivendole con il cuore, la speranza e la fede.
 
Vivere con il cuore....
Serenella Menichetti Daniela BonifaziUmberto FlautoMaria Laura Celli

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2 commenti:

  1. Grande Daniela dobbiamo a te la correzione e l'impaginatura oltre che la scrittura insieme a noi di questi racconti. Ti vogliamo bene!

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  2. Ti vogliamo bene dovunque tu sei! R.I.P.

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