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Favola a più mani: "Il segreto di San Rossore"



Il segreto di San Rossore

Un tempo i re d'Italia vivevano gran parte dell'anno nella residenza estiva di San Rossore: caccia, pesca e amori erano gli svaghi preferiti. Da quando non c'è più la monarchia essa è divenuta la residenza presidenziale. Un luogo per chi ha buone narici, in cui si respira un'aria antica e magica.
Nella casetta adiacente al maneggio vive uno stalliere, che si occupa dei cavalli e in fondo al sentiero c’è la piccola dimora del giardiniere, un uomo oramai anziano, che narra di una ragazza bellissima e affascinante: capelli folti e neri come le more dei rovi lì intorno, pelle rosea come le pesche del frutteto dietro la Sterpaia, e profumata come pino silvestre. Egli sostiene che spesso, al calar del Sole, la vedeva apparire come dal nulla, passeggiare a piedi o cavalcando al galoppo, agitando la sua lunga e lucente coda di cavallo, ma nessun altro mai ha potuto confermare questa versione ed il vecchio giardiniere è considerato un visionario. Tuttavia, fin dai tempi della famiglia dei Medici, nel 400, si tramanda la leggenda di una splendida fanciulla dalla chioma nera che viveva in quella meravigliosa pineta e che, passeggiando tra la pineta stessa e la palude, soleva cantare con voce cristallina e soave una canzone meravigliosa che narrava di Fate, di Elfi che si nascondevano nelle pigne, di daini che scorrazzavano felici nel bosco e di un dromedario che era arrivato dal mare. Un dromedario, certo, avete ben compreso, che riusciva a lavorare senza problemi sul terreno sabbioso, e che aveva una storia particolare: proveniva dall'Africa e si diceva fosse appartenuto ad un bellissimo principe arabo, morto in una delle innumerevoli battaglie ai tempi delle Crociate. Affranto dalla perdita del suo padrone, il fedele compagno si era lasciato catturare nel 400 dai Crociati e trasportato a San Rossore, ove s’era così ben ambientato che non era invecchiato più. Tutti naturalmente si erano sempre domandati perchè il dromedario non invecchiasse e se fosse vero quello che si narrava riguardo ai girasoli. Infatti, la strada che porta all'ingresso del Parco Reale, è costeggiata da immensi e splendidi campi di girasoli.
La leggenda narra che solo chi fosse riuscito a carpire il sorriso di un girasole, uno e uno soltanto tra tanta vastità, avrebbe ricevuto il dono dell’eterna giovinezza, sconfiggendo la vecchiaia. Ma questo sarebbe dovuto avvenire in un giorno particolare dell'anno e soltanto in quel giorno. Si dice che il dromedario fosse giunto in quel luogo il giorno 25. Ma non era Natale, era un’assolata mattina di giugno, proprio quando il mirto, la pianta magica cara ai poeti, è in fiore e la brezza leggera che arriva dal mare spande il suo profumo per tutta la Sterpaia.
Molti studiosi di animali giungevano da ogni parte del mondo per scoprire la causa dell'immortalità del dromedario che essendo un essere vivente doveva per forza terminare il suo iter naturale con la morte, come ogni suo simile. All'Università di Pisa esiste un laboratorio apposito dove, da ormai moltissimi anni, si faceva ricerca solamente sull'immortalità del dromedario, la cui storia aveva fatto il giro del Mondo. Purtroppo questo maestoso animale era divenuto una cavia.
Gli scienziati non credevano assolutamente alla leggenda della data e dei girasoli e continuavano a studiarlo quotidianamente finchè, sfiduciati e delusi dai ripetuti insuccessi, decisero di ricondurlo nel Parco di San Rossore, rinunciando ai loro esperimenti. Ed eccoci quindi di nuovo alla nostra magica storia ed al fitto mistero che aleggiava attorno al dromedario ed alla leggenda del girasole. Da quando il grande animale che non invecchiava aveva lasciato la sua dimora ad opera degli scienziati, i visitatori del Parco si erano diradati, fino a cessare del tutto. Quel posto sembrava non avere più alcuna attrattiva, ma quando si seppe che il dromedario era tornato, il flusso ricominciò, sempre più numeroso. Per anni nessuno riuscì mai a trovare il girasole che, col suo magico sorriso, avrebbe donato l'eterna giovinezza a chi ne avesse compreso il significato. Nessuno però era a conoscenza che il girasole era tale in virtù d’un incantesimo, che solo l’amore avrebbe sciolto. Intanto la ricerca continuava, in molti avevano a lungo sperato nella fortuna e, praticamente ogni anno, nel bel mese di giugno, una moltitudine di persone entrava speranzosa nel Parco Reale, in cerca dell'unico esemplare che, tra tanti, avrebbe potuto svelare il segreto. Trascorsero anni, molti, e nessuno mai era riuscito nell'impresa; il dromedario era sempre lì, giovane e vigoroso, una vera sfida per chiunque. Un giorno accadde un fatto insolito: nel grande Parco entrò un giovane, bello e prestante, in tutto somigliante al padrone del dromedario, certo con altre vesti, completamente diverse da quelle indossate dall'aitante Principe morto in battaglia ai tempi delle Crociate, ma il volto...l'espressione...lo sguardo...oh sì, erano gli stessi. Il giovane rimase perplesso quando vide l'animale avvicinarglisi e chinarsi sulle zampe anteriori, quasi ad invitarlo a salire sulla sua groppa, il muso rivolto verso di lui e i grandi occhi quasi imploranti. Il ragazzo, temerario per natura, accettò la sfida e, incurante degli eventuali pericoli cui poteva incorrere fidandosi d'una bestia sconosciuta, salì in groppa al dromedario, che si alzò con calma ed eleganza ed iniziò ad incedere con aria maestosa quasi fosse un purosangue arabo, attraversò l’intero Parco fino a giungere davanti ad una grotta, il cui ingresso, celato per millenni tanto che nessuno ne conosceva l’esistenza, si aprì al bramito della bestia, che entrò mentre rovi spinosi e fitti si aprivano al suo passaggio per poi richiudersi immediatamente. All’interno della grotta, nel parco di S. Rossore soggiornava, all’oscuro di tutti, un vate, famoso in passato per le sue profezie. Molti si recavano al suo cospetto in cerca di verità nascoste e di risposte ad enigmi insolubili. Fu durante il suo passaggio accanto alla foce dell'Arno, che un dì si fermò, incantato davanti ad un girasole magnifico, diverso da tutti gli altri, un girasole che aveva la corolla rivolta verso un dromedario magnifico, illuminandolo come fosse un piccolo sole con le radici.
Il vate vide cose che altri non seppero vedere, capì la straordinaria magia del girasole e giurò di tenerla per sé; l’immortalità è sempre stata il sogno proibito di ogni essere umano ed il Saggio sapeva che il potere del girasole, se svelato, avrebbe scatenato la cupidigia e l’egoismo di uomini senza scrupoli e scatenato guerre e causato morti. Fu così che decise di sparire, nascondendosi nella grotta segreta. Tuttavia la storia sul girasole e sul dromedario che non invecchiava era ormai divenuta leggenda; parlava d'amore, di morte, di magia…ed affascinava il Mondo intero. Ma torniamo al nostro ardimentoso giovane che, in groppa al grande animale, procedeva senza paura alcuna all’interno della grotta, finchè la cavità più profonda della caverna fu illuminata, all'improvviso, da una luce calda e intensa e, seduto su di un tappeto di fili d'oro e d'argento apparve il Vate che, con voce profonda e rassicurante, disse al giovane: “ Finalmente sei arrivato, ti aspetto da tanto tempo! Avvicinati, ora il mio e il tuo destino potranno compiersi”.
Il giovane scese dal dromedario, che tranquillo si accovacciò sulle zampe in posizione di riposo, e si avvicinò al Vate con i bellissimi occhi pieni di meraviglia.
“Sono secoli che osservo tutti coloro che calpestano il suolo di questo magnifico bosco rapito dal canto di una splendida fanciulla dalla chioma nera e splendente ed ora… eccoti. Tu non lo sai, ma sei il prescelto”!
“Il prescelto? Io? Non capisco…prescelto per cosa”? – chiese smarrito il ragazzo.
“Abbi pazienza e te lo spiegherò. – proseguì il Vate – Come ti ho già detto, da centinaia d’anni vivo in questa grotta e, non visto, seguo il corso degli eventi e osservo…sì, osservo e ascolto. Non puoi immaginare quanta magia si celi in questo luogo; ogni pianta, cespuglio, fiore ha una sua storia da raccontare, ed ogni animale, piccolo o grande, conserva in sé dei ricordi più preziosi di ogni gioiello, la memoria di ciò che è stato e che potrà ancora essere, grazie a te. Anche tu di certo avrai sentito parlare della bellissima fanciulla dai capelli neri di cui ho fatto cenno poco fa”. “Ma è solo una leggenda, signore, nessuno mai l’ha vista, salvo quel pover’uomo del giardiniere, che tutti affermano essere un visionario”! Il Vate guardò il giovane intensamente e, alzandosi, lo invitò a fare altrettanto ed a seguirlo fino ad un largo recipiente colmo d’acqua limpida e ferma. Poi disse:” Tocca con entrambe le mani l’acqua, proprio al centro, e poi…guarda con attenzione”. Così il ragazzo fece, e quando toccò l’acqua, questa si tramutò in specchio quasi, mostrando ciò che era all’esterno della grotta, ma svelando strane e sconosciute creature, daini scattanti e una giovane che corrispondeva in tutto e per tutto alla giovane donna citata nell’antica leggenda; egli sentì distintamente anche il suo soave canto che si diffondeva tutt’intorno. Incredulo e affascinato, il giovane ammutolì per la grande emozione che gli riempiva il cuore nel sentire una voce così dolce e nel vedere tanta bellezza.
Non sapeva come, ma era consapevole che quella giovane l’attendeva da sempre e che lui l’aveva cercata tutta la vita: come era possibile che avesse questa certezza? OH! Le vie dell’Amore e del Destino possono essere molto misteriose, non importa conoscerle, l’importante è percorrerle!
“Vate! Indicami il modo per raggiungerla! – pregò il " prescelto", ormai perdutamente innamorato – Ti prego, aiutami, o non avrò più pace”!
Il vate accennò un sorriso e poi, alzandosi lentamente, indicando con l’indice la foresta intricata, disse: cerca la luce! Ma non una luce qualsiasi, quella che si nutre della terra, che è figlia del Sole, che segue come ombra disperata la sua fonte e poi, ogni notte, sconfitta e sola, china la sua testa e piange.
Vai! Cerca la luce nascosta tra tante false luci!
Il ragazzo, perplesso, lasciò il Saggio ed uscì dalla grotta, il cui accesso divenne di nuovo invisibile dopo il suo passaggio. "E' un enigma, non c'è dubbio! - pensò il giovane - Cercare una luce che si nutre della terra...figlia del Sole...e segue la sua fonte...ma sì, ho capito! E' il girasole che devo cercare, l'unico, magico girasole che al tramontar del Sole china il capo e piange. Oh, sì! E' il girasole! Sventurato me, da tempo immemorabile molti l'hanno cercato, invano. Come potrò io riuscire laddove tanti altri hanno fallito. Il mio resterà un sogno irrealizzabile. Mia dolce fanciulla, soave e bella oltre ogni immaginazione, possibile che io debba dirti addio ancor prima di conoscerti? Che triste sorte è la mia, non cercherò più l'amore, se non potrò avere quello che più desidero. La mia esistenza sarà triste e vuota"! Mentre egli pronunciava queste parole, con disperata enfasi, si udì distintamente una voce che proveniva da lontano, oltre la foresta, una voce suadente qual melodia:" Non arrenderti ti prego. Anch'io ti attendo da tanto, tanto tempo, ed ora che il nostro amore si è rivelato e ci svela promesse e una vita felice insieme, devi lottare amor mio. Segui il consiglio del Vate...vieni...cerca la luce"! Il giovane, che aveva ascoltato con emozione indicibile quella voce soave, quel richiamo d'amore...non esitò oltre. Con rinnovate energie s'incamminò verso la foresta, l'oltrepassò, camminò ancora e ancora, finchè giunse nei pressi del Parco Reale e vide le numerose piantagioni di girasoli, sterminate, miriadi di corolle rivolte al Sole. Erano tanti, troppi, ma la frustrazione e la sfiducia erano scomparse, lasciando posto alla determinazione. "Troverò il magico girasole, troverò la luce che mi condurrà a lei, lo giuro"! Il ragazzo era animato da una grande forza d'animo, ma è innegabile che l'attendeva una prova ben difficile. Da dove iniziare? Egli si concentrò, e pensava e passeggiava avanti e indietro, scuotendo la testa, finchè si fermò di scatto ed un sorriso illuminò il suo volto. "Ora so cosa devo fare”! Egli infatti capì: il dromedario lo aveva seguito, paziente e docile, aspettando che il giovane si rendesse conto che la soluzione del " grande enigma" era vicina, più vicina di quanto egli si aspettasse.
“Vieni, amico mio, portami alla fonte della tua immortalità”!
Con un agile balzo saltò in groppa e insieme andarono per sentieri e sentieri, che costeggiavano campi stracolmi di magnifici girasoli.
Era il tramonto e ormai chinavano la loro corolla verso terra: uno di loro piangeva, ma il suo pianto era dolcissimo, come un canto di ruscello, come il battito d'ali di una farfalla, come il richiamo d'amore di una sposa al suo amore lontano. Quel pianto era una scia musicale, che condusse il dromedario, sicuro e senza esitazione alcuna, alla sua origine: un girasole che, al contrario degli altri, i cui colori si affievolivano mentre il sole stava scomparendo, brillava di una luce intensa e così viva da offuscare lo sguardo. Il dromedario si piegò sulle zampe anteriori per far scendere il cavaliere che, avvicinandosi ammirato da tanta folgorante bellezza, cadde in ginocchio di fronte a quel figlio del Sole, ne carezzò la corolla, timidamente, emozionato. "Oh, ti prego - implorò - dimmi che sei tu la luce sto cercando, dammi un segno girasole, placa l'ansia che mi divora, svelami la via che possa condurmi al mio amore, o la mia vita non avrà più alcun senso"! - e così dicendo si rialzò e, con le lacrime agli occhi, si chinò a baciare i gialli petali della luminosa pianta, ed una lacrima cadde su di essa. All'istante una luce ancor più vivida, accecante perfino, si diffuse tutt'intorno ferendo la vista del giovane che fu costretto ad arretrare coprendosi gli occhi con entrambe le mani. Quando si scoprì il volto, il girasole era scomparso, e proprio nel punto dove prima la pianta sorgeva il ragazzo vide la fanciulla dai neri capelli, bellissima da togliere il fiato, che tendendogli le braccia gli disse con la sua voce soave:" Sei qui, amor mio! Non sai da quanti anni ti stavo aspettando. Finalmente hai udito il mio richiamo, hai trovato la luce e me, che ti amerò finchè avrò vita"!
“Non capisco amor mio, tu sei una creatura immortale, perché la tua vita dovrebbe avere fine”? – chiese sgomento il giovane.
“La mia immortalità era destinata a colui che mi avesse trovato, perciò ora essa è destinata a te”.
"Oh mia cara, dolce fanciulla che ha rapito i miei sensi e conquistato il mio amore, il mio cuore è tuo, ora e per sempre, ma esso non resisterebbe al dolore di perderti, un giorno"! - e così dicendo il giovane prese le mani della ragazza e le baciò, inginocchiandosi al suo cospetto, ma ella, ponendo la sua mano sulle labbra del giovane, lo invitò a tacere e ad alzarsi, poi a seguirla fino alla grotta dove il saggio Vate dimorava. Egli era all'esterno e non v'erano più rovi ad ostruire l'entrata. "Eccovi, dunque! Sapevo che avresti capito, che l'amore ti avrebbe guidato fino a colei che tanto bramavi. Avvicinatevi ed accogliete la mia benedizione. - disse il Vate ponendo le sue mani sul capo dei due giovani - Da oggi sarete sposi, uniti nel vincolo dell'amore che vi ha condotto l'uno all'altra, vivrete felici per tanto, tanto tempo, e dalla vostra unione nasceranno dei frutti, che perpetueranno la vostra stirpe e renderanno la vostra vita piena e appagata.
“Grande saggio, la mia felicità è oscurata dalla rivelazione della mia sposa: ella non godrà più dell’immortalità, avendola donata a me nell’istante in cui io l’ho liberata dall’incantesimo, ed io non potrei sopportare di dovere un giorno, sia pur lontano, rinunciare a lei. Ti prego, Vate, aiutaci”!
“E sia! Io ti libero dal tuo vincolo, se è ciò che desideri, ma dono a entrambi l'immortalità dell’armonia conquistata e del sentimento d'Amore che vince su ogni maleficio. Sono doni che vanno oltre la vita ed appartengono a tutti coloro che li meritano. Ora andate figli miei, è giunto il momento"! Il giovane chiese:" Dove, grande saggio, dove andremo"?
Ma fu la novella sposa a rispondere, mostrando al suo adorato consorte un cavallo bianco dalla folta criniera, fiero e focoso, che giunse al galoppo nitrendo e fermandosi di fronte ad essi. "Vieni amor mio, la nostra dimora ci attende. Non temere, il destriero conosce la strada"!
"Aspetta...vorrei ringraziare il dromedario che mi ha guidato fino a te, ma non lo vedo...dove sei amico mio"? - chiese il giovane.
"Non lo vedrai più - rispose la ragazza - esso ha assolto al suo compito ed ora finalmente potrà raggiungere il suo amato padrone, che da secoli l'attende nell'oasi più bella del cielo. Guarda lassù, ti sta salutando"!
Il giovane alzò lo sguardo e vide distintamente il dromedario, cavalcato dal bellissimo principe arabo, che maestosamente come suo solito, si allontanava sempre più, fino a divenire sempre più piccolo...piccolo...ed infine scomparire alla vista degli sposi.
"Addio, amico - pensò il giovane - entrambi abbiamo trovato ciò che cercavamo. Grazie, grazie di cuore"!
Il mistero di San Rossore non è più tale. Beh, il giardiniere non vede più apparire la fanciulla dalla nera chioma e non ode più il suo canto; i visitatori del Parco cercano invano il dromedario perennemente giovane e vigoroso. Quella storia è divenuta una bella leggenda che ancora i nonni raccontano ai nipotini. San Rossore continua ad essere una residenza, magnifica e dall'aria pulita. Ma in qualche parte della foresta, in una splendida dimora, vive una coppia di sposi, felici come al loro primo incontro, la cui unione è stata allietata dalla nascita di due bellissimi figli. Quando la sposa canta con la sua voce melodiosa, daini scattanti saltano di qua e di là, da piccole pigne escono Elfi che giocano con i due bimbi e Fate evanescenti vegliano sui piccoli e sulla coppia. Non chiedetevi quanto durerà questa vita perfetta, né il perché i visitatori del Parco ed i numerosi appassionati della natura che si inoltrano nella foresta non riescono a vedere la bellissima dimora, gli elfi e le Fate, né ascoltare il dolce canto che si diffonde. Nessun mistero, non più...solo MAGIA!

AUTORI: Lalla Tosi – Francesco De Gaetano – Dolce Glicine – Serenella Menichetti – Daniela Bonifazi – Milvia Di Michele – Stefania Galleschi

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