In questo periodo noi studenti universitari siamo
tutti sulla stessa barca e con simili stati d’animo: nervosi e pronti a
scattare per un nonnulla. Alla vigilia dell’estate ancora esami da sostenere e
la testa altrove, soprattutto per gli studenti all’estero, come me.
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Esami...che stress! |
Quest’anno
sarei tornato a casa per le vacanze, dopo tre anni di lontananza dai miei e
dalla mia città. Sentivo la nostalgia delle lasagne di mia madre,
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Sublimi! |
delle
giornate di pesca con mio padre
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Pazienza e fortuna |
e anche di quella peste di mia sorella Chiara,
che ormai era alle superiori e si dava un sacco di arie. D’altra parte si era
fatta davvero una bella ragazza
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Chiara |
e non le mancavano ammiratori e spasimanti, che
teneva regolarmente sule spine per poi pronunciare un categorico NO!
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Esplicito! |
Chissà per
chi si conservava? Magari l’avrei scoperto se fossi riuscito a farla
“sbottonare” con me. In passato l’aveva sempre fatto, io le davo consigli e lei
faceva tutto l’opposto. Ha sempre avuto un carattere forte, molto più di me. Mi
stavo preparando bene, studiando con impegno. Sebbene fossi uno studente
lavoratore, per non gravare troppo sul bilancio dei miei genitori, il senso di
colpa per aver forzato loro la mano chiedendo di frequentare la prestigiosa Università di Oxford non mi
abbandonava, nonostante le continue rassicurazioni della mia famiglia e i miei
successi.
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Oxford University |
Giugno e luglio trascorsero in fretta ed ero pronto a lasciarmi alle
spalle, con piena soddisfazione, quell’anno così impegnativo. Bagaglio pronto e
un aereo che mi aspettava per riportarmi a casa finalmente. Il viaggio fu
piacevole, grazie ad un simpaticissimo vicino di posto, più o meno della mia
età e studente anch’esso, che dall’aeroporto
di Roma- Fiumicino avrebbe poi fatto “rotta” verso quello di Palermo.
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Un piacevole compagno di volo |
La sua
Sicilia, come la definiva lui, l’aspettava ormai da troppo tempo, e così pure
la sua numerosa famiglia, della quale mi mostrò diverse foto che ritraevano i
genitori, i due fratelli minori e il maggiore. Michele, questo era il suo nome,
aveva l’esuberanza dell’Etna, di cui decantava la bellezza, non soltanto nella
grandiosità delle eruzioni e nelle colate di lava incandescente, ma
dell’ambiente circostante ricco di profumi, colori e suoni. - Devi venire a
trovarmi Lorè, e porta tua sorella mi raccomando!
A Michele era infatti bastato vedere una foto di Chiara per rimanere
affascinato dai suoi occhi azzurri come il mare. - Adesso ti scrivo il mio
indirizzo e il numero di cellulare. Settembre è il periodo migliore, non te ne
pentirai. Quello è il paradiso amico mio! - Non dico che non mi tenti l’idea di
venire nella tua isola, ho sempre desiderato farci una vacanza, ma non ne ho
avuto l’opportunità, anche perché decidendo di trasferirmi in Inghilterra non
potevo più permettermi la spesa.
-Ma quale spesa e spesa! Tu devi solo pensare al viaggio. A Nicolosi, il mio
paese, ho una casa enorme e c’è posto a volontà. Sentirai poi i manicaretti di
mia madre! Amunì! Non ci pensare tanto,
vieni e basta! - Non ti prometto niente ora. Vedremo Michele… vedremo! E arrivammo
a Fiumicino, impazienti di rivedere i luoghi a noi cari. Ci salutammo come se
fossimo amici di vecchia data, e il mio nuovo amico mi abbracciò con la tipica
esuberanza siciliana.
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Semplicemente...arrivederci! |
Dopo il Check out mi diressi verso l’uscita, cercando
con gli occhi mio padre che, ne ero certo, mi stava già aspettando da almeno
un’ora. Era un pregio o un difetto, a seconda delle opinioni, il voler essere
puntuale e per questo partire con ampio anticipo rispetto all’orario più giusto
per poi attendere a lungo. Ma lui era fatto così e niente e nessuno sarebbe
riuscito a cambiarlo. All’improvviso lo vidi: agitava le braccia per farsi
notare da me. La sua macchina era parcheggiata in sosta vietata e perciò non
osava allontanarsi. Gli feci un cenno con la mano e lo raggiunsi. - Ciao papà!
– dissi subito abbracciandolo – Da quanti secoli sei qui? Mi sembri in stato di
mummificazione avanzata.
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Ops! |
- Ah, vedo che non hai perso il tuo senso dell’umorismo. Non sei stato
contagiato dalla tipica freddezza inglese. Bene, bene! – aggiunse mio padre
sorridendo. - Favole metropolitane! Il proverbiale “british self control” degli
Inglesi, inteso come maschera usata per nascondere cinismo e freddezza, in
realtà non è nient’altro che la forza di superare le difficoltà della vita
senza piangersi addosso come facciamo noi ad esempio, e non negarlo papà. -
Dai, andiamo a casa. Basta ciance ragazzo!
Mio padre non lascia guidare nessuno e spesso chi viaggia in macchina con lui
si aspetta di essere fermato dalla polizia stradale non per eccesso di
velocità, ma per “difetto” della stessa. Comunque, dopo un tragitto a dir poco
estenuante e di gran lunga più stancante del volo giungemmo a Cerveteri, il mio
paese. La nostra casa è situata in periferia, in una zona ricca di verde.
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Home, sweet home! |
Tutto
sembrava tranquillo al nostro arrivo e scaricai i bagagli, incamminandomi poi
assieme a mio padre, che mi precedeva, lungo il vialetto di accesso alla casa.
La porta si spalancò all’improvviso e fui letteralmente investito da mia madre
e mia sorella, che quasi mi stritolarono in un abbraccio mozzafiato. A seguire parenti,
vicini, conoscenti, amici ed ex compagni di scuola. Sarei scappato di nuovo se
non mi fossi trovato assediato. Rassegnato, salutavo con educazione ed un
sorriso stampato sulla bocca chiunque mi trovassi davanti, quando il mio
sorriso morì alla vista di Nunzio e Leo che ammiccando e quasi all’unisono
esclamarono: - Bentornato Brufolo!
In una frazione di secondo, vivendo un flash back, mi ritrovai in prima media,
timido e impacciato, e come se non bastasse con la faccia cosparsa di brufoli.
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"Brufolo Bill" |
Rividi Nunzio e Leo, che conobbi quell’anno e che per malaugurata sorte erano
iscritti alla mia stessa sezione. Fui il loro bersaglio preferito per tutta la
durata dell’anno scolastico e per i successivi ancora. Mi chiamavano Brufolo,
ovvero l’ottavo nano della famiglia Disney.
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No comment! |
L'appellativo non era certo
simpatico, ma col tempo capii che dovevo farmene una ragione e, per limitare i
danni, cercai di atteggiarmi a duro, io che ero sempre stato un tipo tranquillo
e, incredibile a dirsi, diventammo amici, creando insieme una vivace
combriccola, ad un patto però: in privato potevo anche essere "Brufolo"
per loro, ma non in pubblico.
Così gli anni erano volati e, se pur malvolentieri dato che mi ricordava il mio
problema dermatologico, accettai il nomignolo. Superammo la scuola media nel
miglior modo possibile. La nostra amicizia si consolidò ulteriormente alle
superiori, dove ci ritrovammo ancora insieme per proseguire il percorso degli studi. Inutile
dirlo, per Nunzio e Leo continuai ad essere l’ottavo nano, anche se avevo raggiunto
il metro e ottanta di altezza. I miei brufoli vissero alterne vicende,
conobbero alti e bassi. Le creme che ci mettevo sopra, il dentifricio alla
menta che si diceva li seccasse e i bagni al mare considerati un vero
toccasana, mi avevano accompagnato negli anni dall'adolescenza alla maturità.
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Tentar non nuoce! |
Leo
e Nunzio si sbellicavano dalle risate ai miei esperimenti, grazie ai quali
ottenevo risultati transitori. Nei periodi di tregua dalle “bollicine” tentavo
qualche conquista, che diventava sconfitta alla ricomparsa dei tanto odiati
brufoli. Fu così fino al diploma. Poi il trasferimento nel Maine mi liberò da
quegli amici ingombranti e dall’odiato soprannome.
Ora erano lì che mi squadravano sorpresi e increduli del mio radicale
cambiamento: in quei tre anni trascorsi all'università, nella Contea di Oxford,
oltre a coltivare la mia cultura avevo anche modificato l'aspetto fisico. Le
gare di canottaggio sul Cherwell con i compagni internazionali avevano
irrobustito i miei muscoli e abbronzato la mia pelle e forse il copioso sudore aveva
fatto sparire dal mio viso ogni imperfezione.
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Che squadra! |
Soddisfatto nel vedere loro facce
perplesse li salutai e abbandonai i ricordi. Poi, mettendo da parte la mia naturale
riservatezza, mi dedicai agli ospiti salutando tutti ad alta voce e finalmente
riabbracciai forte la mamma, che odorava di lasagne al sugo e di crema Nivea. - Mamma, mi sei mancata...accidenti se mi
siete mancati tutti! – esclamai.
E in un attimo il fastidio di vedere tutta quella gente al mio arrivo,
di dover condividere la mia famiglia con altri mentre avrei preferito una
maggiore intimità, scomparve, lasciando il posto all’euforia e all’eccitazione
di essere al centro dell’attenzione. Mi atteggiai a “divo”, sfoggiando i miei
muscoli e il fisico atletico, e naturalmente un viso perfetto, senza ombra di
brufoli.
- Hello Lorenzo! You're back at
last! Did you miss me? Come dimenticare quella voce dal tono
dolce e sensuale insieme? Prima ancora di voltarmi sapevo chi avrei visto,
mentre la mente vacillava e i ricordi affioravano. - Absolutely! Hello Vanessa! – e abbracciai la mia ragazza
del liceo – Ora basta con l’inglese però, non voglio sentire altro che non sia
pronunciato in italiano. Poi mi concessi il piacere di ammirare quella creatura
che in tre anni era sbocciata, diventando una giovane donna ancora più
attraente di quanto ricordassi.
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Vanessa |
Avrei voluto dirle tante cose e saperne
altrettante, ma mia madre chiamò a raccolta la “truppa” invitando tutti a
sedersi attorno alla lunga tavola apparecchiata sotto il porticato. Perciò
sorrisi a Vanessa e la scortai fino al suo posto, sedendomi accanto a lei.
Ripensando alla sua domanda ricordai il momento in cui ci lasciammo, la mia
delusione per la sua rinuncia a condividere con me anche quell’esperienza di
studio a Oxford. Non voleva essere un addio e ci promettemmo di restare in
contatto, ma dopo i primi tempi gli impegni divennero tali e tanti da
costituire una barriera e pian piano le videochiamate si diradarono, come le
conversazioni in chat, fino ad esaurirsi del tutto. Il
mio sguardo vagava da uno all'altro dei miei cari. Mamma sprizzava gioia da
tutti i pori mentre dispensava lasagne fumanti, il babbo si vantava di me con Nunzio, che gli sedeva
accanto: - Hai visto il mio Lorenzo com'è diventato atletico? – e al mio amico
non restava che confermare, forse con un po’ di invidia. Io sorridevo e non
vedevo che lei. Vanessa era diventata ancora più bella di quanto ricordassi, e
godevo della sua vicinanza, ascoltando affascinato la sua voce flautata. Non
era un’impressione, mi resi conto che anche quella era cambiata, diventando più
sensuale! Le sopracciglia ben disegnate, gli occhi neri come l'ebano e le
ciglia leggermente allungate dal mascara. Quel suo modo di muoversi sulla
sedia, pacato e morbido, accendeva i miei sensi. Cosa mi stava succedendo? Mi
accorsi di essere stato scoperto a fissarla e cercai di mostrarmi indifferente,
mentre un’idea mi balenò all’improvviso. Mi rivolsi a mia sorella sorridendo: -
Chiara, che ne diresti se andassimo a fare un viaggetto? Quest’anno è stato
davvero impegnativo e ho veramente bisogno di una vacanza. – pensai che
l’invito di Michele, il mio occasionale compagno di volo, fosse un’opportunità
da non perdere, e avevo un piano. - Una vacanza Lorè? - ripetè mia sorella
girandosi con la sua criniera bionda.
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Ma dici davvero? |
- Si, ho conosciuto un amico siciliano
che mi ha invitato a casa sua. La Sicilia non la conosciamo se non dai
documentari e dai depliant pubblicitari. Ricordi che progettavamo di andarci
prima o poi. Direi che è il caso di approfittare di un’offerta così
generosa. - Per una vacanza sono sempre
pronta fratellone! - E tu Vanessa? Che ne dici? Ti va di aggregarti a noi due? Il
silenzio che era seguito alle mie parole mi aveva fatto temere che quello non
fosse il momento migliore per una simile proposta. - Caspita, mi cogli di
sorpresa. Dammi il tempo di pensarci un po' su. Vedrò se posso organizzarmi. -
Dunque - ho riflettuto fra me - non è un rifiuto vero e proprio. - ed il mio
cuore è impazzito.
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Fibrillazione! |
Fu allora che Nunzio, il più sfacciatamente
intraprendente e invadente tra i miei amici si intromise: - Ehi, e noi due? Non
penserete di lasciarci qui! Ci veniamo anche noi in Sicilia, vero Leo? – e
l’altro, che stava masticando, annuì energicamente. Il mondo mi crollò addosso e con esso tutti i miei programmi di
condividere una vacanza con le mie due ragazze preferite. Avevo pianificato
ogni cosa in pochi istanti di riflessione, durante il pranzo: sapevo che mia
sorella negli ultimi tempi si era un po’ ammorbidita a livello di sentimenti e
che da circa un mese frequentava assiduamente Gianni, uno studente dell’ultimo
anno dello scientifico. Le avrei proposto di invitarlo ad unirsi a noi e tutto
sarebbe stato perfetto. Due ragazzi e due ragazze nella splendida Sicilia.
Provai a dissuadere Nunzio e Leo con la motivazione che noi saremmo stati
ospitati dal mio amico Michele e che non potevamo presentarci in comitiva, ma i
due non mollarono:- Nessun problema! Prenoteremo una stanza. In questo periodo
c’è molta disponibilità. – disse euforico Leo. - Cosa? – replicò Nunzio girando
di scatto la testa e guardando l’amico con disappunto – Io dividere la camera
con te? Non se ne parla bello, prenoteremo due stanze! Fallimento su tutta la
linea! A me sarebbe bastato un vulcano, ma ora avrei avuto a che fare con tre,
senza contare mia sorella Chiara che era sempre “esplosiva” in tutte le sue
manifestazioni o, come si suol dire…vulcanica! In quel momento mia madre arrivò
col Tiramisù, il mio dolce preferito in assoluto,
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Oh, mamma! |
perciò decisi di fare come
Rossella O’Hara e pensai:- Domani è un altro giorno!
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Dopo tutto...domani è un altro giorno! |
– confidando nella buona
sorte e in qualche strategia che mi fosse venuta in mente per scongiurare il
pericolo che mi sovrastava. -
Come ai vecchi tempi eh, Brufolo! Noi tre insieme! Beh, con qualche aggiunta. –
esclamò Leo indicando Chiara e la titubante Vanessa, felice e convinto. - Domani
torniamo e pianifichiamo il viaggio insieme, d’accordo? Avrei tanto voluto
strangolarli, quei due, che si alzarono da tavola euforici, ringraziarono per
la cena e se ne andarono, il braccio di Leo sulle spalle di Nunzio che
cantava:- “Vitti na crozza supra nu cannuni, fui curiusu e ci vosi spiari…” Presi
da parte Chiara e le dissi di preparare
i bagagli al più presto e di chiedere al suo ragazzo se voleva unirsi a noi. - E tu Vanessa, dovresti deciderti in fretta.
Le ragazze mi guardarono sorprese, convinte che fossi impazzito ma io ribadii: -
Carpe diem!
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Cogli l'attimo! |
Quando pensate ci capiterà di nuovo un'occasione simile? Michele ci
aspetta a braccia aperte e, lasciatemelo dire, dobbiamo letteralmente fuggire quanto
prima, altrimenti non riusciremo a liberarci di Leo e Nunzio. I due non
riscuotevano propriamente molta simpatia da parte di mia sorella, che ricordava
bene quanto io avessi sofferto per le loro prese in giro, perciò prese il
cellulare e chiamò Gianni, mentre Vanessa, pur allettata all’idea di unirsi a
noi in quel lungo e invitante viaggio, non sapeva ancora come porre la
questione ai genitori e soprattutto come fare a strappare il loro
consenso. L'unica possibilità di avere il permesso era che l’invito venisse da
mia madre, sotto forma di favore personale. Chiara era la più piccola del
gruppo e Vanessa avrebbe potuto tenerla d’occhio. La mamma si prestò a questo
innocente inganno, dicendo che si è giovani una volta sola. “Vane” confidava
sull’amicizia tra i suoi e i miei genitori, e si avviò verso casa, dopo aver
stampato un bel bacio sulla guancia di mia madre che la salutava con una mano
mentre mi guardava sorniona. -Mamma
non cominciare! – le dissi con tono leggermente imbarazzato.
-Non ho detto nulla! – replicò lei schermendosi con l’abilità che le era
congeniale, ma sorrideva maliziosamente e sapevo per certo che la sua mente
stava già elaborando chissà quali romanticherie. Ero ancora piuttosto infastidito
nel sentirmi ancora apostrofare con quel ridicolo appellativo che rievocava un
periodo non certo sereno della mia vita. Anche per questo volevo partire subito.
Non avrei sopportato la presenza invadente di Leo e Nunzio, nonostante la
nostra strana amicizia, fatta di alti e bassi. Mentre mi accingevo a salire in camera il
telefono squillò. Mi precipitai a rispondere.
-Ok ragazzi, - disse Vanessa – via libera per la Sicilia. I
miei hanno acconsentito, ma solo per due settimane. Vogliono stare un po’ con
me prima che io riparta per Pisa.
-Pisa? – domandai incuriosito. -Università di Pisa, corso di lingue e
letterature straniere.
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Università di Pisa |
Non hai notato la mia pronuncia quando ti ho salutato?
Certo voi di Oxford vi sentirete superiori a noi poveri mortali! – rispose Vanessa
con sussiego. -Ma dai! Non dirlo neanche per scherzo, piuttosto vai subito a
preparare i bagagli mentre io mi informo sui voli per Palermo e telefono a
Michele. Mi dirà lui come raggiungere il suo paese. -D’accordo, vado. Fammi sapere al più presto
il programma di viaggio, mi raccomando. Ciao! Non riuscivo ancora a credere in
quello che mi sembrava un sogno. Chiara mi raggiunse confermando che anche
Gianni si sarebbe unito a noi. Tutto andava a meraviglia, ma bisognava fare in
fretta. Sperai con tutto il cuore di trovare un volo disponibile in serata o al
più tardi per l’indomani mattina presto. Mi serviva ancora la complicità di mia
madre per eludere l’invadenza di Nunzio e Leo ed un piano ben congegnato.
Decisi che la prima cosa da fare era prenotare online i biglietti aerei, e
fortuna volle che trovai disponibili quattro posti per Palermo Punta Raisi con
Alitalia Economy ad un prezzo davvero irrisorio. Era fatta! Presi quindi il
cellulare e chiamai Michele, che mi rispose con la solita euforia:- Ehi! Sei
appena tornato a casa e già senti la mia mancanza di’ la verità. Dimmi tutto
Lorè! - Ciao Michele, spero che il tuo invito sia ancora valido, perché ho
deciso di accettare. - Dai! Non ci posso credere! Dici davvero?
- Sì, ma aspetta prima di esultare. Mi hai detto di poter ospitare me e mia
sorella, non è che avresti posto anche per altri due inquilini? Giuro che sono
educati e per nulla invadenti. - Feci cenno a Vanessa e lui intuì subito il mio
interesse per lei.- Capisco che… - Amico mio, - mi interruppe - qui da me
potrei ospitare un battaglione di soldati. Allora, dimmi tutto, quando partite
e soprattutto l’orario di arrivo, così vengo a prendervi all’aeroporto. Lo
informai che saremmo arrivati il mattino successivo alle 9,00 e Michele mi
assicurò che sarebbe stato lì, pronto ad accoglierci a braccia aperte. Lo
ringraziai ancora e risi di cuore quando mi disse sornione:- Sono contento che
ti fai questa fuitìna, ma dopo te la devi sposare quella ragazza che ti piace,
eh eh!
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Si vedrà! |
Vanessa intanto, ancora stordita per tutte
le novità della serata, cominciò ad analizzare il succedersi degli avvenimenti,
fotogramma per fotogramma, soffermandosi al momento in cui aveva incontrato gli occhi
di Lorenzo e il sussultare del cuore, lo sfarfallio nello stomaco e
l'improvviso rossore l'avevano colta di sorpresa. Non era riuscita ad essere del
tutto lucida durante la cena e ora.... insieme in viaggio per la Sicilia. Forse
era follia pura. - Cosa mi sta succedendo? Devo essere impazzita, io così
razionale e sempre con i piedi per terra mi lascio trascinare in un’avventura da
un ragazzo che non vedo da tre anni.
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Ma cos'è l'amore senza un pizzico di follia! |
No, non era follia e lo sapeva fin troppo
bene. Nel momento stesso in cui mi aveva rivisto aveva provato uno strano
turbamento. La presenza di Chiara e Gianni avrebbe tenuto a freno quel vortice
di emozioni, almeno ci sperava, così da godersi quella vacanza inaspettata. Non
capita tutti i giorni di ricevere un invito simile! Intanto anch’io ero in
fibrillazione. Non avevamo troppo tempo. Dovevamo alzarci all'alba per
raggiungere l'aeroporto ed effettuare il check in. Corsi su per le scale mentre
in cucina sentivo la mamma rigovernare. La televisione accesa in salotto
cullava il babbo addormentato sulla poltrona preferita. Sorrisi per la
felicità.
- Chiara? Vado a preparare il borsone,
cerca di sbrigarti anche tu! - Quasi pronto il mio! – rispose la mia sorellina.
La mamma, sentendoci, gioiva nel vedere i suoi figli contenti e in procinto di imbarcarsi
in quella eccitante avventura. Lei sapeva che ogni esperienza conta nella vita.
Nessuno di noi si era accorto che, nell'ombra, due figure si muovevano furtive
ed avevano ascoltato ogni singola parola. La connessione ad Internet tramite lo
Smartphone aiutò Nunzio nella ricerca di due biglietti aerei per Punta Raisi,
mentre Leo si dava da fare per noleggiare un’auto a Palermo.
- Biglietti? – chiese. - A posto! – rispose Nunzio – Auto? - Ok! -
rispose l’altro - Vedrai che
sorpresa per Brufolo! Credeva di scaricarci, ma ha fatto male i suoi conti!
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Trame nel buio |
Intanto
Michele attendeva curioso di incontrare Chiara.
La mattina seguente la madre di Vanessa ci diede un passaggio fino a
Fiumicino. A dir la verità si era offerto mio padre, ma con lui saremmo dovuti
partire almeno due ore prima o rischiavamo di perdere il volo. In aeroporto, espletate
le formalità, ci accingemmo a salire sull'aereo. Insonnoliti ed eccitati per la
vacanza parlammo del più e del meno, ridevamo per il tiro mancino a Nunzio e
Leo e non ci rendevamo conto che il tempo si protraeva, finchè Chiara guardò il
suo orologio e si accorse che l’ora prevista per il decollo era passata già da
mezz’ora. Un’ assistente di volo percorse più volte il corridoio, andando dalla
cabina del pilota al portellone non ancora chiuso. Mi guardai attorno e
vidi che i posti erano tutti occupati. Non capivo come mai ritardassero la
partenza. Capimmo che qualcosa non andava quando un tecnico salì a bordo
recandosi nella cabina di pilotaggio. Le luci si accendevano e spegnevano a
intermittenza, si avvertiva tensione nell'aria. Finalmente un annuncio:- Siamo
spiacenti di annunciare che il volo per Palermo – Punta Raisi subirà un ritardo
a causa di un guasto tecnico. I signori viaggiatori sono pregati di sganciare
le cinture di sicurezza e scendere dall’aereo. La Compagnia Alitalia si scusa
per il disagio. Le assistenti di volo distribuiranno dei buoni per usufruire
gratuitamente del servizio bar. Un minibus vi condurrà alla sala d’attesa.
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Questa non ci voleva! |
Interdetti e delusi scendemmo come gli altri
passeggeri.
L'attesa fu piuttosto lunga, ma ci sforzammo di pensare positivo. In fin dei
conti ci aspettava una vacanza coi fiocchi. Potevamo ben aspettare, senza
contare che il fattore sicurezza era davvero importante. Meglio viaggiare
sicuri che rischiare. Nel frattempo, in un altro settore dell'aeroporto, Leo e
Nunzio avevano effettuato il check in ed erano in procinto di partire per
Palermo, avendo scelto un volo Low Cost
con Blu - Express. Erano in coda per raggiungere i posti loro assegnati,
quando Nunzio decise di telefonarmi. - Brufolo? Buondì amico! Come va la vita?
Il sentire ancora l’odiato soprannome mi tolse il buonumore e presagii il
peggio.- Nunzio, cosa vuoi?
- Nulla, solo avvisarti che ci vedremo a
Palermo. Credevi di filartela alla chetichella, ma hai fatto i conti senza
l’oste. - Non posso crederci…siete davvero
un incubo voi due! E comunque noi siamo ancora bloccati in aeroporto. - Come?
Caspita! Hanno acceso i motori e non sento più niente. Devo chiudere.
L’assistente di volo annunciò infatti che la fase di decollo era in atto e
tutti i cellulari dovevano essere spenti.
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Spegnere i cellulari e allacciare le cinture! |
Nunzio non ebbe altra scelta se non
ottemperare alla richiesta e, volgendosi verso il suo compagno di viaggio,
nonché complice, disse con sconcerto:- La nostra bella sorpresa è andata a
monte. Gli altri sono ancora a Roma e non so davvero perché.
Leo si mise a ridere e poi esclamò:- Sai che ti dico? Ormai è fatta, l’aereo
sta partendo e la Sicilia ci aspetta. Che vengano o no, ci godremo comunque
questa vacanza fuori programma.
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Fuori due! |
A Fiumicino intanto, dopo aver tentato più volte di ripristinare il contatto
telefonico con Nunzio, rinunciai. Chiara e Vanessa, vedendo la mia espressione
sconcertata e anche un po’ irritata, mi chiesero cosa fosse accaduto. - Il mio incubo è riemerso nei panni di Nunzio
e Leo, ecco cos’è successo! – gridai con veemenza – Non solo sono tornato a
vestire i panni di Brufolo, ma devo anche sopportare l’invadenza di quei due.
Beh, ora i brufoli non li ho più, ma i muscoli non mi mancano. Giuro che li
farò a pezzi appena me li troverò davanti. Come osano arrogarsi il diritto di
rovinare la nostra vacanza, “nostra” capite?
Le ragazze ebbero un bel da fare nel tentativo di farmi calmare. Ci
riuscirono solo quando mi assicurarono che nulla e nessuno avrebbe interferito
con i nostri programmi, e che i due “clandestini” sarebbero stati evitati come
la peste.
A quel punto un annuncio ci distolse dal malumore:- Il volo Alitalia delle ore
6,30 per Palermo Punta Raisi è pronto al decollo. Si invitano i signori
passeggeri a preparare il documento di identità e la carta d’imbarco e a
recarsi al Gate 11 per l’imbarco. Alitalia si scusa per il ritardo ed augura a
tutti buon viaggio. - Era ora! Andiamo ragazzi! – esclamò Chiara visibilmente
sollevata.
Fu necessario sottoporci nuovamente al controllo da parte degli agenti
aeroportuali e al passaggio attraverso il metal detector. L’hostess di terra ci
chiese di mostrare la carta d’imbarco che aveva già strappato in precedenza,
lasciandoci il tagliando più piccolo. Finalmente potemmo salire sul minibus che
ci condusse all’aereo e salimmo eccitati la scaletta. Fummo accompagnati ai
nostri posti e la nostra avventura iniziò, finalmente! Il decollo avvenne senza
alcun problema e il cielo ci accolse, azzurro e luminoso.
|
Oltre le nubi verso l'universo |
Mentre ammiravo il
magnifico panorama dal finestrino, non so perché mi venne in mente una
citazione di Douglas Adams: “C'è una teoria che afferma che, se qualcuno scopre
esattamente qual è lo scopo dell'universo e perché è qui, esso scomparirà
istantaneamente e sarà sostituito da qualcosa di ancora più bizzarro ed
inesplicabile. C'è un'altra teoria che dimostra che ciò è già avvenuto.” Sorrisi
pensando che avrei voluto far sparire ben altri, piuttosto che l’Universo, poi
mi voltai, vidi il bel volto di Vanessa, seduta accanto a me, e dimenticai
tutto il resto.
Mi accorsi di essermi addormentato solo quando lei mi strinse il braccio e mi
sussurrò all’orecchio:- Svegliati e ammira! Aprii gli occhi e per un attimo
rimasi disorientato e confuso, poi ricordai dov’ero e soprattutto con chi. La
mia ragazza preferita sorrideva, divertita dal mio stato confusionale e con
tocco leggero mi indusse a girare il capo e a guardare fuori. Non so descrivere
a parole l’emozione che provai nel vedere l’Etna e la sua varietà di ambienti,
facilmente distinguibili dall’alto. Nelle parti più alte si notavano ampie zone
innevate, che sapevo permanessero anche nel periodo estivo. Toglieva il fiato!
|
Etna |
–
L’Etna nevoso, colonna del cielo d’acuto
gelo perenne nutrice lo comprime. Sgorgano da segrete caverne fonti purissime
d’orrido fuoco… - iniziò a declamare Vanessa.- …fiumi nel giorno riversano
corrente di livido fumo e nella notte rotola…proseguì Chiara altrettanto
teatrale. -…con bagliori di sangue rocce portando alla discesa
profonda del mare, con fragore. – concludemmo all’unisono, ed io aggiunsi:-
Pindaro!
|
Pindaro |
- Pindaro, esatto! Bravo fratellino! – disse compiaciuta Chiara ed io, non
contento, rincarai la dose:- Sapete che il 21 giugno 2013 l’Unesco ha insignito
il Monte Etna del titolo di Patrimonio dell’Umanità? - Fenomeno! Mio fratello è
un fenomeno! - Davvero Lorenzo, sei forte! – aggiunse Vanessa.
Nella mia testa sentivo nitidamente Gonna Fly Now e sarei saltato in piedi ad
esultare come Rocky dopo la vittoria sul ring, se non fossi stato frenato dal
pudore e costretto dalla cintura di sicurezza.
|
The winner is...Lorenzo! |
L’atterraggio si svolse regolarmente e scendemmo dall’aereo eccitati e felici, pregustando
l’agognata vacanza. Non so cosa mi trattenne dal baciare Vanessa, probabilmente
una vocina interiore che mi sussurrava: “prudenza”. Non dovevo precorrere i
tempi e mi imposi autocontrollo.
Sotto il cielo terso di Sicilia l'unica
attività che avevo notato dall'aereo era una colonna di fumo che fuoriusciva
dal cratere del vulcano e gabbiani il cui istinto dettava di volare ad una
certa distanza dalla “bocca di fuoco”. I miei genitori, facendo tappa
nell’isola durante il loro viaggio di nozze, avevano naturalmente partecipato
ad un’escursione guidata sulla montagna vulcanica.
- L’Etna era inquieto – ci raccontò la mamma una volta in cui mostrò a Chiara e
a me uno dei tanti album di foto, una delle quali era stata scattata ai novelli
sposi da un componente del gruppo, descrivendo il boato dell'eruzione,
amplificato dalla nebbia. Ci disse di essere rimasta impressionata dalla nube
di cenere vulcanica e dal sibilo delle rocce incandescenti che cadevano al
suolo, senza pericolo per gli spettatori, fatti fermare a distanza di
sicurezza.
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Etna in fase di eruzione |
Trovammo il racconto eccitante. Ora che eravamo lì, avremmo potuto
vivere la stessa esperienza. Solo 24 ore prima infatti si era verificata una
spettacolare eruzione dal nuovo cratere di sud est, preceduta da emissione di
cenere e boati.
Recuperati i bagagli ci dirigemmo verso l'uscita. Il sole era abbagliante ed
ebbi difficoltà a vedere dove si trovasse
il mio amico Michele. In compenso la voce familiare di un allegro e
scanzonato Leo mi fece accapponare la pelle:- Ciao ragazzi! Vi stavamo
aspettando!
Li avevo dimenticati. Per tre ore mi ero completamente scordato di loro e che
sarebbero venuti in Sicilia. Mi voltai sospirando, un po’ rassegnato e molto
arrabbiato. Stavo per esprimere tutto il mio disappunto per l’invadente
intromissione dei miei “amici” quando un'altra voce, decisamente più
confortante, mi giunse all'orecchio:- Lorenzo! Da questa parte...sono qui! Un
braccio abbronzato, proteso in alto, attirò la mia attenzione. Michele era
accanto ad un SUV rosso e ci fece cenno di raggiungerlo. Mi voltai adirato
verso Nunzio e Leo:- E secondo voi come ci organizziamo ora? Il mio amico
aspettava solo noi. - No problem Brufolo! – rispose Leo - Abbiamo preso una Panda a noleggio.
- Cosa credevi? – intervenne con la solita faccia da schiaffi Nunzio - Non
siamo mica degli sprovveduti! Si va allora? Strinsi i pugni e in quel momento
non so cosa mi abbia trattenuto dal prenderli per il collo. In loro favore si espresse
Vanessa, che era accanto a me: - Calma Lorenzo, ormai sono qui. Lascia che
vengano con noi! - Questa ve la farò pagare prima o poi! – sibilò Chiara – Ma
ora muoviamoci o ci facciamo notte qui in aeroporto! - D’accordo! – dissi, ma
subito aggiunsi:- Spero che almeno abbiate provveduto all’alloggio. Non mi
accorsi che il mio amico ci aveva raggiunti e aveva ascoltato le mie ultime
parole. - Come ti ho già detto la mia casa è grande e c’è posto per tutti. Ciao
Lorè! – esclamò subito dopo abbracciandomi. Poi si volse verso mia sorella:- Tu
devi essere Chiara. Le foto non ti rendono giustizia. – e si inchinò facendole
il baciamano e suscitando l’ilarità di tutti, un po’ meno di Gianni che non
gradì affatto il gesto di Michele. Così, tanto per mettere subito le cose in
chiaro si presentò come fidanzato di Chiara. La delusione di Michele passò
inosservata a tutti, meno che a me. Proseguii con le presentazioni e seguimmo
il nostro ospite fino all’auto. Dopo aver caricato i nostri bagagli partimmo
con destinazione Nicolosi. Durante il viaggio in macchina non mi sono mai
girato a controllare se quei due sciagurati ci seguivano. In cuor mio avrei
preferito che si perdessero, ma ormai eravamo tutti in ballo e niente ci avrebbe
impedito di goderci quella vacanza. Tutto sommato gli amici sono amici anche se
rompiscatole. Feci buon viso a cattiva sorte,
respirai profondamente e sorrisi alle ragazze, mentre Michele raccontava
come ci eravamo conosciuti e dell’immediata empatia che si era subito creata
fra noi. Ci travolse letteralmente con la sua cordialità ed esuberanza. Fu la
nostra guida turistica per tutto il tragitto, mostrandoci il territorio
circostante e promettendo di condurci nei posti di maggior interesse storico.
Ogni tanto, di soppiatto, si voltava a guardare Chiara senza riuscire a
dissimulare la sua ammirazione. - Ecco, ci siamo quasi! Vedete quel casale
laggiù? È lì che vivo con la mia famiglia. Ehi, vi avverto, preparatevi a baci
e abbracci in quantità. I miei sono fatti così, ospitali e appiccicosi,
spontanei in tutte le loro manifestazioni, a volte eccessivi. Ma siamo
siciliani! - concluse sorridendo. Avvicinandoci, ci rendemmo conto della
grandezza di quell’edificio che probabilmente era molto antico.
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Il "casale" di Michele |
Michele ci
disse che la sua famiglia lo aveva ampliato e ristrutturato pochi anni prima,
con la speranza che i figli rimanessero a vivere lì anche dopo eventuali
matrimoni. Essendo tutti maschi, avrebbero dovuto occuparsi dell’azienda
agricola, che comprendeva agrumeti, vigneti e campi destinati alle coltivazioni
stagionali. Il casale era circondato dal verde: alberi frondosi ed ulivi
secolari dai tronchi contorti, siepi e fiori ovunque. Vanessa esclamò:- Che
meraviglia! È un posto incantevole Michele! - No! Hai anche la piscina? –
aggiunse Chiara ammirata e compiaciuta, pregustando già lunghe nuotate e bagni
di sole.
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Un angolo per il relax |
- Sì, quella ho insistito io per costruirla. D’estate il lavoro non
manca qui all’azienda e il mare non è proprio dietro l’angolo, quindi una
piscina è il prezzo che i miei hanno dovuto pagare per convincermi a tornare e
dar loro una mano, anche dopo un anno accademico faticoso. Ma non vi
preoccupate, vi condurrò nella spiaggia più bella che abbiate mai visto. La
piscina è “il di più”, nient’altro. Michele fermò la macchina in un bel
parcheggio coperto, con struttura in legno e tanti posti, molti dei quali erano
occupati da altre auto.
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Auto all'ombra! |
Poco distante faceva bella mostra di sé un imponente
capannone, che probabilmente conteneva trattori e altri mezzi agricoli. Tutto l’insieme
era bellissimo. Mi soffermai a guardarmi attorno e alzando lo sguardo mi
affascinò il cielo più azzurro che avessi mai visto, che dopo il tipico smog
londinese era decisamente un’opera d’arte che la natura ci donava, quasi un
buon auspicio per quella vacanza eccezionale. Stavo per ringraziare ancora
Michele per la sua generosa ospitalità, quando una voce familiare risuonò:-
Ehi, Bru… Non lo lasciai concludere ed esplosi alla stregua dell’Etna:- Basta!
Avete capito tutti e due? Basta! – gridai a Nunzio e Leo – Brufolo non esiste
più! Vi siete divertiti alle mie spalle fin troppo ed io vi ho lasciato fare,
ma ora basta. Guardatemi bene! – aggiunsi avvicinando il mio viso al loro –
Vedete forse qualche brufolo? Bollicine? Pustole? No! Dunque ascoltatemi bene,
perché lo dirò una volta sola: il mio nome è Lorenzo… Lorenzo, è chiaro? Se
sentirò uscire dalle vostre boccacce ancora quell’appellativo le nostre strade
si dividono qui! I miei amici rimasero senza parole, ma ne trovarono poi per
scusarsi:
- Lorè, ci dispiace. Tu ci conosci, siamo fatti così ma ti vogliamo bene. Da
oggi in poi niente più Bru…insomma niente più quella parola, garantito! Vi chiederete come possa essere nata quella
strana amicizia. Nunzio e Leo avevano ragione: erano fatti così, cioè
buontemponi, canzonatori, superficiali a volte e molto infantili il più delle
volte. Sembravano dei Peter Pan, rifiutandosi di crescere, ma nell’intimo erano
bravi ragazzi.
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Vietato...crescere! |
Mi avevano preso in giro per i miei brufoli è vero, ma erano sempre
stati pronti a picchiare chiunque altro avesse provato a farlo. Vedendo le loro
espressioni contrite mi calmai e, dando loro una pacca sulle spalle, raggiunsi
Michele che, discretamente, si era allontanato per non intromettersi in quella
disputa che non lo riguardava.
Quando lo raggiunsi mi guardò e, avvicinandosi, mi bisbigliò all’orecchio:- Bedda
Matri! Gliel’hai cantate eh? - Michè, quando è troppo è troppo! C’è un limite
alla sopportazione!
- Micheluzzo, ma che aspetti a farci conoscere i tuoi amici? Amuninni picciò! –
la voce squillante della mamma di Michele ci mise tutti di buonumore, ed anche
il suo bel viso rubicondo su cui era aperto un sorriso rassicurante. Le ragazze
e Gianni spuntarono fuori dal vicino boschetto, che avevano percorso per pochi
metri prima di fermarsi a conversare sulla riva di un ruscelletto e ci
raggiunsero sentendo il richiamo; anche Nunzio e Leo, ora più controllati nelle
proprie manifestazioni esteriori, si unirono a noi. In gruppo ci avvicinammo al
casale, al fianco del nostro ospite che rispose: - Eccoci mamma! - aggiungendo poi rivolto a noi:- Forza e
coraggio ragazzi, se superate questa prova non dovrete più temere alcun esame
all’università. – e Michele ridacchiò pregustando il dopo. Non aveva esagerato,
questo è certo. Appena dentro la signora Rosaria ci abbracciò uno ad uno,
elargendo complimenti a tutti, specie a Chiara e Vanessa. Il signor Egidio, il
padre di Michele strinse, anzi stritolò la mano a noi ragazzi e ci dette una
gran pacca sulle spalle. I fratelli minori Carmine e Alfio ed il maggiore,
Rocco, furono altrettanto cordiali. La mamma di Michele ci condusse in una
grandissima sala da pranzo, dove troneggiava una lunga tavola imbandita. Mi
resi conto di avere una gran fame e credo anche gli altri, da come guardavano
le prelibatezze che facevano bella mostra al centro del tavolo. - Sedetevi, sedetevi! – disse il signor
Egidio – Cominciamo con gli antipasti. Gasparina! Porta il vinello fresco! Una
donnina minuta si presentò di lì a poco con un carrello, sopra due caraffe di
vino rosso e due di bianco.
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Buon appetito! |
Lasciò tutto accanto al padrone di casa e si ritirò
senza dire una parola. Il signor Egidio riempì i bicchieri, secondo le
preferenze, e quel vinello ci sciolse fin troppo la lingua; scambiavamo
opinioni, ridevamo, ed ogni tanto notavo lo sguardo insistente di Michele e
Rocco su Chiara e Vanessa. Pensai
fosse l’effetto delle libagioni, ma la cosa non mi piaceva affatto e sperai che
mi venisse in mente qualcosa per distrarre i ragazzi. In quel momento donna Rosaria entrò in sala
con un vassoio colmo di cassate e cannoli.
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Invitante! |
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Deliziosi! |
Avanzava fiera e felice per il
successo del pranzo quando, non so ancora come, la padrona di casa cadde rovinosamente a terra,
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Ahi! |
e così anche i dolci.
La panna, i canditi e la crema sparpagliati attorno alla povera donna, che
gemette per il dolore. Michele balzò in piedi e raggiunse la madre, seguito dai
fratelli e da tutti noi. - Mamma, stai
tranquilla, ora ti aiutiamo a rialzarti. – disse calmo Rocco per cercare di sdrammatizzare,
ma appena lui e Michele tentarono di sollevarla, la povera donna urlò, il viso
pallido e cosparso di sudore. Era caduta con tutto il peso del suo poderoso
corpo sulla caviglia destra e nessuno sapeva come agire. Vanessa intrise
d’acqua fresca un tovagliolo e tamponava la fronte della signora, che si
lamentava e piangeva, parlandole con dolcezza e cercando di rassicurarla, ma
senza molto successo.
Ci sentivamo inadeguati, il signor Egidio stava per chiamare il medico di
famiglia quando Leo, incredibile a dirsi, prese in mano la situazione. - Dove
sentite dolore donna Rosaria? – le chiese tastando delicatamente il piede
e la caviglia, che intanto si stava gonfiando. Il tocco, sia pur leggero,
strappò un altro lamento all’infortunata. - Scusate, donna Rosaria, ma dovevo
accertarmi che non vi fosse frattura. So che il dolore è forte, ma è solo una
brutta contusione.
Poi, rivolgendosi a noi:- Qualcuno faccia sbattere a neve ferma delle chiare
d’uovo da Gasparina e serviranno delle bende Michele. - Da quando ti intendi di distorsioni? –
domandai.
- Non lo sai? Certo che no, come potresti. Sei sparito dalla circolazione!
Dunque, a parte il fatto che mi sono
iscritto a medicina, ho avuto una nonna sensazionale che mi ha illuminato sui
rimedi curativi semplici e naturali. Con me ha dovuto sperimentarli più d’una
volta dato che non sono mai stato, come dire, tranquillo, e vi garantisco che
funzionano. Rimasi senza parole. Intanto
la signora aveva ripreso colore e, facendo forza sul piede sano e con l’aiuto
dei figli, riuscì a sedersi su una sedia che prontamente il marito le mise
accanto. Arrivò Gasparina con le chiare che sembravano panna montata.
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Chiare ben montate |
Leo ne
prese un po’ per volta e le cosparse abbondantemente attorno a tutta la
caviglia, ponendo gradualmente garze di cotone idrofilo, altro strato e altre
garze, fino a formare una sorta di stivaletto che presto sarebbe indurito un
poco. - Nulla di grave signora Rosaria, dovete solo evitare di appoggiare il
piede destro, metterci del ghiaccio e vedrete che presto il dolore e il
gonfiore spariranno.
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Ecco fatto! |
Quando potrete, passeggiando sul bagnasciuga del vostro
meraviglioso mare vi sentirete meglio in un baleno. Parola di quasi medico! Io
ho pensato:- Grande Leo! E chi l’avrebbe detto! Allora c’è qualcosa di buono in
lui dopo tutto! La mamma di Michele, che applicato anche il ghiaccio sentì un
immediato sollievo, non la finiva più di ringraziare il mio amico.
Il pranzo comunque, anche se con grande rammarico di donna Rosaria che si era
data un gran da fare per preparare i dolci tipici della sua Terra, era
concluso. Chiara e Vanessa aiutarono Gasparina. Noi ragazzi pulimmo il
pavimento e sparecchiammo la tavola, sotto lo sguardo a dir poco stupito di
Egidio e Rosaria e non ne capivamo il motivo. Michele ci spiegò poi che a casa
loro solo alle donne toccavano le faccende. Era consuetudine siciliana, ma
seguendo il mio esempio e quello di Nunzio e Leo, neanche Michele ed i suoi
fratelli erano rimasti con le mani in mano e presto la sala fu riordinata. Il
peggio era passato e potemmo rilassarci in attesa del caffè, il cui profumo
invitante ci raggiunse dalla cucina. La giornata era ancora giovane e noi
avevamo una gran voglia di tuffarci in quel mare cristallino che rispecchiava
l’azzurro del cielo sereno, ammirato dall’aereo.
Ma dopo tutto quello che avevamo ingurgitato, facendo onore alla cucina della
mamma di Michele che meritava davvero, non era il caso di rischiare una
congestione. Decidemmo quindi di rilassarci sui lettini e le sdraio disposte
attorno alla piscina e di aspettare le classiche tre ore prima di sguazzare nel
bel mare di Sicilia. Dopo qualche battuta di dialogo, il sonno ci colse,
complice il sole e la stanchezza del viaggio per noi ospiti, mentre Michele e i
suoi fratelli erano abituati a fare una sia pur breve “pinnicuni” come dicevano
loro, ovvero la versione sicula della pennichella romana. La prima a svegliarsi
fu Chiara, che da quella peste che era, sgattaiolò nella camera che avrebbe
condiviso con Vanessa, per frugare nel suo bagaglio. Quando tornò, dopo essersi
accertata che il sonno la facesse ancora da padrone, riempì parecchi palloncini
con l’acqua del rubinetto esterno
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Pronti...Via! |
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e avvicinandosi al gruppo iniziò un massiccio
bombardamento. Tutti, nessuno escluso, furono colpiti. Disorientati per qualche
secondo, ci rendemmo conto subito dopo di cosa fosse successo e soprattutto chi
ne fosse stata l’artefice. Chiara rideva a crepapelle, piegandosi su se stessa
e girando come una trottola impazzita, saltellando come una bambina.
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Ah ah! |
Non si
accorse di nulla, non vide arrivare Nunzio e Leo che la afferrarono e la
gettarono in piscina completamente vestita.
- Te la sei cercata! Non svegliare il can che dorme! – la canzonarono i due,
seguiti a ruota da tutti gli altri, me compreso – Chiara ha fatto il bagnetto!
Gne gne gne gne gne!
- Non vale! Otto contro una! E tu dottore dei miei stivali, - rivolgendosi a
Leo – vuoi che muoia di congestione?
- Due ore sono abbastanza per digerire bella mia! – rispose Leo porgendole la
mano per aiutarla ad uscire dall’acqua.
Vanessa andò a prendere i costumi in camera e ne portò uno anche a Chiara, che
si cambiò nello spogliatoio attiguo alla piscina per non allagare la casa e
angosciare ancora di più donna Rosaria, che per quel giorno aveva avuto
abbastanza guai. Anche noi ragazzi ci mettemmo in tenuta da spiaggia e, presi i
borsoni con asciugamani e crema solare, ci dividemmo in due auto e partimmo per
la riviera dei Ciclopi di Aci Trezza, che distava solo 30 minuti da Nicolosi.
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La riviera dei Ciclopi |
Durante il tragitto Michele, che viaggiava con me, Vanessa e Leo, ci raccontò
che il suggestivo nome dato alla riviera era legato ad alcuni miti omerici più
famosi, come quello che attribuisce la nascita degli otto spettacolari scogli
dei Ciclopi a Polifemo che, accecato, staccò quelle rocce dall’Etna e le scagliò
contro Ulisse e i suoi compagni, in fuga appunto dai Ciclopi infuriati. Quando
arrivammo la bellezza del luogo ci lasciò senza fiato. Scendendo dall’auto
notammo lo stesso rapimento dei sensi nei nostri compagni di viaggio,
ammutoliti di fronte a tanto fascino. Come attratti da sirene ci avvicinammo a
quello splendido mare, ammirandone la trasparenza e il fondale che lasciava
intravedere conchiglie, branchi di pesciolini e una sabbia finissima tra gli
scogli semisommersi. Fu amore a prima vista! Ci spogliammo in fretta e ci
tuffammo, nuotando fino al largo tutti insieme.
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Che allegria! |
Tra risate, battute e
immersioni il tempo passò piacevolmente, ma troppo in fretta.
- Ragazzi, dobbiamo uscire. Il tempo di asciugarci e si torna. – disse Rocco –
Da noi vige la regola di cenare sempre alle 7,30 in punto, non sono ammessi
ritardi o ce la vedremo con mamma Rosaria.
A malincuore nuotammo fino alla riva e, dopo esserci asciugati e rivestiti,
salimmo di nuovo sulle auto con destinazione Nicolosi, ma prima di ripartire
Michele annunciò:- In alto i cuori amici! Domani si va al parco acquatico
Etnaland! - Adoro i parchi acquatici! –
disse Vanessa, e tutti gli altri si accodarono al suo entusiasmo fanciullesco. -
Vi piacerà, ne sono sicuro. Tra le altre cose, i soliti scivoli e tutto il
resto, c’è un parco preistorico con riproduzioni scientifiche di diversi
esemplari di dinosauri e famiglie di umanoidi che per millenni hanno abitato il
nostro pianeta. Da vedere! - Nunzio, Leo, avete sentito? Umanoidi! La vostra
famiglia d’origine! – li schernii prendendomi una sacrosanta rivincita per
tutte le prese in giro che avevo subito.
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Antenati? |
Non osarono replicare, si limitarono a
lanciarmi un’occhiataccia per niente malevola. Al casale donna Rosaria ci stava
aspettando, seduta sotto il grande porticato. Appena ci vide arrivare agitò una
mano in segno di saluto e, come poi ci disse, sollevata dato che si stava
facendo tardi. Leo si accertò delle condizioni della signora, esaminandole la
caviglia. Per fortuna il gonfiore era leggermente diminuito e a quanto pareva
anche il dolore. Il mio quasi medico amico fece una nuova fasciatura e ci
recammo tutti nelle camere a noi assegnate per fare una doccia e cambiarci per
la cena, che sarebbe stata servita di lì a poco. La lunga nuotata ci aveva
fatto smaltire il ricco pranzo ed avevamo di nuovo appetito. Ancora una volta
facemmo onore alla cucina siciliana di donna Rosaria, o meglio della sua fidata
collaboratrice Gasparina, quella donnina che avevamo visto di sfuggita quando
il signor Egidio le aveva chiesto di portare il vino e che aveva provveduto a
riordinare la sala da pranzo dopo il parapiglia causato dalla caduta della
mamma di Michele. Donna Rosaria, con la caviglia ancora dolorante non poteva
stare in piedi, e sebbene fosse lei la regina dei fornelli, quella sera dovette
occuparsi Gasparina della cena, “tallonata” dalla padrona di casa che, seduta
accanto al tavolo della grande cucina impartiva ordini come un feldmaresciallo.
Voleva che tutto fosse perfetto per fare bella figura con gli ospiti del figlio
e soprattutto con quella bella “picciotta” che faceva gli occhi dolci al suo
Micheluzzo. Gasparina fu all’altezza del compito e la cena fu un successo.
Troppo stanchi per uscire, ci sedemmo in giardino, godendoci la frescura della
sera e, quando il sole tramontò lasciando spazio a una luna altrettanto
luminosa e ad un cielo stellato, Chiara esclamò:- Il cielo di Sicilia! Che
meraviglia! Ed aveva ragione.
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Magica luna! |
Quella sera il cielo era magico e racchiudeva
tutti i nostri sogni e i desideri più reconditi. Parlammo del più e del meno
fino a tardi, poi andammo a dormire assaporando già la gita ad Etnaland
dell’indomani.
Un profumo di caffè e di dolci appena sfornati fu la sveglia più invitante che
avessimo mai avuto. Scendemmo a far colazione, pregustando già le delizie che
donna Rosaria, di nuovo “ in pista” o meglio in cucina, aveva preparato.
|
Che colazione invitante! |
Ma
Michele ci disse di limitarci ad una tazza di caffè e un dolce a scelta, uno
solo. - Poi mi ringrazierete. Tanto i dolci non scappano. Potrete mangiarne a
sazietà quando torneremo stasera. Lo guardammo tutti un po’ perplessi. Da
quando eravamo suoi ospiti era la prima volta che ci chiedeva di mangiare poco
e sembrò strano che anche sua madre non insistesse come faceva di solito
affinchè facessimo onore alla sua tavola. Fu quando arrivammo ad Etnaland che
capimmo le loro ragioni. Il parco era sorprendente e ricco di attrazioni. Non
sapevamo dove guardare e di certo non avremmo saputo quale settore scegliere
per iniziare il nostro tour. Per fortuna avevamo delle guide d’eccezione:
Michele e i suoi fratelli erano praticamente di casa lì; tutti i dipendenti e
gli operatori turistici li conoscevano e li salutavano amichevolmente. Fummo
presentati come amici carissimi e all’atto di pagare gli ingressi mi fu
impedito di aprire il borsello da un energumeno di nome Tonino, che di norma
era addetto al controllo dei biglietti e in quell’occasione ci strizzò l’occhio
e passò a Michele dei biglietti omaggio.
- Te l’avevo detto che tu dovevi pensare solo al viaggio picciò! – mi sussurrò
all’orecchio per non farsi sentire, poi aggiunse forte:- C’è qualche fifone tra
voi o possiamo iniziare alla grande?
- Alla grande! – rispondemmo all’unisono dopo un’occhiata d’intesa. - Bene,
perché tra poco dovrete dar prova di coraggio. – e guardando i fratelli
ridacchiò pregustando le nostre reazioni. A cosa? Ma a Etnaland Tower!
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Etnaland Tower |
Nel
depliant illustrativo lessi che era il punto d’inizio per chi, determinato a
sfidare se stesso, si sarebbe cimentato in una fantastica prova contro la forza
di gravità. Avrebbe scoperto cosa si prova a essere lanciato lassù verso lo
spazio con accelerazioni che sfidano le leggi della fisica. Il rientro sulla
terra sarebbe stato sicuramente precipitoso! Non ci sentivamo più spavaldi come
poco prima, ma ormai era una questione d’orgoglio e nessuno si tirò indietro.
Fu un’esperienza a dir poco esaltante e credo che nessuno di noi l’avrebbe mai
dimenticata, soprattutto Nunzio che, incurante delle raccomandazioni di
Michele, a colazione aveva mangiato due ciambelle e una fetta di crostata, che
rimasero miracolosamente nel suo stomaco per buona sorte di chi sedeva accanto
a lui sulla torre e degli spettatori nell’arena sottostante.
Quando poggiammo di nuovo i piedi a terra tirammo tutti un sospiro di sollievo,
ma la nostra avventura era appena cominciata. Carmine ci invitò a seguirlo fino
a The Storm, un’altra attrazione non meno “impegnativa” della precedente.
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The Storm |
Lessi
ad alta voce dal depliant:- Caratteristiche tecniche…categoria extreme, altezza minima metri 1.40, tipologia compact mega coaster, è vietato portare
cellulari, macchine fotografiche o oggetti simili che potrebbero cadere, su
questa attrazione è obbligatorio l'utilizzo di scarpe chiuse. Oh oh! Sentite
questa: appena varcata la soglia, una strana sensazione di vertigine vi coglierà di sorpresa. La musica, lì sopra,
sarà la vostra unica alleata. Salite sempre più su, fatevi trasportare dalla
velocità e vivete un viaggio unico all’insegna del brivido. - Io direi che il
mio stomaco ha retto fin troppo. Per ora passo ragazzi! – disse Nunzio.
- Sì, anch’io non me la sento. Andate voi. – aggiunse Gianni, che fin dal
nostro arrivo era stato sempre piuttosto silenzioso e sembrava addirittura
seccato da quella vacanza improvvisa e non prevista che Chiara lo aveva
praticamente obbligato a fare. Era difficile dire di no a mia sorella che lo
guardò con disappunto, ma non disse nulla. - Coraggio amici! – esclamò Michele –
Non è così terribile come sembra! - È molto peggio! – ridacchiò Carmine
schivando lo scappellotto del fratello.
Rocco, che si sentiva responsabile di tutti noi, ci disse che non eravamo
obbligati se non ce la sentivamo, ma noi decidemmo che valeva la pena
“buttarci” e così facemmo. E non contenti provammo il laser show, uno
spettacolo molto singolare di luci, specchi ed effetti laser che ripercorre
tutte le tappe più luminose della storia della luce, da Newton passando per
Maxwell fino ai giorni nostri.
|
Laser show |
Poi fu la volta dello Stukas, chiamato così in onore del leggendario aereo
da combattimento tedesco; con i suoi 60° di pendenza è il kamikaze più ripido
di tutto il Parco.
|
Stukas |
Una discesa mozzafiato, in cui la schiena a tratti non
tocca, che si conclude con un poderoso tuffo in una piscina profonda un metro e
trenta. Più andavamo avanti più ci divertivamo. Quando fummo in procinto di
provare il Rafting River, le cui caratteristiche non spaventavano affatto,
Nunzio si riunì a noi con entusiasmo. Spruzzi d'acqua, rocce e cascate
improvvise. Cavalcare un fiume in piena in gommone non è mai stato così
divertente. L’unica raccomandazione era quella di tenersi ben stretti alle
maniglie del proprio raft.
|
Rafting River...WOW! |
Tra un’attrazione e l’altra il tempo passò e
decidemmo di fermarci in un punto ristoro, un comodissimo self service per
coccolare il palato con le tipiche specialità siciliane. Chiara fu costretta a
rintracciare Gianni chiamandolo al cellulare, e quando lui ci raggiunse non
aveva una faccia cordiale. Lo ignorammo e, tra battute di spirito e una
piacevole conversazione, il divertimento proseguì anche a tavola. Naturalmente
non potevamo rituffarci immediatamente tra le curve di scivoli e attrazioni,
perciò decidemmo di sdraiarci all’ombra per riposarci e digerire. Il pomeriggio
era ancora ricco di promesse. Una magnifica pineta che circondava il parco ci
accolse. Avevamo portato con noi coperte per stenderci sul prato. Il parco era circondato
dal verde ed offriva una deliziosa frescura. Chiara tuttavia non riusciva a stare ferma e dopo aver
guardato costernata Gianni che se la ronfava della grossa, delusa, si era
allontanata un po' per riflettere su quel ragazzo che credeva innamorato di lei,
ma era davvero penoso nel corteggiamento. Era visibilmente delusa e, come me,
anche Michele se ne accorse. Si guardò intorno, e pensando che nessuno se ne
accorgesse la seguì. Non feci nulla per
fermarlo, pensando:- In guerra e in amore tutto è permesso! – veramente sulla
guerra non ero del tutto convinto, ma questo è il detto. Nunzio e Leo, sfiniti,
dormivano uno vicino all'altro incuranti degli avvenimenti che si stavano
verificando. Voltandomi il mio sguardo
incontrò quello di Vanessa. Neanche lei dormiva e nei suoi occhi “lessi” la
domanda: - Che sta succedendo? Con l’indice posato sulle labbra la invitai a
tacere e poi con un cenno a seguirmi. Ci allontanammo, dirigendoci dalla parte
opposta a quella che aveva scelto Chiara e anche Michele, e cercammo un posto
tranquillo e solitario.
- Non so cosa dirti! – affermai – È chiaro che tra quei due qualcosa non va.
Comunque non sono affari nostri, ti pare?- Ma sì, hai ragione! – convenne
Vanessa. Seduti sul prato, complice
“Oltre un semplice sguardo” dei Modà non potei fare a meno di tacere e
guardarla negli occhi. Ascoltammo le parole della canzone…” è bastato solo un
semplice sguardo per capire che nei tuoi occhi io mi stavo perdendo, senza
capire perché, sensazione che io non provavo da tempo e che ora vivo per te,
che prendi posto nei miei pensieri, toccando tutti i miei punti più deboli,
come se fossero desideri irraggiungibili…vorrei essere la tua forza e la tua
voglia di vivere, vorrei prendermi cura dei tuoi sogni e realizzarli per te…”
Erano le stesse parole che avrei voluto dirle ed ero certo ormai che lei
avrebbe voluto sentirle. Il mio cuore suonava una musica tutta sua,
|
La musica del cuore |
il mio
respiro divenne affannoso, mi mancava l’aria e desideravo solo baciarla. Era
evidente che Vanessa provava le mie stesse emozioni. Il bacio fu spontaneo e
per pochi istanti perdemmo ogni cognizione. Il tempo e lo spazio sembravano non
esistere. Restammo abbracciati ad osservare il mare in lontananza, silenziosi.
La felicità non ha bisogno di parole.
|
La felicità non ha bisogno di parole |
Ma il tempo è tiranno, e dovevamo
riunirci al gruppo. Al nostro rientro ci sembrarono tutti un po' strani, soprattutto
Gianni, che al risveglio non aveva trovato vicino a sè Chiara. Nunzio mi strizzò
l'occhio e Leo ammiccò “ridendo sotto i baffi”. A quei due non sfugge
proprio niente. Temetti la loro indiscrezione, gli lanciai un’occhiataccia
piuttosto eloquente e i due alzarono contemporaneamente le braccia, in segno di
resa.
Per fortuna Chiara e Michele ci raggiunsero poco dopo provenendo da direzioni
diverse. Chiara aveva gelati per tutti e li distribuì con apparente disinvoltura,
ma io mi accorsi, e come me Vanessa, che le sue guance erano rosse ed evitava
di guardare Michele, che faceva finta di niente ma era stranamente euforico. Un
ignaro Gianni gustava il suo gelato. Guardando Chiara notai il suo imbarazzo.
L’avvicinai e le feci una carezza sui capelli. Sorpresa, mi guardò a sua volta
e ci capimmo al volo. Tutti e due eravamo innamorati persi. Da bravo fratello
maggiore le raccomandai di essere prudente e lei mi sorrise impertinente, come
suo solito, e mi baciò sulla guancia.
Dopo aver gustato i gelati “tornammo in pista” o meglio in acqua, dato che
ormai eravamo nel settore Acquapark. Complice il caldo i tuffi nelle piscine
furono un vero refrigerio. Sfidai Nunzio, Leo e Michele ad affrontare il Twin
Twister, vietandolo assolutamente alle ragazze.
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Caspita! |
Ci preparammo all’inizio dei
quattro avvolgenti tunnel e, al mio TRE ci demmo una spinta e…via! Calma e sangue
freddo, sono questi i requisiti necessari per uscire indenni dalla furia di un
tornado, ma credo che nessuno di noi avesse avuto il tempo di pensare durante
la folle discesa, finchè fummo catapultati fuori e finimmo nella piscina, senza
tuttavia renderci conto di chi avesse vinto. Fu Alfio a fare da giudice di
gara: il primo e quindi trionfatore assoluto fu Michele, seguito a ruota da me
e infine da Nunzio e Leo a pari merito. - Che scarica di adrenalina! –
esclamai. - Wow! – gridò Leo, mentre Nunzio sembrava stordito e si riprese solo
dopo qualche minuto. La giornata era stata splendida e divertente sotto ogni
punto di vista, specie per Michele e me. Rocco si disse spiacente, ma dovevamo
tornare al casale per la cena e come ben sapevamo, la puntualità era d’obbligo.
In macchina con me e Michele presero posto anche Chiara e Vanessa, e a un
Gianni perplesso non rimase che aggregarsi a Nunzio e Leo. Fu quando salimmo
nelle nostre stanze per cambiarci prima della cena che accadde qualcosa tra mia
sorella e il suo ragazzo. Si appartarono in biblioteca, chiudendo la porta e
quando ne uscirono i loro visi tradivano ciò che provavano. Dopo aver gustato
ancora la meravigliosa cucina della padrona di casa Gianni annunciò la sua
partenza. Ringraziò la famiglia di Michele per l’ospitalità, ma disse che non
poteva rimanere oltre per sopraggiunti impegni che lo costringevano a far
ritorno a casa al più presto. Conoscevo
ovviamente la ragione di quella partenza improvvisa, e non ero il solo. Confesso
che ne fui sollevato ed era palese che anche Chiara lo fosse. Michele, con
discrezione, la guardava cercando di non far trapelare il suo coinvolgimento
emotivo. Mi piaceva quel ragazzo aperto e simpatico, dal carattere forte.
Credevo fosse tutto a posto, ma uscendo per raggiungere gli altri in
veranda incrociai lo sguardo di Vanessa che, con un cenno del capo, mi invitò a
seguirla. Ci appartammo in un angolo, sotto il porticato.
- Morivi dalla voglia di stare sola con me, di’ la verità. – le dissi
sorridendo.
- Presuntuoso! Certo che sì! – ridacchiò lei, poi aggiunse:- Veramente volevo
parlarti di una mia sensazione. Non hai notato niente di strano? - Non dopo gli
ultimi eventi, Gianni e tutto il resto. Più che strana la situazione non può
che migliorare credo. - Rocco! – sussurrò Vanessa guardandosi attorno per
accertarsi che nessuno ascoltasse la nostra conversazione - Ha messo anche lui
gli occhi su tua sorella! - Ma non è possibile! Ha una fidanzata! - Ho un forte
intuito e so osservare; sono più che convinta di ciò che ho detto! - ribadì lei.
Non aggiunsi altro, soffermandomi a pensare che se la mia ragazza avesse avuto
ragione, si prospettava un problema non indifferente, ed io cominciavo ad averne abbastanza. Non
volevo che quella vacanza si trasformasse in una faida familiare e un incubo
per noi. Sulla portafinestra che dava sulla veranda, di fronte al giardino
della casa, giungevano le voci di Nunzio e Leo che osannavano l'aspic di pesce
ed il tonno al forno annaffiati abbondantemente da un Etna giallo paglierino intenso
con tenui riflessi giallo dorati. Mi distrassi pensando anch’io alla cena e a
quel vino dall'aspetto cristallino e il profumo delicato di Carricante,
asciutto, morbido e fresco, e del quale sentivo ancora il sapore.
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Il vino di Sicilia! |
- Amore? Oh che t’è presa ‘na botta d’assenza? – scherzò Vanessa imitando
Pieraccioni nel ruolo di marito di una moglie bellissima in un film che avevamo
visto di recente al cinema.
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Amore...oh che t'è presa 'na botta d'assenza? |
- Vicino a te questo e altro! – risposi abbracciandola, poi aggiunsi che stavo
semplicemente ricordando la cena e l’ottimo vino. – Questa sera è solo nostra,
al resto penseremo domani.
Una fresca risata scaturì dalla sua gola riempiendomi di gioia. La luna, bianca
e luminosa, amoreggiava anch’essa col cielo d'estate e dialogava con le stelle.
Era così grande che dava l’illusione di poterla toccare. Il canto dei grilli e
le piccole luci intermittenti emesse delle lucciole attorno a noi fecero da
cornice al nostro bacio. Le sue labbra sapevano di Malvasia.
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Amore! |
Tutto era perfetto
e godevamo ogni istante di quell’intimità e della complicità che si era creata
fra noi, quando voci alterate spezzarono l’incanto. In giardino, seminascosti
da una siepe, Rocco e suo fratello Michele stavano discutendo animatamente.
Quando sentii pronunciare il nome Chiara, compresi che Vanessa aveva ragione.
Mia sorella aveva fatto colpo anche su chi non doveva nemmeno posare gli occhi
su di lei. - Brutta faccenda! - pensai, ma non era quello il momento di intervenire.
Presi la mano calda e morbida di Vanessa e rientrammo in casa adombrati e
incerti sul da farsi. Ma la notte, tutti lo sanno, porta consiglio. Mi svegliai
il mattino dopo e sospirai di sollievo. Non importava che Rocco si fosse
invaghito di mia sorella, ciò che contava erano i sentimenti di Chiara, e su
quelli non v’era alcun dubbio: lei aveva scelto Michele, o meglio si erano
trovati entrambi, travolti da un’attrazione e da una comunione di pensiero ed
amore che non ammetteva ostacoli. Decisi di mettere al corrente della
situazione la mia ignara sorella, poi avremmo concordato insieme una strategia. - Cosa? – fu la reazione di Chiara alla mia
rivelazione. – Ma se è fidanzato! - Lo so – risposi – ma credo che dovremmo
chiedere a Michele cosa sia realmente successo tra lui e suo fratello e
verificare se l’intuizione di Vanessa è fondata o meno.
- Certo! Andiamo…no, aspetta! Non voglio rischiare di fare incontri
inopportuni. Lo chiamo al cellulare.
E così fece, dando appuntamento al ragazzo in biblioteca, che al mattino era
decisamente la stanza più tranquilla e meno frequentata. Quando Michele ci
raggiunse e mi vide, rimase un po’ deluso forse, ma l’espressione di Chiara gli
fece intuire che qualcosa non andava. Ci sedemmo sull’ampio divano in pelle e
fui io il primo a parlare. - Solo ieri mi sembrava che le porte del paradiso si
fossero spalancate per me e Vanessa come per te e Chiara. Ma ieri sera
un’intuizione della mia ragazza e la tua discussione con Rocco dietro la siepe
mi hanno a dir poco sconvolto.
- E a me ha provocato una tale rabbia che al confronto un’eruzione dell’Etna è
come uno starnuto! – esplose Chiara – Cosa diavolo sta succedendo? Dimmi che
non è vero che tuo fratello ha delle mire su di me!
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La furia di Chiara |
Michele era visibilmente
imbarazzato, ma pose un freno alla collera di mia sorella posando con dolcezza
due dita sulle sue labbra. Poi annuì e disse:- Rocco ha preso una “sbandata”
per Chiara, non posso negarlo perché me l’ha confessato proprio ieri sera. La
discussione è nata quando gli ho rivelato che sono arrivato prima io,
ricordandogli anche che la data del suo matrimonio è già fissata. La sua
reazione è stata eccessiva anche per qualche bicchiere di troppo: l’Etna è un
vino delicato e armonico, e fresco va giù ch’è una delizia, ma non bisogna
esagerare o dà alla testa.
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Troppe libagioni! |
Ho parlato anche con mia madre, rivelandole i miei
sentimenti per te – rivolto a Chiara – e non puoi immaginare la sua felicità.
Poi le ho detto il resto. Mi ha promesso che con molta cautela avrebbe
informato papà, perché suo è il compito di rimettere le cose a posto. Credo che
mentre noi siamo qui a fare questa conversazione, Rocco stia subendo la collera
di nostro padre. Si sistemerà tutto, ve lo prometto. Ma, Lorenzo, dato che
siamo usciti allo scoperto, vorrei sapere cosa ne pensi tu di quel che è
successo. - Di te non so molto, ma la tua simpatia mi ha subito conquistato e
ho capito che sei un bravo ragazzo. Conoscendo la tua famiglia poi non posso
che apprezzare la vostra onestà, la squisita ospitalità e soprattutto la generosità.
Avevi invitato solo Chiara e me e ci siamo presentati in sei. Vedendo mia
sorella felice non posso che approvare la vostra unione. Ciò che mi preoccupa è
la distanza tra voi due, i rapporti devono essere coltivati giorno per giorno,
i sentimenti muoiono altrimenti. - Beh, è giunto il momento che vi dica
qualcosa in più su di me allora. – rispose Michele – Ho frequentato
l’Università di Cambridge, prendendo prima la laurea in Economia e Finanze, poi
ho frequentato altri due anni per la specializzazione anche in campo
informatico e Marketing e Comunicazione.
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Cambridge |
Ho finito! Ma la notizia migliore, per
me e per Chiara, e anche per tacitare i tuoi timori circa la lontananza, è che
a settembre mi trasferirò a Roma, dove inizierò a lavorare in un’Agenzia di Web
Marketing. Assunzione a tempo indeterminato e stipendio niente male. Ho già un
appartamento arredato e un entusiasmo che mi divora, ora che a tutto questo
posso aggiungere…te! – concluse facendo gli occhi dolci a Chiara che si sciolse
come neve al sole.
Durante la colazione Rocco rimase in silenzio, a testa bassa e visibilmente in
imbarazzo. Seppi più tardi che si scusò col fratello e gli augurò ogni bene.
Per fortuna il programma prevedeva solo per noi e Michele una gita di alcuni
giorni, che avremmo trascorso a Giardini Naxos, culla di antiche civiltà
mediterranee, dove avremmo visitato l’ampia zona archeologica e il museo.
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Giardini Naxos |
Da lì
avremmo poi raggiunto la vicina Taormina,
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Taormina |
uno dei centri turistici
internazionali di maggiore rilievo della Sicilia per il suo incantevole
paesaggio, e le Isole Eolie di cui Michele ci anticipò la storia, raccontandoci
che esse prendono il nome dal dio greco Eolo che, secondo la mitologia, riparò
su queste isole e diede loro nome, grazie alla fama di domatore dei venti.
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Isole Eolie |
Non
potevamo mancare inoltre di visitare la vallata dell’Alcantara, con le
suggestive gole, uno spettacolo unico al mondo: alte fino a 50 metri, a formare
un vero e proprio canyon originato da antichissime colate laviche solcate al
centro dalle acque gelide del fiume Alcantara.
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Gole dell'Alcantara |
- Peccato che non possiate fermarvi più a lungo! – disse Michele – La
Sicilia offre molto di più. Potrei portarvi alla Pineta dei Monti Rossi, dove
ci sono aree attrezzate con diversi impianti sportivi dove è possibile
praticare nuoto, equitazione…
- Frena! – ridacchiò Chiara – Mica vorrai farci visitare l’isola in una
settimana!
- Hai ragione, ci saranno altre occasioni, non è vero? – e le strizzò l’occhio.
- Comunque sono contento che i tuoi fratelli rimangano qui. Date le circostanze
e il fascino di mia sorella non vorrei altre preoccupazioni. – scherzai pur
esprimendo ciò che realmente pensavo, mentre uscivamo dalla biblioteca. - Ma
che fine hanno fatto Nunzio e Leo? – si domandò Michele – È dalla colazione che
non li vedo. Non aveva ancora finito di parlare che i due si materializzarono
esclamando:- Finalmente! Vi abbiamo cercati dappertutto. Non siete ancora
pronti?
- Che stress voi due! – esclamai – Non vi basta esservi “infiltrati” nella
nostra vacanza. Siete un tormento continuo! - Se è questo che pensi, forse sarà
meglio separarci. Continueremo da soli. – replicò Nunzio visibilmente
abbattuto. - Non ci hai ancora perdonati per…Brufolo non è vero? Scusa! Ancora
una volta…scusa e mettici una pietra sopra per favore!
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Non mi sembra una buona idea! |
Eravamo ragazzi e se
siamo diventati comunque amici vuol dire che hai capito: era solo un’innocente
battuta! Ma ha ragione Nunzio, siete liberi di godervi la vostra vacanza senza
interferenze da parte nostra. – aggiunse Leo.
- No, non se ne parla neanche. Siete
bravi a fare le battute, ma non riconoscete quelle degli altri. – dissi – Sì, è
vero che ho provato a scaricarvi all’inizio, ma niente di personale. Volevo
solo avere campo libero con Vanessa, ma la vostra presenza non ha intralciato i
miei piani. Ora ho una ragazza che adoro, ve ne sarete accorti. Sono felice
come non mai e non voglio che ve ne andiate. Si prosegue insieme, intesi
babbei? – e sorridendo piazzai una poderosa pacca sulle spalle dei due,
rinfrancati dalle mie parole. - Direi di prepararci allora! – ci esortò Michele
– Le bellezze della Sicilia…e non solo, ci aspettano! – e anche se la colazione
era stata come al solito ricca, gettò uno sguardo a dir poco famelico su Chiara,
che sorrise compiaciuta. I giorni che seguirono furono indimenticabili. Oltre alle
meraviglie di quella terra così ricca di storia e fascino, Michele ed io
godemmo della compagnia di due splendide ragazze che resero quella gita unica.
Anche Nunzio e Leo fecero conquiste, in ogni posto che visitammo. Il mio amico
quasi medico cadde nella rete di una bellezza locale, che senza volerlo lo
ammaliò. Nunzio fece una corte spietata a quella che definì “la sirena delle
Eolie”, una ragazza dai lunghi capelli biondi. Entrambi si sentirono dei
vincenti quando esibirono i numeri di cellulare e l’indirizzo Email delle due
prede, senza rendersi conto che in realtà le cacciatrici erano loro. - Mah! –
pensai – Se son rose…fioriranno!
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Se son rose... |
Quando tornammo al casale di Michele ci restavano solo due giorni ancora da
trascorrere lì. Due giorni e poi saremmo tornati alla nostra vita di sempre,
con dei ricordi indelebili e soprattutto con l’euforia che solo l’amore
scatena. Donna Rosaria ci accolse con la consueta allegria, dimostrandoci con
baci e abbracci l’affetto che sapevamo sincero. Ormai la sua caviglia era
guarita. Aveva fatto tesoro del consiglio di Leo continuando le applicazioni di
ghiaccio e camminando sul bagnasciuga.
Rassicurati, decidemmo di dividerci. Il tempo stringeva e tutti quanti
desideravamo stare con le nostre ragazze. Nunzio e Leo erano partiti assieme
per incontrare le loro "prede". Vanessa ed io decidemmo di visitare
un sito archeologico, mentre Michele e Chiara non volevano far altro che
crogiolarsi al sole e tuffarsi nel mare azzurro di Sicilia, che di sicuro
avremmo rimpianto. La spiaggia vicino a casa nostra non era lontanamente
paragonabile a quella meraviglia.
Le cicale frinivano. Apollo, dio del Sole e portatore di luce, auriga del
cocchio solare, aveva come ogni giorno lasciato in cielo l’astro infuocato,
|
Apollo |
ma
noi non avvertivamo il caldo. Le nostre emozioni avevano alzato la paratia
contro l'anticiclone delle Azzorre. Percorremmo i chilometri da Palermo a
Cefalù in un lasso di tempo piuttosto breve. Dopo un pranzo leggero a base di
pesce appena pescato, annaffiato dal Grecanico, un vino asciutto, morbido e
fresco al punto giusto, decidemmo saggiamente di non ripartire immediatamente.
I dodici gradi del vinello ci aveva messo addosso una certa euforia. Del resto
non avevamo fretta, ci accomunava il desiderio di stare insieme e, semplicemente,
di amarci. Affittammo un ombrellone e due lettini e ci sdraiammo all’ombra. La
brezza marina ci cullò piacevolmente, donandoci refrigerio. La musica
proveniente dallo stabilimento contribuì al relax e alimentò i nostri sogni.
Restammo lì, mano nella mano per un’ora circa, poi ripartimmo. Ci eravamo
ripromessi di arrivare a Tindari. Vanessa aveva sentito parlare di un Santuario
situato nell’estremità orientale del promontorio a strapiombo sul mare, in
corrispondenza dell’antica acropoli, dedicato alla Madonna Nera. Non avrei mai
immaginato di rimanere tanto colpito dallo splendido paesaggio, che affascinò
anche Vanessa. Il luogo era silenzioso e sembrava possibile toccare il cielo
con le mani. All’interno della chiesa vedemmo la statua, una Maria col Bambino
scolpita in legno di cedro, considerata apportatrice di grazie e miracolosa.
|
Madonna nera di Tindari |
Lasciai un’offerta e Vanessa accese una
candela. Non seppi mai quale grazia chiese, ma le augurai che fosse esaudita.
Fuori, in basso e in lontananza lo specchio d'acqua ci abbagliava. I nostri
cuori erano in sintonia con l’Universo e in quel momento ci sentivamo appagati.
Ma il tempo volava e ci aspettavano tutti a casa di Michele. Era l’ultima sera
che trascorrevamo tutti insieme, e donna Rosaria non si risparmiò, offrendoci
una cena a dir poco sontuosa che gustammo in allegria. L’indomani mattina
saremmo partiti presto e quindi ci salutammo con un brindisi. In alto i calici
e auguri a volontà, insieme alla promessa che saremmo tornati ancora.
|
In alto i calici! |
- La nostra casa sarà sempre aperta per voi tutti! – esclamò il signor Egidio.
- E non aspettate la prossima estate, mi raccomando. – aggiunse sua moglie.
Eravamo commossi dalla calorosa accoglienza di quella generosa famiglia. Anche
un ravveduto Rocco, la cui fidanzata gli sedeva accanto, ci invitò a tornare:-
C’è un evento al quale dovete assolutamente partecipare…il nostro matrimonio! –
e strinse a sé la sua Lucia, una bella siciliana dai capelli neri e un sorriso
accattivante. Un applauso era d’obbligo ed ancora un brindisi di buon auspicio.
Strette di mano, pacche sulle spalle, abbracci e baci conclusero quella serata.
In aereo nessuno di noi aveva voglia di parlare. Il silenzio era padrone, così
da non disturbare i ricordi e le speranze. Per Chiara e Michele il futuro era
ben definito, ma Vanessa avrebbe dovuto pazientare. Ancora un semestre,
conclusivo dei miei studi universitari, poi sarei tornato definitivamente. Cosa
ci aspettava? Non lo sapevamo. Eravamo certi solo del nostro amore, e ci sembrò
abbastanza per il momento. Era esaltante sentirsi inebriati da un sentimento
sincero e il classico “per sempre” aleggiava nell’aria. Saremmo stati lontani
per un po’, almeno fisicamente, ma la moderna tecnologia ci avrebbe consentito
di parlarci guardandoci negli occhi. Il tempo fu nostro complice e alleato,
passò in fretta.
|
Tempus fugit |
In volo verso casa non pensai che a lei. Ricordavo nitidamente
i lineamenti del volto, le curve dolci
dei suoi fianchi e l’infinita dolcezza del suo sguardo. Ci ritrovammo, Vanessa
ed io, forse ancor più uniti di quando ci eravamo separati. Fu una sorpresa
vederla all’aeroporto, una visione in rosso, che metteva in risalto la sua
bellezza. Accanto alla sua auto, agitò il braccio e mi fece cenno di
raggiungerla, mimando l’impossibilità di allontanarsi…anche lei in divieto di
sosta! Mentre mi avvicinavo una frenesia si impossessò di me e mi spinse ad accelerare
il passo finchè, a pochi metri da Vanessa, lasciai il bagaglio e l’afferrai
alla vita, sollevandola da terra per poi cingerla tra le braccia. Lei non
rimase insensibile ad un approccio così caloroso e mi diede prova del suo
carattere forte e passionale baciandomi.
- Ti amo! – le sussurrai.- Ti amo anch’io, ancora…sempre! In quell’ambiente non
era inusuale vedere due ragazzi che si scambiavano effusioni ritrovandosi dopo
una lunga separazione. Per questo nessuno fece caso a noi che rimanemmo
abbracciati, godendo di quella magia che solo gli innamorati riescono a
percepire.
|
Love! |
A fatica ci staccammo l’uno dall’altra, solo quel tanto che ci
consentisse di guardarci negli occhi. Non sentivamo alcuna necessità di
parlare, ascoltavamo i battiti dei nostri cuori e la mente elaborava una musica
tutta sua, percepibile solo da noi due. Fu il suono del mio cellulare a
spezzare l’incanto. Era mia madre e mi affrettai a rispondere. Naturalmente
voleva sapere se fossi arrivato, se stessi bene, se avessi visto Vanessa e
avrebbe continuato per chissà quanto se non l’avessi rassicurata. - Amore,
dobbiamo andare o mia madre non ci darà tregua. La conosci, richiamerà almeno
tre volte prima che arriviamo a casa.
- Oh, questo è certo. Si è data da fare tutto il giorno a preparare dolci e
bibite…
|
Ancora festa! |
- Ti prego dimmi che non troverò un comitato d’accoglienza come quello
dell’estate scorsa! – le chiesi in preda al panico. - No, niente di simile,
qualcosa di più…intimo, tranquillo.
Tirai un sospiro di sollievo. Durante i sei mesi di lontananza avevo sentito
molta nostalgia di casa, della mia famiglia e di Vanessa. Nulla può sostituire
un abbraccio, una carezza, un bacio reale. Mi ero dovuto accontentare di quelli
virtuali ed ero felice di aver concluso il mio iter universitario per godere di
nuovo della vicinanza della mia ragazza, dell’affetto dei miei genitori e di
quella deliziosa rompiscatole di mia sorella Chiara. - Stavo pensando…-
iniziai. - Mmmm! Tesoro, hai le meningi sovraccariche dopo tutto quello studio.
Pensare adesso non ti fa bene, chissà mai cosa potrebbe uscire da quella testa.
– scherzò Vanessa. - Beh, mi sono laureato a pieni voti in Scienze Politiche ed
Economia, ho seguito un master in Scienze dell’Elaborazione Elettronica e
frequentato il Center of English Studies per perfezionare la pronuncia. Credo
di essere ancora in grado di pensare donna! – le risposi ironicamente
ammiccando. - Sì, sei il mio fantagenio, molto più appetibile di quello di
Aladino. Ti adoro!
|
Desideri? |
Comunque non si dia troppe arie dottore, tra poco discuterò
la mia tesi ed entrerò anch’io nel club “laureati di prestigio”! - A parte gli
scherzi, volevo chiederti di Chiara e Michele. – insistei. - Ah, non te l’ho
detto, scusa. Sono a Nicolosi, si fermeranno per altri due giorni e poi li
rivedremo. Ero un po’ deluso di non
trovare la mia sorellina e il mio futuro cognato, ma potevo ben resistere 48
ore. La guida di Vanessa era decisamente un’altra cosa rispetto a quella di mio
padre e fummo a casa in poco tempo. Impossibile descrivere la felicità di mia
madre, che mi strinse forte a sé esprimendo così, oltre allo smisurato amore
che mi aveva sempre dimostrato, anche la sua soddisfazione per il mio successo.
Mio padre mi diede la consueta pacca sulle spalle ed esclamò fiero:- Bravo!
Così si fa! Naturalmente non potevano mancare i nonni e altri parenti stretti,
ma questa volta la cerimonia di bentornato fu decisamente più sobria e
gradevole. Dopo aver salutato tutti e ricevuto i complimenti per la mia laurea
mi eclissai e raggiunsi la mia camera. Volevo salutare anche la mia sorellina e
le inviai una videochiamata col mio nuovissimo Samsung Galaxi S4, che anche lei
aveva ricevuto in regalo per il diploma a pieni voti. Fu un’emozione fortissima
sentire la sua voce e vedere i suoi occhi azzurri splendere di gioia. Mi passò
Michele che mi salutò con l’entusiasmo di sempre e mi disse che non vedeva
l’ora di rivedermi, con la promessa di grandi novità. Non feci in tempo a
chiedere ulteriori dettagli poiché la comunicazione cadde.
Non dovetti attendere a lungo per conoscere le annunciate novità del mio amico,
ed erano davvero allettanti: mi proponeva di accettare un impiego nell’Agenzia
in cui egli stesso lavorava ormai da mesi. Quando era venuto a conoscenza che
il suo capo cercava un ragazzo laureato in Economia e che parlasse
correntemente la lingua inglese gli aveva parlato di me e del mio ottimo
curriculum.
- Lo stipendio è davvero buono Lorenzo. È un’opportunità da non perdere,
credimi. Comunque ti ho fissato un colloquio col “boss” per domani alle 10,30.
Sarai tu a decidere, ma sappi che mi farebbe piacere avere te come
collaboratore. Che squadra saremmo! -
Beh, che dire! Non posso credere che mi venga “scodellata” una simile offerta
con la laurea ancora calda e senza alcuna esperienza lavorativa in questo campo.
Grazie Michele! Ancora una volta ti sei dimostrato un vero amico.
L’indomani mi recai all’Agenzia a cuor leggero. Pensai che fosse inutile e
svantaggioso crearmi troppe aspettative. La mia tranquillità e il superamento
oltremodo soddisfacente dei test a cui fui sottoposto mi garantirono l’impiego
seduta stante. Avrei iniziato la settimana successiva, dato che ero appena
rientrato da Londra e mi occorreva un po’ di tempo per organizzarmi. Inutile
dirlo, Michele fu il primo a sapere della mia assunzione a tempo indeterminato,
Vanessa e Chiara ne vennero a conoscenza subito dopo dato che erano fuori
dall’edificio ad aspettarmi sedute su una panchina del vicino parco. - Ti rendi conto di quanto tu sia
sfacciatamente fortunato, fratellino? – esclamò Chiara abbracciandomi – Hai
questa ragazza stupenda che ti sopporta e un lavoro servito su un vassoio
d’argento con la laurea ancora in rodaggio. Che dire! Sei il mio eroe!
|
Lorenzo...Superman! |
Anche Vanessa si congratulò con un abbraccio ed un bacio un po’ meno casto di
quello di mia sorella, poi aspettammo Michele che ci condusse a pranzo in un
piccolo ristorante vicino all’Agenzia dove sembra si mangiasse divinamente. In
effetti gustammo piatti semplici ma ben cucinati e soprattutto trascorremmo
un’ora in allegria, rievocando gli eventi passati e la vacanza in Sicilia. Fu
allora che ripensai a Nunzio e Leo, rendendomi conto che da parecchio non li
sentivo e chiesi se sapevano che fine avessero fatto quei due buontemponi. - Ma
certo! – rispose Chiara – Leo, dopo l’intervento sulla caviglia di donna
Rosaria ha avuto una specie di…illuminazione e, dopo la laurea, rivedendo la
sua prima intenzione di specializzarsi solo in omeopatia, prenderà in considerazione
anche le cure olistiche. - Cure olistiche? È la prima volta che ne sento parlare.
- Oh! C’è qualcosa che il mio plurilaureato fratello non sa! – ridacchiò quella
peste di Chiara – Per terapia olistica si intende un metodo di cura totale della persona,
considerata nell'unitarietà di corpo, mente, emozioni e spirito. Insomma riporta
sullo stesso piano gli aspetti fisici, mentali, emotivi e spirituali del
soggetto, al contrario di quello che succede nella medicina tradizionale.
|
Viva i rimedi naturali! |
È
stato “folgorato” da questa citazione: “La più grande forma di guarigione l'abbiamo dentro
di noi. La terapia olistica punta proprio a risvegliarla.”
Comprendi? – aggiunse atteggiandosi al noto pirata cinematografico Jack
Sparrow, scatenando l’ilarità generale. Però! Ce lo vedevo Leo prendersi
carico della persona nel suo insieme. Mi piaceva proprio l'idea e l'avrei
incoraggiato appena fossi riuscito a mettermi in contatto con lui. - Quindi ha messo la testa la posto
finalmente! – dissi compiaciuto – E Nunzio invece? Questa volta fu Michele a
informarmi:- Non ci crederai. Nunzio è rimasto ancorato alla goliardia. In
Sicilia, durante il nostro tour, ha notato i numerosi villaggi turistici oltre
ad Etnaland e ne è rimasto affascinato. Così mi ha chiesto di aiutarlo a
trovare un lavoro come animatore. Con le mie conoscenze non è stato difficile.
Non la finiva più di ringraziare me e la buona sorte che gli avrebbe dato
l’opportunità di conoscere ragazze belle e solari. Ogni tanto mi arriva una
cartolina, l’ultima spedita da Agrigento in compagnia di un folto gruppo di
escursionisti.
|
Nunzio...animatore? Oh la la! |
- Quindi almeno uno è finalmente diventato adulto, mentre credo che Nunzio
rimarrà il solito Peter Pan ancora per molto. Gli altri concordarono, sorridendo. Ci
separammo dopo un buon caffè, ci saremmo ritrovati a cena a casa dei miei. A
mamma faceva piacere avere Vanessa e Michele come ospiti assidui, mostrandosi
dispiaciuta se a volte declinavano un invito per altri impegni, ma nutriva per
loro un grande affetto che essi ricambiavano.
Anche la serata trascorse piacevolmente. Era così naturale per noi stare
insieme, forse perché Michele e Vanessa lo rendevano possibile. Quella sera,
nella mia camera, mi soffermai a pensare agli ultimi avvenimenti. Mi resi conto
che sarei diventato indipendente economicamente, che avrei potuto pianificare
un futuro insieme alla ragazza che amavo: una casa tutta nostra e una vita
insieme. Mille previsioni mi frullavano per la testa, quando sentii bussare
piano alla porta e la voce di Chiara:- Ehi, fratellone…posso entrare? – le
risposi di sì naturalmente, e confesso che mi aspettavo una sua visita. Da quando
era tornata dalla Sicilia non avevamo avuto molto tempo per parlare in
confidenza. Si fiondò dentro con la solita irruenza e cominciò a saltellare per
tutta la stanza a piedi nudi, per poi fermarsi di colpo e guardandomi esclamò:-
Non ci posso credere! Tutto questo non può essere reale. – e si avvicinò –
Dammi un pizzicotto e svegliami Lorè! - Hai bevuto per caso? – le chiesi
divertito – A cosa non riesci a credere?
- A me e Michele, a te e Vanessa…è un sogno! Siamo innamorati, te ne rendi
conto? Sai che per la prima volta in vita mia ho paura? Non si può essere così
felici! Me ne rendevo conto eccome! Chiara ed io stavamo vivendo la classica
favola.
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Al cuor non si comanda! |
Parlammo fino a mezzanotte, scambiandoci impressioni e pensieri. - Io mi sono appena diplomata e tra un mese
circa inizierò l’Università. Ho paura che lui si stanchi di una ragazzina che
ha ancora un lungo percorso da fare, ho paura che a un certo punto vorrà
qualcosa di meglio… - Sai che ti dico? – la interruppi prendendole la mano –
Vivi il presente e non preoccuparti di cosa accadrà domani. Ciò che conta è che
vi siete trovati, ora. Nessuno può prevedere se siete destinati a durare nel
tempo, ma per quello che ho capito di Michele, ci metterei la mano sul fuoco.
Fidati! Mi guardò teneramente e poi sbadigliò senza ritegno:- Sto morendo di
sonno. Ci penserò domani! - Buonanotte, Rossella! – la salutai.
- Notte notte! Certo che potevi evitare il riferimento a …Via col vento! Sei
insensibile Rett!
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Perdindirindina! |
– e prima di richiudere la porta, uscendo mi fece la
linguaccia. Gli avvenimenti che seguirono ci travolsero letteralmente: il mio
nuovo lavoro, l’iscrizione alla facoltà di Scienze della Comunicazione per
Chiara, una cattedra di Lingua e letteratura inglese per Vanessa. La favola
continuava e noi ci sentivamo protagonisti.
Una mattina, aprendo la cassetta della posta, mia madre trovò tra
bollette e cartoline una busta. Aprendola si rese subito conto che si trattava
di una partecipazione di nozze.
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Sposi! |
Era l’invito al matrimonio di Rocco e Lucia,
che sarebbe stato celebrato a Nicolosi in ottobre, accompagnato da una lettera
di donna Rosaria che invitava tutta la mia famiglia, affermando che quella
speciale occasione sarebbe stata perfetta per conoscere i genitori della loro
futura nuora, riferendosi ovviamente a mia sorella Chiara. Mia madre andò
subito nel panico, come era suo solito di fronte a imprevisti di una certa
rilevanza, ma le mie rassicurazioni sulla famiglia di Michele tacitarono i suoi
timori. Il tempo passò velocemente e una
mattina ci ritrovammo a fare i bagagli, pronti a partire per la Sicilia.
Michele ed io ottenemmo senza problemi una settimana di ferie, Chiara aveva
parlato col professore assicurandogli che avrebbe recuperato online le lezioni
e Vanessa trovò colleghi compiacenti che le garantirono la supplenza, col
consenso del preside. Il volo fu come sempre piacevole, e la magnifica giornata
di sole fu una benedizione, dato che per i miei genitori quello fu il
“battesimo dell’aria” e all’imbarco erano visibilmente nervosi. Quando
atterrammo a Punta Raisi espressero il loro rammarico per aver sempre
rinunciato all’aereo, preferendo il treno o la macchina per le poche vacanze
che si erano concessi nella loro vita. Ad aspettarci c’era Rocco, che
educatamente diede il benvenuto prima ai miei genitori e poi a noi ragazzi e a
suo fratello. - Venite, la macchina è al parcheggio. – disse. - LA…macchina? –
ripetè Michele – Come pensi si possa entrare tutti in una macchina? - Oh,
niente paura. È una macchina spaziosa. – rispose ammiccando Rocco. Perplessi e
curiosi seguimmo il futuro sposo, che ci guidò fino ad un … Minibus con sopra
scritto “Etnaland”, ed al posto di guida… - No! Non ci posso credere! –
esclamai – Nunzio! Il mio strampalato amico scese ridendo:- Non ve
l’aspettavate questa sorpresa eh? - Ma…come… - iniziò Chiara. - Preso in
prestito! – dichiarò Nunzio – Appena vi avrò accompagnati al casale tornerò al
lavoro, ma ci rivedremo a cena naturalmente. Amunì gente!
Contento che Nunzio non avesse perso il suo smalto, aiutai a caricare i nostri
bagagli e mi scoprii impaziente di rivedere Nicolosi, l’Etna e i nostri
generosi ospiti, immaginando già quanto donna Rosaria avesse “trafficato” in
cucina. Il casale ci apparve in tutta la sua bellezza e i miei ne rimasero
colpiti prima ed affascinati quando poterono ammirarlo da vicino. L’accoglienza
della madre di Michele e del signor Egidio fu calorosa come al solito. I
consuoceri si piacquero subito, ma non avevo dubbi in proposito. - Serve un
dottore? La voce proveniva dalla
piscina. Ci voltammo e Leo ci sorrideva dal bordo. - Come potete vedere, ci
siamo proprio tutti! – esclamò Rocco compiaciuto – I parenti sono importanti,
ma gli amici sono essenziali in un matrimonio che si rispetti.
- Allora, Frodo, – mi disse Nunzio – la “Compagnia dell’anello” è costituita e
io me ne torno al parco prima che mi licenzino. A stasera belli! A proposito
Rocco, hai sottoposto le fedi alla prova del fuoco? Chissà! Potrebbe apparire
qualche strana scritta in elfico. Eh eh!
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Non sia mai! |
Leo scosse il capo mentre ci raggiungeva e allargò le braccia come a voler
dire:- Il solito Nunzio!
Lui invece era decisamente cambiato, più serio e posato, come si addice a un
medico. Fu un piacere trascorrere alcuni giorni in quei luoghi meravigliosi, e
quando giunse il fatidico giorno eravamo tutti, nessuno escluso, emotivamente
coinvolti. La cerimonia ebbe luogo nella Chiesa Madre
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Chiesa Madre |
e il sontuoso banchetto
al casale. Fu una bella impresa per Michele e Lucia convincere donna Rosaria a
lasciare l’organizzazione del pranzo ad una rinomata Agenzia Catering di Palermo,
soprattutto perché avrebbe dovuto mettere a disposizione dei cuochi la sua
cucina, ma alla fine la signora cedette. Ci sarebbero stati altri matrimoni,
altri giorni speciali, ma quello rimase nella nostra memoria per sempre. A
distanza di anni, quando ormai anche noi avevamo le nostre belle famiglie,
quando ci riunivamo in occasioni particolari, i ricordi emergevano
distintamente, rievocando tempi spensierati e felici. Ne parlavamo tra ilarità
e tristezza, pensando a eventi divertenti che avevamo condiviso e a chi non
c’era più, lasciando un vuoto incolmabile. Allora, istintivamente, gettavamo lo
sguardo sulle foto di famiglia e sui cari volti di chi ci aveva lasciato e
restavamo in silenzio. Dove non arrivano le parole ci pensa il cuore. Così è la
vita! Ci vorrebbe sempre quell’attimo in più, un solo momento per far durare
ancora un po’ qualcosa di speciale; un istante per tornare indietro. Ma non è
possibile rincorrere il passato senza farsi male. Il nostro compito era
affrontare il presente, riuscire a colorare la propria vita e camminare verso
il futuro.
Daniela Bonifazi – Eleonora Marchiori
Tutte le immagini sono state reperite sul Web
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