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IL FUNGHETTO VELENOSO di Milvia Di Michele

                                    
Il funghetto velenoso
Disegno di Maria Benedetti

Dentro un verde e folto bosco, vicino ai tronchi degli alberi e seminascosti dall’erba novella della Primavera appena arrivata,c’erano tantissimi funghi, belli, profumati, e di varie forma e grandezza.
Erano tutti molto felici di abitare lì.
Solo un piccolo funghetto era disperato e sospirava; anzi, strillava forte dicendo:                  

 – Perché! … Perché! … Perché!
Piangeva, da quando gli avevano rivelato che era un “ fungo velenoso”.Ma piangeva tanto, ma tanto, ma tanto, che …

Con le sue lacrime si era formato un bel ruscelletto che, uscendo dal bosco, poi scorreva nella rada e lungo il pendio, fino a valle. 


Disegno di Milvia Di Michele

Laggiù, nella valle, c’era una bella casina gialla con il tetto blu, le persiane verdi e la cappa del camino con un fil di fumo, che saliva facendo curve e giravolte verso il cielo.
Proprio una bella casina! E dentro la casina ci abitavano Mimmo, Memma e il loro dolce, dolcissimo e amatissimo bimbo Doretto, prezioso più dell’oro, ma con un problema di salute: ogni tanto aveva improvvise febbri incredibili, senza nessuna causa e alcun sintomo che potesse spiegarne la natura.
Mamma mia, quanti medici lo visitarono! Tutti luminari, ma che non fecero nessuna luce sul problema di Doretto.
Tuttavia il bimbetto cresceva sereno, perché si sa, l’amore è una grande medicina e, in quella casa, fumo di camino e amore non mancavano mai.
Un giorno ...
Un bel giorno, poiché Doretto si era fatto grandino, tanto che lo chiamavano ormai Doro, mamma Memma e papà Mimmo, lo pregarono di starli a sentire un po’.
-Ti sei fatto grande, gli disse papà Mimmo!-
-Eh, sì! Aggiunse mamma Mimma, sei diventato grandino (grande grande, mamma Mimma non ce lo vedeva. Oh! Le mamme!)
-Ormai puoi pure allontanarti un po’, tu sai di avere un problema, se ti senti male, torna subito, se no, gioca pure dove ti piace, noi ci fidiamo di te.
Doretto non se lo fece dire due volte, stufo di essere sempre sotto controllo ( sì,era necessario per via della salute ma ...) e corse via, verso il bosco.

Disegno di Maria Benedetti
La prima cosa che lo incuriosì, fu quel ruscelletto di lacrime, versato dal nostro bellissimo funghetto.
Saltellando e cantando, si divertiva a passare dall’una all’altra riva, senza bagnarsi i piedi. Non che non gli piacesse avere i piedini rinfrescati dall’acqua di ruscello! Era la paura di riavere la febbre che lo tratteneva, anche se tanto non si sapeva, da dove venisse quell’antipatica febbrona. Sempre a interrompere i suoi divertimenti veniva! Sempre così accadeva: mannaggia!
Pensava questo, quando cominciò a sentire i singhiozzi del nostro disperato funghetto.
– Oh, tu! Bel funghetto! -Disse- Perché piangi? Non piangere più, perché, se no, mi vien da piangere pure a me!
Il funghetto, per tutta risposta, singhiozzò più forte e, singhiozzando, raccontava la sua storia, ma non si capiva niente, le parole erano coperte dai suoi strilli disperati.
Allora Doretto, anzi Doro, (abbiamo detto che è cresciuto) si avvicinò per capire meglio e appoggiò il bel faccino al fungo magico, che lo inondò tutto con le sue lacrime.
Ma udite, udite! La meraviglia fu che, così facendo, il veleno del funghetto guarì la malattia di Doro.
Ma poi :che meraviglia e meraviglia! Che non si sa che tutte le medicine sono veleni?

-Perché ... - spiegò il luminare, che fu chiamato per constatare che da quel giorno il nostro Doretto non ebbe più la febbre ...-perché il veleno, se fa bene, è un veleno buono, se fa male è un veleno cattivo.
Tutto sta nel riuscire a scoprire: quando, quanto, come, dove, quanto tempo, fino a quando. Insomma, chiamate sempre un luminare!
Ma la gioia più grande l’ebbe il nostro funghetto, quando seppe che il suo veleno era, in realtà, una medicina.

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