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Eppur si muove!

Carolina non aveva memoria della sua infanzia, né delle persone che ne avevano fatto parte. La sua vita ebbe inizio dal momento in cui Davide e Chiara la accolsero nella loro casa. Genitori adottivi, le fu subito rivelato; nessun inganno, nessuna storiella inventata per evitarle possibili traumi emotivi. Fu subito sommersa da un amore infinito e tanto bastava.
Amor di mamma
Sei anni, primo giorno di scuola, quella vera come disse la sua mamma. Basta con i giochi, i disegnini e il grembiulino rosa a quadretti.
La piccola Carolina

Ora la questione si faceva seria. Carolina avrebbe iniziato il suo percorso per le vie dell’istruzione e della cultura.
Via della cultura N° 10

- Sei emozionata tesoro? – le chiese la mamma chinandosi per aggiustarle il colletto del grembiulino bianco. La bimba fece un cenno di diniego col capo, gli occhi neri e lucenti fissi in quelli di Chiara. Era sempre stata di pochissime parole, Carolina, eppure riusciva a comunicare i suoi sentimenti e le emozioni in modo efficace.
- Bene, andiamo a conoscere le tue maestre ed i compagni allora.
I ricordi di quel primo giorno di scuola non abbandonarono mai Carolina, né quelli che seguirono.
Disegnare che bello!

Fu un periodo davvero unico per la bambina, pieno di incontri, di scoperte, di mille piccole esperienze di cui non era ancora in grado di intuire l'importanza, ma che percepiva come parte della sua crescita affettiva e caratteriale.
Una scuola a colori
Per lei tutto rappresentava colore e fu in particolare un colore che sollecitò la sua fantasia, il suo istinto innato verso la bellezza, per quanto soggettiva essa sia, dal riflesso magico e molto vicino ai toni del sole; il suo nome era Raffaele, e furono i suoi capelli color oro, che le richiamavano alla mente immense distese di grano maturo, riccioli magnetici che catturarono la sua attenzione di bambina.
Raffaele
Raffaele era un ragazzino davvero dolce, e la sua chioma, sbarazzina e dorata, contribuiva ad aumentarne l'innata simpatia che manifestava, incredibile eppur vero, anche con i suoi lunghi silenzi. La sua timidezza era compensata da quel linguaggio emozionale che i riccioli biondi regalavano. - Che meraviglia! – sussurrò a se stessa Carolina la prima volta che lo vide. Fu quella meravigliosa sensazione che la portò ad un approccio con quel bambino, se pur non diretto. Da allora fu naturale come respirare per lei trovare un modo semplice, attraverso il quale avvicinarsi ad una parte del mondo, a quella parte che le sembrava, inconsciamente, un perfetto disegno della natura.
Il silenzio è d'oro

Durante l’anno scolastico, ogni giorno riusciva a vivere esperienze nuove e gratificanti. Ben presto si creò familiarità nel gruppo classe, specialmente con Raffaele, che sembrava condividere gli interessi di Carolina.
A scuola insieme...è bello!
Insieme trascorsero giorni indimenticabili, cementando un'amicizia che si fece sempre più salda negli anni che seguirono. Giunti alla quinta classe, la scelta dei genitori di far frequentare scuole diverse ai due ragazzi, fece temere loro di perdersi.
Raffaele tranquillizzò la sua amica: - Non penserai che un po' di distanza in più ci impedirà di vederci! Non ti libererai tanto facilmente di me Carolina, anzi, verrà il giorno in cui non ne potrai più della mia insistente amicizia.
- Mai verrà quel giorno Raf, ti starò incollata come un francobollo e sarai tu a volermi "spedire" il più lontano possibile per avere un po' di pace!
I veri amici non si dimenticano

Si guardarono e scoppiarono a ridere. Il futuro si prospettava ricco di promesse.
Amicizia è anche saper ridere insieme!

Carolina e Raf, come lei lo chiamava dolcemente, avevano sicuramente molti punti caratteriali in comune. Il primo era la loro propensione al silenzio che diventava discorso solo quando erano insieme, mentre l'altro, o meglio uno degli altri, era il grande desiderio di scoperta, di conoscenza, di una vita mai banale.
La conoscenza ci rende liberi
La loro giovinezza a volte non permetteva di approfondire questi passaggi, ma la forte sensibilità di cui entrambi erano dotati, diventava strumento di comprensione semplice e piacevole.
La loro unione diventava sempre più salda, tanto da indurli a desiderare di “perdersi”, quasi un mettere alla prova la loro amicizia. Ma si ritrovavano sempre, più uniti di prima. Il distacco dovuto al trasferimento di Carolina non fu traumatico. Le loro mete erano due cittadine differenti, non troppo distanti, ma loro erano due ragazzini, non ancora pronti per colmare le sia pur minime distanze. Tuttavia in quel momento la cosa non sembrava preoccuparli.
Fu un nuovo inizio per tutti e due: Carolina, fin da piccola aveva sviluppato interesse verso la natura, la botanica in particolare. Le sue mani sembravano "concime vivente". Il suo pollice era di un verde brillante e le piante, dal semplice basilico alla spinosa ma affascinante rosa, dal tronchetto della felicità alla frastagliata felce sembravano parlare il suo stesso linguaggio e ascoltarla perfino.
Più d'un pollice verde
Raffaele invece era amante degli animali, e gli animali amavano lui, tanto da permettergli di avvicinarsi a loro senza timore alcuno, anche le specie più timide o timorose del contatto umano. Questo lasciava che l'immaginazione compisse il suo volo. Un giorno, vedendolo abbracciare una capretta, Carolina gli aveva detto: - Mi piacerebbe essere quella capretta, per come la guardi.
Una deliziosa capretta

E quel ragazzo così speciale, così in sintonia con lei, la guardò intensamente e replicò: - Tu meriti di più! Colta di sorpresa per quella risposta così spontanea e significativa, Carolina avvertì per la prima volta qualcosa nel suo intimo che esulava dalla pur grande amicizia e si elevava ad un sentimento più forte, sconosciuto fino ad allora, ma così coinvolgente che per un attimo si sentì smarrita. Poi tutto tornò alla normalità e alla consueta familiarità che regolava i loro rapporti.
Le vacanze estive furono meravigliose quell’anno. Carolina e Raffaele avevano deciso di trascorrere insieme quanto più tempo possibile, quasi come mettere in banca i propri risparmi per poi goderne poco a poco nel futuro.
Risparmiare...ottima idea!
Ma i giorni passarono in fretta e settembre fece capolino un mattino, a ricordare che presto tutto sarebbe cambiato per i due giovani.
Si incontrarono al parco una domenica nuvolosa e grigia come il loro umore.
L'autunno si avvicina

L’indomani Carolina sarebbe partita con i suoi per raggiungere la nuova città e la nuova casa in cui avrebbe vissuto, lontano da Raffaele. Si sentiva smarrita e triste, ma non era tipo da lacrime. Nessuno mai l’aveva vista piangere, neanche da piccolina quando cadeva nel cortile della scuola durante la ricreazione o quando Matteo, il bullo della classe, la prendeva in giro e la spintonava. C’era qualcosa in quella bambina all’apparenza fragile che faceva invece intuire una forza interiore straordinaria.
La forza interiore è un dono inestimabile
Chiara e Davide la percepirono fin dal loro primo incontro e spesso si domandavano che tipo di infanzia avesse avuto la loro piccola, ma non era lecito indagare né consentito sapere.
L'inizio del nuovo anno scolastico non si fece attendere e con esso impegni extrascolastici quali sport e hobby. Una nuova stagione e la temperatura che si abbassava rapidamente. Le cittadine dove i ragazzi avrebbero trascorso autunno e inverno erano sì vicine ma il clima, molto spesso freddo e nevoso, non avrebbe permesso loro di incontrarsi facilmente.
Neve...neve!
Carolina pensò quindi ad un mezzo alternativo per mantenere i contatti col suo amico.
Cellulare...che invenzione!



Quel nuovo fiammante telefonino, che la mamma le aveva regalato avrebbe potuto, oltre che rasserenare i genitori quando lei era in giro, farle proseguire il rapporto con Raf, quel meraviglioso, divertente, intelligente, ma spesso "seduto sulle nuvole" amico, che la vita aveva posto sul suo cammino.
Raf tra fantasia e realtà
Carolina era soddisfatta e felice per quella soluzione ed era sicura che l’amico lo fosse altrettanto, lo “sentiva", ed aveva ragione; Raf, era sereno, sembrava pronto ad iniziare il lungo percorso invernale, ma era rimasto ancorato ai ricordi, trascorrendo i primi giorni dopo il distacco a guardare, quasi senza sosta, le centinaia di foto che aveva scattato alla sua vivacissima amichetta dal "moto perpetuo".
I ricordi sono preziosi
Eh sì, era forte la sua amica; lei gli aveva raccontato la storia della sua adozione e di come avesse reagito positivamente alla notizia e lui l'aveva ascoltata, come si ascolta una fiaba a lieto fine, con la fata che agita la bacchetta e fa la sua magia.
Abracadabra!
Che gran carattere aveva Carolina! Lui credeva di non essere all'altezza di tanta forza interiore, ma era certo che lei sarebbe stato il suo lieto fine, che gli avrebbe fornito i mezzi per essere anche lui "un po’ più alto", metaforicamente s’intende.
Cominciò per entrambi il nuovo percorso di studi. Carolina aveva scelto una sezione ad indirizzo musicale
La musica è l'armonia dell'anima
e Raffaele aveva optato senza indugi per l’informatica. I suoi genitori gli avevano promesso un computer a Natale se il suo profitto fosse risultato ottimo, nulla che le sue capacità non gli permettessero.
Informatica a tutto campo
Ovviamente anche il ragazzo aveva ottenuto un cellulare, senza troppe insistenze data la motivazione ritenuta più che valida dai suoi: mantenere i contatti con la sua amica del cuore ed essere in ogni momento “reperibile”. Gli adulti responsabili tendono ad essere fin troppo protettivi quando i loro cuccioli lasciano il nido, anche se temporaneamente.
Il tempo trascorreva senza posa, i due amici avevano preso l’abitudine di scambiarsi un breve SMS dopo il pranzo e poi full immersion nello studio.
SMS...in contatto!
Il passaggio dalla scuola primaria alla media è decisamente un salto notevole: un maggior numero di docenti alle cui esigenze e regole bisogna adattarsi, un sostanziale incremento di compiti a casa a cui adeguarsi rapidamente per non perdere terreno
Studiare...studiare...studiare!
e naturalmente l’inserimento in classi nuove. Per Raffaele la cosa fu più semplice, dato che solo alcuni compagni gli erano estranei, ma Carolina non conosceva proprio nessuno e all’inizio faticò ad integrarsi. Si gettò a capofitto nello studio e soprattutto coltivava la sua passione per la musica.
Musica che passione!

La professoressa era giovane e in gamba e le sue lezioni erano fantastiche. La donna aveva spiegato ai suoi allievi che avrebbero avuto tempo per decidere quale strumento scegliere. – Prima ascoltare, poi provare, infine scegliere e studiare. Esercizio! Questo è il segreto!
Raffaele si distinse subito e conquistò la stima dei professori. La sera, dopo cena, era il momento tanto atteso dai due ragazzi, quando finalmente potevano parlarsi. Quante cose da raccontare! Carolina imparò che al cellulare i silenzi non erano così eloquenti come uno scambio di sguardi e divenne loquace. Le loro voci si sovrapponevano a volte, e l’uno si profondeva in scuse nei confronti dell’altra e viceversa, anche solo per aver interrotto l’espressione di un pensiero o altro.
Ciao...come stai?

- Come va con i compagni Carolina? Promettimi di non isolarti. Tu vivevi nel mondo dei sogni quando ci siamo ritrovati nella stessa classe. Per fortuna mi hai permesso di entrare nel tuo universo.
L'universo della piccola Carol
- Amo la solitudine lo sai anche tu, ma non sono introversa. So gestire i
rapporti umani, se trovo qualcuno che mi interessi è ovvio.
- E l’hai trovato? – chiese subito Raf che nel suo intimo, e a contraddire
quanto aveva poc’anzi affermato, provò una fitta di gelosia a priori.
- Oh, beh…sai…
- Che fai, balbetti adesso?” – esclamò il ragazzo.
- Non prendermi in giro. No! La risposta è no! Credi sia facile trovare qualcuno con un po’ di sale in zucca? A dirla tutta, nella mia nuova classe la normalità non esiste. Sono tutti, maschi e femmine, un branco di “sballati” senza controllo.
- Povera te! Dai che Natale è vicino e finalmente avrai di nuovo a che fare con un genio come me. Eh eh!
Il Natale si avvicina

- Ehi, che ne è stato del mio dolcissimo amico, amante degli animali e sensibile al punto da commuoversi di fronte ad una cucciolata di cagnolini! Tu sei un clone emancipato, dì la verità!
Entrambi risero di cuore, ma nell’intimo si celava la tristezza della lontananza e il desiderio di rivedersi quanto prima.
La lontananza, come si sa, rafforza gli animi e, in buona parte, idealizza le persone a cui viene dedicato il pensiero, specialmente se così gradevole, come quello che compiaceva i due ragazzi.
Era davvero intenso quel pensarsi, quel parlarsi, quel desiderare, con un pizzico di gelosia fantasticamente umano, di rivedersi e risentirsi quasi in una forma di rapporto esclusivo.
Entrambi intuivano che fosse sbagliato non aprirsi agli altri, anche se in realtà era davvero difficile trovare, nel poco tempo che avevano oltre la scuola, lo studio e il coltivare i propri interessi, lo spazio da dedicare ad altro che non fosse il loro rapporto.
Colpo di scena una sera in cui Carolina telefonò a Raf.
Ehi! Ci sei?
La sua voce tradiva imbarazzo e confusione. Mille cose da dirgli, sensazioni da esprimere che sembravano andare oltre i pensieri dei giorni precedenti; quella sera si sentiva più donna, sapeva cosa dire, ma non come dirlo e se parlarne. Si fece coraggio infine: - Raf, ti prego di ascoltarmi senza interrompere, altrimenti non garantisco di riuscire a confidarti ciò che sento.

- D’accordo, sarò muto come un pesce, promesso! – replicò il ragazzo.
E Carolina continuò: - Ho capito una cosa importante, che desideravo assolutamente dirti. Consapevolmente lo stava coinvolgendo in una serie di sensazioni ed emozioni che il sottile ma elaborato istinto femminile possiede e a cui lei non poteva e non voleva dare un freno.
- Sai Raf, - continuò la giovane - quando ci rivedremo voglio parlati di una mia idea che spero condividerai. Credo, mio dolce amico del cuore, che noi, in qualche modo, dobbiamo “raccontarci”, esprimere le nostre emozioni più recondite, le nostre speranze, la nostra vita proiettata oltre il presente, qualcosa che renda unico il nostro rapporto. Insomma…quel che intendo dire è che io non sono una che si accontenta del poco. Voglio di più. Ecco…l’ho detto, ho finito!
Sogni e desideri

Carolina non si riconosceva. No, non poteva essere era lei, la timida e poco loquace Carolina che tutti, specialmente Raf, avevano imparato a conoscere.
Che imbarazzo!

Raffaele non aveva potuto altro se non ascoltare, bevendo ogni parola di quell’inconsueto approccio di Carolina che lo inebriava e sollecitava le sue speranze, fino ad allora sopite, tenute a bada per la paura che osare oltre i limiti dell’amicizia avrebbe potuto spezzare quel legame speciale che lo univa alla ragazza. Quando lei tacque, avvertì nel suo intimo l’impazienza di Carolina e forse anche un po’ di disagio per quella sincerità manifestata nonostante la natura schiva della sua amica.
- Ciao! Vediamo se riesco a procedere con ordine: sto bene, grazie. Sono felice che tu abbia capito una cosa importante. Non vedo l’ora di vederti per ascoltare la tua idea. Sono certo che mi piacerà e…sì, assolutamente d’accordo con te sulla proposta di “raccontarci”. Oh, ancora una cosa…il nostro rapporto è già unico, non te ne sei accorta?
- Davvero Raf? Ne sei convinto?
- Ti mentirei mai? Fidati, è così.
Nessuno dei due voleva continuare a parlare per non interrompere quella magia che aveva attraversato il tempo e lo spazio trasmettendo ai due interlocutori una sensazione elettrizzante, palpabile. Sarebbe bastato un lieve tocco fra i due a far scoccare scintille.
Elettrizzanti scintille
Si sentivano vicini pur essendo lontani. Quando si salutarono, un semplice ciao racchiudeva promesse e desideri che forse si sarebbero avverati in un futuro ormai prossimo.

L’anno scolastico volgeva al termine e il programmato incontro, a cui avrebbero fatto seguito molti giorni da trascorrere insieme, si avvicinava. Sia Carolina che Raffaele stavano annotando tutto quello che avrebbero voluto dirsi, inconsapevoli entrambi che lo stessero facendo in perfetta sintonia. Carolina, meticolosa nel suo promemoria delle idee, utilizzava pennarelli differenti, evidenziando con il rosso le cose che avrebbe voluto chiedere subito a Raf, senza fiato e forse ancor prima di salutarlo, tale era il desiderio di sentire la sua voce e le sue risposte;
con il verde, ciò che riguardava alcune conversazioni telefoniche non approfondite, con aspetti non risolti, oltre a piccole curiosità personali, mentre con il nero appuntava domande che quasi sicuramente non avrebbe mai posto, se non favorita da una particolare situazione o da un pizzico di momentanea follia.
Domande che attendono risposte
Raffaele invece utilizzava piccoli fogli numerati sopra i quali scriveva domande che mai aveva posto prima, e che gli avrebbero consentito di approfondire la loro conoscenza. L’ordine era stabilito con numeri progressivi, che tuttavia cambiavano posizione continuamente, seguendo il ritmo dell’incertezza che l’ansia gli creava. Le domande ormai non si contavano più, non sarebbero bastate tre settimane per porle tutte.
E ancora domande!

Passarono in fretta i giorni, il momento tanto atteso si avvicinava. I ragazzi parlavano al cellulare una sera, come erano soliti fare prima di abbandonarsi al sonno, quando ad un tratto si ammutolirono, realizzando che l’indomani si sarebbero finalmente incontrati di nuovo. Furono colti entrambi da quella tipica forma d’ansia mista ad eccitazione che precedeva un evento tanto desiderato, mescolandosi al piacevole “sapore” dell’attesa. - A domani! – si dissero salutandosi.
Ed ecco emergere la diversa forma caratteriale dei due ragazzi, tipicamente femminile quello di Carolina, naturalmente maschile quello di Raf. Lei, che si poteva definire ormai una signorina, desiderosa di “far colpo” anche fisicamente, oltre le parole, fu totalmente presa dalla frenesia di scegliere quel qualcosa di tale impatto visivo da indossare che le permettesse di raggiungere il suo scopo. Lui, al contrario, era maggiormente preoccupato dell’esordio verbale e continuava a ripetere davanti allo specchio le frasi che aveva preparato, cercando di evitare quell’imbarazzante rossore che gli compariva sul viso proprio in quelle occasioni per lui importanti, ma anche cariche di emozioni.
Ma Raffaele era più che determinato: - Questa è un’occasione da non perdere per capire e per capirci, non posso… non possiamo perderla! – si ripeteva ad alta voce. Ritrovata un po’ di sicurezza, anche lui si soffermò a pensare al suo abbigliamento per l’indomani, ma decise in fretta: jeans a vita bassa, felpa leggera blu con uno stupendo bassotto stampato sul retro e scarpe ginniche… il suo abbinamento preferito e che gli donava quel tocco di naturalezza e padronanza in più che gli sarebbe maledettamente servito.
Carolina impiegò più tempo per decidere cosa indossare. Gonna o pantaloni? Camicetta o maglia? Magari un vestito. Quante prove davanti allo specchio! Ma infine trovò l’abbigliamento ideale, consono al suo umore e alle sue aspettative.
Quella sera i due ragazzi faticarono ad addormentarsi, la mente occupata da mille pensieri. Poi il sonno li colse, foriero di chissà quali sogni.
Nel mondo dei sogni

Splendida giornata di sole, in quel giorno tanto atteso.
"Non potevo mancare, vi pare?"
Chiara e Davide avevano già caricato i bagagli quando Carolina scese. Una colazione veloce e finalmente la partenza. Dopo circa due ore parcheggiarono davanti alla casa affittata per tutto il mese di luglio. Avevano venduto la loro in seguito al trasferimento. Dopo la sistemazione decisero di pranzare in un piccolo ristorante vicino all’abitazione, così da poter rientrare subito dopo a riposarsi. Davide era piuttosto stanco per aver guidato così a lungo e Chiara voleva rilassarsi un po’, ma, come Carolina, anche i suoi erano impazienti di rivedere luoghi e volti familiari, e sarebbero usciti nel pomeriggio per una passeggiata in centro. Carolina invece non perse tempo e cominciò subito a prepararsi per il suo appuntamento con Raf.

Il ragazzo aveva raggiunto con ampio anticipo il luogo convenuto, una Libreria – Caffè in cui erano soliti passare alcuni pomeriggi, sorseggiando una bibita, facendo conversazione o studiando.
Una libreria - Caffè è sempre un'ottima scelta!
Ogni volta che sentiva il rumore della porta scorrevole che si apriva sobbalzava e avvertiva un colpo al cuore. Successe due, tre, cinque volte, ma la “sua” ragazza non era ancora apparsa. Decise allora di chiamarla al cellulare, per sapere il motivo del suo ritardo. Fu mentre cercava in rubrica il numero di Carolina che si sentì toccare la spalla.

Si volse, alzò il viso e vide davanti a sé una silhouette, ma i raggi del sole, oltrepassando la vetrina, gli rendevano praticamente impossibile distinguere nitidamente i tratti somatici della persona che era lì accanto.
- Lo sapevo! Pochi mesi lontani e hai già dimenticato come sono. Tutto ciò è assolutamente inaccettabile. – esclamò la voce familiare di Carolina, che aveva pronunciato quella battuta mettendo le mani sui fianchi, a significare l’almeno apparente disappunto.
- Ma dai! Sei proprio tu!
- Stavi forse aspettando un’altra ragazza? Non mi dire! Sei diventato un Dongiovanni da strapazzo!
Raf o Don Juan De Marco?

- Veramente stavo aspettando una ritardataria cronica, e cominciavo a dubitare che sarebbe venuta all’appuntamento. Ciao! Come stai? – ribattè Raf balzando in piedi e trascinando per la mano la povera Carolina, che rischiò di inciampare nello scaffale vicino, fuori dal locale. Quando furono alla luce del giorno, entrambi restarono senza parole. Era il momento di riscoprirsi, di cercare l’uno nel volto dell’altra gli inevitabili cambiamenti dovuti alla crescita.
In quel momento il silenzio sembrava ad entrambi il linguaggio più consono, poiché la vista, insieme a quel vellutato senso di “pelle”, già cercava ansiosamente nuovi appigli a cui aggrapparsi per comprendere cosa fosse rimasto del passato, in tutto quel nuovo che entrambi mostravano, e cosa fosse rimasto di quel passato che, apparentemente, non esisteva più.
Sembrò trascorrere un tempo lunghissimo, in realtà solo pochi secondi di piacevolissimo silenzio ed intrigante imbarazzo. La crescita di entrambi era palese e gradita a tutti e due.
Lui assunse una postura da adulto e gli venne quasi naturale poiché la sua mente iniziò, senza volerlo, a guidare il corpo verso un atteggiamento disinvolto e serio nel contempo, senza peraltro avergli fornito alcuna “dritta”; ora c’era spazio per la sua libertà espressiva che si aprì, accompagnata da un sorriso da “mimo consumato”, con un complimento:  - Carolina, mia amica dell’anima, ti guardo e sei… sei davvero come immaginavo tu dovessi essere; sembri dipinta da me, o meglio, dalle mie speranze. Ho l’impressione di essere entrato in un campo di grano al quale tu hai rubato i riflessi.
Fu allora che si accorse di un pacchetto nelle mani dell’amica. - Cos’è? Sembra un regalo. È per me? – Carolina annuì porgendoglielo.
Creatività femminile

Raffaele in quel momento si scoprì poeta e subito pensò che i grandi poeti si accorgevano di essere tali solo quando lo stimolo interiore che avvertivano risultava perfettamente in sintonia con i loro sogni, quelli che non ti aspetti accadano, quando riapri gli occhi al risveglio. Ma i suoi occhi erano ben aperti, e ciò che vedeva era reale, senza alcun dubbio. Nessuno dei due pensava più alla lista delle domande… pronte ora, solo per essere cestinate;
Oplà!
avevano completamente perduto il loro significato, sostituite dalle sensazioni che la virtualità tentava, ahimè, in questo strano mondo moderno, di scalfire. Ora era chiaro, Raffaele era attratto perdutamente da quella ragazza. La guardava come si osserva un cesto di frutta dal profumo invitante, pieno di colori e di quegli umori che solo la genuinità delle cose riesce a regalarti.
Colori e sapori invitanti
Tutto accadde in un attimo. Senza pensare o impostare un discorso, spontaneamente e di getto esclamò con enfasi: - Non sai quanto ho atteso questo istante! Ti ho percepita accanto a me ancor prima di vederti. “Leggo” nei tuoi occhi la felicità, e mi sento davvero emozionato. Scusa… ti sembro
fuori di me, lo so. Dammi un minuto e forse riacquisterò un po’ di razionalità. – Il ragazzo fece un profondo respiro, poi sorrise vedendo Carolina perplessa e forse anche un po’ divertita.

- Abbiamo avuto la stessa idea. La mia sorpresa eccola, è una parte di me che voglio condividere con te. C’è anche qualcosa che vorrei tu indossassi subito per favore.
- Mi hai portato anche tu una parte di te? - Seguirono pochi, dolcissimi istanti. Lei arrossì, e mentre tendeva le mani per prendere il “pensiero”, emozionata, esclamò: - Ne ero certa. Sapevo che mi avresti donato qualcosa di tuo. Vorresti dirmi cos’è? Sono davvero curiosa.
Il regalo di Raffaele

- Se ti svelo cosa c’è nel mio pacco rischio di rovinarti la sorpresa, e non vedo l‘ora di scoprire la tua reazione. Guardandoti negli occhi saprò se ho “fatto centro” oppure se ti avrò delusa.
- Beh, lo stesso vale per me. Dai vieni, non possiamo restare qui impalati e non voglio condividere con altri questo momento, quindi…seguimi. – aggiunse Carolina tirando letteralmente per un braccio il povero Raffaele che, preso alla sprovvista, rischiò seriamente di cadere sul selciato. Entrarono nel vicino parco, che a quell’ora era frequentato solo da pochi anziani, abitudinari e presi dalle loro conversazioni. I ragazzi sedettero sulla panchina più lontana e seminascosta da un’enorme quercia.
Panchina per due
Misero sulle ginocchia ciascuno il proprio pacchetto, le dita sul fiocco del nastrino. Uno sguardo d’intesa e…via! La frenesia li colse ed entrambi “martoriavano” i nastri che non volevano saperne di sciogliersi o rompersi. Ma la tenacia ebbe la meglio. Eccole lì, le due scatole. Solo un’ultima operazione, l’apertura del coperchio e finalmente la sorpresa.
Contemporaneamente i due ragazzi esclamarono: - Dai…no! Non ci posso credere!
Evidentemente erano proprio in perfetta sintonia e avevano avuto la stessa idea: un album di foto. Quello di Carolina da parte di Raf era avvolto in una t-shirt bianca con un cuore stilizzato sul davanti. Decisero di sfogliarli uno alla volta. - A te l’onore, Carol, comincia tu!
Accogliendo di buon grado l’invito la ragazza si trovò immersa in un mare di ricordi. Le foto erano in ordine cronologico, e ripercorrevano le tappe principali della loro amicizia.
Quanti ricordi!
Ed ecco Carolina alle prese con le sue amate piante all’epoca in cui aveva la passione per la botanica, i suoi momenti di solitudine espressi con atteggiamenti intensi e significativi, immagini legate all’ultima estate trascorsa insieme prima della separazione, quella maledetta domenica grigia e nuvolosa al parco per il commiato. Erano foto bellissime e mai regalo fu più gradito: un pezzo della sua vita passata era lì, davanti ai suoi occhi, così come il suo futuro, accanto a lei. Non sapendo resistere all’impulso Carolina gettò le braccia al collo di un Raffaele imbarazzato e piacevolmente coinvolto, lo baciò sulla guancia facendolo arrossire: - Grazie, grazie, grazie! È fantastico!
Ecco la felicità!
Ora tocca a te Raf; anche se mi hai rubato l’idea spero di riuscire a farti provare le stesse forti emozioni che tu hai donato a me.
Rubato l'idea? Si, è vero, forse inconsciamente lo aveva fatto, ma lei aveva rubato a lui qualcosa di molto più importante di una semplice idea, gli aveva rubato il pensiero, quello tiepido ma limpido di primo mattino, quello vorticoso, indomabile, ciarliero, avventuriero che i più, senza alcuna fantasia, chiamano amore.
Love
Raf intanto stava aprendo il suo album lentamente, dopo la frenesia iniziale che aveva distrutto la carta da regalo ed i fiocchetti, diventati lontani parenti di quella variopinta e accurata confezione che la sua Carolina aveva preparato.
"STUPENDO!" - fu la sua prima esclamazione, che cercava di dare un senso ed un colore a ciò che osservava. - Ma che grande idea quella di regalarmi un album di immagini simboliche che “mi raccontano”, secondo il tuo punto di vista. Sono davvero felice per questo pensiero così particolare che hai avuto.
Carolina aveva raccolto una serie interminabile di foto e immagini di oggetti che avevano fatto parte del vissuto di Raf, dei piccoli animali che lui amava, dei personaggi dei fumetti della sua infanzia, e sotto ogni foto una piccola didascalia o una parola che descrivevano, in modo conciso ma chiaro, chi fosse quel ragazzo che il destino le aveva fatto incontrare.
Raf si soffermò in particolare su due delle immagini: la foto di un orsetto che sembrava tenere il broncio, con sotto la didascalia “RAF IMBRONCIATO”
Raf imbronciato
e quella di Topolino, il famoso personaggio di Walt Disney, alle prese con una cuccia da costruire per Pluto, sotto la quale appariva “RAF INGEGNERE”.
Raf ingegnere

- Incredibile! Immagino quanta pazienza hai avuto e che attenzione ai dettagli! - le disse Raf - E tutto questo lo hai fatto per me! Che grande amica sei!
Le accarezzò i capelli, le sorrise e, pettinandole con le mani ogni capello ribelle che sembrava non volesse recedere dietro le sue orecchie, le si avvicinò ancora di più. Le baciò prima un lobo, poi gli occhi e, senza pensarci troppo, poggiò le sue labbra su quelle morbide di lei, che  non si ritrasse.
Magic moments!
Non era meravigliata e non incoraggiò il gesto.
Lo lasciava libero di pensare e di prendere iniziative. Cercava di capire il lato maschile di Raf e di comprendere anche la sua reazione di rimando a quell’approccio sentimentale. Intanto, pian piano, anche lei faceva esperienza con un mondo diverso dal suo e con se stessa. L’amico si rese conto che era la prima volta che si lasciavano andare a certe effusioni e si sentì un po’ a disagio.
Lei sciolse l'imbarazzo. Lo guardò, gli sorrise e disse: - Sono felicissima che ti sia piaciuta la mia idea; avevo un po’ di paura che il mio non fosse il modo giusto per suscitare la tua sensibilità. - Facendogli poi l’occhiolino, maliziosamente aggiunse: - Ma tu sei riuscito ad essere così convincente, nel tuo modo gradevole di ringraziarmi. Mi hai totalmente convinta e rapita.
- Rapita? Ottima idea! Ora ti rapisco davvero e ti condurrò in un posto segreto e solitario, che diventerà il nostro rifugio, al riparo dal Mondo e da chiunque ne faccia parte. Solo tu ed io, finalmente! Vieni, ho tante di quelle cose da raccontarti che ti verrà il mal d’orecchie!
-  Oh, splendida prospettiva, non c’è che dire. Dai, ti seguo e…non serve imbavagliarmi e legarmi. Collaborerò, te lo prometto. Questo è un rapimento…autorizzato!
I ragazzi si presero per mano e corsero attraverso le vie del paese, incuranti degli sguardi curiosi o divertiti della gente. Quando giunsero in periferia, le case erano più isolate e distanti l’una dall’altra, assumendo tutto l’aspetto delle tipiche villette di campagna. Prati, alberi, un sentiero sterrato e finalmente la meta che Raf aveva in mente: un capanno da pesca di proprietà del nonno, interamente costruito in legno e con una veranda minimale, un tavolo e due panchine.
Il capanno del nonno
La porta si apriva senza chiave, con la semplice rotazione della maniglia. Del resto non c’era nulla di valore all’interno e nessuno aveva mai violato quella piccola proprietà, simile a tante altre disseminate lungo il fiume che scorreva placido, discreto testimone di quell’incontro ricco di promesse ancora sconosciute ai ragazzi, ma di certo desiderate.
-  Non ero mai stata da queste parti Raf, è bellissimo!
-  Questo posto è magico, ed ha il potere di esaudire i desideri più reconditi e inconfessati anche a se stessi.
-  Vorresti dire che mi hai portata qui perché io ti sveli i miei desideri? Ma che ragazzo sfrontato! E cosa ti induce a credere che io lo farei? Dovresti conoscermi meglio di chiunque altro. Sai che sono molto riservata.
-  Ti rinfresco la memoria signorina: “Raf, quando ci vedremo voglio parlarti di una mia idea. Sai, penso che dovremmo raccontarci le nostre speranze, le sensazioni, la nostra vita proiettata verso il futuro, un futuro che renda unico il nostro rapporto…” – aggiunse il giovane cercando di imitare il tono di voce di Carolina, col risultato che il suo “falsetto” indusse in Carolina una risata immediata.
Raccontarsi!
-  Sono parole tue, ricordi?
- In effetti, sì, ma tu mi conosci. Non ho idea di come mi siano uscite dalla bocca. Non credo di riuscire ad aprirmi tanto, neanche con te.
- Sei una fifona, questa è la verità. – la schernì Raf.
Forse era vero. Carolina ricordò quanto imbarazzo aveva provato nel pronunciare quelle parole, ma ci credeva…in quel momento credeva davvero di riuscire ad esprimere tutto ciò che il cuore le dettava, ancora adesso, in quell’occasione del tutto propizia alle confidenze, alle rivelazioni. Non mancava nulla: privacy e tempo, tanto tempo a disposizione. “ E il coraggio? – pensò – Dove trovo il coraggio?”
D’un tratto si sentì quasi in trappola, guardava con aria smarrita da una parte e dall’altra, senza osare alzare lo sguardo verso Raf, che aspettava una sua reazione alla innocente provocazione di poco prima. - Ehi! – sussurrò il ragazzo quando si accorse del profondo disagio della sua compagna – Stavo scherzando. Guardami! Nessuno ti obbliga a fare o dire nulla che tu non voglia. Io ho molta pazienza e so aspettare, capito? So aspettare, non importa quanto tempo ci vorrà. Un giorno forse ti fiderai di me, e soprattutto di te stessa e solo allora ci “racconteremo.”
Carolina alzò la testa e fissò dritto negli occhi quel meraviglioso ragazzo che ormai faceva parte della sua vita,
Il momento del coraggio
una strana sensazione si impadronì di lei e la indusse ad agire: afferrò la mano di Raf e lo condusse fino ad una delle panchine, sotto il portico del capanno, sedendosi per prima e invitando lui con un cenno dell’altra mano a fare altrettanto. Ed eccoli lì, uno di fronte all’altra, vicinissimi. Carolina non aveva dimenticato quel bacio rubato, prima di essere “rapita”, a ringraziamento per il suo dono speciale a Raf. Ne sentiva ancora il calore e la delicatezza sulle labbra, aveva percepito chiaramente il suo significato e le ultime parole di lui le confermavano sentimento e desiderio di quel qualcosa di più, che lei stessa aveva espresso in quella imbarazzante telefonata. La paura svanì come per incanto e un fluire di parole forse tenute in serbo per una speciale occasione che lei sperava si sarebbe presentata prima o poi scaturì come sorgente dalla roccia. Appassionata, sincera, fiduciosa…ecco la nuova Carolina, quella che Raf aspettava da tanto tempo. Ecco il “di più”.
Oltre il reale!
Il ragazzo non replicò, non avrebbe lasciato svanire quella magia. Prese il volto della straordinaria creatura seduta accanto a lui tra le mani e con lo sguardo cercò consenso. Carolina annuì, semplicemente, e le loro labbra si unirono in un lungo bacio, tenero e appassionato al tempo stesso. Per un istante il tempo e il mondo sembrarono fermarsi. “Eppur si muove!” Avrebbe ribadito Galilei se fosse stato lì in quel momento.
"Eppur si muove!"
In effetti tutt’intorno la vita seguiva il suo corso. Solo i due giovani ne erano ignari ed estranei. Rimasero seduti, in silenzio, accarezzandosi i capelli, unendo le mani, guardandosi negli occhi. Non c’era bisogno di parole. Erano sempre riusciti a comunicare bene anche con lunghi silenzi. Ogni gesto era spontaneo, i loro pensieri quasi in sincrono. Quando il mondo tornò da loro si alzarono e si incamminarono sulla via del ritorno, il braccio di lui a cingere le spalle di lei.
Il mese di luglio li vide insieme ogni giorno, consolidare sempre più il loro rapporto, costruire un legame che sembrava destinato a durare per sempre.
Quando giunse per Carolina il momento della partenza la giornata estiva, luminosa e calda, ben diversa da quella uggiosa durante la quale si erano dovuti salutare la prima volta, sembrò ai ragazzi di buon auspicio. La distanza non avrebbe sminuito quel rapporto unico che si era instaurato tra loro e che significava futuro insieme.
E il tempo passò.
E il tempo passò...
In ogni fiaba che si rispetti c’è sempre un lieto fine, ma questa vicenda non è ancora conclusa.
- Ehi nonno, vieni a vedere quanti pesci! – gridò una vocina squillante – Vieni anche tu nonnina!
- Vi conviene andare mamma, o verrà lei a prendervi! – commentò divertito Gabriele, il figlio maggiore di Carolina e Raf.
Erano trascorsi ormai molti anni da quel giorno in cui due ragazzi innamorati si erano finalmente dichiarati su una panchina della veranda di un piccolo capanno da pesca, quello stesso in cui erano tornati ogni estate dopo il fidanzamento e il matrimonio. La piccola Chiara aveva gli occhi di sua nonna e lunghi capelli dorati.
Chiara
L’ultima nipotina, la più piccola, vezzeggiata e coccolata, colmata d’amore, quell’amore che Carolina e Raffaele avevano saputo trasmettere anche ai loro figli ed ai nipoti.
- Caro Galileo,è l’amore che muove il mondo! – direbbero due ragazzi innamorati che hanno saputo scoprire, attraverso la magia dei sentimenti, quel tenero “per sempre!”

Daniela Bonifazi - Umberto Flauto

Le immagini sono state reperite sul Web 



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