Teorema del passatutto
La nonna girava, girava e passava, passava. Che buona era la salsa di pomodoro, quella al ragù, quella al sugo di coniglio, quella al cinghiale e poi i passati di verdura e le polpette di patate! Poi che dire del puré, delle marmellate di ciliege maggesi, di more e di albicocche? Tutto passato nel passatutto. E la nonna che cucinava sempre lei, felicemente, passava, passava proprio tutto, girando il passatutto e mentre passava, cantava ed era contenta. Carletto la osservava e mentre ammirava sua nonna girare il passatutto gli veniva l'acquolina in bocca solo immaginandosi che, entro breve tempo, avrebbe gustato una di quelle leccornie. Un giorno, durante le sue osservazioni, si rammaricò di quanto tempo occorresse alla nonna per girare il passatutto e della fatica che era costretta a sostenere; decise allora che, per il giorno del compleanno della nonna, le avrebbe regalato un robot da cucina, di quelli che ogni giorno vedeva pubblicizzare in televisione. Pensò che, con quel robot, la nonna avrebbe durato meno fatica ed avrebbe avuto anche più tempo per riposarsi. Quindi ruppe il suo salvadanaio, dove aveva messo tutti i suoi risparmi e si apprestò a convincere i propri genitori a portarlo a comprare quel regalo da cucina. I risparmi contenuti nel salvadanaio, purtroppo, non bastarono a Carletto che, per far fronte all'intera spesa, dovette chiedere un prestito alla mamma, poi al babbo ed infine anche al nonno che non capì a cosa serviva il robot e non fu neppure capace di pronunciarne il nome correttamente, definendolo "robottolo".
Comunque, alla fine, Carletto aveva raccolto i soldi necessari e, tutto contento, tornò a comprare il robot per la nonna. Una volta acquistato e regalato l'oggetto alla cara nonnina, ella, entusiasta del pensiero del nipotino e della novità, volle subito metterlo in moto e cominciare ad usarlo. Con dispiacere si rese conto che, per farlo funzionare, occorreva la corrente elettrica a 220V, ma, in casa, in quel paesino fra le colline toscane, c'era ancora la 115V e quindi occorreva un altro trasformatore come quello che la famiglia aveva dovuto acquistare per poter vedere la televisione. Il trasformatore era anche un oggetto molto costoso. La nonna avrebbe potuto usare quello del televisore, ma, staccarlo da dove era stato messo per utilizzarlo con il robot e poi doverlo rimettere sotto al televisore, diveniva un'impresa, anche perché il trasformatore era un oggetto abbastanza pesante. Quindi l'acquisto di Carletto, per essere reso funzionale, aveva necessità di un altro salvadanaio da rompere, con altrettanti risparmi. Fu la nonna che, vedendo la tristezza sul volto del nipotino, sacrificò un bel gruzzoletto della propria pensione per far felice Carletto e, nello stesso tempo, anche incuriosita di provare il sensazionale ritrovato tecnologico definito dal messaggio pubblicitario: "Un vero cuoco in casa tua". Fu così che la nonna iniziò a cucinare con il robot regalatole da Carletto. Si accorse che, se metteva mezza cipolla, un gambo di sedano e qualche altro odore nel macchinario, una volta messo in moto, essendo poca la quantità degli elementi introdotti, la funzionalità dell'apparecchio ed anche il risultato finale erano compromessi. Allora aumentò le quantità. A poco a poco, quella che era sempre stata una cucina di qualità, dai molteplici sapori, diventò una cucina di abbondanza, con meno qualità e meno sapori. La nonna per poter cucinare utilizzando il robot, era costretta a fare di più di tutto e, quindi, affinché si potesse consumare ciò che era stato fatto, occorreva mangiare quel tipo di cosa più spesso. Alla fine, per alcuni giorni, si usava sempre la stessa salsa, la stessa marmellata, lo stesso passato di verdura o di legumi. Le cose da mangiare non potevano essere gettate via, perché farlo sarebbe stato peccato ed ingiusto, quindi andavano consumate fino alla fine.
Carletto convenne che, se la famiglia avesse avuto il frigorifero tanto pubblicizzato in televisione, avrebbe potuto conservare più a lungo i preparati della nonna e lei avrebbe potuto variare di più i piatti cucinati, quindi cominciò a sensibilizzare il babbo perché comprasse quell'utile elettrodomestico. Il babbo promise a Carletto che lo avrebbe acquistato a rate e, per poterlo pagare, si sarebbe trattenuto sul lavoro, ogni giorno, due ore in più, finché non lo avesse finito di pagare. Fu così che il frigorifero permise di conservare più a lungo i cibi e fece sì che la nonna potesse riposarsi di più usando il robot da cucina. Talvolta, però, lei si annoiava e sempre più spesso non cantava più. Carletto, che ogni sera giocava un paio di ore con il babbo, non giocò più, perché il babbo, rientrando due ore più tardi per dover fare lo straordinario e guadagnare i soldi per pagare le rate del frigorifero, tornava dal lavoro molto stanco e nervoso e non aveva più voglia e forza per far divertire il figlio.
Dopo il frigorifero, ci fu la lavatrice e poi l'automobile e poi l'acquisto della casa con il mutuo ed anche il riscaldamento a gas centralizzato. Poi, l'assicurazione per tutelare gli eventuali danni a terzi e, dopo, quella per salvaguardare il futuro della famiglia. Ed ancora la vacanza al mare, quella in montagna e gli abiti alla moda. Risultato finale: tutti correvano freneticamente, dalla mattina alla sera, per mantenere tutto il sistema che veniva chiamato "progresso".
Non c'era più neppure il tempo per preparare il pranzo e la cena ed i cibi venivano acquistati già pronti e cucinati direttamente a livello industriale.
La sveglia suonò, sbattendo ripetutamente il martelletto nei due supporti metallici adibiti a casse risonanti e Carletto fu destato dal suo sogno. Contento, sbadigliò, si stirò ben bene nel proprio letto e, poi, voltandosi verso il comodino, guardò il suo salvadanaio intatto con dentro tutti i suoi risparmi. Si alzò velocemente dal letto e corse subito in cucina, dove la nonna stava passando con il suo passatutto una buonissima marmellata di fichi. L'abbracciò, la baciò e le disse che le avrebbe regalato un bel passatutto nuovo fiammante! La nonna apprezzò molto il pensiero del nipote e, con aria felice e serena, gli preparò una ricca colazione, che incartò con cura e depose dentro la cartella di Carletto che, accompagnato dalla mamma, se ne andò a scuola.
Quella mattina, la maestra dette da fare ai propri scolari un tema sul progresso e Carletto parlò di uno strano teorema, sconosciuto all'insegnante, del quale lei stessa rimase stupita e che si chiamava "teorema del passatutto".
Carletto concluse il suo tema con un suo messaggio di speranza: "Spero che il futuro sia pieno di case, magari con dentro solamente un passatutto, abitate da persone felici di sentire e vivere la semplicità della vita e di poter assaporare insieme e condividere la consapevolezza di possedere tutto ciò che è, solo e veramente, necessario!".
Tiziano Consani
Ringrazio sentitamente tutti voi per aver pubblicato questo mio racconto!
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