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"Otty e Ken, una storia senza età" di M.Laura Celli e Rossella Calvi

 

Otty era una giovane donna con non molte pretese dalla vita.
Aveva vent' anni e il suo grande sogno era quello di laurearsi in fretta per poter esercitare la sua amata professione e rendersi indipendente dalla sua famiglia.
I suoi studi la portarono lontana dai genitori e dai fratelli.
Era la più piccola e l'unica a voler continuare gli studi universitari: non pensava al periodo di lontananza né ai sacrifici :la sua volontà era di laurearsi in Architettura, mettere uno studio privato e nello stesso tempo, se fosse stato possibile, insegnare a scuola.
Già, amava condividere con i ragazzi il suo sapere, trasmettere le emozioni che le figure geometriche possono dare, progettare con loro linee particolari, segni astrusi e trasformare tutto ciò in oggetti reali da poter un giorno proporre a qualche costruttore.
Arrivò ben presto il giorno della Laurea: grande festa, grandi emozioni!!!
Finalmente era Architetto! 

Ora avrebbe dovuto pensare ad un suo futuro lavorativo...
Non era facile trovare lavoro. Innanzitutto avrebbe dovuto ricominciare a studiare per sostenere gli esami di iscrizione all'Albo, poi per prepararsi per il Concorso per l'insegnamento.
Troppe cose in una sola volta!!!
Arrivò la sera e, subito dopo cena, Otty andò a letto, con la speranza di poter dormire!
Si mise sotto il suo caldo piumone e si addormentò e..


La notte improvvisamente si illuminò di un caldo sole, i suoi lunghissimi raggi brillavano riscaldando il viso di Otty.
I suoi passetti veloci stavano a significare che era in ritardo al lavoro ed aveva affrettato il passo perché era sempre stata puntuale e voleva continuare ad esserlo!L'orologio del campanile suonò sei colpi nello stesso istante in cui Otty entrò nel buio magazzino dove lavorava. Subito le arrivò un odore acre, disgustoso: erano i coloranti che venivano usati per tingere i tessuti. Si tolse il cappotto in fretta, salutò con voce squillante le sue compagne di lavoro e indossò guanti e mascherina per proteggersi dal veleni del colore. Ma servivano a ben poco: i guanti erano consumati e la mascherina aveva assorbito tutto il colore!
Il suo datore di lavoro era uno spilorcio, uno sfruttatore e niente e nessuno riusciva a fargli capire che la sicurezza sul lavoro era un diritto dei lavoratori!
Otty pensava alla sua condizione di donna lavoratrice. Era uno sfruttamento vergognoso, ma la cosa più grave era l'assoluta mancanza di sicurezza. Rischiavano la vita ogni giorno e non erano tutelate da nessuno!
Otty aveva una decina di colleghe operaie alcune delle quali con gravi problemi di salute: tutte lavoravano in nero per 12 ore al giorno, in piedi davanti a enormi vasche dove venivano versati litri e litri di colori.
Il magazzino era ubicato sotto un grande edificio di mattoni rossi, aveva solo piccolissime finestre piene di ragnatele da dove passavano bruttissimi topi. Il responsabile, Michael, controllava il lavoro delle operaie e le rimproverava se non mantenevano lo stesso ritmo.
Le operaie entravano nel magazzino con il buio e con il buio ritornavano a casa.
La condizione di tutti gli operai in Inghilterra era terribile e la situazione di Otty e delle sue colleghe non era da meno. Un giorno però proprio Otty ricevette un volantino che alcuni giovani distribuivano per le vie della città.
Otty era l’unica che sapeva leggere, tra le sue compagne di lavoro, e capì che si stava muovendo qualcosa, che c’erano alcune persone che si stavano organizzando per difendere i diritti degli operai.
L’indomani Otty incontrò il giovane che le aveva dato il volantino: si chiamava Ken ed era studente di Giurisprudenza. Era un bel giovane: capelli castano chiaro, ampi boccoli ribelli sulla larga fronte e occhi color nocciola Ken colse la sensibilità e la risoluta dolcezza di Otty.
Si diedero appuntamento 

KEN

e Ken le spiegò che il movimento al quale apparteneva stava facendo grandi pressioni sul governo per dare lavoro a tutti, per tutelare i diritti più elementari, per rendere più sani i luoghi di lavoro, per sconfiggere la piaga del le retribuzioni in nero, per ottenere le otto ore di lavoro e i turni di riposo. Il movimento aveva avuto vita difficile: i primi manifestanti erano stati tutti picchiati, torturati e incarcerati. Poi si passò alla clandestinità e finalmente i tempi erano maturi per una lotta aperta.
Otty, di vivace intelligenza, si legò a tutto il gruppo di Ken e cominciò a parlare con le sue colleghe per cercare tutte insieme di modificare la loro condizione.
La situazione un bel giorno precipitò: tutti gli operai della città smisero di lavorare, Otty e le sue colleghe titubanti uscirono dal buio magazzino.
Michael le rincorse gridando come un folle: “Ritornate a lavorare! Il padrone poi chi lo sente… se non rientrate subito qui non troverete più lavoro, sapete benissimo che tante persone cercano qualunque tipo di lavoro…!!!”.
Michael era così arrabbiato che non si rese conto di precipitare nella vasca contenente tintura bollente. Di Michael per fortuna non si seppe più niente.
Otty raggiunse Ken…..
e, lo abbracciò con trasporto!! "Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo, Ken" disse Otty. “Ora dobbiamo soltanto continuare la nostra lotta per far sì che i diritti di noi operai siano sempre rispettati e si possa salvaguardare la nostra incolumità fisica e psicologica!!”
Ken la guardò con gli occhi di chi, giovane studente, sensibile e combattivo, era stato colpito, senza forse rendersene conto, da quella tanto famosa freccia lanciata da Cupido.
Le fece una carezza e...la baciò senza nemmeno chiedersi se lei lo avrebbe desiderato.
" Certo, cara Otty, continueremo insieme la nostra lotta per far valere i diritti degli operai, degli uomini tutti, perché la sicurezza sul lavoro è un diritto degli uomini e nessuno ce lo deve negare!”
Ma arrivarono le guardie chiamate da tutti i proprietari delle fabbriche: ci fu il caos e Ken scomparve dalla vista di Otty e i manifestanti furono dispersi violentemente con gli idranti.
Urla, rabbia, scalpitio di cavalli costretti a schiacciare sotto i loro zoccoli giovani vite umane.
Ma i manifestanti ritornarono massicciamente e ben armati ed equipaggiati.
Otty e le colleghe rientrarono in fabbrica per cercare riparo ma qui avvenne la tragedia: 


crollò il tetto e quattro giovani lavoranti morirono senza soccorso.
Lo sguardo di Otty si annebbiò, le girò la testa e perse i sensi...
Ma ecco che la ragazza si risveglia agitata, turbata, piena d'ansia e d'angoscia: cosa era successo?
Otty aveva fatto un bruttissimo sogno e piano piano si rese conto di trovarsi sotto il suo caldo piumone e che il suo Ken, il suo grande amore, era lì che dormiva.
La ragazza fece una doccia ristoratrice e andò in cucina: preparò una ricca colazione, si vestì e cominciò a studiare.
Aprì i libri, accese il pc perché quella mattina avrebbe dovuto fare alcune ricerche su Internet, si mise le cuffiette per ascoltare un po' di musica classica e cominciò a tamburellare con le dita della mano sinistra e con la matita cominciò a fare degli schizzi di alcune immagini del sogno che non riusciva a dimenticare.
Disegnò la fabbrica dai mattoni rossi e si fermò a riflettere e a pensare...lei come futura insegnante che cosa avrebbe potuto fare?
Lei come giovane architetto che contributo poteva dare alla società?
Non era importante decidere ora, una cosa era certa però: qualsiasi cosa avesse intrapreso nella vita, si sarebbe comunque battuta per i più deboli, per la sicurezza, per i diritti di tutte le persone che con passione e sacrifici davano il loro contributo al miglioramento dell'intera società.


MARIA LAURA CELLI - ROSSELLA CALVI

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