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"IL TORRENTE CHEBELLO" di Daniela Bonifazi - Francesco De Gaetano - Milvia Di Michele - Maurizia Zucchetti



IL TORRENTE CHEBELLO
Questa fiaba si è classificata 8° al primo concorso letterario nazionale a cui il gruppo ha partecipato

 "Una fiaba per Basiano" con tema "Il volontariato"
Non molto tempo fa, in un piccolo paesello abbarbicato su un costone della montagna, viveva una famigliola come tante: papà, mamma e quattro bambini, due femminucce e due maschietti. Il più grande, Francesco, aveva undici anni, poi Milvia dieci, Stefano nove e la più piccola, Lalla, di otto. La vita scorreva tranquilla e serena in quel paesello. Il papà e la mamma si dedicavano al piccolo orto e all’allevamento di una decina di pecore per la lana e il latte, oltre a qualche gallina. Più o meno le stesse occupazioni degli altri abitanti, qualcuno era anche boscaiolo, ma la maggior parte era dedita alla pastorizia e all’ agricoltura. Di fianco al paese scorreva il torrente Chebello. Tra rocce e muschi scendeva gorgogliando verso valle tra mille cascate spumeggianti.
Un giorno, all’inizio dell’autunno, il tempo si mise al brutto e iniziò a piovere ininterrottamente per giorni e giorni. Il freddo pungeva le ossa, gli animali erano rinchiusi nelle stalle e negli ovili. Gli abitanti non osavano uscire e trascorrevano le giornate al dolce tepore del fuoco emanato dai camini, dedicandosi alle occupazioni consuete nel periodo che preludeva al periodo più freddo dell’anno, cioè facendo cesti, intagliando il legno che prendeva le forme più originali, cucendo o cardando la lana.
I quattro fratellini una mattina uscirono di casa, dato il miglioramento delle condizioni atmosferiche,  per comprare il pane e svolgere altre commissioni affidate loro dalla mamma. Quando però attraversarono il ponticello sul torrente Chebello rimasero stupiti per come esso fosse cambiato. Era aumentato di volume, le cascatelle non si vedevano più e l’acqua iniziava a salire sempre più, minacciando di fuoriuscire dagli argini. D’improvviso ricominciò a piovere, così Francesco e Milvia presero per mano Stefano e Lalla e attraversarono di corsa il ponte, spaventati da quell’insolita e preoccupante situazione.
Giunti in paese trovarono tutti gli abitanti in piazza, allertati dal suono delle campane della chiesetta del piccolo paese, cosa che accadeva solo in caso di un pericolo imminente. Il parroco, don Sergio, dall'alto della scalinata stava parlando alla popolazione, accorsa da ogni parte. Purtroppo la casetta della famiglia di Milvia e Francesco distava troppo dal paese e nessuno aveva sentito il suono delle campane.
-" Miei cari parrocchiani - stava dicendo don Sergio - la pioggia ci ha concesso solo una breve tregua, non accenna a cessare ed il torrente sta per straripare. So che nessuno di voi ha dimenticato la terribile alluvione di dieci anni orsono. Fu una vera tragedia, molti morirono, altri rimasero senza casa e le coltivazioni furono distrutte, ricordate"?
L'anziano Tommaso, sorretto dal suo fedele bastone, disse:" Nessuno ha dimenticato, padre, nessuno... - e chinò il capo chiudendo gli stanchi occhi, che avevano visto scomparire nel fango i suoi adorati nipotini, inghiottiti dalla piena.
Francesco e Milvia si guardarono e – “Mio Dio! - dissero all'unisono - la nostra casa”!
L'anziano Tommaso li guardò preoccupato – “Non avete sentito il suono delle campane”? - chiese con ansia.
Milvia e Francesco fecero un cenno di diniego, erano sgomenti, i loro sguardi chiedevano aiuto. Non c’era bisogno di parole…
-“Calma! - disse Tommaso - Niente panico! Piuttosto organizziamoci! Per niente al mondo permetterò che accada di nuovo quel che i miei poveri occhi hanno già visto dieci anni fa!
Tanto per cominciare voi piccoli resterete qui, al sicuro, in parrocchia con don Sergio e gli altri ragazzi del paese. Tra poco verrò anch'io e mi unirò agli anziani. Gli uomini giovani e forti sono col Sindaco, per pianificare gli interventi necessari a salvare il paese e soprattutto per avvisare le famiglie che, come la vostra, non hanno udito l'allarme. State tranquilli ragazzi, i vostri genitori presto saranno al sicuro. Su, su...andate"!
I quattro fratellini però non si davano pace: pensarono a mamma e a papà, rimasti lassù nella loro casetta al di là del torrente che si ingrossava d'acqua fangosa a vista d'occhio...bisognava avvisarli al più presto, non c'era tempo da perdere!
La pioggia aumentava e sferzate d'acqua soffiate dal vento che rafforzava non promettevano nulla di buono. Rivoli impazziti scorrevano tra i ciottoli delle viuzze del paese. Il cielo plumbeo e i monti che mostravano frane e smottamenti facevano da scenografia al paesello; la vallata faceva da cassa risonante e l'eco dei sinistri suoni del "maltempo arrabbiato" faceva venire i brividi a tutti. Francesco e Milvia, si guardarono cercando l’uno nello sguardo dell'altra una rassicurazione; Stefano e Lalla, infreddoliti e spauriti, iniziarono a piagnucolare. I due più grandicelli, tenendo ben stretta la manina dei fratellini, che non avevano lasciato un solo momento, cercarono di rassicurarli benché anche loro avvertissero una grande angoscia. Francesco si sentiva responsabile dei fratelli, era il più grande e sapeva che i suoi genitori contavano su di lui. In quella situazione così difficile era però spaesato e combattuto tra il dover avvisare i genitori e il proteggere i più piccoli. Che fare? Mentre pensava volse lo sguardo attorno, in cerca di aiuto e attenzione...decise che non poteva indugiare e aspettare che il Consiglio Comunale terminasse. Milvia e lui stesso avevano visto coi loro occhi l'aspetto minaccioso del torrente Chebello, che in quel momento di bello non aveva proprio nulla!
-"Shhhhh, Milvia, vieni...seguimi senza farti notare - sussurrò Francesco”.
La bambina lo seguì fino all'ingresso della sala parrocchiale dove il fratello le disse che spettava a lui avvisare i loro genitori.
-"Se mi cercano, tu di' che sono uscito un attimo a cercare una cosa che ho perduto e che tornerò presto". Poi "sgattaiolò" via alla chetichella, riprendendo il sentiero che conduceva alla sua casa.
Quando fu di nuovo nei pressi del torrente, si rese conto che ormai la piena aveva oltrepassato gli argini e che era impossibile attraversare il ponticello. Si sentì perduto e non sapendo cosa fare fu preso dalla disperazione e i suoi occhi si riempirono di lacrime.
Ad un tratto, di fronte a lui, come una visione, apparvero le sagome di due uomini vestiti d'arancione luminoso, talmente luminoso che, nonostante il grigio del cielo e la pioggia, sembrava emanassero luce propria. "Ho paura Francesco!  - sussurrò Milvia che nel frattempo aveva raggiunto il fratello per essere anche lei di aiuto - Chi sono quei due”?
Francesco non sapeva cosa rispondere e continuava a guardare con timore le due figure che si avvicinavano ma… incredibile! Man mano che avanzavano le figure sembravano moltiplicarsi. Da due a quattro, otto, sedici e così via. Tutte vestite d'arancio luminoso e i loro volti tutti uguali, come se non avessero lineamenti, ma guardandoli meglio era come ammirare il viso sereno e radioso degli angeli, come quelli dipinti in chiesa negli affreschi. Due delle figure raggiunsero i bimbi e senza incutere loro alcun timore li sollevarono in braccio portandoli al sicuro mentre le altre si adoperavano per arginare il torrente Chebello e riuscirono in breve tempo a impedire l'esondazione. Dopo di che Francesco e Milvia assistettero a quello che sembrò loro un miracolo: papà e mamma correvano verso di loro lungo il sentiero e sul ponte che ormai non faceva più paura. Insieme tornarono al paese dove videro altre figure come quelle che avevano incontrato poco prima; stavano lavorando per proteggere le case, portare in salvo le persone che erano salite sui tetti per evitare di essere trascinate via dalla piena, scavare canaletti di scolo per far defluire l’acqua…Lavorarono alacremente e senza posa, incuranti delle avverse condizioni e della stanchezza. Finalmente la pioggia cessò del tutto e ben presto, grazie all’intervento degli angeli in arancione, la situazione stava rapidamente tornando alla normalità.
Passarono alcuni giorni e il sole tornò a splendere, delle strane figure arancioni non v'era più traccia. La domenica, alla messa solenne, celebrata per ringraziare il Signore dello scampato pericolo, il Parroco all'omelia disse, guardando tutti i paesani riuniti: “Avete visto figlioli? Il Signore ci ha inviato i suoi Angeli per aiutarci nel momento del bisogno. Sia lode a Lui e a quelle anime pure che ci hanno salvato”! Un'esclamazione di gioia scaturì dai fedeli riuniti,  ed un applauso senza fine coronò quella giornata memorabile.
Forse vi sembrerà fantastica questa storia, ma non c’è nulla di più realistico: quegli Angeli sono rimasti tra noi, compaiono quando c’è bisogno di loro: sono i Volontari che ci aiutano quando eventi straordinari ci colpiscono, come le alluvioni, appunto, o i terremoti, oppure ancora le frane e gli smottamenti, le eruzioni che minacciano i paesi sottostanti i vulcani attivi... Rispettarli, aiutarli e se possibile unirsi a loro è nostro dovere. Sono uomini come noi, eppure si comportano come angeli custodi… angeli senza le ali, ma con un cuore grande grande!


Daniela Bonifazi - Francesco De Gaetano - Milvia Di Michele - Maurizia Zucchetti

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