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DOVE SONO FINITE LE FATE? favola di Daniela Bonifazi-Maria Laura Celli



Dove sono finite le fate? 


Nel mondo della fantasia c'era un gran fermento. Maghi, folletti, gnomi, centauri e tutte le altre magiche creature erano stati convocati dal re degli Elfi nel suo castello, situato proprio al centro del bosco Eudoro, nei pressi del lago dei cigni. Tra la fitta vegetazione i sudditi di re Amon vigilavano affinchè le diaboliche entità che vivevano nelle grotte del monte Agus non tentassero, come altre volte era avvenuto, di introdursi nel reame con lo scopo di conquistarlo in nome del male. Occorreva dunque vigilare con attenzione e controllare ogni visitatore e, in questo caso, ogni convocato al gran consiglio. Non passò molto tempo e tutti gli invitati furono al cospetto di re Amon, estremamente incuriositi e visibilmente preoccupati per l'urgenza dichiarata dai messaggeri del sovrano.
Il grande salone del castello era gremito di ogni specie magica che abitava il mondo fatato, e tutti attendevano le parole del re.
"Miei fedeli sudditi, amici cari, vi ho mandato a chiamare con così poco preavviso, e di ciò mi scuso, ma una grave minaccia ci sovrasta e dobbiamo agire con tempestività per difendere la pace che abbiamo costruito da millenni ormai".
"Sire - domandò Toran, il centauro più anziano della sua specie - non abbiamo avuto sentore di oscure trame contro di noi. Quale infausto evento ti ha indotto a mobilitare il mondo della fantasia"?
Neanche noi maghi abbiamo avvertito alcun pericolo"! - aggiunse Mago Veggente.
"Vi prego...ascoltate re Amon! - intimò Folgos, il comandante degli Elfi guerrieri - Tacete ora...avrete modo di parlare dopo"!
Gli astanti ammutolirono, chinando il capo in segno di obbedienza.
Ed il re, profondamente turbato, svelò il motivo della convocazione generale: ogni fata del mondo incantato era scomparsa, non ve n'era più traccia alcuna.
"Non avete bisogno che io vi spieghi quanto importante sia il ruolo di ciascuno di voi, magiche creature, nel nostro mondo, compreso quello delle fate. La loro scomparsa viene a turbare e sconvolgere l'equilibrio che prima regnava in ogni ambiente. Dobbiamo agire subito, concertare interventi immediati ed efficaci per svelare il mistero e contrastare le creature del male, di sicuro responsabili. Tutto questo però -aggiunse il sovrano alzando il tono della voce e stringendo il pugno, per far capire che quanto stava per dire era un ordine da rispettare - va eseguito presto, molto presto ma con criteri ben definiti,organizzazione ben studiata e senza clamore, per non destare sospetti. All'erta dunque miei prodi,confido in voi. Sono convinto che riusciremo a risolvere questo inspiegabile mistero al più presto.
"Cosa dobbiamo fare dunque, re Amon"? - chiese Toran.
"Ogni nostra mossa deve essere studiata con la massima cura. Siamo osservati e ciò ci pone in una situazione di svantaggio. Avremo bisogno di tutte le arti magiche che ciascuno di noi possiede, per celare i nostri pensieri ed i nostri progetti al nemico. L'ora è tarda, amici, e tutti voi avete affrontato un lungo viaggio per raggiungere il castello. Andate dunque a riposare, miei fedeli, domani studieremo una strategia". Ciò detto il sovrano si alzò.
Tutti i presenti gli resero omaggio chinando il capo, mentre egli lasciava la grande sala. Folgos si rivolse agli ospiti:" Nel castello vi sono molte stanze. Seguitemi e vi mostrerò i vostri alloggi per la notte".
Ti ringrazio, Folgos - rispose Toran - ma noi centauri preferiamo il bosco Eudoro ad una camera. Di certo comprenderai. Non siamo avvezzi alle comodità. Un giaciglio di foglie sarà perfetto e in tal modo potremo anche vigilare su tutti voi".
"Faremo la guardia insieme allora! - aggiunse l'elfo - Vi sono anche i miei guerrieri nel bosco”!
La notte non trascorse certo tranquilla per gli ospiti di re Amon: oscuri presagi impedivano il sonno ristoratore. Bisognava rimanere vigili e concentrati, per evitare intrusioni mentali che avrebbero carpito ogni piano d'azione, ogni progetto, e vanificato i successivi interventi. Nessuno osò lasciarsi andare. All'alba i convenuti si ritrovarono nella sala del consiglio, dove poterono almeno recuperare le forze fisiche e mentali con un'abbondante colazione. Le cuoche si erano impegnate con cura meticolosa per soddisfare le esigenze nutrizionali dei vari ospiti, che variavano in base alla loro natura. Le fate ad esempio, che in quell’occasione non poterono partecipare all’evento conviviale, si cibavano solo di nettare zuccherino dei fiori del bosco; gli elfi, vegetariani, si nutrivano di bacche e frutti gustosi e dai vivaci colori; i centauri del mondo della fantasia, contrariamente a quanto ipotizzato nei racconti mitologici, che marchiavano spesso queste creature col sigillo della brutalità e dell'infamia, erano invece estremamente saggi e dotati di una possenza fisica notevole, che richiedeva un'alimentazione molto ricca, anche a base di carne, prevalentemente cacciagione. Gli gnomi mangiavano un po' di tutto ed erano estremamente golosi di dolci.I folletti si nutrivano esclusivamente di funghi, patate e carote. I maghi non avevano preferenze e gustavano senza problemi qualunque pietanza venisse loro offerta. La colazione fu comunque consumata in silenzio. La posta in gioco era troppo alta per lasciarsi andare ai piaceri della mensa. Tutti mangiarono con il solo scopo di recuperare le forze ed essere pronti a qualsiasi evenienza.
All'interno del monte Agus intanto c'era un grande fermento. Le diaboliche creature del male da tempo erano in preparativi per invadere il Mondo della fantasia e annientare i suoi abitanti, che sarebbero stati ridotti in schiavitù. Si sarebbero appropriatii di terre e boschi e laghi e fiumi...di tutto in effetti. Questo era il piano del demone Janu, una volta fedele suddito di re Amon, un elfo come pochi ve n'erano, finchè un terribile maleficio perpetrato da quello che ora era il suo sovrano, il diabolico Trevor, lo tramutò in essere malvagio. Janu era il successo più grande del re dei demoni.
Egli aveva creato un guerriero potentissimo, al servizio del male e suo, naturalmente. Più e più volte l'esercito del male aveva tentato di invadere il regno della fantasia e di penetrare nel castello reale, ma senza successo per fortuna e grazie all'abilità degli elfi guerrieri e dei loro magici poteri. Ma col tempo e con vari sortilegi il male si era rafforzato ed ora Trevor si sentiva forte abbastanza da sfidare di nuovo Amon ed era certo di vincere, con l'aiuto di Janu. La scomparsa delle fate era stata opera sua, una sorta di provocazione e dimostrazione di forza e potere. Le poverine erano state colte di sorpresa, non avevano avuto modo di difendersi con le loro arti magiche, ed il loro poteri ora erano racchiusi in un cofanetto, sigillato e ben custodito in un anfratto di roccia, con a guardia un terribile e mostruoso drago a tre teste.
Le fate, rinchiuse in una stanza buia, senza finestre, senza panche per sedersi o giacigli per potersi riposare,senza alcun pasto per potersi ristorare,pensarono di studiare un piano per poter uscire da quella angusta prigione , raggiungere la roccia dove era nascosto il cofanetto e poter così ritornare in possesso dei loro poteri. La fata più autorevole, Nemesis, da sempre guida rispettata da tutta la magica famiglia, chiamò accanto a sé le altre sorelle. Durante quell’ultima notte ella non era riuscita a dormire: le sue doti di veggente le avevano rivelato le intenzioni del perfido Trevor e del suo collaboratore Janu. “Mie care – disse – è tempo di agire. Non possiamo più indugiare…un pericolo immane minaccia il Mondo della fantasia. Re Amon ha bisogno di noi per sconfiggere il male che sta per abbattersi sul regno. Senza di noi l’equilibrio ambientale è venuto a mancare, e tutte le magiche creature del nostro mondo sono più vulnerabili, non potranno vincere. Dobbiamo recuperare il cofanetto nel quale sono imprigionati i nostri poteri, e dobbiamo farlo subito, o sarà troppo tardi”!
Le fate si guardarono sgomente. Nei loro occhi smarrimento e angoscia lasciavano trapelare una profonda inquietudine. “Oh Nemesis… - disse fata Luce – Come? Come faremo a uscire da questa trappola senza porte e finestre? È impossibile”! “Nulla è impossibile se uniamo le nostre forze! – replicò fata Luna- Non possiamo usare la magia, è vero, ma noi possediamo la forza dell’amore e della giustizia, troveremo un modo. Dobbiamo soltanto crederci, ma con tutte le nostre energie”! “Luna ha ragione! Disponiamoci in cerchio ed uniamo le nostre mani e per nessuna ragione la catena dovrà essere interrotta, o ogni nostro tentativo sarà vanificato”! Così le fate fecero. Si unirono in cerchio e stringendo ciascuna le mani delle altre a sé vicine, crearono un legame. Nemesis a quel punto pronunciò un’antica formula:
”Magiche forze del bene
scacciate le nostre pene,
dateci forza e coraggio
per intraprendere il viaggio
che da qui lontano ci condurrà
e nel Mondo fatato ci porterà.
Magiche forze del bene
spezzate le nostre catene,
aprite un varco che ci aiuti ad uscire
ed i nostri poteri ci faccia riacquisire”!
Tutte le fate si unirono alla loro guida e assieme a lei recitarono la formula più e più volte. Una luce accecante si sprigionò all’improvviso all’interno della cupa stanza ed un varco si aprì in una delle pareti. Come avvolte in un vortice le magiche creature furono trasportate all'esterno, ritrovandosi nel bosco Eudoro.
Avevano riacquistato finalmente la libertà e manifestarono la loro gioia con un allegro girotondo e un dolcissimo canto. Tuttavia Nemesis, pur contenta del successo, richiamò le sue fate all'ordine e al silenzio, soprattutto. "Mie care, non dimenticate che nel bosco le oscure forze del male sono sempre in agguato, e noi abbiamo una missione da compiere. Dobbiamo recuperare il cofanetto che contiene i nostri poteri e raggiungere al più presto re Amon. Non possiamo assolutamente correre il rischio di essere catturate di nuovo, comprendete"? Le fate annuirono e riacquistarono padronanza di sè. La fata regina, tendendo le mani, invitò di nuovo le sorelle ad unirsi a lei. Poi pronunciò una nuova formula:
"Magiche forze fatate
il nostro aspetto celate.
Ai malvagi nascondete
e invisibili rendete
tutte noi che lottiamo
ed il bene bramiamo"!
All'istante le fate divennero invisibili e, volando, si recarono immediatamente alla roccia che conteneva il cofanetto in cui erano imprigionati i magici poteri. Il drago a tre teste, messo da Janu a guardia del prezioso oggetto, dotato di sensi impareggiabili, avvertì la presenza di qualche entità che non riuscì però a riconoscere. Inquieto e messo in allerta, agitava le mostruose teste e di fatto ostruiva il passaggio che conduceva all’interno della grotta. Bisognava agire d’astuzia. L'anfratto di roccia entro cui era celato il cofanetto si trovava non molto distante dall'ingresso della grotta; se le fate fossero riuscite a distrarre il drago solo per un attimo, Nemesis sarebbe potuta entrare. Ma come? L'impresa non era certo facile, considerando le tre teste del mostruoso animale. Ciascuna di esse poteva muoversi in diverse direzioni e vanificare i tentativi delle magiche creature, la cui vista era preclusa alla bestia, non così la loro essenza. Un colpo ben vibrato anche alla cieca avrebbe ucciso la fata colpita.
"Cosa possiamo fare, mia regina"? - sussurrò la fata più giovane.
"Non ce la faremo mai senza aiuto"! - aggiunse un'altra.
"Non sarete sole"! - Una voce interruppe il dialogo delle fate. Era Folgos, che assieme a Toran aveva deciso di esplorare a fondo il bosco Eudoro.
Sprezzanti del pericolo, l'elfo ed il centauro si erano avventurati nel fitto della vegetazione, sperando di trovare degli indizi che conducessero alla prigione delle fate. - "Come siete riuscite a fuggire"? - chiese Toran."Mai sottovalutare il potere del bene! Anche senza i nostri poteri, insieme possiamo risvegliarne una parte...unite siamo ancora forti, ma ciò non sarà sufficiente contro Trevor e Janu. A re Amon occorrono tutte le forze del bene, comprese noi, ma con tutta la nostra magia...che è là dentro"! - sospirò Nemesis sconfortata indicando la grotta. “Conosco bene quel genere di draghi. – disse il centauro – Mi sono scontrato con esemplari ben più possenti altre volte e conosco il loro punto debole. Al centro del petto, sotto la corazza di dure scaglie, è posto il suo cuore. Perforare la corazza non è facile, ma neanche impossibile se si dispone dell’arma giusta”.
“Sì, ne sono a conoscenza anch’io. – intervenne Folgos – Frecce d’argento scagliate con una potente balestra. Uniamo le forze…interveniamo all’unisono e avremo ragione della bestia”!
Con un cenno d’assenso il centauro approvò il piano dell’elfo. “Prepariamoci”! “Sono pronto”! I due temerari guerrieri si appostarono senza fare il minimo rumore. Scelsero un’altura che sovrastava l’ingresso alla grotta e con calma prepararono le loro armi, presero la mira e, nel momento in cui il drago rimase immobile a fiutare l’aria, forse avendo captato l’odore del nemico, scoccarono due frecce che con immane potenza si conficcarono nel petto del mostro, uccidendolo all’istante. Fu un gioco per le fate entrare in possesso del cofanetto, che subito fu aperto da Nemesis e sprigionò un vortice che avvolse le creature alate, restituendo loro i poteri magici.
“Presto, via di qui! – ammonì Toran – Trevor non impiegherà molto a conoscere l’accaduto”! “Sì, dobbiamo raggiungere il castello al più presto e prepararci all’offensiva”! – aggiunse Folgos. Re Amon fu immensamente soddisfatto del buon esito dell’impresa coraggiosa del suo elfo guerriero e del centauro. Diede il benvenuto alle fate, complimentandosi anche con loro, per lo straordinario spirito d’iniziativa e la fedeltà a lui dimostrata. Nel frattempo il perfido Trevor aveva mobilitato il suo esercito di demoni, capeggiato da Janu. “Il momento che da tempo attendevo è giunto! Fate o no, siamo forti…molto più forti di tutte le creature fedeli a re Amon. Non avrete alcuna pietà! Il mondo della fantasia avrà un nuovo sovrano. Io governerò ogni cosa viva o inanimata. Tutti fuori dal monte Agus! Un regno ci aspetta…quello che toglieremo ad Amon…per sempre! GUERRAAAA”!!!
A quello di Trevor si unirono le urla dei demoni, che si scagliarono senza freni fuori dal monte che era stato il loro rifugio e la loro prigione, correndo armati nella fitta boscaglia, con lo scopo di sferrare un attacco decisivo contro le magiche forze del bene. Ma avevano fatto male i loro conti. Fuori dal castello erano già schierati, in assetto da battaglia, ciascuno con le armi a loro congeniali, i centauri, gli elfi, le fate, gli gnomi e i folletti, i maghi e tutte le altre creature del Mondo della fantasia, capeggiati da re Amon.
Tuttavia il bene era la loro arma più potente e la bontà del loro cuore. C’era nell’aria odore di guerra, che si avvicinava sempre più con l’esercito demoniaco. Trevor era così accecato dall’ira e dalle brame di potere, che senza accorgersene aveva allentato il controllo mentale che esercitava su Janu fin da quando lo aveva costretto ad unirsi a lui.
Fu così che quello che era stato l’elfo più fedele a re Amon si scosse dallo stato che aveva fatto di lui il braccio destro del re dei demoni, udì nuovamente il richiamo del bene e tornò quello che era stato un tempo. “Eccoli”! – urlò Folgos. “Per il nostro mondo, per il bene, per la magia che controlla ciò che di bello e puro esiste nel regno della fantasia…avanti”! – incitò re Amon. “Sono con te, come un tempo, se potrai perdonarmi sire! – disse Janu, apparso come dal nulla accanto a quello che era stato il suo amato re – Trevor mi teneva in pugno, ma ora sono libero e ti sarò fedele per sempre”! Amon non disse nulla, ma sorrise e presto il suo sorriso si tramutò in una risata di gioia. Abbracciò l’amico ritrovato e, alzando il braccio e la mano che brandiva la sua spada, gridò:” Con me”! Non ci fu storia.La battaglia non durò a lungo. Il bosco Eudoro fu testimone della sconfitta definitiva del demone Trevor e del suo esercito. I poteri di tutte le magiche creature che popolavano il mondo della fantasia, uniti e incontrastabili, relegarono definitivamente i demoni superstiti all’interno del monte Agus, per sempre questa volta. Il bene aveva vinto, ancora una volta, com’è giusto che sia.
Daniela Bonifazi - Maria Laura Celli


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