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LE CARTIERE DI BALTAZAR di Daniela Bonifazi-Francesco De Gaetano-Milvia Di Michele


LE CARTIERE DI BALTAZAR

Mi chiamo Maria, sono operaia in una delle tre grandi cartiere del mio paese.
Qui, nel fantastico regno di Cartolandia, la popolazione vive in armonia e senza
preoccupazioni. Ogni famiglia ha benessere. Il lavoro è assicurato da tre grandi fabbriche
di carta, che riforniscono le principali tipografie del mondo della fantasia e che stampano
milioni e milioni di libri di fiabe, per bambini, riempiendo scuole, case e biblioteche.
A Cartolandia, la materia prima è fornita da immensi boschi di conifere, curati da esperti
gnomi che si occupano della pulizia del sottobosco e del taglio intelligente degli alberi, in
modo tale da non turbare l’equilibrio ambientale. Nelle fabbriche trovano occupazione
sia uomini, sia donne, ognuno con mansioni specifiche. I macchinari funzionano
perfettamente, grazie alla costante e meticolosa manutenzione dei folletti operai, che
quotidianamente compiono rigorosi controlli, per evitare incidenti sul lavoro e tutelare
così la sicurezza dei lavoranti.
- IL Sig Baltazar -
disegno di Milvia Di Michele
Ma le cose non sono sempre andate
così bene. In tempi precedenti, la
gestione delle fabbriche era affidata
a un uomo privo di scrupoli, il cui
solo interesse era trarre un profitto
personale. Era comparso in paese
un giorno, molti anni prima, con un
elegante calesse trainato da due
splendidi cavalli. Elegante, spigliato,
dalla parlantina facile e suadente,
non aveva avuto difficoltà ad abbindolare gli ingenui e semplici abitanti del regno.
Fu così che, in breve, il signor Baltazar divenne proprietario di vaste porzioni di boschi e delle fabbriche di carta. Ho già detto che il signor Baltazar aveva come suo unico scopo il “profitto”.
-Quale era la stranezza?- voi obietterete, sapendo bene che tutti i commercianti vogliono
guadagnare. La “ stranezza”, o meglio, la cosa sbagliata, era che questo nostro
imprenditore non avesse coscienza e, pur di arricchirsi, metteva continuamente a rischio la vita degli operai della sua fabbrica. Pensate che un giorno, con grande incoscienza, decise di risparmiare, non facendo installare gli estintori necessari e, tra l'altro, previsti dalla legge.
–Soldi sprecati!- Bofonchiò - Puah! Le leggi! Son fatte apposta per mettere in croce noi
imprenditori!- E aggiunse - Ma cosa credono! Che facciamo della beneficenza?-
Per fare il furbo, li fece mettere fasulli, di cartone dipinto, giusto per imbrogliare.
Finché, purtroppo…
Il signor Baltazar, quel dì, come al suo solito, controllava i suoi operai tenendo in bocca il
suo sigaro puzzolente , (dove mai li acquistasse, non si sa, i sigari, di solito hanno un buon profumo) quando, adirato perché la produzione, secondo lui, procedeva troppo lentamente, fece un gesto tremendo: lo gettò con stizza senza guardare dove andasse a cadere.
Che superficialità! Un comportamento inammissibile in qualunque luogo di lavoro, figurarsi in una fabbrica di carta! Mentre si allontanava, sbuffando e imprecando, il sigaro finì in un contenitore colmo di segatura. La lenta combustione non permise agli operai di accorgersi del pericolo e, alla fine del turno lavorativo, lasciarono lo stabilimento, il più grande dei tre, per tornare finalmente alle loro case.
Fermati i macchinari, spente le luci, chiuse le grandi porte, il silenzio calò nella fabbrica.
Ma il sigaro aveva già innescato la reazione e, ben presto, dalla segatura, la tenue scia di
fumo si tramutò in fiammella, che s’ingigantì all'istante. Piccole scintille volarono ovunque,
scatenando un incendio.
Naturalmente, in ogni stabilimento mancava un addetto alla sicurezza, che, a giudizio del
nostro Baltazar, non era indispensabile, ma gli avrebbe soltanto fatto sperperare altre tre
paghe.
Le fiamme si propagarono velocemente, grazie al materiale di lavorazione e, ben presto,
avrebbero invaso l’intera fabbrica se …
... all'improvviso, le due porte degli spogliatoi, maschile e femminile, si aprirono. Eravamo
cinque operai, due donne e tre uomini, ci eravamo trattenuti più del previsto, per pianificare l'organizzazione di una festa a sorpresa per il nostro capo operaio, Gastone, che compiva gli anni proprio quel giorno.
Ci trovammo di fronte uno spettacolo terrificante: fumo e fiamme avevano invaso l'intero
laboratorio. Non c’era via di scampo
-Donna fra le fiamme-
disegno di Milvia Di Michele
e, su concitata esortazione di Rocco,
il più anziano del piccolo gruppo,
tutti rientrammo immediatamente
nello spogliatoio femminile, per stare
uniti e cercare il modo di salvarci.
Come fare a spegnere l’incendio?
Gli estintori erano di cartone, gli
idranti inesistenti, le porte tagliafuoco
non erano mai state acquistate. Non
c’era neanche la segnaletica che indicasse
i luoghi sicuri da raggiungere e
i comportamenti giusti da adottare in
questi casi. Che fare?
Il signor Mario, per fortuna, quando
era venuto il tecnico della sicurezza,
aveva fatto installare un unico idrante, mettendo il suo datore di lavoro davanti al fatto
compiuto e beccandosi da parte sua una strillata per la spesa ritenuta “non necessaria”.
Già! Non era necessaria nessuna misura di sicurezza antincendio in una cartiera!
Baltazar era un tipo davvero odioso e, per colpa sua rischiavano di morire degli operai
innocenti. Improvvisamente, si udì provenire dal suo ufficio un urlo atroce.
Era proprio il suo urlo!
Le lingue di fuoco saltavano minacciosamente da un luogo a un altro e, in quel momento,
avevano circondato la stanza impedendogli di uscire senza bruciarsi.
Né Baltazar poteva restare a lungo in quel luogo, il fumo ormai stava riempiendo il locale e presto gli avrebbe impedito di respirare. Allora, capitanati da Rocco, ci coprimmo alla meglio, con gli asciugamani che erano appesi nello spogliatoio femminile e, come un’unica persona, ci avventurammo in mezzo alle fiamme, fino a raggiungere l'idrante, che fortunatamente era ancora lontano dalle fiamme.
Rocco aprì il rubinetto e ci bagnò tutti e poi, mentre due di noi si precipitarono verso l'uscita per dare l'allarme, noi altri ci dirigemmo nell'ufficio di Baltazar, facendoci strada con l'acqua dell'idrante. La scena era infernale: alte fiamme si levavano da ogni dove, alimentate dalla segatura e dalla carta sparsa e accatastata ovunque.
Ormai il fuoco stava raggiungendo le travi portanti.
Baltazar, rannicchiato, nell'angolo più lontano del suo ufficio, nella speranza di ripararsi dalle fiamme, non appena ci vide irrompere nel suo ufficio, svenne.
-"Eccolo lì il grand'uomo!"- esclamai, e, facendomi coraggio, corsi verso quella goffa figura sul pavimento e vi buttai sopra degli asciugamani impregnati d'acqua.
Rocco, aiutato da un altro operaio, si caricò sulle spalle quel corpo esanime di Baltazar e tutti quanti corremmo all'uscita dello stabilimento, dove finalmente poterono adagiarlo nel cortile, al riparo dalle fiamme.
Nel frattempo erano arrivati gli “Gnomi pompieri” coadiuvati da “Farfalle giganti” che, con le loro proboscidi, stavano già cospargendo acqua sopra le fiamme. Tutti quanti, come una sola persona, (pardon … gnomo) lottarono e riuscirono ben presto a spegnere il fuoco e a evitare che si propagasse verso gli altri due stabilimenti e, soprattutto, verso le loro case.
-Ora basta!-disse Gastone rivolto a tutti i presenti – E’ ora che Baltazar impari la lezione!
Per poco non provocava una tragedia!
Attendemmo che il padrone riaprisse la fabbrica, pronti a un’azione di rivolta, ma quale fu la nostra sorpresa, quando lo vedemmo venirci incontro, senza sigaro e con un bel sorriso!
Baltazar, grazie alla gran paura che aveva provato, aveva modificato totalmente il suo comportamento, c’era grato per avergli salvato la vita e ci disse:
-Miei cari operai, vi sono debitore per aver salvato la mia vita e “ la nostra fabbrica”.
D’ora in avanti adotterò tutte le misure di sicurezza necessarie
e mi consulterò con voi per come gestire al meglio la nostra produzione.
- Maria nel regno di Cartolandia -
disegno di Milvia Di Michele
La fabbrica non è solo mia, ho capito che, senza di voi, non potrei vendere un solo foglio di carta.
Da oggi in poi avrò cura del vostro benessere e adotterò ogni misura necessaria perché lavoriate in " sicurezza" e serenamente.-
Così detto, mise la mano nel taschino del panciotto, prese un sigaro puzzolente e …Rise forte forte – Non temete! – disse- Non l’accenderò, ma permettetemi di tenerlo in bocca!
A Cartolandia nasceva così, una nuova epoca, piena di armonia e benessere.
Ed io sono molto felice di lavorare nella “ mia” cartiera.
Come sono felici tutti gli operai delle " nostre" cartiere.
Io sono Maria, vivo nel regno di Cartolandia, e oggi ho scritto il mio primo racconto, sulla carta prodotta
nel mio paese, anche da me.

Autori: Daniela Bonifazi - Francesco De Gaetano - Milvia Di Michele

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