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IL QUADERNO DEI SOGNI di Daniela Bonifazi, Cecilia Bonazzi, Milvia di Michele

Immagine tratta dal web
-Eccolo qui!- esclamò Elisa , porgendo a sua figlia un bel quadernone dalla copertina coloratissima, che rappresentava una leggera e bellissima donna-farfalla.
-Questo è il quaderno, te lo affido, ma tienilo con cura e sappi che poi lo rivoglio indietro!-
Marisa sorrise, affacciando dalle pieghe del lenzuolo e delle coperte, il bel faccino rosso per la febbre; sapeva bene quanto sua mamma ci tenesse ed era contenta che le dimostrasse il suo amore cedendoglielo, anche se temporaneamente.
-E' questo? E' carino! Lo leggerò subito, sono molto curiosa, me ne hai parlato tanto!..Mamma?...Ma in quanti ci avete scritto ?
- Sai piccola mia che non ricordo? Chiunque poteva scriverci, bastava avesse un sogno da confidare. Chiunque, anche chi non era proprio un amico strettissimo-
Elisa si fermò un attimo, come a riflettere...
- Accogliere sogni è sempre bello! ... guarda in fondo! Vedi? Abbiamo lasciato delle pagine bianche, sono una porta aperta per chi volesse entrarvi e poggiarvi il suo sogno.-
Marisa adorava quando la mamma le si mostrava in questa veste, sì l'adorava e dimenticava la mamma che severa le ordinava: - Raccogli le tue cose, devi essere responsabile della tua stanza, è importante che la curi!-
Ecco, allora si stizziva, le pareva di essere troppo controllata, di essere privata della sua libertà. Però ora stava male e la sua mamma si comportava come fosse impastata di zucchero e miele.
-Grazie mamma della tua fiducia, non lo stropiccerò, ha tanti anni ed è così ben conservato...tu quanti anni avevi quando è stato scritto?-
-Più o meno la tua età, figlia mia...sì, più o meno la tua età, ma mi pare ieri.-
-Qui c'è scritto pure il tuo sogno?- chiese ancora.
- Sì... e sarai stupita quando lo leggerai.-
Elisa baciò sua figlia sulla fronte, anche per sentirle se la febbre aumentava e poi disse...-Ora vado in cucina, ti preparo un brodino per oggi.-
Marisa guardò la madre uscire; i suoi occhioni, anche se lucidi per la febbre, esprimevano gioia e gratitudine per una così bella sorpresa.
Strinse il quadernone contro il suo petto e sentì il cuore battere più forte, quasi come se anch'esso avesse un cuore che batteva all’ unisono col suo... e le parve di addormentarsi.
Sì, forse andò così, perché vide la donna-farfalla della copertina staccarsi dal quadernone e avvicinarsi al suo volto.
-Povera piccola, sei bollente !- La figurina accarezzò sui capelli.
-Ma non preoccuparti, ti accompagnerò in un posto bellissimo e, se vorrai, sarà il tuo sogno-
Marisa si scosse per un brivido di freddo e l’immagine svanì. La bambina sì sentiva stanca e spossata, ma non voleva rinunciare a leggere i sogni di quel quadernone tanto desiderato.
Iniziò a sfogliarlo. Voleva leggere subito il sogno della mamma, ma si sentì osservata. Di fianco a lei, sulla sua spalla destra, la donna-frafalla la osservava con attenzione.

Immagine tratta dal web
-Così non vale piccola- Disse con un sorriso malizioso. Inizia a leggere dalla prima pagina, dal primo sogno-
-Ma tu sei vera o sei una fantasia ?- Chiese Marisa ingenuamente.
-Dipende da te, cara- Rispose dolcemente la figurina.
-Io sono Marisa. Tu... tu come ti chiami ?-
- Io mi chiamo...- E la figurina si fermò perplessa.
-Ora che ci penso, non ho un nome; nessuno non me ne ha mai dato uno…Vorresti darmi tu un nome ? Mi farebbe molto piacere, sai !- Rispose con entusiasmo la donna-farfalla.
Marisa ci pensò qualche secondo. Non era facile ragionare con quel febbrone, ma ciò che stava vivendo era ai confini tra realtà e fantasia e la bambina si sentiva eccitata ed emozionata.
Si sollevò appoggiandosi meglio ai cuscini e chiuse gli occhi. La sua mente si mise all’opera. Non doveva poi essere così difficile trovare un nome adatto a quella creatura così piccola e bella, delicata e affascinante. La sua maestra la elogiava spesso per la fervida fantasia che aveva e che le faceva inventare racconti fantastici con i personaggi più singolari che si potessero immaginare. Era davvero brava e sapeva trovare il nome giusto a ogni personaggio uscito dalla sua fantasia.
Ora non poteva deludere se stessa e la donna – farfalla, che aspettava. D’un tratto Marisa riaprì gli occhi e sorrise, poi esclamò compiaciuta: 
- Licena ! Ricordo che un giorno ero nel giardino della mia scuola con i miei compagni ed abbiamo visto una splendida farfalla posarsi su un fiore. La maestra ci disse che il suo nome era Licena. Tu le assomigli molto, le tue ali sono belle come lo erano le sue. Che ne pensi? Ti piace questo nome?
- Non avrei saputo scegliere meglio, mia piccola amica. È un nome che sento già mio, e ti ringrazio per avermelo dato. Ora direi che possiamo considerarci amiche tu ed io, non credi? Se ti fa piacere ti aiuterò a sfogliare questo prezioso quaderno e a leggere il primo sogno di cui si narra.-
La bambina annuì e si accinse a riaprire il dono della sua mamma, ma questa volta iniziò dalla prima pagina. La scrittura era ordinata, quasi artistica nella sua perfezione, inchiostro blu e piccole decorazioni colorate ai lati.
 Marisa iniziò a leggere: - Il vento mi scompiglia i capelli e l’acqua del mare mi lambisce i piedi nudi sul bagnasciuga. Mi inoltro, finchè il mio corpo è immerso totalmente nel mare azzurro. Mi lascio andare e galleggio come una ninfea, osservando il cielo ed i gabbiani che volteggiano sopra di me. All’improvviso divento una di loro e mi scopro a volare in alto, sempre più in alto, e da lassù ogni cosa sembra piccolissima. Mi avvicino al sole, ne percepisco il calore ed ho paura. Allora mi allontano e mi tuffo in picchiata, e cado…cado senza controllo. Sto per toccare il suolo, temo per la mia incolumità, ma infine mi ritrovo sdraiata su un prato pieno di fiori meravigliosi dal profumo inebriante. Mi sveglio con quell’odore intenso che ancora sollecita i mio olfatto. È giorno ed io sono qui, nel mio letto, e vorrei volare ancora.
Sonia.
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Marisa aveva appena letto un sogno di sua cugina, che era molto più grande di lei. La bimba non aveva mai sognato niente del genere e provava un po’ d’invidia:
- Riuscirò mai a fare sogni così belli? Di solito ho incubi, specie quando ho la febbre-. 
- Ora riposa piccola, ti prometto che quando avrai letto tutti i sogni che questo quaderno contiene, ti aiuterò a sognare qualcosa di talmente bello che lo potrai scrivere anche tu. Dormi Marisa .– 
...E la donna- farfalla, che ora aveva un nome, tornò sulla copertina dicendo: -Tornerò da te ogni volta che mi chiamerai!-
- Portami con te bella Licena...portami ...con te a ... volare ...come Sonia...- mormorò Marisa, mentre già era quasi entrata nel mondo dei sogni... -Po...rta...mi...- e crollò!
Si svegliò di soprassalto dopo quasi un'oretta, madida di sudore. Sconcertata. Certamente aveva sognato, e forse il suo sogno non era stato nemmeno molto bello, perchè si sentiva agitata e stanca, ma ...non lo ricordava! Niente...non ricordava niente!
Indecisa se disperarsi o rassegnarsi, con saggezza si arrese all'evidenza, si tirò sù, aggiunse un altro cuscino dietro le spalle, prese il quaderno magico e iniziò di nuovo a leggere, aspettando la mamma con la sua buona minestrina della quale però non aveva nessuna voglia.
-Il mio sogno è un segreto, lo affido a te caro quaderno e a coloro che ti regalano i loro amati sogni.
Io ho un amico che appare sempre dentro i miei sogni, è piccolo ma non è un bambino, mi fa sempre tanto ridere, s'inventa giochi e fa mille magie.
Quando sono triste io cerco sempre di andare a dormire, così lui viene e mi consola.
L'altra notte mi ha portato in un posto bellissimo pieno di fiori e musica, poi mi ha regalato un vestito bellissimo da ballerina e io ho danzato tutta la notte.
Quando mi sono svegliata la gamba ha cominciato a farmi male di nuovo, e zoppicavo come sempre. Però io sorridevo ancora, ricordando il mio ballo.
Stanotte forse torna, ma non so se ballerò...magari andrò a sciare sulla neve, o a pattinare sul ghiaccio... o semplicemente andrò a spasso senza barcollare perchè le mie gambe avranno la stessa lunghezza.
Gina.
Marisa era già piuttosto depressa per quella febbre che non se ne voleva proprio andare, ma il suo stato d’animo si fece ancora più triste dopo aver letto in calce al racconto il nome Gina.
Si trattava di un’amica di sua madre,ora adulta. Ma quando aveva scritto sul quaderno il suo sogno era una bambina,proprio come lei. La vita era stata crudele, gravandola di un doloroso fardello da portare: una malattia contratta nella prima infanzia che pian piano le aveva inibito il normale uso di una gamba. Gina aveva iniziato a zoppicare e  imparare a convivere con il dolore.
-Chissà se ora che è adulta continua a fare lo stesso sogno? – si chiese Marisa. 
Calde lacrime cominciarono a bagnarle il viso e non ci fu bisogno di chiamare Licena. La piccola donna – farfalla aveva percepito il suo dolore e si materializzò di nuovo.
-Sei triste?- le chiese con dolcezza.
-Sì Licena, sono triste per la signora Gina, il suo sogno non è stato realizzato, ancora oggi fa fatica a camminare-
- OH! Cara, non devi esserlo...il suo sogno si è realizzato!-
-Ma come?...Ti dico che zoppica!-
-Amor mio ingenuo, non era quello, lei non lo sapeva quale fosse davvero il suo sogno-
-Ma nel quaderno c'è scritto così!-
- Sì, nel quaderno tu leggi così, ma questo è un quaderno magico e sa comprendere oltre le parole, legge dentro i cuori...dimmi...che lavoro fa Gina?-
-Mi pare che sia una scrittrice, la mamma una volta mi portò a teatro a vedere uno spettacolo, perchè la storia era stata scritta da lei, e mamma le è molto amica-
-...ma davvero? E che storia era?-
-...una storia di una bimba che diventa...Una ballerina! Oh! Licena...credo di aver capito sai!-
E Licena scomparve smuovendo un po' l'aria intorno. Le pagine del libro si aprirono, Marisa lo prese e lesse con bramosia...
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Il mio sogno è imparare a nuotare, voglio diventare bravissimo, riuscire a diventare un atleta che vince tutte le gare,pure quelle delle Olimpiadi.
Ti prego quadernino mio aiutami, così Bertone non mi prenderà più in giro dicendo che sono fragile e che un giorno o l'altro il vento mi porterà via con sè! Io voglio vincere pure lui a nuoto.
P. S. caro quaderno, Bertone è mio fratello gemello, sì, è proprio mio gemello, ma lui è grande e grosso e io piccoletto e magro magro.
Giovannino
Marisa lesse e...- Licena! - Chiamò di nuovo a voce alta...- ma questo non è un sogno!-
La voce della paziente Licena le arrivò subito, non appena si materializzò il suo corpo..
-Nooo?... Cos'è allora?-
-E' un desiderio!-
Nella stanza riecheggiò la risata argentina della donna-farfalla..
-Già....i sogni son desideri....-
La conosci, vero? Te la canta sempre la mamma...già...la mamma!-
E la mamma, come per un richiamo magico, entrò nella stanza con in mano una scodella di minestrina, un cucchiaio ed un tovagliolo.
Marisa non seppe nascondere la sua sorpresa nel vederla e quando il suo sguardo tornò al libro, Licena non c’era già più.
-Si sarà nascosta perché le fate non si mostrano agli adulti, ma solo ai bambini- Pensò tra sé e sé.
-Prima riposavi e non ti ho voluta disturbare. Vedo che hai già iniziato a leggere tesoro – disse la mamma con un sorriso.
-Ora, però, mangia qualcosa- Le porse la scodella, sistemò il tovagliolo e le diede un altro bacio sulla fronte.
Marisa ubbidì, più per far contenta la mamma che altro, ma solo per qualche cucchiaiata.
Madre e figlia si fecero compagnia ancora per qualche minuto, silenziosamente, poi Marisa si riaddormentò.
Il suo sonno fu profondo ma disturbato; profondo come le immagini che scorrevano dentro di lei; profondo come quando si cade in un burrone senza fine: così si sentiva la bambina. Si percepiva nel vuoto con lo sguardo rivolto verso l’alto, ma nel vuoto e nel buio. Le sue tempie battevano, il suo cuoricino batteva e rumori sordi alimentavano lo stato di malessere e insicurezza che l’avvolgevano. Era stanca e spossata, incapace di reagire a quella infinita discesa che, pure, la intimoriva. Si lasciava cadere, senza difese e senza più desideri o volontà.
Una mano l’afferrò.
-Licena !- Esclamò.
-Non temere piccola, ci sono io, qua, con te: è solo un brutto sogno- Rispose la figurina.
-Ma io volevo fare un bel sogno !- Singhiozzò la bambina.
-I sogni non dipendono dalla nostra volontà. I sogni rappresentano ciò che siamo, ciò che stiamo vivendo; sono i nostri desideri e sono agganciati alla nostra vita: per questo sono un dono. Ora tu stai male, hai la febbre, ma se apri gli occhi…-
Improvvisamente si svegliò con un salto sopra il letto. Era tutta sudata e tremava. Aveva freddo.
La mamma le era vicina..- E' andata via la febbre- le disse- effetto della medicina, però tra pochi giorni sarai guarita davvero. Ora bisogna che ti cambi, amore mio, sei tutta bagnata...vieni! Ho portati tutti i panni, li ho scaldati vicino alla stufa-
E Marisa si lasciò cambiare e mettere il borotalco che tanto le piaceva, si sentiva debole e stanca..- mamma... non riesco nemmeno a tenere il quaderno in mano - si lagnò...- mi leggi tu una paginetta?-
E la mamma sorrise, si sedette sul lettino, accomodò la bimba tra le sue braccia e iniziò a leggere..
( Licena era dietro le sue spalle, Marisa non disse niente, sia per la grande spossatezza, sia perchè immaginava che la vedesse soltanto lei).
 
Immagine tratta dal web
Caro quaderno stanotte ho sognato una bimba piccina piccina, forse appena nata, io l'ho presa in braccio, era come aspettasse solo questo, si è addormentata e pareva sorridesse nel sonno. Caro quaderno magico, io sento che prima o poi incontrerò davvero quella bimba...o almeno, io l'amo così tanto che non potrò fare a meno d'incontrarla di nuovo.
E la mamma lesse piano il nome...
Elisa.
-Tu???- si meravigliò la bimba rianimandosi.
-Io- sorrise la mamma - e tu sei il mio sogno realizzato, la più bella magia compiuta dal quaderno!-
Marisa abbracciò la mamma, poi guardò alle sue spalle Licena, che le fece l'occhietto .
Mamma Elisa si sciolse delicatamente dall'abbraccio e, facendole una lunga e dolcissima carezza disse:
- Ed ora il quaderno magico è tuo, aspetta il tuo sogno!-

Licena volò ad ali aperte tuffandosi  nella copertina del quaderno.

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