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Favola a più mani: "Il giorno in cui Rosetta diventò invisibile" di Daniela Bonifazi - Francesco De Gaetano - Milvia Di Michele



Il giorno in cui Rosetta diventò invisibile
Giornata fredda e ventosa da stare rintanati in casa davanti al caminetto, con la tv accesa, un libro in mano, il pc a portata di manoe…nessuno che..... rompa!
Già, Rosetta aveva cominciato a stancarsi di render conto a questo e a quello, di parlare con educazione, d’interrompere la lettura del suo romanzo preferito per rispondere a domande che spesso facevano scendere l’acido lattico alle ginocchia.
Eh che sarà mai la solitudine? Perché tutti la temono?
Rosetta, invece, la desiderava. Fantasiosa com’era, non si era mai annoiata a star sola, neanche quando le capitava d’esser malata e doveva stare a letto.
Ma quando mai ..la noia!
C’era da inventarsi storie, leggere, disegnare ( se non stava malissimo), pettinare le sue bambole, inventare rebus, far cruciverba, guardare fuori la finestra i colori del cielo che cambiavano, pensare al vestito da sposa che si sarebbe fatta cucire da grande, confezionarsi uno sposo immaginario su misura e…e tante cose c’erano che non la facevano sentir sola!
Ma quella casa era sempre piena di gente: genitori, parenti, amici…tutti lì, a passare il tempo a casa sua, nemmeno fosse un giardinetto pubblico!
Quel giorno Rosetta era proprio scocciata, se n’era scappata in soffitta e lì, seduta a gambe incrociate su un tappeto di lana di pecora, si concentrò fortemente dicendo: “Basta! Voglio sparire! Voglio che non mi veda nessuno, che nessuno mi scocci più! Ecco, ci sono....ora ci riesco. Abracadabrà abracadabrì.” Detto questo, tale fu la forza del suo desiderio, che davvero sparì. Sì, Rosetta, quel giorno diventò invisibile.
Se ne accorse subito. Le capitò di volersi guardare la fronte allo specchio per controllare quei tre "orribili", diceva lei, foruncoletti che le erano spuntati da qualche giorno. Sperava cominciassero a sparire e... sì che erano spariti, non li vedeva, ma non vedeva neanche la sua faccia.
“OH! Mamma mia! … ed ora?”
Allo smarrimento iniziale seguì un'accurata riflessione. Rosetta non era mai stata impulsiva nelle sue decisioni, tanto meno riguardo le azioni che necessariamente avrebbe dovuto attuare in conseguenza di un evento. "Alla faccia dell'evento"! - pensò - “La situazione è assolutamente tragica...che faccio ora?” si chiese sgomenta.
Le vennero in mente scenari di panico incontrollabile, allorché i suoi genitori si fossero accorti della sua scomparsa. APRITI CIELO! A sua madre, geneticamente ansiosa, sarebbe venuto un attacco di panico, si sarebbe accasciata sul divano gridando: “Le mie gocce, presto!”
Suo padre, che generalmente sapeva gestire gli avvenimenti più astrusi, probabilmente avrebbe agito in modo più razionale.
Rosetta sedette di nuovo sul morbido tappeto di lana e cominciò a spremersi le meningi, alla disperata ricerca di una possibile soluzione, infine...decise di spassarsela. Sì, sapeva di non essere una fata vera e per questo le sue magie erano destinate a svanire dopo qualche tempo: allora quella era l'occasione per giocare e fare un'esperienza irripetibile: “Perché lasciarsela scappare?” disse fra sé e sé.
Bisognava solo fare un bel programmino per pianificare l'avventura.
Detto fatto s'imbacuccò ben bene, coprendosi anche con una enorme sciarpa il bel faccino e, salutando festosamente tutti, uscì.
Nessuno si accorse che, sotto i panni non c'era niente.
Il primo scherzetto aveva deciso di farlo a quel fanatico di Mariotto che diceva sempre: “Che noia! Quando si hanno tanti soldi, la vita non ti sorprende più!”
Ci avrebbe pensato lei a sorprenderlo! Lo avrebbe fatto restare senza fiato e avrebbe sofferto per non poterlo raccontare in giro... e chi gli avrebbe creduto?
Si diresse a passi veloci ai giardini pubblici e gli telefonò fingendo di stare scappando: “Aiutami!- gridava - vieni subito, sono ai giardinetti, vicino alla fontana del Nettuno! Ma fai presto..ti prego..ti prego..ti prego!”
E Mariotto volò da lei, felice non perché quel giorno non si sarebbe annoiato, ma perché a chiamarlo era stato la bella Rosetta. OH! Ne era talmente invaghito... da balbettare al solo pensiero di vederla!
Durante il tragitto, come tutti i bambini, non fece che fantasticare, la sua mente era in pieno fermento cercando il modo più opportuno per avere finalmente un approccio con Rosetta che non fossero le solite lamentele sulla noia o le frequenti "spacconate" sulla ricchezza. Per la prima volta in vita sua, Mariotto si sentì inadeguato a gestire una situazione che mai avrebbe pensato si potesse avverare: lui e Rosetta...ai giardinetti...da soli! Improvvisamente il ragazzino fu colto dal panico, si fermò di colpo e decise di studiare una strategia che gli permettesse di apparire irresistibile agli occhi dell'amata Rosetta. Mentre era impalato sul marciapiedi, specchiandosi davanti al negozio di dolciumi del signor Pierini per accertarsi di essere ben pettinato, vide una confezione di baci al cioccolato con un ciondolo rosso a forma di cuore e subito gli balenò l'idea di presentarsi con quel regalo, che ovviamente assumeva un significato speciale e molto esplicito: Love!
Soddisfatto di se stesso, uscì dalla pasticceria con un sorriso stampato sulla faccia e gli occhi da pesce lesso...Ah! L'amore fa "cadere" anche i più tosti! Mentre, camminando ad un metro dal suolo, tentava di prevedere la reazione della bambina, si fermò di botto e ritornò in sé.
"Miseriaccia" - pensò - ma la sua era una richiesta di aiuto ed io sto perdendo tempo prezioso, stupido che non sono altro.” E così cominciò a correre come un fulmine per raggiungere nel minor tempo possibile la fontana di Nettuno. Giunse sul posto trafelato, tutto rosso e sudato; si guardò attorno, ma di Rosetta non v'era traccia.
" Santo cielo" - pensò - ed ora cosa faccio?” Preoccupato ai limiti dell'isteria, cominciò a chiamare a gran voce la sua amata Rosetta, ma...niente...nessuna risposta. Mentre cercava di qua e di là ipotizzò che forse si trattava di uno scherzo...ma sì...in fondo quando mai Rosetta aveva dimostrato interesse per lui o lo aveva coinvolto nelle sue scorribande e nei suoi giochi? " Che sciocco" - si disse - "Ci sono cascato come un pollo." Ma, proprio mentre stava per abbandonare il giardinetto, meditando una scorpacciata di baci alla faccia di quell'odiosa ragazzina che gli aveva fatto perdere la testa, sentì una mano scompigliargli i capelli.
APRITI CIELO! Mariotto era fissato con la sua "acconciatura", chili di gel usati tutte le mattine per creare quel ciuffo all'insù che tanto gli donava...Si voltò di scatto pronto a colpire il malcapitato burlone, ma...vide la mano guantata di rosso di Rosetta! Rosetta si girò velocemente di spalle, facendo finta di piangere. Mariotto vedeva il cappottino scozzese sussultare. La testa incappucciata della bella birichina era china in avanti, come chi si vergogna o ha paura.
Aiutami- gli disse- c’è un mostro che m’insegue! Mi ha preso la testa!”
Mariotto si femò allibito chiedendosi se fosse già il primo aprile. No, era quasi Natale e Rosetta lo aveva chiamato solo per burlarsi di lui.
Che fare? Era troppo orgoglioso per far vedere che era offeso, fece finta di fregarsene e, con nonchalance le disse: “Mattacchiona, tieni, mangia un cioccolatino: credevi mi fossi davvero preoccupato? Noooooooo! Io ti conosco bene, volevi solo vedermi perché ti piaccio e, dunque, ti ho comprato i baci, dai! Prendili che poi, quando saremo più grandi me li farò dare da te!”
Così dicendo prese un bacio dalla confezione e lo tese a Rosetta che……….si voltò verso di lui prendendo il cioccolatino in mano.
Quale fu lo stupore di Mariotto nel vedere il cappuccio, la sciarpa ma, invece degli occhi ridenti della sua Rosetta, vedeva solo il fondo del berretto!
“Ma cosa succede? Accipicchia, ma allora è vero ti hanno rubato la testa!
O Signore aiutaci tu!”
E così dicendo allungò la mano verso quel che doveva essere il viso della sua amata ma, invece di incontrare il vuoto, sentì il turgido profilo delle labbra, il tepore del viso, il lieve alito del respiro che gli solleticava il palmo della mano.
“Impossibile" gridò e fece un salto all'indietro. "Ma questa è veramente una stregoneria! O mia dolce Rosetta ma che ti è successo? O Dio, mi sento male!Dov'è il tuo bellissimo viso? Io ti voglio bene e darei tutto quello che possiedo perché tu potessi tornare come prima.”
Commossa da quella inaspettata dichiarazione d'affetto, la più accorata e sincera che avesse mai ricevuto, assieme al generoso proposito di rinunciare a tutti i suoi beni materiali, a cui fino ad allora sembrava che Mariotto tenesse sopra ad ogni altra cosa, Rosetta si pentì di aver espresso il desiderio di non voler essere vista più da nessuno. Capì che la solitudine non era la cosa più desiderabile, che doveva imparare a condividere i suoi interessi, i suoi sentimenti, i suoi sogni con gli altri e la vita sarebbe stata molto più bella e divertente.
Ma cosa poteva fare ora per rimediare a quella situazione assurda?
Se fosse riuscita di nuovo a concentrarsi sul suo desiderio di ritornare visibile - pensava - se avesse fatto sentire con quale forza e fermezza, con quanta tenacia ora lo desiderava, forse avrebbe potuto funzionare!”
E allora disse a voce alta e con grande convinzione:" Abracadabrà... abracadabrì...voglio tornare ad esser vista proprio qui!”
E la magia funzionò! Mariotto non riusciva a credere ai propri occhi.
"Rosetta, sei tornata"! e cominciò a piangere e ridere insieme dalla contentezza, saltellando come un ranocchio.
"Ehi, Mariotto, datti una calmata e molla i miei baci di cioccolata...direi che me li sono meritati, no?" - poi aggiunse " Anch'io ti voglio bene, testone" ed avvicinandosi a lui...lo baciò sulle guance...oh mamma mia!
Volete sapere come finisce questa storia? Non lo immaginate?
Beh, ve lo dirò: Rosetta dopo aver fatto una bella scorpacciata di baci al cioccolato, fu costretta a chiamare un" mezzo di soccorso", ovvero l'automobile di sua sorella, che dovette caricare lei che moriva dal mal di pancia e il povero Mariotto ancora scioccato dal bacio della “sua” Rosetta. Gli occhi avevano assunto la forma di due cuoricini ed il cuore continuava a battere all'impazzata. Statene certi, quella notte Mariotto avrebbe fatto veramente SOGNI D'ORO.
Quel che Mariotto non immaginava, è che Rosetta voleva divertirsi ancora un po’ e, visto che aveva imparato a svanire, voleva farlo ancora…almeno un pochino pochetto, opperbacchetto!
Alla sua età le cottarelle vanno e vengono. Sì, era lusingata per il fatto che Mariotto..ecc. ecc. ma voleva coinvolgerlo in qualche avventura. Voleva vedere, per esempio, se ci sapeva fare con la fantasia.
Qualche giorno dopo quando ancora Mariotto sospirava d’amore e aveva gli occhietti a cuoricino, la bambina dispettosa strizzò l’occhietto e disse di nuovo: “ Abracadabrà ….Abracadabrì”e...... la scugnizzetta, di nuovo, sparì!........
Con una faccia tosta che, per fortuna, non si vedeva, chiamò al cellulare il povero Mariotto , gridando di nuovo: “Aiutami, aiutami, sono Rosetta tua! Vieni ad aiutarmi!”
E Mariotto…..corse. Prese al volo la sua bicicletta sconquassata ( perché farsene una come si deve? Tanto gliela rubavano sempre. Aveva pure provato a comprarsi una catena come si deve, ma avevano rubato le ruote e il sedile..quindi!)
..dunque, prese al volo la sua bicicletta e andò...dove?
Rosetta le aveva dato appuntamento alla fermata n° 3 del 112..o viceversa?
Sperò di aver capito bene il luogo dove raggiungerla e andò.
E Rosetta c'era. Il suo cappotto, la sua sciarpa, i suoi stivali, i suoi guanti...almeno quelli, c'erano.
“Dai!- gli intimò la furbetta “ Dai seguimi!”
Mariotto ormai non discuteva più gli ordini della “sua” Rosetta, la seguiva come un cavalier servente. Camminarono per un po’, infine la bambina, facendogli segno di seguirla, entrò dentro un portone.
Da dentro si udivano voci e suoni: sembrava ci fosse una festa.
Passarono davanti ad alcune persone indifferenti al loro ingresso:”Come mai?” si chiese Mariotto.
La soluzione la trovò in uno striscione appeso sulla parete del salone che si aprì al loro sguardo, dietro un grande palco, c’era scritto: benvenuti al saggio di fine anno della scuola per i non vedenti “ S.Lucia”.
“Ma è una scuola per ciechi!” disse sottovoce a Rosetta
-Ssst!! gli disse lei- vieni con me, abbiamo un compito da svolgere, qui c’è Maria.
"Maria"? - chiese Mariotto disorientato - "E chi è questa Maria"?
"Ssssst! Seguimi e taci!” Il tono perentorio di Rosetta non ammetteva repliche.
I due ragazzi entrarono nell'enorme sala. Moltissime sedie erano disposte in ordinate file di fronte ad un palco. Il sipario era chiuso, ma Rosetta si intrufolò passando attraverso l'apertura centrale dove trovò un pianoforte a coda ed altre sedie disposte in tre file.
Mariotto era rimasto nel salone, in disparte, aspettando gli sviluppi derivanti dalla loro intrusione in una festa, senza alcun invito.
Il ragazzo stava diventando impaziente, quando sentì un pizzicotto sul braccio che lo fece sobbalzare; subito dopo una voce gli sussurrò all'orecchio "Seguimi, ma non fare rumore".
Riconoscendo la voce di Rosetta, senza fare altre domande, ormai aveva compreso che con la Lady di Ferro non c'era da obiettare, si fece trascinare fino alla porta chiusa di una stanza. La bambina aprì la porta con cautela ed i ragazzi entrarono. L'ambiente in cui si trovarono era piuttosto buio, ma entrambi riuscirono a scorgere una sagoma femminile che, seduta su una poltroncina, cominciò a suonare qualche accordo con un flauto traverso. Poi, dopo pochi istanti, durante i quali la ragazza evidentemente cercava la giusta concentrazione, delle note sublimi si diffusero intorno ad essi, provocando in Mariotto e Rosetta un'indicibile emozione.
Quando la musica cessò, i due amici non poterono fare a meno di manifestare il loro entusiasmo battendo all'unisono le mani. La ragazza sussultò, spaventata. "Chi c'è? - chiese.
"Non preoccuparti, Maria, sono io, Rosetta, e con me c'è un amico, Mariotto.”
"Rosetta! Sei venuta, allora!" - esclamò Maria eccitata e contenta.
"Ne dubitavi, forse? - aggiunse Rosetta - Non avrei perso il vostro saggio neanche per tutto l'oro del mondo."
Mariotto si sentiva un po' spaesato in quella situazione e non sapeva cosa dire o fare, finché Rosetta, con la solita "grazia", gli affibbiò una gomitata sullo stomaco dicendo: "Ehi, non stare lì impalato...saluta la mia amica Maria e fatti "vedere" da lei, così che possa conoscerti".
"Vedere? - pensò Mariotto - ma questa è matta, come può vedermi una bambina cieca?"
Ma Rosetta lo sospinse in avanti, proprio di fronte a Maria, alla quale prese le mani, aiutandola a trovare il viso del suo amico.
Maria cominciò a toccare la fronte, i capelli, il naso...insomma ogni dettaglio del volto di Mariotto.
"Maria può vedere solo attraverso il tatto, capisci, ora?"
Sì, ora Mario comprendeva benissimo e...in quel giorno di quasi Natale, Maria insegnò a Mariotto che le carezze rendono visibili i volti!
Allora la carezzò anche lui dicendole: Buon Natale!
Poi, prese sottobraccio la sua ”invisibile” bambina e uscì con lei, vedendola con altri occhi: quelli del cuore che mostrano anche ciò che la vista da sola non riesce a far vedere!

Milvia Di Michele – Daniela Bonifazi – Francesco De Gaetano

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