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E ADESSO TUTTI A TEATRO............

 
E ADESSO TUTTI A TEATRO !!!!
               
ATTO UNICO

AUTRICE: MILVIA DI MICHELE

VADO A GERUSALEMME

                          

(Un ufficio qualunque, abbastanza anonimo. Una giovane donna entra, si siede su una poltrona, accende il registratore. Si abbassano le luci, il riflettore illumina la figura di un’attrice vestita di nero, in piedi, sul lato sinistro del palcoscenico. La donna, che chiameremo “ donna nera”, ci parla.. )
(donna nera)- Com’era? … Vado a Gerusalemme senza ridere e senza piangere.
E restavamo seri, lungo tutto il cammino. A piedi, o con una gamba sola, magari in ginocchio, secondo le penitenze che ognuno di noi aveva accumulato.
… Giochi di bimbi!
E tu, Gerusalemme, dove sei?
Ancora non ti ho vista. Pure ho imparato a non ridere e non piangere.
Ma quando ti vedrò?
Giocavamo … e intanto imparavamo, senza saperlo, a essere adulti.
Non come avremmo desiderato, ma come gli altri volevano diventassimo.
Ho voglia di piangere e ridere … per tutte le lacrime mai versate, per le tante risate trattenute.
Follia! … Ma non è già follia, questo parlarmi come fossi un’altra? Questo … ascoltarmi … inutile?
Oh! Potessi entrare nei pensieri muti, di coloro che mi camminano accanto!
Chissà cosa dicono! Magari le mie stesse parole.
E camminiamo … vicini l’un l’altro, vivi dentro, ma comunicandoci il niente.

Sto registrando le mie parole, è come mi ascoltasse qualcuno …
Vado a Gerusalemme …
E tu, Gerusalemme, dove sei?

in piedi, sul lato destro del palcoscenico, un’altra attrice, vestita di bianco, interpreterà la voce di donna registrata. La chiameremo “ donna bianca”. Inizia così un impossibile dialogo. Le due figure resteranno separate fino alla fine, cucirà i loro monologhi, un fascio di luce che le illuminerà alternativamente)

( donna bianca)- Ho ascoltato la tua registrazione, è stato un caso, io non ti conosco.
Né voglio conoscerti: romperei la magia.
Tu ascolta, ora, la mia.
La tua voglia di comunicare, mi ha partorito.
Io sono una delle persone che ti camminano accanto. E cerco Gerusalemme anch’io.
A volte, mi sembra di vederla, dentro risa di bimbi. Altre, immedesimandomi in chi soffre, quasi cercando le radici più profonde del loro dolore.
Perché lì, all’origine, ci sono anch’io.
Ma sono attimi, piccoli momenti … e tu?

(donna nera)- Dunque mi hai ascoltata. E’ strano come non provi meraviglia. Questo non cambia niente. O forse molto. Ma hai ragione, non serve conoscerci, non la nostra immagine. Non so se ho voglia di dirti i miei pensieri. Tu mi poni dei problemi. La tua esistenza mi obbliga a uscire da me stessa.
Potrei dirti i miei sentimenti, ma fingerei abbellendoli.
Vedi che non esiste possibilità di comunicare?
Pure vorrei tanto mantenere questo filo che, senza averlo voluto, ormai a te mi unisce.

( donna bianca) – Eccomi di nuovo a te.
Già imparo a conoscerti e riconoscerti.
Lascia la tua paura di rappresentarti, non occorre farlo.
Basta sapere che vuoi essere ascoltata e che tu mi ascolti.
Ti dirò io di me, e dei miei sogni e della mia voglia di esserci. Sempre.
Non importa dove e come. Io so di esistere, e questo mi piace molto.
Tocco il mio corpo, gli oggetti, gli animali, e la terra, e l’erba.
Respiro aria di mare e guardo, fino a saziarmi, tutto quello che i miei occhi possono vedere.
Mi è preziosa ogni cosa e m’incanta il loro continuo cambiare. Resterei ore così, ferma a osservare. Forse, anche per sempre.
Senza annoiarmi mai.
Sai, salendo ho incontrato un bambino. Ho, ancora negli occhi, la sua immagine rubata. Lo faccio sempre. Rubo visi, colori, forme. Rubo rumori stridenti e malinconiche melodie. Rubo il calore di una mano, o un profumo che mi arriva dentro, all’improvviso.
Una ladra? Che importa! Raccolgo ciò che si perde, e ne resta sempre per tutti.

(donna nera)- Ciao, ti ho ascoltata. Interessanti le tue ultime frasi: hai rubato qualcosa per me?
Io conosco soprattutto il grigio. e la fatica di far tacere il cuore.
Ho paura di farmi male. Non posso guardare altrove, devo badare, dove metto i piedi. Camminando, potrei inciampare: non credi?
Pure, mi prende il tuo modo di amare la vita.
Potrei provare anch’io …
Ma .. tu fingi!
Reciti una parte già scritta … o te la sei scritta da sola?
E tuttavia non mi spiego perché voglio continuare a giocare con te.
Anzi, lo so bene: per non annoiarmi. per non sentirmi più sola.
Non mi piace tutto questo. E nemmeno mi piaccio io.
E tu, ti piaci?

(donna bianca)- Oh! Non m’importa di piacermi.
A me piacciono le stelle in cielo, quando la notte è serena … i colori che hanno le foglie, durante la stagione autunnale … - lo sguardo acuto di un’artista che canta la sua ultima canzone. Ma la ballata è sempre la stessa, e forse è anche un po’ la mia.
Mi piace parlare d’amore e rido delle facce importanti che dicono, e dicono, e dicono … e intanto con gli occhi vanno cercando un sorriso di donna, uno sguardo, un messaggio nascosto.
E tu: cosa dici? Anche tu ti nascondi dietro parole?

(donna nera)- Io vorrei non parlare. Forse, sorridere appena, solo per tenere, gli altri, buoni.
Non voglio nemici. Ma non ho amici.
Pure mi sento struggere, tanta è la voglia di averli.
A volte provo a farmeli, ma troppo timidamente. Altre, invece, fingo una disinvoltura che pare proprio la mia.
Poi, improvvisamente, mi arrotolo di nuovo tra le spine e sto lì, con il fiato sospeso, fino a che l’altro scompare.
Me ne viene voglia adesso: scompari.. ti prego!

( donna bianca)- Di che cosa hai paura? Di una voce?
Ascolta, allora, il silenzio. Senti? Io già non parlo più.

(donna nera)- No, non svanire! Vedi? Già puoi farmi male!
Questo vuoto che mi lasci, prima di iniziare ad ascoltarti, non c’era. Non poteva esserci.
Ora, quando torno dentro questa stanza, il mio primo pensiero è accendere il registratore. Ma tu puoi andare e venire. Mi ascolti? Non lasciarmi più sola!

( donna bianca)- Calma, ci sono ancora. Non potrai più liberarti i me.
Ascolta … ascolta …
Ti recito una cantilena. Me la cantava la mamma, o la nonna.
Me la cantava una donna.

Lunghe le ombre della sera
Quando io ti stringo a me,
lunga questa cantilena,
che ti culla, o figlia del re.
Lungo il sonno, che ti porta.
Lunga, la vita.
Lunga, la morte.

( donna nera)-La vita ... la morte …
Che nome ha la tua Gerusalemme?
La mia, più la cerco, più non c’è.
Sono come il cieco che cerca la luce, o il sordo, il suono,
e il muto, la voce.
Sono come il vivo che cerca la morte.
Pure, non rido e non piango.
Senti forse tremare la mia voce? La senti forse squillante?
Io sono saggia, perché bisogna esserlo.
Me l’hanno insegnato da sempre.
E accetto quello che la vita mi dà e non mi lamento.

(donna bianca) E non ti lamenti!
Dici: mi manca. E questo, e quello. Mi manca.
Non sono questi … lamenti?
Ascolta! … il tuo gioco era sbagliato … è sbagliato!.
La mia Gerusalemme è piena di palpiti, è viva.
Dentro le sue mura, ci sono risa e allegria, c’è passione.
Ci sono anche lacrime, è vero: che altro puoi fare … se il cuore ti duole?
Pure, neanche io l’ho trovata!
Pure, non la cerco solo al buio.
( donna nera) Questo è un addio, l’ultima registrazione …
Perché? … Ti racconto: stanotte ho sognato … la nebbia. Io c’ero e, come in un film, mi sono vista andare incontro a un volto che sapevo, essere il tuo.
Davanti a me scorgevo, di lontano, uno specchio che pareva enorme.
Procedevo impaurita, presagendo.
Mi ci sono fermata di fronte.
-Come ti chiami?- Ho chiesto al tuo viso.
Ha risposto- ho il tuo nome anch’io-
E adesso ho paura, paura di sapere già chi sei.
Domani, tornerò a prendere la cassetta.
La porterò con me, senza ascoltarla.
Vado a Gerusalemme:
e tu, Gerusalemme: dove sei?(Donna bianca)
- e tu, Gerusalemme, dove sei?
Si spengono le luci e si riaccendono , dopo un po’,sul palcoscenico vuoto. Al centro, per terra, Un registratore.
 
 
 TEATRO PER BAMBINI
  AUTRICE: DOLCE GLICINE         
     ( Libero adattamento a quattro mani - le altre due sono di mia cugina - tratto da una novella orientale dal titolo omonimo) 
    LA PRINCIPESSA SORDOMUTA 
    NARRATORE: C’era una volta un re che aveva due figli: un maschio, Igor, e una femmina, Chiaraluna. Chiaraluna era così bella, ma così bella, che la fama della sua bellezza si era sparsa anche nei regni vicini. Purtroppo la Principessina era stata colpita da una grave disgrazia: per un misterioso e terribile maleficio non era più in grado di parlare né di sentire. Il Re suo padre, per anni aveva sperato che ricominciasse a parlare; l’aveva fatta visitare da tutti i medici più illustri e facoltosi, aveva condotto a corte maghi e fattucchiere di grande fama nella speranza che, dove non era riuscita la scienza, potessero riuscire le stregonerie. (entrano in scena il Re, Chiaraluna, i dottori) RE: (rivolgendosi ai dottori) Signori, miei, vi supplico, vi prego, v’imploro, aiutate questo povero padre infelice! Questo vecchio re, che presto dovrà lasciare il suo regno e le sue ricchezze per passare ad altra vita, non ha più avuto la gioia di sentire la sua bambina dire “papà”. Cosa sono, oro, argento, pietre preziose, terre, cavalli, castelli in confronto a questa semplice gioia? Deh! Fate che prima di morire io possa riascoltare la voce di Chiaraluna! I° DOTTORE: (ausculta la principessa, la visita, poi scuote la testa e allarga le braccia) Desperazionem…parolam non polet proferirem…nullam da farem est! Vi spedirò la fattura, Sire. (dà una pacca consolatoria sulla spalla del re ed esce) RE: Oh, me infelice! Me disgraziato! Me tapino! (inginocchiato ai piedi di Chiaraluna) II° DOTTORE: (Dà un’occhiatina veloce alla ragazza) Sursum corda…300 euro senza fattura, altrimenti 500(dice al re sottovoce ed esce) RE: (Piange) ah!ah! ah!ih!ih!ih!
    III° DOTTORE: Veni, vidi vici! Sono venuto, ho preso visione (visita la Principessa) e…vincerò! (continua a visitarla) Veni, vidi…(scuote la testa) nullam fecit! Per l’onorario vi farò sapere, devo controllare le nuove tariffe! (esce) RE: Oh, povera la mia bambina!!! (entra il Mago)
    I° MAGO: Animo, Maestà! Sono qua io! Occhio al mago che toglie il malocchio con aglio , prezzemolo e finocchio, un po’ di salvia, timo e rosmarino, alloro, origano e cumino, menta, basilico e cannella e parlerà la Principessa bella! (Chiaraluna non mostra alcun segno di miglioramento) O mio sire, vi saluta questo mago impotente, vi porterà il conto il mio assistente! (esce mentre il Re è sempre più straziato dal dolore)
    II° MAGO: Son finite le vostre lacrime Maestà, eccomi qua! Sono il Mago Salamino che farà parlare questo dolce fiorellino (si prepara )…Sin salamin…né cotechin…zamponcin…prosciuttin…suin suin…un bel panin tu mangerai e la favella ritroverai! (la principessa resta impassibile) Sua maestà, ho fallito, mi dispiace, prego vogliate favorirmi la dovuta mia porcella…emh ... parcella! (esce)
    RE: Oh me sempre più infelice!!!…(tra sé) e sempre più povero se si continua così!
    FATTUCCHIERA: Maestà…ci sono io…non piangete! E’ arrivata Liù (reca con sé un secchio con spazzolone e strofinaccio) che il pavimento fa brillare sempre più! RE: Ma non ho bisogno di pulire il pavimento!!! Non vedete il mio dolore? Non vedete questa fanciulla che non riesce a parlare?
    FATTUCCHIERA: Calmatevi…Liù, prima lucida i pavimenti e poi fa parlare le principesse…una cosa per volta, Sire! (pulisce per terra e poi con il secchio davanti comincia il suo rito magico) Ciuffi di capelli, grani di polvere, briciole di pane, impronte fangose, zampe di acari e …voilà…la Principessa parlerà! Caccole di topi, tele di ragni, peli di gatti ed altri animali…sani gli orecchi e corde vocali! (Chiaraluna non si scompone) Niente da fare, Maestà, Liù prende il secchio e se ne va e domani il conto vi porterà. (esce) RE: (abbracciando la figlia sventurata) Ahi lasso! Il mio dolor non si placherà!

    NARRATORE: La principessa, crescendo, si faceva ogni giorno più bella ed i suoi occhi erano tanto dolci ed espressivi, così colmi di bontà che tutti l’amavano, pur compiangendola. Ma un brutto giorno il Re si ammalò gravemente e quando capì che per lui stava ormai giungendo la fine, preoccupandosi per la sorte dell’amata figliola, chiamò il figlio Igor. RE: Igor, Igor…
    IGOR: Sì. padre…
    RE: Figlio mio, oramai il tuo povero padre sta morendo…
    IGOR: Oh, padre, che dite…
    RE: …ma non è la morte che mi stringe il cuore, altro dolor mi strazia…la tua amata sorella…senza la favella…quale destino sarà il suo…A te la raccomando.
    IGOR: Padre, si rassereni il vostro nobile animo, Chiaraluna è la pupilla dei miei occhi. Sempre avrò cura di lei. Venite, ora, venite con me che avete bisogno di riposare. (escono)
    NARRATORE: Così il Re chiuse per sempre gli occhi tranquillo. Bisogna ora sapere che il Principe Igor aveva una moglie, Rufilde, tanto perfida quanto Chiaraluna era buona ed era così gelosa della bellezza della Principessa che chissà cosa avrebbe fatto per levarsela di torno. Cominciò a meditare il modo per farla cadere in disgrazia agli occhi del fratello e non ci dormiva la notte assillata com'era da questo infame desiderio. (entra Rufilde)
    RUFILDE: Ah, quella perfida di Chiaraluna, vipera che non è altro, che mi ha rubato tutte le attenzioni di mio marito!
    PAPPAGALLO: Vipera sarai tu, tu, tu, tu, tu….occupato… RUFILDE: Ma cosa si crede! Con quei suoi occhi incanta tutti…ah, ma non incanta certo me! Lo troverò.Troverò il modo di metterla in cattiva luce!: Spegni quella cattiva luce…luce..luce…luc
    RUFILDE: Vediamo…mmhh…cosa potrei fare….???
    PAPPAGALLO: Vai a morì ammazzata…zata…zata..zata…
    RUFILDE: Ecco!!! TU, proprio tu, stupido pennuto balbuziente, leccapiedi di Igor…tu, farai quella fine!Ahahah!!!
    PAPPAGALLO: Senza fine…fine…fine… FINE???
    RUFILDE: Sì, ucciderò questo uccellaccio! Igor ne sarà molto addolorato! E poi ne darò la colpa a Chiaraluna…e Igor smetterà di adorarla! (si gira verso il pappagallo brandendo un coltellaccio)
    PAPPAGALLO: Aiuto, aiuto….stasera finisco allo spiedo!!! (Scappa inseguito da Rufilde) Mammaaa!!! (entra Igor)
    IGOR: Rufilde! (torna Rufilde) IGOR: Dov'è Cocorito? RUFILDE: Oh, caro, caro il mio Igor! Che cosa triste devo annunciarti, proprio io che ti amo tanto e che vorrei vederti sempre sereno e felice! Un doppio dolore! Dolore perché il tuo Cocorito è morto assassinato e dolore perché chi l’ha ucciso è tua sorella Chiaraluna…
    IGOR: Ah…disgraziata!…Ma…come è possibile? Chiaraluna è così dolce, così buona, così…non posso crederci!
    RUFILDE: Rassegnati, non infierire contro di lei. La poverina, infelice e disperata, l’ha ucciso per invidia: Cocorito parlava…lei no! IGOR: Oh, povera sorella mia! Quanta infelicità deve esserci nel fondo del suo povero cuore…Vado a seppellire Cocorito! (esce)

    RUFILDE: Accidenti! Non ha funzionato! Dovrò escogitare qualcos’altro! (pensa) …Ho trovato!!! (si sdraia sul divano e si lamenta) Ohi, ohi, ohi, che dolore! Ohi! (Entra Chiaraluna, vede la cognata che si strazia, esce di nuovo e torna con una tazza, la fa bere, la accarezza. Intanto Rufilde urla sempre più forte. Entra Igor)
    IGOR: Ma che succede…perchè ti strazi in codesto modo?
    RUFILDE: Mi sono sentita mancare e quella vipera…è accorsa facendomi bere da questa tazza fingendo di volermi curare...è certamente veleno…ho dei crampi tremendi…Tua sorella con quella faccia da santarellina ci ha sempre ingannati, è capace di tutto. Prima ha ucciso Cocorito ed ora vuole uccidere me! E’ pazza, ti odia! Tu devi decidere, non si può andare avanti così. Non c’è posto in questa casa per tutti e due! O via lei o via io! (Igor la prende e l’accompagna fuori)
    IGOR: Su, vieni…ci penserò…
    NARRATORE: Così un giorno il Principe Igor montò a cavallo, prese la sorella sulla sella e galoppò verso la montagna. Quando furono giunti in un bosco che sembrava non avesse fine, scesero da cavallo e la fanciulla, felice di sentirsi libera, lontana dalla cognata cattiva, cominciò a correre qua e là cogliendo fiori e bacche. E corse, corse e corse allontanandosi dal fratello e dal cavallo rimasti in una piccola radura. Quando si accorse che stava allontanandosi troppo ritornò alla radura, ma non vi trovò più nessuno. Davanti a lei stava il bosco con i suoi alberi fitti fitti e, attorno, una grande solitudine. Girovagò, poi sfinita si gettò sull’erba. Ben presto sarebbe scesa la notte e lei si sarebbe trovata lì, sola nel buio del bosco: si mise a piangere e a pregare il suo Dio perché la proteggesse. Ma era tanto spossata e stanca che, senza accorgersene, cadde in un sonno profondo.
    Venne il lupo!

    LUPO: Uh..Uh… che buon bocconcino sarebbe per me! Slurp..slurp…Questa è anche meglio dei tre porcellini…Arislurp..slurp…Ora me la mangio!( fa per avvicinarsi ma poi si ferma) Accidenti! Il mago dottore della foresta me l’ha proibito! E’ per via del diabete…le principesse troppo dolci mi fanno venire il diabete! Che sfortuna…dovrò accontentarmi di quella vecchia rimbambita della nonna di Cappuccetto Rosso!…(esce con la coda fra le gambe)
    NARRATORE: E venne l’orso!
    ORSO: Ugh…Ugh… Ugh… che vedono i miei occhi…una buona fanciulla, saporita e tenera…carne bianca…una bella pollastrella…proprio come mi ha ordinato il mago dottore della foresta per il colesterolo! Ora la mangio! (Fa per avvicinarsi ma si ferma) Accidenti! Dimenticavo che mi ha proibito di mangiare pollame di derivazione sconosciuta…per via di una malattia…come si chiama?...boh…non importa...meglio che la lasci lì! Peccato...una simile squisitezza non mi capiterà più…( esce mesto).
    NARRATORE: Scampata così la notte, giunse il mattino. Un raggio di sole che filtrò tra i rami degli alberi fece destare Chiaraluna. Lì per lì non capi bene dove si trovasse ma, quando si accorse di non essere nel suo confortevole letto, si ricordò del giorno prima e di quanto era successo e cominciò a temere per la sua sorte. S’incamminò cercando una via di salvezza. Ad un certo punto vide un cervo avvicinarsi…
    CERVO: Beeella , principeeessa, vuoi veenire con mee?
    NARRATORE: Chiaraluna si meravigliò! Aveva udito le parole dell’animale! Lei poteva sentire solo la voce degli animali! Ma ancor più si meravigliò quando si rese conto di poter sentire anche la propria voce che rispondeva… CHIARALUNA: Volentieri, caro cervo! CERVO: Allora, seeeguimi!
    CHIARALUNA: (a voce alta) Ma io sento! Io parlo! E’ un miracolo o un sogno?
    NARRATORE: Cammina, cammina giunsero davanti ad un grande castello. Entrarono. E mentre la Principessa continuava a guardarsi intorno stupefatta, vide venirle incontro un bellissimo giovane che s’inchinò a lei, le prese la mano e le disse: OLAF: Chiaraluna, finalmente! E’ tanto tempo che ti aspetto! Io sono Olaf. Solo tu mancavi per dar la luce al mio palazzo che è il più bello di tutto il reame! ( La sbircia da cima a fondo emettendo un fischio di ammirazione) Aveva ragione il mago della foresta: non c’è altra fanciulla più bella di te! Per questo stanotte ha tenuto a bada lupi ed orsi, perché tu fossi salva e diventassi mia sposa! Per questo ti ha ridonato udito e parola!
    CHIARALUNA: Oh…mio signore…sono..sono…sono…SENZA PAROLE!
    OLAF: Di nuovo…non facciamo scherzi...eh???!!! (entra il mago) MAGO: Oh, eccoli i piccioncini! Belli! Sono venuto a darvi la mia benedizione! E ad augurarvi figli maschi. E come dono di nozze accettate queste due stelle d’oro. Ci giocheranno i vostri marmocchi. E finché le terrete con voi la felicità e la salute regneranno in questa casa! (esce)
    NARRATORE: Come furono belle le nozze! Per tre giorni e tre notti il palazzo echeggiò di canti e suoni. Corsero fiumi di vino e di panna e gli spiedi d’oro delle cucine reali girarono ininterottamente. (entra la servitù indaffarata)
    I° CAMERIERA: Cielo! E’ già quest’ora e ancora non è pronta la torta nuziale! II° CAMERIERA: Poveri noi!
    CUOCO: Presto…tutti in fila…: Pan di Spagna (gli altri ripetono a voce alta l’ingrediente richiesto dal cuoco, e, a catena, glielo porgono)…Uova – zucchero – crema – marmellata – cioccolata – profiteroles – scala (ci sale sopra) siringa piena di panna …….ecco fatto…ancora un ricciolino….CILIEGIA! (pone la ciliegina sulla torta e poi la trasportano fuori. Entrano gli sposi) PAGGIO: Il duca e la duchessa di Roccapepata (entrano) DUCA: I miei auguri, soavi maestà!
    DUCHESSA: Vogliate accettare questa impepata che gli abitanti hanno preparato per le vostre maestà! PAGGIO: Il barone e la baronessa di Pian dei Tontoli! BARONE: Vi portiamo i voti augurali di tutto il regno di Pian dei Tontoli!
    BARONESSA: A Pian dei Tontoli sono tutti rintontiti dalla letizia per questa festa. PAGGIO: Il marchese e la marchesa di Monte Tremolante!
    MARCHESE: Vostre Maestà, gli abitanti di Monte Tremolante vi fanno dono di questo…budino!
    MARCHESA: A Monte Tremolante nessuno riesce a stare fermo…dalla gioia!
    PAGGIO: Entrino le fate!
    I° FATA: Io sono la fata Confettino, il mio regalo di nozze sarà un meraviglioso bambino! II° FATA: Io sono la fata Caramella, e vi reco una piccola dolce puella!
    III° FATA: ( è in ritardo, arriva ansimando) Io sono la fata…(prende fiato)…un poco sbadata…ecco il mio regalo di matrimonio: un’insalata e un pinzimonio!
    TUTTI INSIEME: (Brindano) evviva gli sposi! Evviva! (escono) NARRATORE: Così i due sposi vissero felici e contenti e mai nessuna nube offuscò il cielo della loro felicità (entra Chiaraluna) Soltanto talvolta, la principessa provava una pena al cuore nel ripensare al suo amato fratello Igor del quale non aveva più avuto notizie. Una sola volta dei mercanti di stoffe erano entrati alla reggia…(entrano i mercanti)
    I° MERCANTE: Volere gomberare zignora? I° MERCANTE: Niende garo, niende garo! CHIARALUNA: Da dove venite 
    I°MERCANTE: Dal regno del Bringibe Igor..
    CHIARALUNA: Dite davvero? Il regno del Principe Igor? II° MERCANTE: Cerdo zignora, lo gonoscede?
    CHIARALUNA: Eh, sì…un po’…e ditemi…e del principe che notizie avete?
    III°MERCANTE: Oh..Bringibe sdare moldo bene…ma…bovero Bringibe!
    CHIARALUNA: Cosa gli è accaduto?
    III°MERCANTE: Niende, zignora, ma..zua moglie ezzere una vibera…moldo vibera, moldo velenosa, gaddiva con duddo bobolo!
    CHIARALUNA: Cattiva…oh…
    I°MERCANTE: Zignora…voi barlare, barlare…ma gnende gomberare!
    CHIARALUNA: Ah…scusatemi...sì, certo…vi compro tutto!
    II°MERCANTE: DUDDOOO??? Zignora??? Voi sgherzade!
    CHIARALUNA: No, ho detto tutto…venite con me (escono) NARRATORE: E così passarono gli anni. Erano nati due meravigliosi bambini, un maschietto ed una femminuccia e tutto andava per il meglio. Una sera, mentre Chiaraluna stava seduta sul balcone a ricamare, vide avanzare per il viale del parco un uomo a cavallo. Dal suo portamento si capiva che doveva essere un gran signore anche se i suoi abiti erano impolverati. Quando fu più vicino e Chiaraluna poté vederlo in viso, per poco non si lasciò sfuggire un grido di meraviglia; quell’uomo dal viso serio e scarno era proprio suo fratello Igor!
    CHIARALUNA: Oh, quel cavaliere è mio fratello! Che voglia di abbracciarlo, dopo tanti anni! Ma...forse..è meglio fingere di non conoscerlo.
    IGOR: (scende da cavallo) Signora, sono molto stanco, da molti giorni sono in viaggio, non potrebbe offrirmi ospitalità per questa notte?
    CHIARALUNA: Ospitarvi, potrei, per questa notte, ospitarvi potrei di tutto cuore…Venite.
    NARRATORE: L’ospite fu ben accolto. Mentre Igor si stava intrattenendo a tavola con il principe Olaf, Chiaraluna andò nella camera dell’ospite, aprì la sua bisaccia e dentro vi pose le due stelle d’oro che il mago le aveva regalato per i suoi bambini. Poi ritornò nella sala come se niente fosse. La mattina seguente…
    IGOR: Miei signori, vi sarò eternamente grato per l’accoglienza che mi avete riservato, era tanto tempo che non passavo una serata tranquilla come in una armoniosa famiglia! OLAF: E’ stato un piacere per noi, principe. (entrano i bambini)
    BAMBINI: (parlano in coro) Mamma! Mamma! Ci hanno rubato le nostre stelle d’oro!
    CHIARALUNA: Ma come, cosa dite!? Chi può aver fatto una cosa simile!? BAMBINI: Vogliamo le nostre stelle!!! (piangono)
    CHIARALUNA: Servi!!! Frugate dappertutto e…quando dico dappertutto…voglio dire dappertutto… anche nel bagaglio del Principe nostro ospite!
    IGOR: Ma come potete, signora, dubitare di me? CHIARALUNA: Fidarsi è bene...ma non fidarsi è meglio!
    IGOR: Ma come…quasi quasi mi offendo…
    SERVO: Eccole qua, Maestà, erano nella bisaccia di questo forestiero!: Ma come…non è possibile… Sono costernato! Vi giuro che sono innocente! E’ la prima volta che le vedo, oh, me sventurato, nessuno mi può credere! Vi prego, credetemi, non le ho messe io lì dentro, sono innocente!
    CHIARALUNA: Vedi, dunque? Anche tua sorella fu incolpata in questo modo il giorno che tu la lasciasti nel bosco… Eppure era innocente, come tu ora affermi di essere… IGOR: Mi prendesse un accidente! Come fate a sapere…NOOOOO!!! Non posso crederci…tu, tu….tu…sei…mia sorella Chiaral…nooo, non è possibile! Che sciocco, mia sorella era sordomuta! Voi invece parlate…udite…ma… Quegli occhi…sì…i tuoi occhi…mi dicono che sei proprio lei...la mia amata sorellina Chiaraluna!!! (si getta in ginocchio ai suoi piedi) O sorellina, sorellina storna…potrai mai perdonarmi?
    CHIARALUNA: Alzati! So bene che non è stata colpa tua, tu hai solo ascoltato quella perfida di tua moglie Rufilde ed io, incapace di parlare non potevo difendermi: ma ora non parliamone più! Sono così felice di averti ritrovato! Le stelle le ho messe io nella tua bisaccia, perché tu potessi capire quanto grande sia stata la mia sofferenza! Abbracciamoci, ora! OLAF: Caro cognato! (si abbracciano)

    NARRATORE: Il principe Igor rimase al palazzo con la sorella per molti giorni avendo molte cose da raccontarsi ed una volta tornato a casa fece scacciare la perfida Rufilde. E da quel giorno la serenità e la pace regnarono nel Paese. Tutto è bene quel che finisce bene, vero mercanti? I°, II°, III° MERCANTE: (in girotondo) Ziamo rigghi! Ziamo rigghi!!!
 
 

CHI E’ DI SCENA?( FORSE LA PACE)      AUTRICE: MILVIA DE MICHELE

( piccolo palcoscenico: si apre il sipario, un bimbetto,vestito da angioletto entra correndo e si ferma al centro del palco)

- Giorno! …io sono..io sono

- ( sottovoce, guardando verso la maestra che sta seminascosta,sulla sua destra, da dove è stato catapultato)..devo dire chi sono?

- Io sono ..un angioletto-
Sì..vedete?..Ho le alucce ( un fastidio queste alucce!)-

- ( la maestra suggerisce: devi dire che angioletto sei!)

- Io sono un angioletto buono…ma triste-
Eh! Triste ..tristuccio..m’annoio soluccio!-
Cerco qualcuno con cui giocare-
Tutti i bimbi giocano, ma gli angioletti?-

- ( una voce potente fuori campo: TU NON PUOI GIOCARE! RICORDATI CHE HAI UN COMPITO DA SVOLGERE!)-

- Eh!..ma non vale! Non posso giocare come i bimbi..però ho i compiti!-

- ANGIOLETTO!!!!- ( la voce fuori campo)

- Ok..ok…..però dopo giocherò?-

- VEDREMO!....ORA AL LAVORO!-( la voce fuori campo)

- ( la maestra dal suo angolino: devi dire meglio chi sei!)

- UFFF!!!! ….Allora!..IO SONO L’ANGIOLETTO DELLA PACE!-
Ma sono piccolino! Io non ce la fò!-

- O pappappero pappapperopò!- ( una formichina è entrata)

- Chi c’è..chi non c’è…chi non si fa vedè?-( l’angioletto)

- Sono una che ti aiuterà e pappappero e pappapperopà!- ( la formichina)

- Andiamo bene..io son piccolino..ma tu non ti vedi nemmeno!-


- Meglio io piccola che nessuno!..poi, con me, ce ne son ventuno!-

- Ma parli con la rima?-

- Noooo! Non ora : PRIMA! ( m’è sfuggita un’altra rima , perderò tutta la stima!)

- Che possiamo fare ..tu ..io…e ventuno formichine ?

- PICCINE… PICCINE… PICCINE? ( la formichina)


- Ci son io che canterò!!! ( un galletto entra con passo deciso)

- CHICCHIRICHI’..CHICCHIRICO’ ( la formichina continua a far rime)


- Ed io abbaierò! ( un cane san bernardo fa il suo ingresso)

- PUNZIPERO…. PUNZIPO’ ( la formichina)


- Se solite sulla mia groppa, quasi in vol vi porterò! ( un cavallo bianco)

- ULLAO’…ULLAO’!!!! (la formichina!)


- Però….però…qualcuno che mi aiuta c’è! ( angioletto)-
-
- ( la voce potente fuori campo : NON FARE IL FURBO ANGIOLETTO DELLA PACE! !)

- Ma perché?..guarda! C’è pure un orso che sta arrivando..e un lupo…….e l’elefantino con le grandi orecchie, c’è l’aquila e c’è la rondinella, c’è il re della foresta….guarda quanti mi vengono ad aiutare!


- ( la voce fuori campo: E..L’UOMO?)-
-
- AH!..EH!! IH! OH! UH!...ma tu non vuoi proprio farmi giocare !...dove lo trovo un uomo che mi aiuti a far tornare la pace?...QUELLO…INSIEME A QUELL’ALTRA…. TI RICORDI CHE HANNO COMBINATO?-

- Ne cerchiamo uno piccolo, uno come me!- ( la formichina)


- E la rima..non la fai più?- ( il galletto)

- CUCU’..CUCU’..CUCU’….( la formichina)


- Però l’idea è buona! Ne troviamo qualcuno piccolo! ( l’angioletto)






- E LO CRESCIAMO NOI!...( il lupo)


- Ma mica si può mettere in gabbia un cucciolo d’uomo! ( l’orso)

- NOOOO!... NON SI PUO'!!!!!!! ( la rondinella)


- NOOOO!...NON SI FA!!! ( tutti gli animali in coro)

- Oh pimpapperopimpappà!! ( la formichina)


- MA..ALLORA? ( tutti gli animali in coro)
-
- Ma allora..( appare una colomba)..ma allora andremo ai bimbi vicino/ e noi tutti un po’ al giorno /starem loro intorno intorno /e, con mille e più bacini/sui lor bei faccini/ insegneremo loro la PACE /quella che tanto a noi piace!-

- Ehi..di lassù!.....POSSO GIOCARE ORA? ( L’ANGIOLETTO)





LA TERRA DELLA GIOIA
di
 Francesco De Gaetano-Milvia Di Michele-Stefania Galleschi

Estate. In un piccolo borgo di montagna abitato durante l’anno solo da qualche persona anziana, Nina e la sua famiglia (mamma, papà, il fratellino Gigetto, il cagnetto Rolf e.la noiosa zia Nicoletta ) trascorrono le vacanze.
Oggi Nina se ne sta seduta ad ascoltare attentamente Nonna Carminella che racconta una delle sue bellissime storie:

-nonna Carminè…dai … su … un’altra! (Nina)
-bella di nonna!..Ma quanto ti piacciono le storie!
-Tanto nonna!...Ma quelle che racconti tu!
-Eh! Ci sai fare ninnì!...vediamo un po’… ora ti racconto: una storia vera…la storia di.. zi Minuccio che trovò la “ pietra gioia”.
-Pietra GIOIA?..cos’è nonna Carminè?
- tu non avere fretta!...La fretta è nemica delle storie. Poi saprai. Allora, in questo borgo, una volta, tanti … tanti anni fa, vivevano 500 persone..
- così tante?...Ma ora dove sono?
- eh! Sempre subito tutto vuoi sapere!..Aspè….ascolta buona buona..allora c’erano 500 abitanti tutti,tutti senza sorriso
- oh!!!! Non ridevano mai?
-no, non sapevano farlo, lavoravano da mattina a sera, mangiavano, dormivano, ma non sapevano scherzare, giocare e fare tutte quelle cose che rendono la vita bella.
- che ci fosse il sole, la primavera, i fiori nei prati o che la neve, a Natale, scendesse lieve a trasformare il borgo in un presepe incantato per loro era sempre uguale. Troppo presi nel lavoro, nelle faccende di tutti i giorni.
- Che tristezza nonna Carminè, come doveva essere triste vivere così senza un sorriso. E poi cosa successe?
- Non correre Ninnì la gatta frettolosa fece i gattini ciechi non lo sai?? Allora, un bel giorno di gennaio, se mi ricordo bene, era proprio il giorno di Capodanno del 18. . .. Zì Minuccio che allora era un giovanotto forte e vigoroso. . . .
-...ma anche pieno di buoni sentimenti, voleva assolutamente salvare un povero capriolo che..
- nonna, nonna come è fatto un capriolo, non l'ho mai visto!
- purtroppo tu abiti in città e la natura a voi cittadini più non appartiene. Il capriolo è carinissimo, ha due orecchie di una simpatia unica e il maschietto porta delle piccole corna dritte dritte. Ma torniamo alla storia. Il capriolo stava morendo di stenti e Zì Minuccio, nonostante il grande freddo lo cercava disperatamente.
- Ma non....(un attimo di silenzio) Caprì, nonna ho trovato il nome al capriolo, ti piace Caprì?... Ma non aveva la mamma?
- Non so forse era morta, e ora non m’interrompere più ma ascolta... Zì Minuccio, dopo tanto camminare, finalmente aveva ritrovato il capriolo e lo guardava mangiare con una tale gioia dentro.....

-che fate? ( Gigetto arriva tutto sudato e con la palla in mano)
-come sei sudato!..figliuccio mio!
-eh! Nonna Carminè...a giocà con il pallone, si suda!
-zitto! Ora zi Minuccio ha trovato il capriolo ( NINA)
-di che state a dì..il ..capriolo?..ma chi è zi Minuccio?( Gigetto)
-siediti pure tu: guarda c’è un panchettino piccolo come te..ma mettiti all’ombra..che il sole ancora scotta
-allora nonna Carminè…che aveva fatto il capriolo? Io l’ho visto in un disegno ..ho un libro pieno pieno di disegni di animali!
- e quanti ne hai visti da vicino?
-ehhhh! Tanti! Tantissimi!.allo zoo, a Roma!-
- animali in gabbia!...non è la stessa cosa…ma ora fammi riprendere il filo…statti quieto..ancora non ti sei perso niente…zi Minuccio ha trovato un piccolo capriolo da salvare..ma ha trovato pure….

ma facciamo un passo indietro...
Zi Minuccio aveva un sogno: trovare la famosa pietra Gioia! Che esistesse..glielo aveva detto il suo papà..e al suo papà..il papà del papà...e al papà del papà...il papà del papà del papà..
- eh! nonnì..quanto dura la fila dei papà!! ( Gigetto)
- dura tutto il tempo che deve durare! ( Nina)
-sì.dura tutto il tempo che ci vuole, se la diciamo tutta questa litania..tutto il tempo che servirebbe a far addormentare un bimbo che fa i capricci e che non vuol prendere sonno!
- nonna Carminè...come la storia delle pecorelle? ( Nina)
-quale storia delle pecorelle? ( Gigetto)
- eh! tu stavi a giocare a pallone!...( Nina)
-c'è un ponte stretto e c'è un gregge di pecorelle che lo deve attraversare ( la nonna)
_ eh!..e le pecorelle possono attraversarlo uno alla volta ( Nina)
-e allora?- ( Gigetto)
- allora stanno a passare!- ( Nina)
- COSA?- (Gigetto)
-AH! AH! AH! Sììììì! STANNO A PASSARE!
-Ma che dite?-( Gigetto)
- bisogna che il pastore le conti tutte: e se qualcuna si è persa? Allora contiamo insieme pure noi: UNO...DUE...TRE...QUATTRO- (nonna)
- ma quando finiamo? ( Gigetto)
- eh! Sono tante! tantissime!..il pastore le deve contare tutte...30..31..32..
-ma ancora! ( Gigetto)
- AH! AH! AH! Stanno ancora a passare!..se non t'addormenti, passeranno sempre: che baccalà sei!..HAI ABBOCCATO! HAI ABBOCATO! HAI ABBOCCATO!-
- SEI UN'OCA!...OCA! OCA! OCA!..IO ME NE VO'..SENTILE TU LE STORIELLE SCEME!
- su..non t'offendere!..La sorellina gioca! su..su.. che ti dico cosa ha trovato zi Minuccio!..Sapessi come s'ingarbuglia la storia...stai qui con noi "bello citiluccio!"( la nonna)
- Insomma mi volete stare ad ascoltare o no? La storia è ingarbugliata e bisogna andare per ordine - (la nonna)
- Scusaci nonna Carminé, scusaci tanto - (ninni)

- Allora, zi Minuccio girovagando per il bosco di larici alla ricerca del piccolo capriolo arrivò in una radura dove, magicamente, la neve non c'era! Tutto il resto del bosco e le altre radure erano completamente innevate ma in quella l'erba, il muschio non solo non erano ricoperti dalla neve ma erano addirittura di un bel colore verde, come se invece che in inverno si fosse in piena estate - (la nonna)
- Ooooh che bello e perchè ?? - (in coro i due nipotini spalancando gli occhioni)
- Zì Minuccio al momento non riuscì a capire bene ma guardando attentamente scoprì il capriolo che cercava al margine di questa radura che stava tranquillamente brucando l'erbetta tenera tutto beato e soddisfatto mentre vicino da terra, proprio vicino alle sue zampe, si sprigionava una luce abbagliante come fosse un piccolo faro molto potente - (la nonna)
- Ooooooooh che bello! ... Nonna Carminé - (insieme i due nipotini avvicinandosi ancora di più alla gonna della nonna e non staccandole gli occhi di dosso)
-che cos’era?..eh? cos’era? ( Gigetto)
-sì, nonna diccelo ..diccelo! ( Nina)
-zì Minuccio si avvicinò per capire e allungò la mano per accarezzare l’erba tenerella, profumata e fitta fitta..ma.. ( nonna)
-MA? ( in coro i bimbi)
- ma la sua mano sprofondò come se sotto l’erba si nascondesse un’apertura..pure..pure….l’erba restava intatta e non nascondeva grotte grandi o piccole che fossero-
-OOOOOOOOh!!!- ( i bimbi)
-allora zi Minuccio ci mise un piede: stessa cosa..il piede spariva, ma l’erba rimaneva intatta!
- PERO’..FICO! ( Gigetto)
- come un gioco di prestigio..vero nonna Carminè?- ( Nina)
- non saprei, fatto sta che a zì Minuccio venne un’improvvisa voglia di saltare sul prato. l’avesse mai fatto!... PUFF! Sparì dentro l’erba e andò a finire….( nonna) dopo un interminabile scivolone dentro ad un tunnel ricoperto da soffice erba in una caverna molto grande. -
- Una caverna nonna?? Quella dell'Orco delle fiabe?? - (i nipoti)
- Ma no, sciocchini, era una caverna le cui pareti erano costellate da gemme preziose, zaffiri, lapislazzuli, rubini, smeraldi, ametiste, diamanti che riflettevano una luce intensa che proveniva proprio dal centro della grande sala.- (la nonna)
- Accidenti Nonna, che meraviglia!!! Cos'era che faceva luce?? - (Gigetto)
- Non mi far perdere il filo del racconto Gigè. . . Allora al centro della grande caverna zio Minuccio vide una specie di altare formato da una grande roccia piatta e in cima, splendeva una enorme pietra, beh proprio pietra non era, diciamo come un cono multicolore che irradiava una luce fortissima.- (la nonna)
- Nonna Carminé la storia è bellissima però io ho fame, non possiamo fare una merendina mentre continui, a raccontacela?? - (Gigetto)
- E ti pareva Gigè, tu hai sempre fame. Va bé dai venite con me che vi preparo due freselle con il pomodoro fresco, l'origano dell'orto e un po’ di olio di oliva che ci ha regalato la nostra cugina Milvia - (la nonna)

da un viottolo spunta sbraitando e gesticolando nella piazzetta la cugina Nicoletta

-GIGE'!!! MA DOVE L'HAI LASCIATO ROLF!!- (zia Nicoletta)
- ROLF?....E CHE NE SO?.. PRIMA STAVA CON ME A GIOCARE CON IL PALLONE!-
-Povero Gigetto mio!.. solo con lui puoi giocare qui!- ( la nonna)
- MA SEI UNO SCIAGURATO!..S'E' PERSO!-
- o cara signorina!...e che pericolo ci sarà mai per Rolf in questo posto!...state tranquilla signorì.. favorite con noi a mangiare na' cosetta! ( la nonna )
- IO?...IO A DIETA STO!...Qua, in questo posto dimenticato da tutti..solo a mangiare si pensa! ( MA CHE CIA' STO POSTO PER PIACERE TANTO A MIO FRATELLO E A QUELLA ACQUA CHETA DI MIA COGNATA!)
- Peggio per te..zia..sapessi che buone le friselle con l'olio e pomodoro! ( nina)
- friselle? ( zia Nicoletta)
- EH!!!..T'E' VENUTA VOGLIA..EH? ZIA? ( Gigetto)
la zia si lascia convincere ed entra in cosa di nonna Carminella per fare merenda insieme a lei e ai bimbi.

Poco dopo, tenendosi per mano, i genitori di Gigetto e Nina entrano in scena sulla piazzetta e si siedono sulla panchina vicino alla fontanella:

-come stai oggi?- il marito
- meglio, non ti preoccupare... quest'aria buona m'aiuta...non vedi? Ho preso colore!-( moglie)
- meno male... vedrai, guarirai, vedrai..- ( marito)
- sì..speriamo... ci sono i bimbi.. non posso arrendermi- ( moglie)
- ti darò pure la mia forza.. dammi la mano, senti come sono forte!-
( Vera sorride intenerita )- che marito ho!..un atleta!-
- Lo puoi dire forte.. ho giocato a calcio in serie C.. MICA POCO!- ( Davide)
- e Gigetto tale e quale a te !..Quanto è appassionato di calcio!

Ritornano tutti dopo aver fatto merenda

- Hei!..Qua state? Bene! Bene! Volete pure voi na' frisella con olio e pomodoro?-( nonna
Carminella )
- NO.. NO...Abbiamo già preso un po' di frutta.. grazie Carminè!-
- mamma.. mamma.. ascolti con noi la storia della pietra Gioia?- ( NINA)
- SI'..SI'..SI'....( Gigetto)
- Perchè no?.. eh? Davide?..Ascoltiamo?..-
- Sì..mi va una bella storia.. mi metto comodo e v'ascolto..prego..nonna Carminella..a te la parola-

E Carminella si risiede sulla sua sedia, si aggiusta il fazzoletto sulla testa e..

- e va bene, sitematevi tutti..pure tu Nicolè..io aspetto che facciate silenzio..- ( nonna
Carminella)

un po' di trambusto, qualche sedia spostata, poi il silenzio

- Allora..dove eravamo rimasti?-
-Alla pietra multicolore!- (NINA)
-Sì,!!!al cono, non era una pietra! ( Gigetto)
Zi Minuccio non sapeva di aver trovato..” LA LEGGENDARIA PIETRA GIOIA”, la pietra che porta solo e sempre la vita!
Per questo, lì intorno c’era l’erba tenerella che il capriolo brucava beatamente e sembrava che l’inverno fosse andato via, cedendo il posto alla primavera. Vicino alla pietra, accoccolato, c’era un angelo guardiano bellissimo, che emanava un’intensa luce azzurra. L’angelo così parlò:
Ti prego, non profanare la pietra, è l’ultimo seme della pianta della Gioia, non ce ne sono più. Io sono arrivata con il seme, dal paese della Speranza, attraversando il deserto della Guerra, percorrendo il mare della Libertà.
Un giorno – continuò l’angelo, con la sua voce bellissima- un giorno, da questo seme, nascerà una pianta rigogliosa che sarà, per tutti gli uomini, una fonte di vita, un giorno- disse ancora sorridendo- …. sarà più facile per gli esseri umani sconfiggere le malattie del corpo e dell’anima-
Zi Minuccio rimase incantato per lungo tempo, infine si fece coraggio e disse: bell’angelo del cielo, io non ti tradirò, né profanerò il magico cono, ma tu.. dammi un piccola scheggia, un granellino solo, per portare un sorriso alla mia gente che è sempre tanto triste-
Ormai Nina e Gigetto sono così presi dalla storia che non interrompono più, solo il loro papà, asciugandosi una lacrima, sospira:
– sì, un solo granello anche per noi. - e sorride alla sua VERA
Allora, zi Carminella, che è un poco maga, si china e raccoglie un pugnetto di terra, poi si alza, andando verso la panchina dove i genitori di Nina e Gigetto siedono vicini, e …
-prendi! -Dice a Vera -strofinala tra le mani, questa è la terra della Gioia-
-oh! Grazie! – lei risponde, commossa.
Nonna Carminella ora è stanca
-basta, per stasera! Domani … domani continueremo. Ora ho da fare!-
E, andando via:
-Vera, prima di lavarti le mani, odora il profumo della nostra terra!-

Un abbaiare festoso rallegra e distrae tutti.
-ROLF! ROLF!-
Gli corre incontro Gigetto
dov’eri andato!- accorre pure Nina
- meno male che è tornato!- Nicoletta
- Non c’è nessun pericolo in questo posto- commenta nonna Carminella, già sulla soglia di casa
- non c’è da temere! Che vi dicevo?-
Poi, ormai da dentro casa, si ascolta ancora la sua voce.
-da noi… solo GIOIA!-
Nicoletta bofonchia sottovoce:
Sarà ! .. intanto, da questo posto, se ne stanno andando tutti!
t’ho sentita! – grida nonna Carminella-
- sì, se ne vanno .. ma tra questi monti … lasciano il cuore!-

6 commenti:

  1. Complimenti! Vedo che non si scherza! Brave e buon teatro!

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  2. siamo un bel gruppo e stiamo crescendo insieme!

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  3. E questi copioni bisogna metterli in scena ragazze! Che ne dite di improvvisarci attori, magari la prossima estate, in occasione del prossimo raduno o chissà...sai che bello! Bravissime!

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