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"C'ERA UNA VOLTA..."di Maria Laura Celli–Francesco De Gaetano–Giovanni Tricozzi–Daniela Bonifazi–Franco Marchetti–Rossella Ceccarelli


C'era una volta...

C'era una volta un bellissimo bosco incantato, dove gli alberi avevano gli occhi, il naso e persino la bocca.
I prati erano coperti da fiorellini fosforescenti e la sera,quando imbruniva, brillavano ed emanavano un profumo molto intenso. Dalle loro corolle, come per incanto, al soffio di un piacevole venticello, si sprigionava una musica incantevole che invitava gli uccellini ad un armonioso coro di cinguettii, talmente bello che tutti gli animali del bosco, lepri, volpi, faine, picchi, ghiandaie cessavano ogni attività e si fermavano ad ascoltare. Quella dolcissima melodia li ristorava come fosse un cibo celeste che appagava la loro piccola anima. Sembrava che nulla potesse turbare quell’atmosfera, ma una sera, all’improvviso, quel momento d'estasi venne interrotto da uno scalpitare di cavalli che sopraggiungevano al galoppo. Gli uccelli smisero di cantare e gli altri animali si rifugiarono in un lampo nel fitto del bosco, ad osservare tra i cespugli chi stesse sopraggiungendo. Quello che videro li sconvolse: una splendida fanciulla dai lunghi e biondi capelli scompigliati dal vento stava fuggendo da due soldati che la inseguivano brandendo minacciosamente le loro spade e lanciando urla spaventose.
La giovane sfiorava gli alberi a folle velocità, un zigzagare continuo, mentre zolle di terra schizzavano dagli zoccoli delle bestie spargendosi ovunque. Nel bosco, ora, si sentivano distintamente le grida minacciose che i soldati indirizzavano contro di lei, mescolate al rumore secco dei ramoscelli spezzati sotto il peso dei cavalli. Clop clop clop, sempre più veloce, clop clop clop!  "Non mi devono prendere. Vola mio destriero, così, sino alla radura delle pietre mutevoli…presto”! 
L'affannoso respiro della principessa Flavia quasi sovrastava il rumore della galoppata, perché la paura di essere raggiunta e catturata era molto forte. Ogni tanto ella si voltava a guardare dietro di lei e incitava il cavallo a correre più velocemente. Stava per perdere la speranza di salvarsi quando,improvvisamente,davanti ai suoi occhi apparve la meravigliosa radura delle pietre mutevoli. Dovette tirare le briglie con tutta la forza che possedeva, per arrestare la corsa del suo cavallo. Davanti grossi massi si ergevano. Flavia volse lo sguardo verso gli inseguitori sempre più vicini mentre il destriero nitriva, soffiando con forza tutta la sua potenza dalle narici. Fu allora che la giovane donna comandò al cavallo di ripartire verso una zona d'ombra adiacente alla roccia più grande, stranamente attraente. I due soldati l’avevano pressoché raggiunta e le ingiungevano di fermarsi, di arrendersi. Flavia spronò il cavallo, dirigendosi verso quell'ombra, contro la roccia. Gli inseguitori videro la roccia aprirsi e inghiottire Flavia che svanì nel nulla. Attoniti e sgomenti i soldati si fermarono, guardandosi con aria interrogativa. Come poteva essere accaduto ciò che si era palesato davanti ai loro occhi? I due scesero da cavallo e si avvicinarono alla parete di roccia, tastando, certi che dovesse esistere un modo per aprire quel varco che aveva permesso alla giovane di entrare nel grande masso che si parava dinanzi ad essi, ma ogni tentativo risultò vano. "Che facciamo ora"? - chiese Norton, il più giovane dei due soldati. "Non so, fammi pensare. Dobbiamo assolutamente trovare la ragazza e portarla al cospetto del nostro re, altrimenti per noi sarà la morte"! Il bosco incantato in effetti era parte di un regno magico. 
Un castello si ergeva in cima alla collina più alta. Un tempo era magnifico, sia all'esterno che all'interno. Il sovrano che governava assieme alla sua sposa era giusto e apprezzato da tutti i suoi sudditi. Armonia, bellezza e serenità trapelavano da ogni sorriso, fiore, albero. Le creature che popolavano il bosco incantato vivevano felici. L'atmosfera era incredibile! Accadde un mattino di primavera. Re Dorian e la sua sposa, l'incantevole Ginevra, passeggiavano in una radura, fuori del castello. Ammirando il risveglio della natura, che si era manifestato con lo sbocciare di fiori dagli stupendi colori, dal risveglio dei tanti animali che si erano rifugiati nelle loro tane per il letargo invernale o per trascorrere al sicuro la stagione del freddo, si tenevano per mano e si guardavano teneramente negli occhi. La regina aveva appena dato al suo amato la più bella notizia che ogni marito innamorato anela sentire: un figlio in arrivo! Cosa chiedere di più? La notizia si sparse presto in tutto il reame, suscitando una gioia inaudita. I mesi passarono, e un giorno in ogni stanza del castello risuonò il grido di esultanza del re, che affacciandosi con un fagottino tra le possenti braccia, gridò:
"La principessa Flavia"! I sudditi accolsero l'annuncio con immensa felicità, che espressero lanciando fiori in aria e battendo le mani. Trascorsero da quel giorno diciotto anni, e Flavia era diventata una splendida fanciulla. Molti pretendenti alla sua mano inviavano messi con ricchi doni ad accompagnare la loro proposta di nozze. Il re e la regina decisero dunque di organizzare un gran ballo a corte, al quale sarebbero stati invitati tutti coloro che avevano chiesto la mano della principessa. In quell'occasione Flavia avrebbe fatto la sua scelta. Giunse il dì del sontuoso ricevimento. I sovrani, con accanto la bellissima figlia, accolsero i numerosi principi che si inchinavano dinanzi a loro senza riuscire a distogliere lo sguardo da Flavia, raggiante e splendida nel suo meraviglioso abito, dono delle fate del bosco incantato. All'improvviso tutto si oscurò e al cospetto della famiglia reale si presentò un individuo dall'aspetto terrificante. "Chi siete"? - domandò re Dorian. "Io sono il nuovo sovrano di questo regno e avrò accanto a me tua figlia, Dorian"! - disse l'uomo accompagnando le sue parole con una risata sguaiata. "Soldati...a me"! - esclamò il re. Ma nessuno fece in tempo a muoversi, un vortice avvolse gli astanti, che svanirono in un'altra dimensione. Solo Flavia rimase dov'era, disorientata e spaventata. Cos'era accaduto? Dov'erano tutti? "Io sono re Argo, e tu sarai la mia sposa...ah ah ah"! - disse l'artefice della malefica azione. "Mai! Mai! Piuttosto la morte"! - rispose Flavia. "Posso sempre accontentarti, mia cara"! - esclamò con voce crudele Argo.
Fu allora che il magico destriero della principessa irruppe nel salone del castello, avvicinandosi alla fanciulla che prontamente salì in groppa e fuggì, inseguita dai due soldati dell'usurpatore, fino al momento in cui fu risucchiata dalla roccia magica. I soldati di Argo perlustrarono ogni parte della radura, ma più cercavano di capire cosa fosse accaduto, più erano disorientati, anche perchè il paesaggio cambiava repentinamente. Le rocce mutevoli variavano forma, grandezza e posizione di continuo, si moltiplicavano addirittura, finchè i due, confusi più che mai, decisero di risalire a cavallo e fuggire lontano, per non incorrere nella terribile ira del loro re. Al castello intanto sembravano tutti impazziti. Le dame urlavano e piangevano, i cavalieri sguainarono le spade e, roteando le lame cercarono di colpire Argo. Ma il malefico re alzò immediatamente la mano e li bloccò facendoli diventare statue di pietra. Grida strazianti di terrore si alzarono nel salone;i presenti indietreggiarono e non osarono ribellarsi. Il potere di Argo era immenso, le sue arti di magia oscura lo annoveravano tra gli stregoni più temibili che il regno della fantasia conoscesse. Uno stregone, sì, questo in realtà egli era. Da millenni la sua fama echeggiava in ogni reame, incutendo terrore. La sua abituale dimora era un castello unico nel suo genere, edificato in cima al monte Roan.
Nero come la notte e perennemente avvolto da nubi, era una visione grottesca e spaventosa. I suoi sudditi povere vittime dei suoi malefici, costretti a lavorare e soddisfare ogni sua esigenza senza replica alcuna, pena la morte o la trasformazione in statue di pietra, incantesimo che lo eccitava oltre misura poiché le vittime conservavano la capacità di vedere, sentire, provare emozioni. Oh... come si divertiva il malvagio a infliggere tremende punizioni ai parenti delle povere creature pietrificate di fronte a loro! La frusta, il nerbo, gli scorpioni ed i serpenti velenosi erano alcuni strumenti di cui egli si serviva, ma la sua fantasia contorta non aveva limiti. La sua decisione di colpire il regno di re Dorian fu dettata dall'invidia. La felicità che aleggiava in tutto il reame del buon sovrano aveva indotto lo stregone ad agire, per porre fine a quella magica e straordinaria atmosfera di cui mai egli avrebbe potuto godere, data la sua cattiveria. Chi mai avrebbe potuto rispettarlo e volergli bene? Quale fanciulla si sarebbe donata a lui per amore? Amore! Un sentimento che Argo non aveva provato mai in tutta la sua esistenza. Ed ecco quindi la determinazione a costringere con la forza la principessa Flavia ad unirsi a lui. La giovane, scampata temporaneamente al pericolo, era in un mondo parallelo, a cui poteva accedere solo un’anima pura attraversando le rocce mutevoli. Il paesaggio non era dissimile da quello del bosco incantato: fiori, alberi grandi e pieni di frutti, uccelli che le volavano attorno e pareva la salutassero.
Lei timidamente sorrideva, costeggiando le limpide acque di un ruscello, quando le apparve un uomo alto, dai lunghissimi capelli, la barba bianca come la neve, con un grande cappello in testa. “Vieni a me, principessa, non temere! - e nel dirle queste dolci parole, allungò una mano carezzandole dolcemente il capo- Non aver paura e fuga la tua angoscia, guarda sempre ogni cosa con amore e dolcezza e vedrai che anche il potente e cattivo Argo nulla potrà contro di te. Vedi il bosco incantato? – proseguì - esso è frutto della magia dell'amore. Come potrebbe altrimenti aprirsi una pietra se non credi nell'amore”? A quelle parole suadenti la principessa si tranquillizzò. Ora il suo sguardo era dolce e pur fiero. Ella domandò: " Ti sono grata per ciò che mi hai detto, ma come farò ad eludere il potere malvagio di Argo e salvare il mio popolo? Non voglio un uomo così cattivo come mio sposo”! “Abbi fiducia Flavia! Ora la pietra mutevole davanti a te si aprirà di nuovo. Sali a cavallo e vai, presto un evento inaspettato ti restituirà fiducia e speranza”! E cosi dicendo, l’uomo misterioso scomparve dietro le cascate del ruscello.
La fanciulla riprese quindi la via del ritorno, percorrendo una via a lei nota! L'andatura non troppo veloce le donava piacere e dentro sé provò emozione nel rievocare le parole di quell'uomo dalla lunga barba bianca, parole che le avevano trasmesso tranquillità. Il suo sguardo era di una dolcezza unica. Ma d'improvviso la principessa ebbe un sussulto udendo uno scalpitio di zoccoli avvicinarsi. “Oh no! Chi sarà ora? -si chiese temendo il ritorno dei soldati che l’avevano inseguita. Decise di fermarsi e nascondersi dietro il tronco di un grande albero. Il suo respiro si fermò. Il rumore degli zoccoli si avvicinava sempre più. Ad un tratto da una collinetta vicina spuntò un bellissimo giovane su un cavallo dal nero e lucente manto. Alla vista della ragazza, il cui volto spaurito spuntava da dietro il tronco della pianta, egli tirò le redini e guardandola con occhi estasiati le chiese:”Perché ti nascondi”? “Sono la principessa Flavia,e sto fuggendo dal malvagio Argo,che ha conquistato con la forza il mio regno! Ora ti prego di presentarti. Cosa ti ha condotto qui? Chi sei e come ti chiami”? “Il mio nome è Davide e sono il Principe del regno degli Eletti.Sono venuto a conoscenza di quanto accaduto nel tuo reame. Devi sapere che da sempre io combatto il male. Ti salverò dalla malvagità di quell’essere ignobile. il mio cuore mi ha guidato sino a te. Da questo momento sei sotto la mia protezione e non dovrai temere alcun male, io ti restituirò il tuo regno. Galoppa con me, principessa Flavia, al mio fianco. La fanciulla, ammaliata dal principe,non solo per la sua prestanza fisica, ma soprattutto per i suoi modi garbati e per l'insperato aiuto che egli le stava offrendo, chinò graziosamente il capo in segno di condiscendenza e gratitudine, e con lui iniziò la via del ritorno al castello.
Lo stregone aveva ormai consolidato il suo potere sui sudditi di re Dorian, che non osavano opporglisi, dopo la prova di forza esibita dal malvagio al suo arrivo. Le persone pietrificate erano state lasciate nello stesso posto che occupavano al momento della trasformazione, perché nessuno dimenticasse quale fosse la portata delle sue arti magiche.
Egli si riteneva a tutti gli effetti il nuovo sovrano del regno fatato, e ben presto, ne era sicuro, avrebbe riportato a sé la principessa Flavia per sottometterla ai suoi voleri. Ma l'oscuro signore ignorava che il valoroso Davide avrebbe ostacolato i suoi piani con ogni mezzo. In effetti il principe e la sua protetta erano ormai giunti al bosco incantato. "Cosa faremo ora? - chiese Flavia - Siamo soli...come riusciremo a sconfiggere Argo"? "Noi non siamo soli, principessa...guarda"! Ed ecco che il bosco si popolò all'improvviso di ogni sorta di creature, ciascuna con diverso aspetto. Erano tutte dotate di potenti arti magiche ed erano numerose. Contro di esse il perfido stregone non avrebbe avuto scampo. Era solo a combattere dopo la fuga dei suoi soldati e la sorpresa dell'attacco lo avrebbe reso ancor più vulnerabile. "Ecco il tuo esercito, principessa Flavia, ed hai la mia spada. E' magica anch'essa sai"? Rivolgendosi poi alle creature accorse dopo la sua convocazione tramite un messaggero fidato, così parlò:"Per tutto ciò che di bello esisteva in questo regno prima dell'ingerenza di Argo, per il vostro re Dorian e la regina Ginevra, per la dolce principessa Flavia che vedete al mio fianco, per voi stessi e perchè la pace e la serenità tornino ad aleggiare in questi luoghi...CON ME"!!!! "Siamo con te, principe Davide"! - gridarono con enfasi le creature del bosco incantato. E la marcia cominciò, con in testa il principe e la principessa che cavalcava fiera al suo fianco. Il castello non era lontano e fu accerchiato senza che alcuno si opponesse, anzi, i sudditi di re Dorian fugarono la paura e si unirono all'esercito. Dopo un lauto banchetto, accompagnato da abbondanti libagioni, lo stregone era seduto in modo scomposto sul trono e russava sonoramente, in preda ai fumi dell'alcol. Fu la decisa voce di Davide a destarlo,ma la sua mente era ottenebrata e le forze gli erano venute meno. Farlo prigioniero non fu difficile. L'esercito aveva vinto senza colpo ferire. "Cosa sarà di lui"? - chiese Flavia, temendo la sua vendetta una volta tornato in sé. "Di lui mi occuperò io! - disse una voce che la principessa riconobbe subito, in quella dell'uomo dai lunghi capelli e dalla folta barba bianca - Io, Organ, sovrano del mondo della magia, rinchiuderò per l'eternità Argo in una prigione dalla quale non potrà mai più uscire. Il male che egli ha causato svanisca all'istante e che tutto torni come prima"! - e così dicendo alzò il suo bastone a tre punte, dal quale si sprigionarono fulmini e scintille.
Una fitta nebbia avvolse tutto e tutti e poco dopo una forte corrente d'aria la spazzò via. Incredibile! Il castello e il bosco incantato furono di nuovo illuminati da una luce intensa e rassicurante, le tenebre portate dallo stregone erano svanite. Re Dorian e la sua regale sposa erano sui loro troni e le statue pietrificate ripresero vita. Tutti si guardavano attoniti e presto lo smarrimento si mutò in una gioia mai provata. Nel regno incantato era tornata l'armonia e i teneri sguardi che il principe Davide e la principessa Flavia si scambiavano lasciavano intuire che a breve si sarebbero festeggiate delle nozze a palazzo. Ebbene sì, come in ogni fiaba che si rispetti, è il caso di concludere affermando:"E vissero per sempre felici e contenti"! 

 Maria Laura Celli – Francesco De Gaetano – Giovanni Tricozzi – Daniela Bonifazi – Franco Marchetti – Rossella Ceccarelli

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