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FAVOLA A PIU' MANI "LIBERTA'" Autori : Daniela Bonifazi-Stefania Galleschi-Serenella Menichetti-Tiziano Consani

LA NONNA RACCONTA A GIADA.........


Il Mondo un tempo era un luogo meraviglioso. Il vasto globo era popolato da genti diverse per etnia, lingua, colore della pelle e religione, ma la convivenza era pacifica e collaborativa. Tutti erano liberi di muoversi a loro piacimento da un Paese all'altro. L'accoglienza era ritenuta un dovere ed un piacere, una forma di rispetto reciproco. Le differenze culturali e linguistiche non costituivano mai un problema irrisolvibile; un sistema di comunicazione veniva sempre trovato con successo e quindi, poco a poco, la conoscenza dell'altro, delle sue abitudini di vita e delle tradizioni, favorirono rapporti sempre più assidui e le continue frequentazioni eliminarono ben presto le residue difficoltà di dialogo.
- “Ma questo è un mondo da fiaba, nonna”! - esclamò con impeto Giada
- “Infatti, tesoro - rispose nonna Luigina - era talmente bello quel mondo che perfino le fate ne erano un po' gelose. Sai anche il loro mondo non era così perfetto, ma si sa le fate sono buone e in fondo in fondo erano contente che tutti gli uomini vivessero d'amore e d'accordo. Invece chi non sopportava quella bella e pacifica convivenza erano i Maghi e le Streghe e allora ti voglio raccontare cosa fecero per rompere quell'incantesimo che si era creato sulla Terra.
Un bel, anzi, un cattivo giorno, la congrega dei Maghi e delle Streghe, presenti in ogni parte del Mondo, decise di riunirsi per concordare una strategia che disfacesse quella magica armonia che regnava tra gli umani. Fu un messaggero alato che si fece carico di consegnare le convocazioni: un drago al servizio del Mago Supremo, Timperius, colui cioè che esercitava il potere assoluto su tutti i maghi della Terra. Contemporaneamente anche la Maga Sovrana, Surgenia, diede l'incarico al suo fedele servitore, un ippogrifo, di chiamare a raccolta le Streghe esistenti sul pianeta.
-"Nonna - interruppe incuriosita Giada - cos'è un ippogrifo"?
-" Oh, amor mio, non puoi neanche immaginare che sorta di strana creatura fosse, nata dall'unione di un cavallo ed un grifone, con testa ed ali d'aquila, le zampe anteriori e il petto da leone, il resto del corpo da cavallo".
-" E perchè la strega Surgenia lo aveva come servitore"? - chiese ancora la piccola.
-"Devi sapere che un ippogrifo era una creatura selvaggia e pericolosa per chiunque, maghi e streghe inclusi, ma se veniva catturato e sottomesso, diveniva il servitore più fedele che si potesse desiderare"'
Nonna Luigina proseguì il suo racconto:-" Dicevo dunque che le forze del male, Maghi e Streghe della peggior specie, si preparavano a distruggere quell'incantesimo che permetteva agli abitanti della Terra di convivere pacificamente. Ben presto essi, sparsi ovunque, si ritrovarono in un rifugio segreto, una grande caverna dall'accesso nascosto. Solo una formula magica poteva aprire il passaggio, una formula conosciuta solo dal temibile Timperius"!
-"E tu la conosci nonna"? - chiese ancora la bambina, curiosa come solo i ragazzi possono esserlo.
-"Oh no - rispose la nonna - nessuno mai è riuscito a sapere quale fosse, ma su questo torneremo in seguito, ora ascolta birbantella, se mi interrompi continuamente mi farai perdere il filo del discorso e allora...addio racconto"!
-" No, ti prego! Ti prometto che starò zitta zitta, ma ti prego, continua nonnina"! - esclamò Giada stampando un grosso bacio sulla guancia di nonna Luisa, che sorrise divertita e compiaciuta.
-" Bene - proseguì l'anziana donna – dicevo che quel mondo così perfetto, fece scatenare l'ira della congrega, perchè nel Mondo la vita degli umani era una favola: essi avevano la natura, che offriva loro tutto quello di cui avevano bisogno e che condividevano l'uno con l'altro fraternamente. Le distanze poi erano azzerate”.
-“ Come azzerate, nonna”?-chiese Giada.
- “Ebbene, proprio azzerate, Giada, e questa era veramente una meravigliosa opportunità che permetteva agli uomini di potersi recare a piacimento, da qualsiasi parte del globo. Ti piaceva visitare l’Egitto? Bastava chiudere gli occhi e pensare alle piramidi con intensità per tre minuti, ed appena li riaprivi ti trovavi davanti all'oggetto del tuo desiderio, un paesaggio meraviglioso; e, per tornare a casa bastava dire tre volte la parola… casa. Quindi tutti erano cittadini del Mondo.
Tutti potevano usufruire dei beni di qualsiasi luogo terrestre volessero visitare e, questo era meraviglioso.
Naturalmente c'erano delle piccole regole da rispettare, essi non potevano appropriarsi dei beni che avessero già un proprietario, dovevano comportarsi con coscienza nel luogo in cui si trovavano e non provocare danni, insomma non dovevano assolutamente fare nulla che potesse ledere i diritti dei cittadini del paese ospite".
-"E se lo facevano, nonna"?
-"Ah, beh, se lo facevano allora...niente più viaggi per un tempo che veniva stabilito a seconda della gravità delle azioni commesse".
-"Quindi anche in quel mondo perfetto c'era la giustizia"? - chiese Giada.
-"Naturalmente"!
-"Beh, nonnina, ma allora non era poi tanto perfetto"! - affermò con un'espressione tra il serio e un accenno di sorrisetto saputello la bambina.
La nonna rimase pensierosa per qualche istante, fissando con una certa ammirazione la sua nipotina, che con quel suo commento aveva dimostrato grande saggezza. Poi riprese:-" Eh, purtroppo hai ragione tu. Il mondo era nato perfetto, ma noi sappiamo bene che basta una mela marcia tra un mucchio di mele perfette per diffondere...ehm...non so come dire...
-"Il contagio"? - finì Giada con aria compiaciuta.
-"Già, direi che hai trovato la parola giusta...il contagio! Tuttavia, come ti ho già detto, coloro che non rispettavano le poche, ma fondamentali leggi, per una civile convivenza, venivano rieducati e poi potevano tornare alla loro vita. Grazie a questo programma di recupero si manteneva sempre un perfetto equilibrio nel Mondo, e di ciò erano particolarmente invidiosi i componenti dell'alleanza maghi-streghe.
Per poter evitare il contagio, mantenere l'equilibrio e produrre il giusto antidoto scongiurando il proseguire dell'alleanza maghi-streghe, i rappresentanti buoni del Mondo escogitarono un sistema che lasciò tutti a bocca aperta. Furono montati nelle città dei grandi schermi e fu proiettato un film dove si potesse vedere cosa significasse essere liberi e cosa significasse mettere in gioco la propria vita per la libertà.
Il titolo era: "Anno 2011: la grande fuga per essere liberi".
Il film iniziò con le immagini di un mare che si faceva sempre più grosso, le onde crescevano, una dopo l'altra, sempre più alte. La piccola imbarcazione saliva e scendeva vertiginosamente e le creste delle onde vi rovesciavano sopra grandi quantità di acqua. Aisha stringeva fortemente a sé la sua piccola figlia Juba; aveva paura, era fuggita dall’ Africa in cerca della libertà che nel suo Paese le era negata e voleva crescere la sua bambina in una Terra dove le donne avessero i propri diritti. Aisha era molto giovane e colta, aveva potuto studiare al centro di studio della Missione e aveva cominciato a sognare un mondo diverso per se stessa e per sua figlia. Era stanca di vivere barricata nella Missione, di non essere nessuno fuori da lì, di non poter vivere col suo uomo, perché la guerra glielo aveva strappato via senza che potesse vedere Juba appena nata. Suor Clementina, la dirigente della Missione, aveva provato inutilmente a fermare Aisha; non voleva che lei e la sua bambina si imbarcassero su quel vecchio peschereccio insieme a tutte quelle persone disperate, non voleva che consumasse tutte i suoi risparmi per darli a quel trafficante di uomini senza scrupoli. Cosa avrebbero fatto lei e la piccola Juba una volta arrivati a destinazione, senza soldi in tasca e clandestine?
Suor Clementina aveva pregato a lungo perché Aisha ritornasse sui propri passi e rimanesse con lei, ma la sua preghiera non era servita ed allora aveva fatto di tutto per aiutarla. Il giorno dell'imbarco l'aveva raggiunta e le aveva consegnato una piccola busta; dentro c'era un'immagine della Madonna, una lettera di raccomandazione con l'indirizzo di un istituto religioso italiano e del denaro in euro sufficiente a sopravvivere per almeno un mese dopo lo sbarco. Il tempo necessario a raggiungere Roma ed arrivare al convento dove la sorella e madre superiora avrebbe accolto la donna e sua figlia e sarebbe potuta nascere una nuova vita per entrambe.
Aisha aveva ringraziato con un bacio di profonda riconoscenza la suora e, dopo aver nascosto la preziosa busta dentro al reggiseno, si era legata la piccola Juba al seno utilizzando una fasciatura fatta con un lungo tessuto di cotone variopinto; era sicura che in tal modo sua figlia non si sarebbe mai staccata da lei e che, qualunque cosa potesse accadere, lei l'avrebbe potuta proteggere.
Non era mai stata in mare e non poteva immaginare cosa significasse affrontare una tempesta. Ora lo sapeva e la paura di non farcela la faceva pregare ininterrottamente. Alcuni dei compagni di viaggio erano stati sbalzati fuori dalla barca e nessuno avrebbe potuto salvarli. Per loro il viaggio terreno era terminato e avrebbero raggiunto presto la loro destinazione, in cielo, e non nella Terra che sognavano. La tempesta intanto si faceva sempre più forte e la barca era troppo pesante. Il comandante ed il suo aiutante, entrambi due poco di buono e privi di scrupoli, cominciarono a prendere le persone ferite dagli urti subiti nel saliscendi della barca in balia delle onde ed a gettarli in mare per alleggerire il carico. Aisha era terrorizzata da quello che stava accadendo e dal comportamento di quelle due persone che prima della partenza, dopo aver preso tutti i suoi risparmi, le avevano assicurato la massima protezione fino alla destinazione. Con le gambe era riuscita a serrarsi ad un appiglio sicuro e non si sarebbe staccata da lì a meno che non le si fossero spezzate. Intanto continuava a pregare come le aveva insegnato Suor Clementina. Uno dei due briganti, il comandante della barca, provò a tirarla per un braccio per gettarla in mare e cercò anche di strapparle la piccola Juba, ma non ci riuscì. Aisha teneva serrate le gambe con tutta la forza della sua disperazione; l'uomo tirò fortemente per cercare di staccare la bambina dalla madre, ma la fasciatura che le teneva unite era veramente impossibile da sciogliere: un'onda altissima si rovesciò su di lui che, imprecando, fu inghiottito dalla furia del mare e scomparve nel buio di quella terribile notte. Fu allora che il mare, prendendosi l'artefice di quello scempio, sembrava esser pago di quella preda e che di essa si fosse saziato, compiaciuto per aver sventato un’azione malvagia in aggiunta a quelle già compiute. Così placò la propria furia e, mentre sorgeva finalmente il sole, la piccola barca, priva ormai del cattivo timoniere, cominciò a galleggiare sul pelo dell'acqua oscillando dolcemente, con un rollìo lento.
Aisha allentò le gambe dalla presa, baciò la fronte della piccola Juba , che dormiva serena, ringraziò Dio di avere ascoltato le sue preghiere e si addormentò anch’essa, esausta e stremata.
Fu svegliata da una voce gentile, che le dava degli schiaffetti sulle guance. Aisha aprì gli occhi e vide un viso femminile che le sorrideva. Di colpo sentì che non aveva Juba attaccata a sè, e fu presa dall’angoscia, ma poi la vide con un biscotto in mano accanto alla donna: un ufficiale della guardia di finanza italiana, la stessa che stava cercando di svegliarla e che in lingua inglese la stava rassicurando e stava cercando di farle bere un sorso d'acqua, porgendole un bicchiere. Aisha si sentì al sicuro e ne fu felice; in pochi minuti fu in piedi e tenendo per mano Juba, porse la lettera di Suor Clementina a quella donna che in questo nuovo paese rappresentava autorità e rispetto. Anche lei e sua figlia un giorno avrebbero potuto essere due donne libere ed indipendenti. Si incamminò verso il centro di accoglienza e cominciò a vivere la sua nuova esistenza, certa che un giorno sarebbe potuta ritornare in Africa e finalmente realizzare, insieme a sua figlia, il suo più grande sogno: essere donna e poter reclamare i diritti che ogni essere umano merita.
Dopo la proiezione del film ci fu un silenzio interminabile, poi un applauso esplose dal Mondo intero e l'alleanza maghi-streghe portatori del male si sciolse come neve al sole, al grande clamore del battere delle mani di tutti i rappresentanti del bene e della libertà fra i popoli. Certo, era solo un film, non rappresentava la realtà attuale, che vedeva ancora un Mondo perfetto, ma quella che si sarebbe creata se le forze maligne fossero riuscite nel loro diabolico intento. Gli uomini si resero conto che ciò di cui in quel momento godevano, la libertà, era il bene più prezioso che potessero desiderare e decisero di difenderlo ad ogni costo.
Il Mondo di oggi, il Mondo nel quale viviamo, non è certo così perfetto come quello del mio racconto cara, ma vi sono uomini e donne con coraggio da vendere che si battono per la Pace, in ogni angolo della Terra. Dobbiamo sperare e pregare anche noi, come Aisha, che il nostro sogno possa avverarsi”.
La nonna aveva finito il suo racconto e chinò il capo verso la nipotina, dato che da un po’ non ne sentiva la voce. E così vide che la piccola Giada si era addormentata e sorrideva. Chissà…forse stava sognando se stessa che, tenendo per mano tanti altri bimbi come lei, di diverso colore della pelle, di diversa razza, ma tutti uniti da una profonda amicizia e solidarietà, facevano insieme un grande girotondo che avvolgeva il Mondo intero, dove ogni persona era esattamente dove voleva essere, in un Mondo…LIBERO !
Daniela Bonifazi – Stefania Galleschi – Serenella Menichetti – Tiziano Consani

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