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"Il sig. Neuro e le feste natalizie" di Daniela Bonifazi-Francesco De Gaetano-Milvia Di Michele-Stefania Galleschi-Lalla Tosi

Il sig Neuro disegno di Milvia Di Michele

Il signor Neuro e le feste natalizie
-Ecco, ci risiamo - andava dicendo ad alta voce il signor Neuro, sconsolato - con le vetrine illuminate, i pacchi e pacchettini che girano di mano in mano, i Barba Bianca pancioni ( così chiamava Babbo Natale) , i fuochi d’artificio per Capodanno, e poi arriverà la Befana e si dirà che l’Epifania tutte le feste si porta via! Ma Carnevale è lì pronto, quasi senza soluzione di continuità. Sì, ci siamo di nuovo, a far finta di essere buoni, a spendere tutta la tredicesima in dolciumi, quando invece di soldi risparmiati ne avremmo davvero bisogno!-Il signor Neuro, ogni volta che si avvicinavano le feste natalizie, s’innervosiva in modo inversamente proporzionale alla distanza che separava il giorno vissuto, da quelle fatidiche, esagerate feste. Alla fine crollava e andava in depressione, almeno fino all’arrivo dell’anno nuovo. Forse gli accadeva perché viveva solo. Per scelta, diceva lui: ma scelta di chi? Certo, per il suo fare precisino e calcolato, per la continua ricerca di non avere “fastidi “, come diceva sempre, era poco allegra la sua compagnia!
-Ecco, ci risiamo- se ne andava dicendo, mentre si faceva strada tra le gente indaffarata e festosa che si preparava per il Natale. - Com’è possibile che tutti siano felici? Dovunque mi giro sento chiacchiericci gioiosi, vedo negozi pieni di gente, persone che si scambiano baci, auguri, possibile che solo io sia schiacciato da tanta solitudine?-
Ogni anno, come cominciava a soffiare l’arietta natalizia, il signor Neuro andava in apnea, tratteneva il respiro e sarebbe voluto rimanere così, attendendo la fine della tempesta festosa: se almeno le giornate festive fossero state un po’ di meno!
Poi ci fu l’incontro speciale di cui voglio parlarvi. Passando vicino a un cassonetto, un coro di miagolii lo svegliò dai suoi pesanti pensieri. Erano miagolii di cuccioletti. Da dove venivano? Il signor Neuro guardò davanti, dietro, ma non vide niente. Poi capì che i miao-miao venivano da dentro il cassonetto. Incuriosito, cercò di guardare.
Ora, dovete sapere che il nostro signor precisino era piccolo di statura e non arrivava a guardare bene dentro, senza fare una grande fatica. Oramai, però, voleva vedere. Si arrampicò, si stese, si sporse e patapunfete, andò giù, bello bello, dritto dritto, anzi a testa sotto, dentro il cassonetto dell’immondizia, uno di quelli dove ci si può buttare di tutto, proprio tutto tutto.
In mezzo a cartacce, bucce fradice, cenci e immaginate un po' voi quant’altro, cinque linguette di gattini cominciarono a leccarlo da tutte le parti, linguette piccine piccine , morbidine morbidine, umidine umidine,che gli facevano il solletico delicatamente un po' ovunque: sul collo, sul naso, sulle mani.
Neuro, a dire il vero, dapprima fu infastidito da tutte quelle leccatine. - Cosa vogliono da me questi animaletti umidi e pelosi? - Man mano che passava il tempo però i loro tenui miagolii, il loro strusciarsi contro il suo corpo, il muoversi di quelle codine colorate incominciò a intenerirlo e senza accorgersene, ma soprattutto senza volerlo, cominciò a sorridere.
E così cominciò a vedere tutto rosa. Sì, perché quando ci stampiamo un bel sorriso sulla faccia, tutto diventa più bello, più colorato, più semplice. Il signor Neuro riuscì pure a mettersi alla meglio in piedi e a trovare la soluzione giusta per uscire da lì.
Però, prima di uscire cercò, cercò, cercò e riuscì a trovare, in mezzo a quel putiferio, una scatola ancora in buone condizioni dove accomodò con delicatezza, uno ad uno, i micetti miagolanti. Poi, strappandosi un poco il pantalone e sporcando in modo indecoroso, lui che era cosi precisino, il cappotto, con tutta la forza donatagli dalla ferrea determinazione riuscì ad uscire dal cassonetto e, guardandosi intorno con fare circospetto, nascose la scatola con i gattini sotto al cappotto perché stessero più al caldo e fossero lontani da sguardi indiscreti e, in fretta e furia ,si precipitò verso casa.
Appena entrato corse subito in cucina e apri il frigorifero per vedere se era rimasto ancora del latte dalla mattina. Ne versò una bella tazza in un pentolino che mise sul fuoco a scaldare un poco. Dall'armadio tolse una vecchia coperta a quadrettoni bianchi e rossi che ormai non usava più e la accomodò a mo' di cuscino vicino al divano, nel cantuccio più protetto del suo salotto pulitissimo, ordinato e con il pavimento lucidato a cera. Tornò in cucina, tolse il latte dal fuoco e lo versò in un piatto fondo del vecchio servizio. Prese i micini uno a uno dalla scatola e li pose vicino al piatto, dove cominciarono immediatamente a lappare il latte ronfando di soddisfazione.
"Che belli che sono!" esclamò il signor Neuro e si mise a osservarli mentre il suo viso, di solito serio e triste, s’illuminava di un sorriso raggiante e una lacrima (da quanto non piangeva!) scendeva piano piano sulla sua guancia ben rasata. La lacrima scendeva e fuori cominciò a scendere, lentamente, anche la neve. Dalla finestra della cucina, quella che si affacciava sul viale illuminato da lunghe file di lamponi, poteva vedere, sotto i coni di luce bluastra che squarciavano il buio, mille fiocchi di neve danzare dolcemente nell’aria, prima di appoggiarsi a terra. E la strada, gli alberi, i tetti, si vestirono di morbida e fredda panna . Allora Il nostro caro signor Neuro (ma ora non mi pare più adatto questo nome, lo chiamiamo....signor Nero?) e quindi il nostro caro Nero, ricordò Natali bellissimi di un tempo lontano e, lentamente, cominciò a diventare anche lui dolce, allegro come quella neve che tutta bianca se ne scendeva giù dal cielo, quasi a coprire il grigiore delle cose, a ridar loro il candore. Era come tornare all’infanzia.
Il nostro signor Nero sorrise ancora di più, poi diede voce alla gioia che gli stava scaldando il cuore e rise prima appena un poco, poi più forte, infine scoppiò in una risata fragorosa e irrefrenabile che non riusciva a trattenere, accompagnata dal miagolio tenerissimo dei cinque bellissimi micetti, forse un tantino allarmati dal rumore di quella risatona!
Fine? No, inizio di un bel Natale!
I cinque micetti sgranarono tanto d'occhi, sia per la forte risata del signor Nero sia perché lo videro precipitarsi nel guardaroba a rovistare come un forsennato tra i suoi vestiti. Dopo un poco tornò portando tra le mani una sorta di pigiamone rosso bordato di bianco e un paio di stivaloni neri. Si spogliò dei vestiti scuri e tristi che indossava abitualmente e si mise quello strano abbigliamento. Si guardò allo specchio del comò e si compiacque dell'aspetto rubicondo e allegro che quello strano vestito gli donava. Mancava ancora qualche particolare ma sarebbe stato pronto per quello che intendeva fare nella notte del 24 dicembre., dopo anni e anni di grigi Natali.
Soddisfatto, si spogliò del pigiama rosso e infilò la sua calda vestaglia di flanella scozzese che portava abitualmente per casa. Prese poi, dal cassetto più remoto del comò, un bel nastro rosso, di quelli che servono per incartare i regali di Natale e ne tagliò cinque strisce. Su ognuna scrisse il nome che aveva deciso di dare ai micini: per le due femminucce scrisse Cometa e Ballerina mentre per i tre maschietti scelse Fulmine, Saltarello e Cupido come le renne della slitta di Babbo Natale. Soddisfatto e sempre sorridente se ne andò a dormire non senza aver provveduto a rimboccare la coperta ai cinque gattini che si accoccolarono beati nel calduccio e si addormentarono subito.
Intanto continuava a nevicare senza sosta.
In quel paese si conoscevano un po’ tutti e ognuno sapeva le difficoltà e i problemi dei propri compaesani. Tutti sembravano dispiacersi se le cose andavano male a questo e a quello, ma in realtà nessuno faceva niente per l'altro e quando era festa, chi non aveva problemi mangiava, brindava e si scambiava regali, scordandosi tranquillamente di coloro che stavano peggio.
A questo punto dovete sapere che Il signor Nero aveva il cuore buono, ma buono davvero. Si era intristito di anno in anno, vedendo l’indifferenza della gente, soprattutto di quelle persone che si riempiono la bocca dicendo: - uh! quanto mi dispiace sapere che…uh! Io non saprei fare del male a nessuno!...uh! Fossero tutti buoni come me!- Aveva finito per disgustarsi per tutta quella sdolcinatezza senza fondamento e senza azioni buone, infine aveva dedotto che il genere umano non era capace di provare amore vero. Era diventato sempre più triste, taciturno, introverso e aveva deciso di imparare a fare così anche lui, per non rimanere l’unico “ diverso”. Il pessimismo lo invase e l'umore nero permeò tutte le sue giornate, specialmente quelle delle feste.
La neve scendeva dietro i vetri, i micini ronfavano al calduccio che era un piacere ascoltarli e il sorriso del signor Nero era sempre più largo, non lasciava più la sua faccia che andava colorandosi di rosa lì, sulle guanciotte un po’ paffutelle, ma da quando era diventato così cicciottello? Il signor Nero non ricordava di essere così!
Certo è che la nostra storia che è iniziata un po’ grigetta e pure nerotta, si va colorando di bianco, di rosa e dii rosso! EH sì, il rosso del Natale!
Disegno di Milvia Di Michele
I pensieri e i progetti del signor Nero (e il nome comincia ad essere di nuovo poco adatto, ma ci adatteremo noi lettori) erano ormai tutti rivolti a far diventare quel Natale un giorno davvero speciale, perché aveva compreso che far felici gli altri equivaleva a far felice se stesso.
Dopo tanti anni vissuti nel buio più totale, nell'assuefazione alla solitudine e all'indifferenza per gli altri, ora si era risvegliato in lui il desiderio di condividere quante più cose possibili, tutte quelle alle quali aveva rinunciato da troppo tempo ormai. Era finalmente giunta la sua occasione per ricominciare a vivere! Senz'altro quei teneri frugoletti pelosi avevano contribuito alla sua rinascita, egli ora era felice, sì felice come..... come una Pasqua! Ma era Natale, un bianco Natale suggestivo ed emozionante come il paesaggio che poteva ammirare dalle sue finestre, la cui visione lo commosse ed alcune lacrime bagnarono ancora una volta le sue gote. Le vie del paese brulicavano di gente che, incantata di fronte alle vetrine addobbate di luci colorate e fili d'argento e d'oro, si affrettava per gli ultimi acquisti, prima della grande festa.
Il signor Nero ripensò ai vecchi amici, non più frequentati per sua scelta, che tante volte lo avevano invitato al cenone della vigilia, sapendolo solo e ogni volta lui aveva rifiutato con una scusa o col primo pretesto che gli era venuto in mente. Ah, quante occasioni perdute! Ma era giunto il momento per recuperare il tempo perso.
Si vestì in fretta e furia e, dopo una frugale colazione per lui, ma abbondante per i cinque gattini che miagolavano furiosamente dalla fame, uscì di casa e si diresse a passi decisi verso la sua Banca.
Il direttore, vedendolo entrare, si stupì non poco, visto che il signor Nero, di solito così preciso, si recava in banca solo una volta al mese per prelevare lo stretto necessario per arrivare a fine mese o quando doveva riscuotere gli interessi sui suoi investimenti.
Prelevò una forte somma dal suo conto e augurando Buon Natale a tutti i presenti e uscì nella strada innevata. Per iniziare i suoi acquisti scelse la pasticceria più famosa della città dove comprò ogni ben di Dio per farne dono, per il cenone della vigilia, a quei suoi amici che lo avevano invitato gli anni passati e che lui non aveva mai accettato.
Si recò poi in un grande magazzino dove comprò cibo per gatti, per cani e molti giochini per gli stessi animali e con le braccia piene di pacchi e pacchetti li portò al canile. Andò quindi in un centro sociale che si occupava di anziani e bambini abbandonati, lasciò un congruo assegno in donazione e si rese disponibile per aiutare nei suoi momenti liberi.
Rientrando a casa esaminò con cura l'elenco dei bisognosi che si era fatto dare all'associazione e preparò un itinerario per il suo nuovo lavoro notturno.
Lo spirito del Natale aveva preso vita... perché" far felice gli altri, significa far felici noi stessi" Questo era il pensiero che si ripeteva in testa il signor Nero.
E si rivedeva piccino, non che ora fosse altissimo, ma piccino d’anni e con poche amarezze da ricordare, piccino, con il nasino in su, lo sguardo in su, i piedini in su, verso i volti di mamma e papà. Piangeva perché non voleva regalare la sua palla a Nicolino che non ne aveva mai avute: lui ne possedeva ben cinque. Allora papà insistette che gliela donasse e mamma aggiunse: “Far felici gli altri, significa far felici noi stessi”. Fu così che ebbe, in cambio della sua palla, un sorriso gioioso quanto una giornata di primavera e un amico sincero e generoso com’è difficile anche solo immaginare.
Nicolino! Ma che fine avrà fatto? Questi erano i pensieri che lo assillavano mentre compilava il suo itinerario scrupolosamente. Decise allora di cercare in Internet il suo vecchio amico Nicolino e dopo vari tentativi, con sorpresa e gioia, lo trovo su facebook., gli inviò un messaggio con richiesta d'amicizia e finalmente, spento il computer, si mise a letto felice sognando Nicolino, tutti quelli che aveva e avrebbe reso felice, i suoi nuovi amici gatti e il Bianco Natale.
Il mattino del 24 dicembre si alzò prestissimo, il primo pensiero fu per i gattini che già miagolavano dalla fame: Cometa, Ballerina, Fulmine, Saltarello e Cupido sembravano godere di ottima salute tanto che erano diventati già belli cicciottelli, con il pelo liscio liscio di un bel colore beige e con il musino più scuro, marrone. Diede loro una bella scodella di latte e un'altra piena dei croccantini che aveva acquistato il giorno prima. Accese il computer e si precipitò su facebook, Nicolino c'era e aveva risposto! Vide una sua foto e si accorse così di quanti anni erano passati, ma gli occhi erano sempre gli stessi, sorridenti e felici. Prese nota dell'indirizzo di Nicolino, non abitava molto lontano da lui. Le distanze sono incolmabili solo quando non si vuol cercare.
Felice si vestì e con la sua vecchia 500 rossa col tetto bianco affrontò la neve fresca per andare a trovare il suo amico. -Nicolino arrivo! -pensava tra sé e sé, con una grande voglia di scherzare, tanto che scherzava nella mente, da solo. Trovò la via in cui abitava il suo amico d’infanzia con grande difficoltà. Era una piccola traversa, nascosta in mezzo alla pinetina del suo paese, a due passi dal mare, così vicino che del mare si sentiva il rumore. Era strano vedere la piccola pineta imbiancata, anche se appena appena, come lo è il mio presepe quando lo infarino con il passino.
La casa era piccina, gli sembrò, con un po’ di fantasia quella che trovarono Hansel e Gretel in mezzo al bosco, tanto i colori somigliavano alla crema, al cioccolato, al marzapane, alle fragoline. C’era all’ingresso, sopra un bel portoncino, una campanella con la catena, si fece coraggio e scampanellò ben bene. Ma quale fu la sua sorpresa quando, ad aprire la porta, allegri più del suono della campanella, si affacciarono volti birichini di bimbi: ma quanti erano!
"Oh Oh Oh!" esclamò il signor Nero (iniziava già a parlare come Babbo Natale) "ma che bei bimbi che siete! Sono Nero, cerco il vostro papà Nicolino".
"Amico mio!" esclamò questi con voce gioiosa e tonante arrivando dalla cucina da dove proveniva un appetitoso profumo di arrosto. "Come stai? Che gioia rivederti Nero! Quanto tempo" e, abbracciandolo forte, lo spinse con finta rudezza verso la cucina: "Vieni ti presento mia moglie Margherita e questi sono tutti i miei bambini" poi aggiunse sottovoce: "Sai solo i due più grandi sono veramente miei, gli altri due e la femminuccia li abbiamo adottati da un orfanotrofio da quando Margherita non ha più potuto avere bambini dopo l'operazione."
Nero si commosse a quelle parole, al sorriso dei bambini e al caldo tepore di quella casa: tepore non di stufa ma dall'amore di cui era piena.
Fu un pranzo meraviglioso in allegria. Nero non ricordava da quanto tempo non mangiava così di gusto, né quanto fosse buono il cibo gustato in allegria. Alla fine, seduti in salotto su due comode poltrone vicino al camino che scoppiettava, mentre Margherita trafficava in cucina e preparava il caffè ed i bambini quieti finivano di allestire l'albero di Natale e il presepe, Nero disse a Nicolino: "Sai Nico, lo chiamava sempre cosi da bambino, ho trovato dei gattini in un cassonetto e li ho portati a casa mia dove vivo da solo. Ho scoperto così, accarezzando e accudendo quelle piccole creature, quanto tempo ho sprecato della mia vita, non sono riuscito ad avere una famiglia , degli affetti, una compagna e sopratutto dei bimbi. Quindi ho deciso che da questo Natale tutto deve cambiare! Basta con la solitudine, con l'egoismo, con l'avarizia. Voglio riscoprire quei valori che i nostri genitori ci hanno insegnato da piccoli e che io, egoisticamente, ho via via perduto nel corso degli anni. E voglio proprio cominciare da questa notte, la notte magica di Natale! Mi aiuteresti?
“ Non hai bisogno di chiederlo, amico mio. Per fortuna non è mai troppo tardi per cambiare, per comprendere, per amare. Sai cosa ti dico? Il nostro caro amico panciuto, riferendosi a Babbo Natale, avrà fin troppo da fare e sicuramente un aiuto non potrà che compiacerlo. In città ci sono molti posti dove ci accoglieranno con piacere.
“Di quali posti parli"? - chiese Neuro.
"Ospizi, orfanotrofi, ospedali...luoghi in cui spesso regna la stessa solitudine che hai provato tu in tutti. In questa notte nessuno dovrebbe rimanere solo, senza la gioia di aprire un regalo o gustare qualcosa di buono, come abbiamo fatto noi quest'oggi".
"Hai ragione, Nico. Su, che stiamo aspettando? Diamoci da fare e iniziamo subito con i preparativi. Per fortuna abbiamo tutto il pomeriggio a disposizione. Poi disse, rivolgendosi ai bambini " Ragazzi, immagino che abbiate tanti di quei giocattoli che i vostri genitori, parenti, ed amici vi hanno donato nel corso degli anni precedenti, molti dei quali sono finiti magari in uno scatolone, dimenticato in soffitta o nel ripostiglio. Che ne dite di "riesumarli" e confezionarli in tanti pacchi colorati. Potremmo tutti insieme far visita ai bimbi orfani o a quelli che sono costretti a trascorrere la festa più bella dell'anno in ospedale.
"Sììììì!!! Esclamarono eccitati i ragazzi! La più piccola esclamò: " Bimbi belli...io legalo "melle" buone buone, mmmmmm” ruotando l'indice sulla deliziosa guanciotta rosea. Il suo intervento scatenò l'ilarità generale e tutti furono compiaciuti che anche la piccola fosse generosa, di solito i bimbi in tenera età non capiscono il valore della beneficenza e raramente sono disposti a "mollare" i loro giochini o le caramelle.
"Bene" - disse Nico battendo le mani a mo' di sprone - " al lavoro dunque! Io andrò a perlustrare la soffitta, voi ragazzi nel ripostiglio, tu Neuro procurati un costume da Babbo Natale e tu Margherita ti occuperai della preparazione dei dolci e, aggiunse con tono scherzoso, se questa iniziativa avrà il successo che spero preparati a fare la Befana ah ah ah!
Margherita dapprima fulminò il marito con lo sguardo, poi scoppiò a ridere e cominciò subito a impastare, farina, uova, lievito, zucchero. . . . .Nero si commosse (ma quante volte in poche ore!) davanti ai suoi amici e si congedò per andare a comprare quanto necessario per finire il suo travestimento da Babbo Natale.
Comprò la barba bianca e fluente, una parrucca piena di ricci, del cerone da scena per farsi le gote rosse rosse e un paio di guanti bianchi. Dopo di che tornò a casa dove lo stava aspettando una sorpresa meravigliosa: i 5 gattini, anzi i tre gattini e le due micine si erano trasformati in 5 splendidi Elfi! Erano gli aiutanti di Babbo Natale venuti da lui per fargli passare il più bel Natale della sua vita. Anche loro stavano finendo di preparare una montagna di pacchi dono multicolori, pieni di fiocchi e losanghe. Nero non riusciva più a credere ai suoi occhi!
Erano stati tutti, ognuno a suo modo, pieni di entusiasmo e di efficienza. I pacchetti erano pronti in bell'ordine, l'albero di Natale brillava con le sue piccole lucine intermittenti e le palle decorate d'oro e d'argento, dalla cucina arrivavano odorini molto, ma molto invitati.
Ora bisognava che il signor Nero e Nico si vestissero da Babbi Natale... e lo fecero, oh se lo fecero! Che ridere quando apparvero insieme, dopo aver fatto attendere tutti per stupirli con la loro sorpresa! Sembravano Stanlio e Olio vestiti da Babbo Natale: IL signor Nero piccoletto e delicato, Nico un vero pancione allegrone.
Infine, ridendo la comitiva partì per la sua missione gioiosa, c’erano tutti: il signor Nero, il buon Nico, la signora Margherita con i suoi dolci, i bimbetti festosi e, dentro una scatolina rossa :Cometa, Ballerina, Fulmine, Saltarello e Cupido.
Mentre riempivano la macchina, anzi, le macchine ( capirete bene che ci volle pure la macchina di Nico per tutta quella gente e quei regali) il signor ex Neuro ora Babbo Natale, udì un tizio con il cappello grigio, il cappotto grigio,le scarpe grigie, lagnarsi tra sé e sé, dicendo: “ecco ci risiamo di nuovo Natale!” Il neo Babbo Natale lo chiamò dicendogli: “ ehi tu, vestito di grigio! Vieni qui! Ci sono cinque gattini magici che devi proprio vedere!
- Oh Babbo Natale, cosa avranno mai di speciale i tuoi gattini?- Rispose scocciato l'uomo.
E Babbo Natale ridendo: eran dentro un cassonetto, magico s’intende!
Il "Grigio"andò a guardare e rimase contagiato da quel gruppo così entusiasta, che sprizzava allegria da tutti i pori . Il suo abbigliamento cambiò all'istante, il freddo ed anonimo grigio fu sostituito dal rosso, dal verde, dall'azzurro. Ancora una volta la magia del Natale aveva funzionato a dovere.
Erano pronti, uno sguardo d'intesa, un cenno d'assenso e...VIA! Alle loro auto si unì un corteo di macchine stracariche di persone e pacchi regalo che cominciò a percorrere le vie del paese per richiamare quanta più gente potesse; dai finestrini aperti si diffondevano canti natalizi intonati da grandi e piccini. Che meraviglia! La magica atmosfera che precedeva il Natale si era ancora una volta innescata ed aveva coinvolto tutti, anche quelli meno motivati.E allora...BUON NATALE! BUON NATALE A TUTTI!
Milvia Di Michele-Stefania Galleschi-De Gaetano Francesco-Lalla Tosi- Daniela Bonifazi

Il Sig Nero disegno di Milvia Di Michele

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