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-Eccolo
qui!- esclamò Elisa , porgendo a sua figlia un bel quadernone dalla copertina
coloratissima, che rappresentava una leggera e bellissima donna-farfalla.
-Questo
è il quaderno, te lo affido, ma tienilo con cura e sappi che poi lo rivoglio
indietro!-
Marisa
sorrise, affacciando dalle pieghe del lenzuolo e delle coperte, il bel faccino
rosso per la febbre; sapeva bene quanto sua mamma ci tenesse ed era contenta
che le dimostrasse il suo amore cedendoglielo, anche se temporaneamente.
-E'
questo? E' carino! Lo leggerò subito, sono molto curiosa, me ne hai parlato
tanto!..Mamma?...Ma in quanti ci avete scritto ?
- Sai
piccola mia che non ricordo? Chiunque poteva scriverci, bastava avesse un sogno
da confidare. Chiunque, anche chi non era proprio un amico strettissimo-
Elisa
si fermò un attimo, come a riflettere...
- Accogliere sogni è sempre bello! ...
guarda in fondo! Vedi? Abbiamo lasciato delle pagine bianche, sono una porta
aperta per chi volesse entrarvi e poggiarvi il suo sogno.-
Marisa
adorava quando la mamma le si mostrava in questa veste, sì l'adorava e
dimenticava la mamma che severa le ordinava: - Raccogli le tue cose, devi
essere responsabile della tua stanza, è importante che la curi!-
Ecco,
allora si stizziva, le pareva di essere troppo controllata, di essere privata
della sua libertà. Però ora stava male e la sua mamma si comportava come fosse
impastata di zucchero e miele.
-Grazie
mamma della tua fiducia, non lo stropiccerò, ha tanti anni ed è così ben
conservato...tu quanti anni avevi quando è stato scritto?-
-Più o
meno la tua età, figlia mia...sì, più o meno la tua età, ma mi pare ieri.-
-Qui
c'è scritto pure il tuo sogno?- chiese ancora.
- Sì...
e sarai stupita quando lo leggerai.-
Elisa
baciò sua figlia sulla fronte, anche per sentirle se la febbre aumentava e poi
disse...-Ora vado in cucina, ti preparo un brodino per oggi.-
Marisa
guardò la madre uscire; i suoi occhioni, anche se lucidi per la febbre,
esprimevano gioia e gratitudine per una così bella sorpresa.
Strinse
il quadernone contro il suo petto e sentì il cuore battere più forte, quasi
come se anch'esso avesse un cuore che batteva all’ unisono col suo... e le parve
di addormentarsi.
Sì,
forse andò così, perché vide la donna-farfalla della copertina staccarsi dal
quadernone e avvicinarsi al suo volto.
-Povera
piccola, sei bollente !- La figurina accarezzò sui capelli.
-Ma non
preoccuparti, ti accompagnerò in un posto bellissimo e, se vorrai, sarà il tuo
sogno-
Marisa
si scosse per un brivido di freddo e l’immagine svanì. La bambina sì sentiva
stanca e spossata, ma non voleva rinunciare a leggere i sogni di quel
quadernone tanto desiderato.
Iniziò
a sfogliarlo. Voleva leggere subito il sogno della mamma, ma si sentì
osservata. Di fianco a lei, sulla sua spalla destra, la donna-frafalla la
osservava con attenzione.
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-Così
non vale piccola- Disse con un sorriso malizioso. Inizia a leggere dalla prima
pagina, dal primo sogno-
-Ma tu
sei vera o sei una fantasia ?- Chiese Marisa ingenuamente.
-Dipende
da te, cara- Rispose dolcemente la figurina.
-Io
sono Marisa. Tu... tu come ti chiami ?-
- Io mi
chiamo...- E la figurina si fermò perplessa.
-Ora
che ci penso, non ho un nome; nessuno non me ne ha mai dato uno…Vorresti darmi
tu un nome ? Mi farebbe molto piacere, sai !- Rispose con entusiasmo la
donna-farfalla.
Marisa
ci pensò qualche secondo. Non era facile ragionare con quel febbrone, ma ciò
che stava vivendo era ai confini tra realtà e fantasia e la bambina si sentiva
eccitata ed emozionata.
Si
sollevò appoggiandosi meglio ai cuscini e chiuse gli occhi. La sua mente si
mise all’opera. Non doveva poi essere così difficile trovare un nome adatto a
quella creatura così piccola e bella, delicata e affascinante. La sua maestra
la elogiava spesso per la fervida fantasia che aveva e che le faceva inventare
racconti fantastici con i personaggi più singolari che si potessero immaginare.
Era davvero brava e sapeva trovare il nome giusto a ogni personaggio uscito
dalla sua fantasia.
Ora non
poteva deludere se stessa e la donna – farfalla, che aspettava. D’un tratto
Marisa riaprì gli occhi e sorrise, poi esclamò compiaciuta:
- Licena ! Ricordo
che un giorno ero nel giardino della mia scuola con i miei compagni ed abbiamo
visto una splendida farfalla posarsi su un fiore. La maestra ci disse che il
suo nome era Licena. Tu le assomigli molto, le tue ali sono belle come lo erano
le sue. Che ne pensi? Ti piace questo nome?
- Non
avrei saputo scegliere meglio, mia piccola amica. È un nome che sento già mio,
e ti ringrazio per avermelo dato. Ora direi che possiamo considerarci amiche tu
ed io, non credi? Se ti fa piacere ti aiuterò a sfogliare questo prezioso
quaderno e a leggere il primo sogno di cui si narra.-
La
bambina annuì e si accinse a riaprire il dono della sua mamma, ma questa volta
iniziò dalla prima pagina. La scrittura era ordinata, quasi artistica nella sua
perfezione, inchiostro blu e piccole decorazioni colorate ai lati.
Marisa iniziò a leggere: - Il vento mi scompiglia i
capelli e l’acqua del mare mi lambisce i piedi nudi sul bagnasciuga. Mi
inoltro, finchè il mio corpo è immerso totalmente nel mare azzurro. Mi lascio
andare e galleggio come una ninfea, osservando il cielo ed i gabbiani che
volteggiano sopra di me. All’improvviso divento una di loro e mi scopro a
volare in alto, sempre più in alto, e da lassù ogni cosa sembra piccolissima.
Mi avvicino al sole, ne percepisco il calore ed ho paura. Allora mi allontano e
mi tuffo in picchiata, e cado…cado senza controllo. Sto per toccare il suolo,
temo per la mia incolumità, ma infine mi ritrovo sdraiata su un prato pieno di
fiori meravigliosi dal profumo inebriante. Mi sveglio con quell’odore intenso
che ancora sollecita i mio olfatto. È giorno ed io sono qui, nel mio letto, e
vorrei volare ancora.
Sonia.
Marisa aveva appena letto un sogno di sua cugina, che era molto
più grande di lei. La bimba non aveva mai sognato niente del genere e provava
un po’ d’invidia:
-
Riuscirò mai a fare sogni così belli? Di solito ho incubi, specie quando ho la
febbre-.
- Ora riposa piccola, ti prometto che quando avrai letto tutti i sogni
che questo quaderno contiene, ti aiuterò a sognare qualcosa di talmente bello
che lo potrai scrivere anche tu. Dormi Marisa .–
...E la donna- farfalla, che
ora aveva un nome, tornò sulla copertina dicendo: -Tornerò da te ogni volta che
mi chiamerai!-
-
Portami con te bella Licena...portami ...con te a ... volare ...come Sonia...-
mormorò Marisa, mentre già era quasi entrata nel mondo dei sogni...
-Po...rta...mi...- e crollò!
Si
svegliò di soprassalto dopo quasi un'oretta, madida di sudore. Sconcertata.
Certamente aveva sognato, e forse il suo sogno non era stato nemmeno molto
bello, perchè si sentiva agitata e stanca, ma ...non lo ricordava! Niente...non
ricordava niente!
Indecisa
se disperarsi o rassegnarsi, con saggezza si arrese all'evidenza, si tirò sù,
aggiunse un altro cuscino dietro le spalle, prese il quaderno magico e iniziò
di nuovo a leggere, aspettando la mamma con la sua buona minestrina della quale
però non aveva nessuna voglia.
-Il mio
sogno è un segreto, lo affido a te caro quaderno e a coloro che ti regalano i
loro amati sogni.
Io ho
un amico che appare sempre dentro i miei sogni, è piccolo ma non è un bambino,
mi fa sempre tanto ridere, s'inventa giochi e fa mille magie.
Quando
sono triste io cerco sempre di andare a dormire, così lui viene e mi consola.
L'altra
notte mi ha portato in un posto bellissimo pieno di fiori e musica, poi mi ha
regalato un vestito bellissimo da ballerina e io ho danzato tutta la notte.
Quando
mi sono svegliata la gamba ha cominciato a farmi male di nuovo, e zoppicavo
come sempre. Però io sorridevo ancora, ricordando il mio ballo.
Stanotte
forse torna, ma non so se ballerò...magari andrò a sciare sulla neve, o a
pattinare sul ghiaccio... o semplicemente andrò a spasso senza barcollare
perchè le mie gambe avranno la stessa lunghezza.
Gina.
Marisa era già piuttosto depressa per quella febbre che non se
ne voleva proprio andare, ma il suo stato d’animo si fece ancora più triste
dopo aver letto in calce al racconto il nome Gina.
Si
trattava di un’amica di sua madre,ora adulta. Ma quando aveva scritto sul
quaderno il suo sogno era una bambina,proprio come lei. La vita era stata
crudele, gravandola di un doloroso fardello da portare: una malattia contratta
nella prima infanzia che pian piano le aveva inibito il normale uso di una
gamba. Gina aveva iniziato a zoppicare e imparare a convivere con il
dolore.
-Chissà
se ora che è adulta continua a fare lo stesso sogno? – si
chiese Marisa.
Calde lacrime cominciarono a bagnarle il viso e non ci fu
bisogno di chiamare Licena. La piccola donna – farfalla aveva percepito il suo
dolore e si materializzò di nuovo.
-Sei
triste?- le chiese con dolcezza.
-Sì
Licena, sono triste per la signora Gina, il suo sogno non è stato realizzato,
ancora oggi fa fatica a camminare-
- OH!
Cara, non devi esserlo...il suo sogno si è realizzato!-
-Ma
come?...Ti dico che zoppica!-
-Amor
mio ingenuo, non era quello, lei non lo sapeva quale fosse davvero il suo
sogno-
-Ma nel
quaderno c'è scritto così!-
- Sì,
nel quaderno tu leggi così, ma questo è un quaderno magico e sa comprendere
oltre le parole, legge dentro i cuori...dimmi...che lavoro fa Gina?-
-Mi
pare che sia una scrittrice, la mamma una volta mi portò a teatro a vedere uno
spettacolo, perchè la storia era stata scritta da lei, e mamma le è molto
amica-
-...ma
davvero? E che storia era?-
-...una
storia di una bimba che diventa...Una ballerina! Oh! Licena...credo di aver
capito sai!-
E
Licena scomparve smuovendo un po' l'aria intorno. Le pagine del libro si
aprirono, Marisa lo prese e lesse con bramosia...
Il mio sogno è imparare a nuotare, voglio diventare bravissimo,
riuscire a diventare un atleta che vince tutte le gare,pure quelle delle
Olimpiadi.
Ti prego quadernino mio aiutami, così Bertone non mi prenderà
più in giro dicendo che sono fragile e che un giorno o l'altro il vento mi
porterà via con sè! Io voglio vincere pure lui a nuoto.
P. S.
caro quaderno, Bertone è mio fratello gemello, sì, è proprio mio gemello, ma
lui è grande e grosso e io piccoletto e magro magro.
Giovannino
Marisa lesse e...- Licena! - Chiamò di nuovo a voce alta...- ma questo non è un sogno!-
La voce
della paziente Licena le arrivò subito, non appena si materializzò il suo
corpo..
-Nooo?...
Cos'è allora?-
-E' un
desiderio!-
Nella
stanza riecheggiò la risata argentina della donna-farfalla..
-Già....i sogni son desideri....-
La
conosci, vero? Te la canta sempre la mamma...già...la mamma!-
E la
mamma, come per un richiamo magico, entrò nella stanza con in mano una scodella
di minestrina, un cucchiaio ed un tovagliolo.
Marisa
non seppe nascondere la sua sorpresa nel vederla e quando il suo sguardo tornò
al libro, Licena non c’era già più.
-Si
sarà nascosta perché le fate non si mostrano agli adulti, ma solo ai bambini-
Pensò tra sé e sé.
-Prima
riposavi e non ti ho voluta disturbare. Vedo che hai già iniziato a leggere
tesoro – disse la mamma con un sorriso.
-Ora,
però, mangia qualcosa- Le porse la scodella, sistemò il tovagliolo e le diede
un altro bacio sulla fronte.
Marisa
ubbidì, più per far contenta la mamma che altro, ma solo per qualche
cucchiaiata.
Madre e
figlia si fecero compagnia ancora per qualche minuto, silenziosamente, poi
Marisa si riaddormentò.
Il suo
sonno fu profondo ma disturbato; profondo come le immagini che scorrevano
dentro di lei; profondo come quando si cade in un burrone senza fine: così si
sentiva la bambina. Si percepiva nel vuoto con lo sguardo rivolto verso l’alto,
ma nel vuoto e nel buio. Le sue tempie battevano, il suo cuoricino batteva e
rumori sordi alimentavano lo stato di malessere e insicurezza che
l’avvolgevano. Era stanca e spossata, incapace di reagire a quella infinita
discesa che, pure, la intimoriva. Si lasciava cadere, senza difese e senza più
desideri o volontà.
Una
mano l’afferrò.
-Licena
!- Esclamò.
-Non
temere piccola, ci sono io, qua, con te: è solo un brutto sogno- Rispose la
figurina.
-Ma io
volevo fare un bel sogno !- Singhiozzò la bambina.
-I
sogni non dipendono dalla nostra volontà. I sogni rappresentano ciò che siamo,
ciò che stiamo vivendo; sono i nostri desideri e sono agganciati alla nostra vita: per questo sono un
dono. Ora tu stai male, hai la febbre, ma se apri gli occhi…-
Improvvisamente
si svegliò con un salto sopra il letto. Era tutta sudata e tremava. Aveva
freddo.
La
mamma le era vicina..- E' andata via la febbre- le disse- effetto della
medicina, però tra pochi giorni sarai guarita davvero. Ora bisogna che ti
cambi, amore mio, sei tutta bagnata...vieni! Ho portati tutti i panni, li ho
scaldati vicino alla stufa-
E
Marisa si lasciò cambiare e mettere il borotalco che tanto le piaceva, si
sentiva debole e stanca..- mamma... non riesco nemmeno a tenere il quaderno in
mano - si lagnò...- mi leggi tu una paginetta?-
E la
mamma sorrise, si sedette sul lettino, accomodò la bimba tra le sue braccia e
iniziò a leggere..
(
Licena era dietro le sue spalle, Marisa non disse niente, sia per la grande
spossatezza, sia perchè immaginava che la vedesse soltanto lei).
Caro
quaderno stanotte ho sognato una bimba piccina piccina, forse appena nata, io
l'ho presa in braccio, era come aspettasse solo questo, si è addormentata e
pareva sorridesse nel sonno. Caro quaderno magico, io sento che prima o poi
incontrerò davvero quella bimba...o almeno, io l'amo così tanto che non potrò
fare a meno d'incontrarla di nuovo.
E la
mamma lesse piano il nome...
Elisa.
-Tu???-
si meravigliò la bimba rianimandosi.
-Io-
sorrise la mamma - e tu sei il mio sogno realizzato, la più bella magia
compiuta dal quaderno!-
Marisa
abbracciò la mamma, poi guardò alle sue spalle Licena, che le fece l'occhietto
.
Mamma
Elisa si sciolse delicatamente dall'abbraccio e, facendole una lunga e
dolcissima carezza disse:
- Ed ora il quaderno magico è tuo, aspetta il tuo sogno!-
Licena
volò ad ali aperte tuffandosi nella copertina del quaderno.