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"SCRUTANDO L' AVVENIRE" di Francesca Barberi-Daniela Bonifazi-Umberto Flauto-Stefania Galleschi-Serenella Menichetti- Stefania Zacchiroli



Scrutando l'avvenire.

Si sentiva fortunata la piccola Adele.
Anche se aveva già venticinque anni compiuti, non si poteva fare a meno, guardandola, di chiamarla piccola.
Sicuramente piccola lo era, soprattutto per l'altezza intorno al metro e cinquantotto, non di più, ma anche per i suoi fini lineamenti di bambina, incorniciati da un incredibile caschetto biondo. Capelli morbidi, come quelli di una bambola.
Eppure il suo lavoro non era proprio da bambina.
Doveva occuparsi di due anziani non del tutto autosufficienti ed anche della cura della loro casetta.
Adele è una giovane ragazza proveniente dall'est Europa, approdata nel nostro paese per fare la badante e poter inviare alla famiglia parte del suo stipendio, come moltissime altre sue connazionali.
Aveva avuto la fortuna di trovare lavoro presso un'ottima famiglia. Oltre i due dolcissimi nonni, a cui si doveva dedicare, facevano parte della famiglia altre simpaticissime persone: la figlia dei signori Gherardi, con il marito e due figli.
Adele si riteneva privilegiata per questa sistemazione, conosceva infatti molte ragazze che vivevano da sole con anziani di cui erano completamente responsabili; lei invece aveva la gioia di poter stare in compagnia anche di persone giovani, in particolare di Pierre, il bimbo più piccolo della famiglia, adottato e proveniente dall'Africa.
Si era subito innamorata di Pierre, un bambino dagli occhi enormi e ancora pieni di paura, come quella che doveva provare sua figlia Anna, rimasta in Polonia con la nonna.
Aveva dovuto lasciare sua figlia per consentirle una vita decorosa, ma soprattutto un'istruzione dignitosa, e stava consumandosi nell'attesa di poterla riabbracciare.
Alcune giornate sembravano interminabili per Adele, specialmente quando la famiglia si riuniva per le feste. In quelle occasioni la signora Gherardi tendeva ad occuparsi di tutto e a trattarla affettuosamente come un'ospite, senza capire quanto la cosa mettesse in imbarazzo la giovane polacca, che privata del suo ruolo, faceva fatica ad assumere un'altra identità all'interno di quel gruppo affiatato di persone, con abitudini diverse dalle sue.
Nei momenti infatti, in cui le manifestavano il loro affetto e si sforzavano di farla sentire parte della famiglia, come ad esempio a Natale, quando sotto l'albero apparivano anche pacchettini colorati con il suo nome, le accadeva di sentirsi ancora più sola. L'assenza della sua bambina, in quei giorni, le provocava un dolore quasi insopportabile. Cominciava a manifestarsi con una fitta acuta al centro del petto, poi il senso di vuoto rapidamente si estendeva allo stomaco e aggrediva tutto il corpo.
Si sentiva inesistente, privata delle emozioni e dei sentimenti che vivevano in uno stato di sospensione virtuale, relegati solo nei suoi pensieri.
Si sentiva completamente se stessa solo durante le telefonate alla sua bambina. La chiamava quasi tutti i giorni, nonostante i costi elevati, ma non era mai abbastanza. Avrebbe voluto stringerla, accarezzarla, rassicurarla con quel tocco magico che solo le mamme possiedono, tutte cose che con la voce non si potevano fare.
Da quando era arrivata, il pensiero fisso e il principale stimolo di Adele era : "Devo assolutamente riuscire a portarla qui con me".
“Adele, Adele, mi ascolti?” Stava gridando Pierre.
Succedeva spesso che il desiderio di riabbracciare sua figlia la portasse lontano col pensiero. Il suo corpo rimaneva lì, ma la mente vagava, fino a raggiungere idealmente la sua adorata Anna, a sentire il suo profumo di borotalco, la sua tenera voce e la stretta della piccola mano.
“Adele, allora ti va bene?” chiese di nuovo Pierre.
“Cosa?” rispose Adele mentre preparava il pranzo.
“Ho chiesto se dopo mangiato, mentre faccio i compiti, stai insieme a me.”
“Certo, Pierre”! - rispose Adele.
“Sei triste?”- le domandò corrucciato il bambino.
“Triste? No, perché me lo chiedi”?
“Perché si vede e.... stai bruciando il sugo.”
"Oh santo cielo! - esclamò Adele mortificata - Hai ragione, ero un po' distratta, ma per fortuna il sugo si è salvato. Tra poco sarà tutto pronto per i nonni” E mentre il bimbo si allontanava, i suoi pensieri ripresero dal punto in cui li aveva interrotti.
Anna e il suo chiodo fisso di riaverla accanto. Ma non aveva denaro sufficiente ad attuare il suo progetto e questo la rattristava: sapeva che avrebbe dovuto aspettare ancora molto tempo.
Comunque doveva accantonare la tristezza e svolgere al meglio i suoi compiti in quella casa, collaborando con la splendida famiglia che l'ospitava e dove la consideravano, a tutti gli effetti, una di loro. Il piccolo Pierre poi, parlava della sua bambina come della sorellina che avrebbe voluto conoscere. “Caro, dolce Pierre....sapessi quanto mi manca”! - pensava Adele.
I giorni passavano e la giovane continuava ad occuparsi con infinita dolcezza del signor Antonio e di sua moglie Luisa. Tuttavia alla nonnina non sfuggiva la tristezza che leggeva nei suoi occhi, dai quali a volte sgorgavano timide lacrime, che la ragazza prontamente asciugava col dorso della mano. I momenti di sconforto erano aumentati dopo la dolorosa decisione di limitare le telefonate alla sua bimba, che le costavano decisamente troppo. La sua priorità al momento era mettere da parte quanto più denaro potesse per avere Anna con sé. Con sé...facile pensarlo, ma dove? Non poteva certo pretendere che la famiglia Gherardi ospitasse anche lei, e quando si sarebbe potuta permettere di affittare anche un monolocale?
"Adele! Adele! Vieni...presto"!
Era la voce concitata del piccolo Pierre che la chiamava. La ragazza corse prontamente e lo vide in cima alle scale che saltellava come un grillo e che, appena la vide gridò ancora:"Dai, vieni, devo mostrarti una cosa...corri!"
Adele salì le scale chiedendosi il perché di tanta emozione da parte del bimbo. Nel piccolo studio trovò Rocco che armeggiava intorno a un PC portatile. " Ecco ora c'è l'ADSL e Skipe. Da quando mi hai detto che la domenica andavi in un Internet point per collegarti con la tua famiglia, ho deciso fosse giusto per te vedere tua figlia da qui." La felicità per Adele fu così grande che il grazie che pronunciò fu solo un sussurro, l'emozione le chiudeva la gola, ma gli occhi mostravano tutta la sua riconoscenza.
La sua bambina... che voleva a tutti i costi riunirsi a lei! Finalmente avrebbe potuto vederla, parlarle, aiutarla a fare i compiti ogni giorno, specialmente la sera, quando era libera dalle incombenze domestiche.
E un fiume di ricordi la travolse.
Era giovanissima, frequentava la seconda media e un giovane uomo della sua città, quotidianamente, l'aspettava alla fine delle lezioni, dicendole che un giorno l'avrebbe sposata. Lei non provava niente per lui, era una bimba, e chiese alla madre di aspettarla all'uscita di scuola perché quell'uomo la infastidiva e un po' le faceva paura. Poi un giorno un'amica la tradì: la invitò a casa sua e lì Adele trovò lui, che come lei dice nel suo italiano approssimativo, la RUBO’! Fu trattenuta a casa dell'uomo tre giorni e, sebbene lui l'avesse rispettata, per salvare la sua reputazione e quella della sua famiglia, dovette sposarlo. Dopo alcuni anni nacque Anna.
Quanto amava quel fagottino, solo per lei tentò di continuare la sua vita accanto a quell'uomo che non stimava e che si comportava in maniera poco decorosa. Quando la situazione divenne insostenibile, tornò dalla sua famiglia, che comprese e l’accolse con amore. Ma lei voleva dare ad Anna un futuro migliore del suo, era il suo chiodo fisso, decise così di partire.
Adele, sapeva che per poter realizzare il suo sogno, avrebbe dovuto lavorare sodo, per racimolare la somma che le avrebbe permesso di comprare un piccolo appartamento e riunire la sua famiglia.
Aveva fatto un po' di conti e, se le cose fossero andate per il verso giusto, avrebbe potuto raggiungere il suo obiettivo nell'arco di cinque anni.
Ma ora doveva andare avanti cercando di colmare il vuoto profondo dell'assenza di Anna con il lavoro e con la sua serenità trovata in quella famiglia. Col trascorrere del tempo si era ambientata; pur molto riservata, era riuscita a comprendere gli usi ed i costumi di quella comunità e ne era diventata parte integrante.
Purtroppo molte volte la punta della coda del diavolo ama far capolino alla porta della tranquillità, per sconvolgerla. E questa volta ci riuscì.
I nonni, a breve distanza l'uno dall'altro, si aggravarono, fino a morire. Adele cadde nello sconforto più totale. Avrebbe dovuto cercare un altro lavoro, lasciando quella famiglia che ormai amava come fosse la sua.
Quella notte Adele sognò un cielo azzurro, in cui volava un bellissimo aquilone con colori che le davano un'immensa gioia e quando si accorse di essere lei a stringerne il filo fra le dita, la gioia si tramutò nella felicità più totale. Si sentiva raggiante e correva in un prato pieno di margherite, con lo sguardo rivolto in su. Correva leggera, appagata, come non lo era mai stata. Ad un tratto il cielo s'incupì, il sole scomparve dietro grossi nuvoloni neri. Il rombo di un tuono la spaventò a tal punto da farle aprire le dita della mano e… l'aquilone le sfuggì. Un forte vento lo trasportò lontano, sempre più in alto, fino a farlo scomparire nella bocca aperta di un nuvolone nero, simile alle fauci di un lupo feroce. Adele si svegliò tutta sudata. L'angoscia la devastava e si fece più profondo il vuoto dovuto all'assenza della sua bambina. Ora lo percepiva in tutto il suo corpo, era divenuto un baratro senza fine. La testa le girava. Incapace di pensare, come se le avessero strappato il cervello, si alzò dal letto raggiungendo il bagno per vomitare.
Quale soluzione avrebbe potuto trovare? Sicuramente un altro lavoro, ma dove? Mentre cercava di mettere ordine tra le idee che si facevano spazio nella sua mente, ricordò una persona che aveva conosciuto tempo addietro e che le aveva promesso aiuto nel caso avesse avuto bisogno, una signora dallo sguardo rassicurante, questo le era rimasto impresso.
Adele era attratta dagli occhi delle persone. Una sua vecchia zia, con la quale aveva trascorso piccoli ma intensi momenti di gioia infantile, le aveva trasferito il concetto secondo cui "dagli occhi si legge il cuore della gente" e quella signora le era piaciuta subito. Non poteva perdere tempo, doveva cercare di contattarla al più presto. Ecco il nome...Margherita, il nome di un fiore, un segno bene augurante, e di seguito il numero telefonico, che iniziò a comporre con il cuore gonfio di speranza.
Mentre il telefono squillava un'infinità di pensieri attraversavano la mente della ragazza.
"Signora...mi scusi, forse lei non si ricorda di me. Ci siamo conosciute una sera in casa dei signori Gherardi, io sono Adele, la badante".
"Oh...Adele, ma certo, ti ricordo perfettamente. Buonasera cara, come stai"?
"Abbastanza bene, la ringrazio, ma la signora Luisa ci ha lasciati per un ictus improvviso, e suo marito l'ha seguita dopo pochi giorni. Poverino non si dava pace, rifiutava il cibo e si è spento così. Diceva che non avrebbe potuto vivere senza la sua Luisa".
"Lo so purtroppo! Che tragedia! Dimmi, Adele, cosa posso fare per te"?
"La signora Francesca mi ha detto che posso rimanere da loro finché non trovo un nuovo lavoro, ma non so proprio cosa fare. Allora mi sono ricordata di lei..."
"Hai fatto bene a chiamarmi. Dunque, prendi carta e penna e scrivi questo indirizzo: Via delle Ortensie, 19. Domattina ti aspetto là alle 9,00 e parleremo".
"D'accordo signora, a domattina e... grazie.”
L'indomani fu il signor Rocco che, dovendo recarsi in ufficio, le offrì un passaggio. "Buona fortuna!" - le disse prima di ripartire.
La ragazza si trovò davanti ad un edificio molto grande, vicino al campanello era scritto "Residenza S.Rita". Suonò ed ecco schiudersi l'uscio del pesante portone, una donna con un camice bianco l'accolse con un sorriso. Adele non la riconobbe subito, ma poi si rese conto che era la "sua" signora, un medico geriatra che dirigeva la casa di riposo per anziani dove ora si trovavano.
"Ho visto subito con quanta dedizione ti occupavi dei miei cari amici scomparsi - le disse Margherita – per questo ti ho offerto il mio aiuto. Qui c'è tanto da fare...gli ospiti sono molti e se vuoi c'è posto anche per te. Il lavoro è duro ma lo stipendio è adeguato. Ricordo bene la tua angoscia nell'attesa di riunirti con la tua figlioletta. Per risparmiare sull'affitto, se vuoi, puoi condividere l'appartamento con due infermiere che lavorano da noi, sono certa che ne sarebbero felici.”
La ragazza accolse l'offerta con gioia, aveva trovato un nuovo lavoro, poteva continuare a sostenere sua figlia!
Andò a prendere le sue cose ed a salutare i Gherardi; sarebbe rimasta sempre la sua famiglia. Quando sua madre le telefonava, consapevole dell'affetto di Adele per loro e soprattutto per il piccolo Pierre, le chiedeva: “Come sta la tua famiglia?”
L'indomani cominciò per lei una nuova vita alla Residenza S. Rita. Non passò molto tempo perché conquistasse tutti gli ospiti della casa. Lavorò sodo, senza mai lamentarsi, senza mostrare stanchezza o intolleranza, anche quando aveva a che fare con anziani un po'...scorbutici! “Come non comprenderli?” Si diceva “La vecchiaia è certo triste e spesso piena di dolore.”
Nella nuova residenza non poteva contattare tutti i giorni sua figlia su Skipe, quindi aspettava la domenica con una frenesia che la spossava; solo in quel giorno riusciva a vedere e parlare con sua figlia all'Internet point.
Passarono giorni, mesi e arrivò dicembre con le sue belle feste. Mentre le altre collaboratrici si davano da fare per preparare l'albero di Natale ed allestire gli addobbi, mentre nella grande cucina le cuoche pensavano alle prelibatezze da preparare per gli ospiti della casa ed i loro familiari, Adele aspettava e....aspettava. Non vedeva crescere sua figlia, era giusto starle ancora lontana? Avrebbe potuto andare a trovarla ma non voleva spendere nemmeno un euro, doveva mettere da parte tutto ciò che poteva, solo così avrebbe accorciato i tempi e riabbracciato prima sua figlia, per tenerla sempre con sé. Due giorni prima di Natale tutto era quasi pronto per la festa più bella dell'anno, quand’ecco correrle incontro Pierre, sempre vivace, allegro e affettuosissimo. Dopo averla stretta fino a soffocarla le consegnò, con fare birichino, una busta. Era il biglietto aereo di andata e ritorno per il suo paese; il regalo di Natale della famiglia Gherardi, di Margherita e delle sue compagne di stanza.
Il cuore le balzò in gola e per un attimo temette di svenire dall'emozione. Avrebbe rivisto sua figlia! Sarebbe potuta rimanere con lei un mese, il ritorno era previsto per il 24 Gennaio.
“Vai a prepararti! - le dissero tutti - Domani ti aspetta l'aereo”
Lei sapeva che, dopo il ritorno, l'assenza di Anna sarebbe diventava ancor più insostenibile e l'attesa più lacerante, ma sapeva anche che era giusto godere appieno di quei giorni insieme a sua figlia, per i quali doveva essere grata alla bontà di chi la circondava.
"BUON NATALE ADELE"! - esclamarono tutti a gran voce .

Francesca Barberi-Daniela Bonifazi-Umberto Flauto-Stefania Galleschi-Serenella Menichetti- Stefania Zacchiroli

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