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" Il lupo grigio" racconto di Cecilia Bonazzi-Francesco De Gaetano-Daniela Bonifazi-Stefania Galleschi



IL LUPO GRIGIO

Era una notte buia e tempestosa, il vento sferzava gli alberi e la pioggia scendeva a dirotto; i lampi illuminavano a giorno il cielo di tanto in tanto, e il rombo dei tuoni avrebbe fatto tremare le gambe anche al più coraggioso dei boscaioli.
In quel bosco si aggirava, solo, un lupo grigio. Il passo pesante, sotto la pioggia fredda e incessante, faceva dell’animale un’ombra paurosa  che chiunque avrebbe voluto evitare di incontrare sul proprio cammino. Seguiva una traccia forse, una traccia odorosa, una impercettibile scia e né pioggia, né vento erano in grado di distrarlo dal suo intento. Lo sguardo fiero e attento era rivolto verso il basso come a voler concentrare tutti i sensi su quell’unica, invisibile pista.
Un lampo squarciò la notte e mostrò il lupo, in tutta la sua maestosità, muoversi fra cespugli e rami caduti. Poi, d’un tratto, esso si fermò, fissò lo sguardo davanti a sé, le orecchie dritte, il tartufo proteso in avanti. Qualcosa aveva scovato; ciò che da ore stava cercando era finalmente lì, di fronte a lui: il premio, la meta della sua ostinata ricerca. D’un balzo superò dei rovi  e furtivamente si infilò nell’incavo di un vecchio tronco. La scia, l’olfatto, l’udito,  l’avevano portato fin lì; un fremito attraversò il corpo della bestia quando al suo sguardo si presentarono due cuccioli, infreddoliti e tremanti di fame e paura, rannicchiati uno accanto all’altro.
Il lupo grigio si accovacciò, e leccando i piccoli per rassicurarli, socchiuse gli occhi e nella mente e nel cuore rivide i suoi piccoli. Tanti fotogrammi le passarono davanti agli occhi: la gioia della nascita di quelle tre creaturine che succhiavano il suo latte con un'avidità che la riempiva di orgoglio, il loro starsene accoccolati stretti stretti accanto a lei, i primi passi e i primi giochi. E poi quel brutto giorno, quegli spari e lei che non riusciva ad alzarsi e a tornare dai suoi cuccioli: era ferita gravemente, perdeva sangue, non aveva forze. Quanto tempo trascorse in quello stato soporifero e di grande sofferenza? Poi un giorno iniziò la guarigione...pian piano il ritorno alla tana e la triste scoperta. Un cucciolo morto di stenti, il più piccolo, il più delicato, e degli altri nessuna traccia. Al dolore passato si era sommato un dolore più forte, tanto forte che il suo pianto si era sentito per tutto il bosco, facendo accapponare la pelle a tutti i suoi abitanti. E in quella sera ecco di nuovo gli spari e vicino a lei era arrivata una bellissima lupa dal pelo fulvo, ferita a morte, che implorante le aveva sussurrato di pensare ai suoi cuccioli. Ed ora finalmente li aveva trovati!
Ora, sola, in mezzo a quella tempesta, ritrovò il suo istinto materno dopo tante, troppe sofferenze. Il cibo era sempre più scarso ultimamente. Il progredire della cosiddetta "Civiltà" aveva distrutto per sempre l'immediato sottobosco, troppo vicino ormai alle ultime abitazioni appena costruite e le prede, un tempo abbondanti, potendo scegliere tra conigli, lepri e piccoli roditori, erano spariti.
Di tanto in tanto l'animale si avventurava, per potersi sfamare, vicino alle case a rovistare tra l'immondizia lasciata fuori dagli usci. Aveva imparato, a suo discapito, ad apprezzare gli avanzi maleodoranti del cibo degli umani, il pane secco, la pasta cotta, le carcasse di pollo. Ritornò a guardare i due cuccioli che guaivano in mezzo alle sue zampe e che cercavano disperatamente le mammelle per sfamarsi. Li leccò a lungo per riscaldarli e tranquillizzarli mentre, entrambi, si attaccavano avidamente ai suoi capezzoli ormai quasi privi del nettare della vita.
Nel frattempo il temporale continuava ad infuriare ma lei, con l'istinto sempre attento e tutti i sensi allertati aveva sentito un nuovo odore in avvicinamento, un odore familiare. Poco dopo un fruscio di foglie smosse e un ansimare profondo le fece rizzare le orecchie e aguzzare la vista.
I rovi si aprirono come per magia ed ecco materializzarsi al suo sguardo il fedele compagno, che tornato alla tana dopo giorni e giorni trascorsi a cercare cibo, ormai così scarso, non l'aveva trovata. Pochi sanno che i lupi sono legati per la vita e fedeli l'uno all'altra, uno splendido esempio di stabilità familiare e di profonda unione. L'acuto olfatto del grande lupo, grigio anch'esso, gli aveva consentito di ritrovare la compagna. Che stupore vederla con dei cuccioli! Subito le si avvicinò e i due si annusarono, ansiosi di ritrovare la loro intimità e complicità. Poi la femmina tornò dai cuccioli, volse il capo verso il compagno, gli occhi imploranti a chiedere aiuto: i piccoli non avrebbero resistito a lungo sotto le intemperie e fiaccati dal lungo digiuno. Il lupo grigio non indugiò, intuendo che il suo ruolo sarebbe stato decisivo per portare in salvo la nuova famiglia che il destino e la crudeltà umana aveva contribuito a formare. L'istinto gli suggerì che non era una buona idea iniziare il viaggio di ritorno alla tana con quel tempo ingrato e l'esperienza gli aveva insegnato a cercare un sicuro riparo finchè le intemperie non fossero cessate; troppe volte aveva visto lampi di fuoco colpire alberi e sventurati animali terrorizzati e privi della lucidità necessaria a fronteggiare un pericolo sconosciuto e terribile. Ululò, muovendo alcuni passi verso la direzione da cui era giunto poco prima, ad invitare la compagna ed i cuccioli a seguirlo. La lupa spinse col suo muso le piccole creature tremanti per il freddo e la paura e seguì il compagno.
Avanzarono lentamente lottando contro la pioggia e il vento che sferzava senza sosta, il maschio davanti ad aprire la strada e la femmina per ultima, a chiudere la colonna e proteggere i due cuccioli in mezzo che trotterellavano con fatica. Il percorso fu lungo e penoso per tutti e quattro, diverse volte la lupa dovette sospingere i cuccioli con il muso per evitare che cadessero e incitarli ad andare avanti, sempre avanti.
Giunsero infine in una radura proprio sotto ad un costone di roccia lucente di pioggia alla cui base si apriva una grotta, dove si rifugiarono nel più profondo.
Mucchi di foglie e muschio costituirono un giaciglio naturale per i due piccoli che, sfiniti, stramazzarono al suolo. Subito la lupa si adagiò accanto a loro frapponendo il proprio corpo tra i cuccioli e l'ingresso della grotta per meglio ripararli dal freddo.
Il maschio, assicuratosi che la sua nuova famigliola fosse al sicuro, d'un balzo uscì di nuovo per cercare cibo per la sua compagna in modo che potesse di nuovo avere latte a sufficienza per sfamare i piccoli.
Nel frattempo, al villaggio, il buon Andrea, ex cacciatore, ora pentito e appassionato naturalista, stava discorrendo animatamente con la moglie Carla. Coppia non più giovanissima, non avevano avuto figli, e questo era il cruccio della loro vita, per altro serena, ma era come se mancasse un tassello al loro mosaico, costruito pezzo per pezzo insieme da molti anni.
"Non è sufficiente Andrea! Sì, è vero, mi hai finalmente dato ascolto, hai compreso che la tua passione per la caccia distruggeva vite di animali indifesi, hai rispetto per la natura ora, ma non basta! Devi fare di più, mio caro...non basta"! - diceva con enfasi Carla. Il marito cercava di arginare tutto quel fervore, rispondendo a tono: "Ma cosa mai potrei fare più di ciò che già metto in atto...ho venduto i miei fucili, sono diventato osservatore degli animali, non faccio più loro alcun male"! "Ma non fai loro neanche del bene! Sei un semplice spettatore, godi della visione del loro meraviglioso mondo, li ammiri, ma non li aiuti. Ascolta...senti il temporale che infuria? Immagina solo per un momento quante povere creature in questo momento siano terrorizzate per i fulmini, fradice di pioggia, senza cibo per l'ingordigia umana e lo sfruttamento degli ambienti naturali...ci pensi Andrea"?  L'uomo non potè replicare...sua moglie aveva ragione. Chinò il capo e, dopo una seria riflessione, si alzò di scatto e corse ad abbracciare la sua compagna di vita, che amava anche per la sua dedizione alle buone cause. "Scusa cara...ora capisco cosa intendi. Non serve restare a guardare, bisogna agire. Prendo l'impermeabile e gli stivali e vado in perlustrazione nel bosco. Sta piovendo a dirotto ormai da ore, voglio controllare che non si siano verificati smottamenti o altro che possa costituire un pericolo per le specie animali più vulnerabili"! 
"Sta' attento, mi raccomando"! - esclamò orgogliosa Carla.
Quando Andrea giunse al limitare del bosco lo spettacolo che vide lo fece trasalire: alberi divelti dalla furia del vento, rivoli di acqua fangosa che si riversavano sulla stradina, allagandola sempre più. Decise di inoltrarsi nella vegetazione incurante del pericolo che correva, per scoprire quanti altri danni vi fossero nel folto e di quale entità. 
Ai suoi occhi si presentò una visione a dir poco spettrale, la situazione andava oltre le più nere previsioni. L'uomo fu subito consapevole della necessità di interventi immediati o sarebbe stata la fine per animali e molte piante. Tuttavia, prima di allertare le guardie forestali, decise di andare oltre per poter riferire un quadro più preciso delle condizioni del bosco. Facendosi largo tra rovi e i cespugli avvistò una tartaruga capovolta, che annaspava nel tentativo di tornare sulle sue zampette per raggiungere il suo rifugio e finalmente sotterrarsi per il letargo invernale. Andrea sapeva bene che le testuggini terrestri sono a rischio di estinzione e subito accorse per aiutare il povero animale. Quando vide che la bestiola si muoveva senza difficoltà, si sentì meglio. Procedette ancora e vide scoiattoli impauriti, ricci e tassi; il repentino cambiamento delle condizioni climatiche li aveva colti di sorpresa, avrebbero dovuto essere già immersi nel sonno invernale, ma l'estate quell'anno sembrava non finire mai e molti animali erano stati ingannati da madre natura. Comunque sembravano in buone condizioni, nonostante tutto, e Andrea fu certo che se la sarebbero cavata. Stava per tornare indietro, per recarsi come deciso presso i forestali, quando avvertì un sommesso mugolio. Si guardò attorno e si accorse della grotta, si avvicinò e udì più distintamente il debole verso. Incerto sul da farsi, rimase immobile di fronte all'ingresso della cavità di roccia. La sua esperienza gli suggeriva di non inoltrarsi poichè avrebbe potuto trovarsi in serio pericolo se un animale selvatico, magari ferito da un cacciatore, fosse rifugiato all'interno. Ma ecco di nuovo quei flebili mugolii, non sembravano appartenere ad una bestia adulta. Andrea fu più che sicuro che si trattasse di cuccioli, magari abbandonati a se stessi. L'uomo non indugiò oltre e, accesa la grossa torcia, iniziò a percorrere il cunicolo prestando attenzione e facendo luce per tentare di scorgere l'origine di quei versi. Mentre procedeva con cautela, i mugolii si udirono ancor più distintamente, segno che i piccoli erano vicini. Ed ecco, all'improvviso, una scena, che mai si sarebbe aspettato di vedere, si offrì ai suoi occhi: una lupa grigia, distesa sul fianco, allattava due cuccioli dal pelo fulvo, ma si capiva che la femmina aveva poco latte, ed  Andrea intuì che i piccoli fossero stati adottati, cosa molto comune per questa specie; se nel branco è presente una cucciolata tutti i lupi  se ne occupano e svolgono una funzione protettiva. Un ringhio minaccioso lo distolse da quella tenera visione, ed egli vide avanzare dal fondo della grotta il maschio che, avvertito l'odore dell'uomo, era pronto a difendere dal nemico la sua famiglia "allargata". Nemici crudeli e spietati...questo erano gli uomini per i lupi del bosco, i superstiti almeno, quelli che erano riusciti a scampare alla morte, ad evitare i proiettili che avevano ucciso molti componenti di vari branchi. Il grande lupo grigio non si muoveva, ma Andrea era consapevole che lo avrebbe attaccato se solo avesse agito in modo provocatorio. Decise quindi di arretrare con cautela, molto...molto lentamente, un segnale che per il lupo significava la sua sottomissione e l'intenzione di allontanarsi.
Il segnale di resa fu recepito dall'animale, che lasciò andare Andrea. "Beh! L'ho scampata, per fortuna - pensò l'uomo - ma non posso ignorare questa tragica situazione"! Egli, vedendo il manto grigio del maschio, ebbe la conferma alla sua supposizione, che i cuccioli fossero stati adottati dalla lupa, magari in seguito alla morte della loro madre ad opera di cacciatori senza scrupoli. E in quel momento si vergognò, per essere stato uno di loro. Allora non immaginava che degli animali, dei bersagli da colpire, come li considerava fino a poco tempo prima, fossero invece creature così degne di rispetto. Per salvare i cuccioli e garantire la salvezza alla coppia di lupi avrebbe dovuto al più presto avvertire le guardie forestali che, con i loro mezzi, avrebbero di certo agito nel modo più opportuno.
Fu deciso di aiutare la bella famigliola sul posto, la cattività non sarebbe stata certo una soluzione positiva. Incominciarono così a far trovare vicino alla caverna il cibo giusto e necessario alla loro sopravvivenza. Fu questo a far desistere il grande lupo grigio dal tornare alla loro tana abituale, come era nei suoi progetti. Esso comprese che rimanere in quella caverna sarebbe stata la soluzione migliore, in qualche modo sentiva che ora la loro vita doveva continuare in quel luogo. Ogni giorno le guardie forestali, da lontano per non disturbare la tranquillità di piccoli e adulti, osservavano, coi cannocchiali, l'andirivieni del lupo e le brevi passeggiate della femmina, che sembrava uscire dalla caverna solo per poco tempo, quando i cuccioli dormivano. E poi un bellissimo giorno eccoli, due cucciolotti ancora instabili sulle zampette ma vivaci, allegri e con un pelo fulvo bellissimo. Dietro di loro i due magnifici esemplari di lupo grigio che li osservavano con una tenerezza infinita.
" Che bella famigliola”! - dissero inteneriti i guardiacaccia, e l'avremmo detto anche noi se fossimo stati lì. Erano una vera famiglia, li univa l'amore più vero, quello disinteressato.

Cecilia Bonazzi - Francesco De Gaetano - Daniela Bonifazi - Stefania Galleschi


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