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Storiella a più mani: "Miracolo in città" di Francesco De Gaetano- Milvia Di Michele




MIRACOLO IN CITTA'
C'era una volta, non molto tempo fa, in una grande città piena di case, grattacieli, strade sempre intasate da automobili, camions e moto, un piccolo riquadro di prato.
Più che un prato era un fazzoletto di terra con, qua e là, qualche rado filo d'erba. Il tutto era coronato da un recinto in ferro mezzo arrugginito e da una panchina in ghisa tutta sbilenca, piena di scritte e scarabocchi.
'Nessuno' andava a sedersi su quella panchina,leggendo un libro e sognando i luoghi incantati che venivano narrati in quelle pagine.
Nessuno era un ragazzetto di 10 anni, pallido, magro magro e molto alto per la sua età.
Non aveva mai visto il mare nè la campagna e tantomeno le montagne.
Non parliamo poi degli animali, a parte quelli che vedeva in televisione e sui libri. 
Improvvisamente dalle pagine del libro che Nessuno stava leggendo uscì fuori un omino buffo, con un occhio grandissimo in mezzo alla fronte, che lo guardò e lo ingoiò.
-Oibò! –pensò Nessuno dentro l’occhio,-dove andrò a finire?-
L'Omino, con Nessuno nell'occhio, si alzò in volo e in un attimo fu sopra la città, sopra le nubi cariche di smog....lassù dove il cielo è azzurrissimo e il sole splende sempre.
Nessuno si sentiva come su un astronave nella cabina di comando e dall'occhio dell' Omino, come da un'oblò dell'astronave, poteva vedere lo splendido panorama che si sgranava davanti ai suoi occhi: sotto di loro le nuvole, sopra un sole meraviglioso, e tutto intorno l'immenso azzurro.
Volarono per molto tempo o forse no (in queste storie, si sa, il tempo non ha importanza) e, ben presto, al posto delle nuvole, si rivelò un prato sterminato  così verde,  ma così verde smeraldo che a Nessuno fecero male gli occhi dallo splendore.
Miriadi di fiori variopinti punteggiavano l'erba e alberi dai frutti succosi formavano piccole oasi fragranti in mezzo a quella prateria.
Atterrarono vicino ad un ruscello che, costellato da piccole cascate, gorgogliava ridendo fra i sassi. Accanto al ruscello si ergeva un mulino ad acqua la cui ruota girava ininterrottamente spinta dalla forza del fiumiciattolo.
L'omino entrò all'interno del mulino e Nessuno, non fece nemmeno in tempo a chiedersi come, ma realizzò che era caduto dentro ad un sacco di farina di un mugnaio di un secolo fa. Ed era diventato un chicco di grano!!!
-Subito pensò- oibò! Meglio Nessuno che un chicco di grano!_
E poi pensò ancora:- Come finirà questa storia?-
L'Omino era ancora lì, con il suo grande occhio fissato su Nessuno, ormai diventato chicco di grano. E non pareva volesse fare niente, se ne stava immobile e, ogni tanto, dal suo occhio si udiva uscire un rumore strano, un clic, come fosse lo scatto di una macchina fotografica.
Nessuno prese coraggio e, come fu e come non fu, fece un salto disperato ritornando dentro l'occhio dell'omino dicendo: -Eh..no caro mio! Io farina non divento. Tu mi hai portato qui e tu, da qui, mi tiri fuori!-
Dentro l'occhio .....che meraviglia trovò!
C'era tutto quel che aveva attraversato: le nuvole, il sole, l'azzurro, il prato verde e il ruscello. E poi c'era il mulino e c'era il grano ed anche la farina macinata di fresco. Vicino al mulino ci doveva essere anche un forno perché ciò che vedeva profumava di pane fresco..caldo..caldo, un profumo intenso e buonissimo. E si ritrovò a mangiare a sazietà quel pane caldo e fragrante e poi, bevve avidamente la fresca acqua del ruscello.
Rinvigorito, con piglio deciso, ordinò all'Omino di riportarlo dove lo aveva preso.
Quel viaggio, con quel sole meraviglioso e quella natura splendida, aveva ridato colore alle sue gote. Nessuno si sentiva un altro, più forte, più alto e perfino.... perfino più bello.
L'omino lo riportò in un baleno... (ma no! abbiamo già detto che non esiste il tempo in queste storie) sulla panchina in città da dove lo aveva preso e spari in un puff con un ultimo clic!
Nessuno, prima di uscire dall’occhio, aveva raccolto una damigianella d'acqua dal ruscello, una manciata di chicchi di grano, due frutti dagli alberi e un pugno di terra dal prato.
E così sparse i chicchi di grano sull'arido prato, sgranò i semi dei frutti che aveva colto, sparse uniformemente al suolo la buona terra raccolta nel posto incantato  e poi utilizzò l'acqua del ruscello per annaffiare la sua opera.
Stanco, ma felice, ritornò a casa dove lo attendeva la mamma e dove trascorse una notte serena costellata di sogni pieni di colori.
Il giorno dopo, non appena potè liberarsi dalla scuola e dai compagni, che, come al solito, lo volevano in sala giochi per quelle sciocche partite con i videogiochi, si precipitò in quel piccolo angolo della sua arida città, fatta di cemento e asfalto e, meravigliatissimo, scoprì che, in un sol giorno, la Natura era arrivata in città vestita a festa. Sembrava di stare nel Paradiso terrestre!
Un prato magnifico, dove spiccavano fiori coloratissimi, rallegrava tutta la piazzetta che, solo il giorno prima, era così grigia; intorno al prato, alberi rigogliosi ospitavano una miriade di uccelli canterini e mille farfalle leggiadre svolazzavano qui e là.
Perfino il cielo si era fatto più azzurro e appariva leggero, leggero; dal forno, vicino all'edicola, usciva lo stesso profumo del pane che aveva mangiato il giorno prima
Nessuno si diresse verso quel profumo seguendone la scia, entrò, comprò un cornetto ripieno di crema e panna e poi, mangiando, mangiando, tornò alla sua panchina, aprì il libro e sorrise... l'Omino con l'occhio grande era lì che lo salutava facendogli l'occhiolone.


Francesco De Gaetano - Milvia Di Michele

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